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IL CAMPIONE DEL VERDE
Il ciclico ritorno di Swamp Thing
Andrea Cantucci
Per ingrandire le immagini cliccarci sopra
Un tempo, nel mondo dei fumetti
d'avventura, il compito di sensibilizzare i lettori
sulle tematiche ecologiche era affidato, sia pure in
modo ingenuo, a serie ambientate nella giungla, come
Tarzan, Tim Tyler's Luck (Cino e Franco), Jungle Jim
(Jim della Giungla) o The Phantom (L'Uomo
Mascherato). Da lì e dai successivi epigoni, deriva
l'antipatia che ancora oggi tutti nutriamo verso i
bracconieri, che vi erano sempre descritti come
biechi individui senza scrupoli, privi di ogni
rispetto verso una natura che offendono e
saccheggiano spietatamente per pura avidità di
denaro. Non sono neanche mancati episodi, come
l'albo di Tarzan n°218 del 1973 scritto e disegnato
da Joe Kubert, in cui l'eroe considera suo nemico,
alla stregua del peggior criminale, anche il tipico
cacciatore bianco, ricco e annoiato, che uccide per
puro divertimento.
Col graduale diffondersi di una vera e propria
sensibilità ecologista, è apparso qualche raro eroe
ancor più dichiaratamente schierato in difesa della
natura, a cominciare da Kalaar, l'aitante
sorvegliante di un parco africano creato in Spagna
nel 1963 dal disegnatore Thomas Marco Nadal, le cui
storie si segnalano per la meticolosa accuratezza
con cui erano riprodotti gli animali delle varie
specie. Più intimista, complesso e filosofico, nel
rapporto con la natura, è invece il giovane
viaggiatore Jonathan, creato dallo svizzero Cosey
nel 1975, un personaggio che, al verde delle giungle
selvagge, preferisce la serenità delle montagne
orientali e a cui si ispirò anche Ambrogio Fogar per
il titolo della sua trasmissione dedicata ai viaggi
intorno al mondo.
Un altro eroe dei fumetti che sensibilizza i lettori
sul tema ecologico, oltre che su quello dei
disabili, è Concrete, un uomo prigioniero di un
corpo alieno di pietra, creato dall'americano Paul
Chadwick nel 1986, in racconti dalla raffinata
narrazione grafica, retrò e moderna al tempo stesso.
Grazie all'impegno civile delle sue storie,
Legambiente sponsorizzò la prima edizione in
italiano degli albi di Concrete, che nel 1997 fu
eletto testimonial per "La giornata mondiale della
Terra". Ma il personaggio più ecologico della storia
del fumetto è di certo Swamp Thing (La cosa della
palude), almeno da quando il grande sceneggiatore
inglese Alan Moore rielaborò in senso più impegnato
quello che fino a quel momento era stato uno dei
tanti personaggi horror del fumetto statunitense.
La prima apparizione di Swamp Thing risale al 1971,
sul n°92 dell'albo "House of Secrets" della DC
Comics, e non è che uno dei racconti brevi di quella
pubblicazione. Il protagonista è uno scienziato che,
dopo essere stato investito da un'esplosione di
composti chimici e gettato in una palude, si
trasforma irreversibilmente in una mostruosa
creatura verde, ancora capace di pensare normalmente
ma non di parlare come prima. Questa semplice trama
ricorda vagamente sia quella di un analogo mostro
paludoso informe chiamato "The Heap" (La Massa) del
1942, sia il più noto Hulk creato nel 1962 da Stan
Lee e Jack Kirby. Ma rispetto ai predecessori,
l'atmosfera più gotica e la migliore qualità
stilistica di Swamp Thing ne decretano l'immediato
successo: l'albo è il più venduto del mese tra
quelli della casa editrice e i lettori ne chiedono
insistentemente nuove storie.
Ciò fa sì che nel 1972 ne sia varata una collana
bimestrale regolare degli stessi autori
dell'esordio: lo sceneggiatore Len Wein, che
riscrive la storia spostandone l'ambientazione
dall'800 al presente, e il disegnatore Bernie
Wrightson, che con questa testata è lanciato come
uno dei migliori e più apprezzati artisti del genere
horror. Le prime avventure vedono il mostro "buono"
contrapporsi a creature ispirate ai più classici
archetipi della letteratura gotica e
fantascientifica: la creatura in stile Frankenstein,
l'uomo lupo, la caccia alle streghe, i robot, la
cosa informe alla Lovecraft, il visitatore alieno.
Il successo iniziale del personaggio però è
strettamente legato a quello del suo realizzatore
grafico e quando, dopo un paio d'anni e dieci
numeri, Wrightson lascia la serie per collaborare a
riviste horror più adulte e raffinate, nonché a
successive produzioni di illustrazioni e stampe di
altissimo livello, il nuovo disegnatore Nestor
Redondo non può reggere il confronto.
Senza Wrightson, viene meno anche l'interesse di
Wein, che abbandona col n°13 ed è sostituito ai
testi da David Michelinie. Priva dei suoi creatori,
la prima serie di Swamp Thing prosegue stancamente
per altri due anni, fino a concludersi col n°24 del
1976. Intanto, sempre nel 1971, anche l'editrice
concorrente Marvel ha proposto un mostro della
palude molto simile: The Man-Thing (L'Uomo Cosa),
creato da Gerry Conway, Roy Thomas e Gray Morrow. E'
dubbio quale dei due personaggi abbia ispirato
l'altro, visto che Wein e Conway all'epoca sono
amici e compagni di stanza (tanto è vero che tra il
1975 e il '76 Conway scrive anche tre episodi di
Swamp Thing). Ma l'Uomo Cosa della Marvel è
caratterizzato da un'assoluta ottusità mentale che
ne limita di molto il potenziale espressivo e la sua
serie regolare, iniziata nel 1974, chiude dopo
ventidue numeri, con lo scrittore titolare Steve
Gerber che dichiara di non avere più idee per il
personaggio.
Invece il gradimento e la richiesta del Swamp Thing
di Wein e Wrightson continua ad essere tale, che già
nel 1977 esce la prima ristampa del loro ciclo. Ma
per vederne delle nuove storie bisogna aspettare il
1982, quando in occasione dell'uscita del primo film
sul personaggio, diretto da Wes Craven, Len Wein
spinge per una seconda serie mensile, intitolata
inizialmente "The Saga of the Swamp Thing", di cui
assume la supervisione. I primi numeri contengono
storie scritte da Martin Pasko e disegnate da Tom
Yeates, in cui il principale nemico del protagonista
è il sinistro generale Sunderland, capo di
un'organizzazione paramilitare che lavora per
un'agenzia governativa segreta; iniziano così ad
intravedersi temi politici e antimilitaristi un po'
più impegnati.
Anche se Yeates continua a disegnare le copertine
fino al n°24, col n°16 i disegni passano a Stephen
Bissette e John Totleben, provenienti dalla scuola
del fumetto di Joe Kubert, che avviano
un'affascinante serie di raffinate sperimentazioni
grafiche, mettendo a punto uno stile meticoloso e
dai tratteggi graffianti, spietato nella sua
realistica crudezza ma anche incredibilmente
surreale e lisergico, perfetto per rendere nel modo
più inquietante le atmosfere horror della serie.
Sfruttando le loro immagini, ricche di ambigue
mostruosità degne dei racconti di Lovecraft, Pasko
recupera il più vecchio e terribile nemico di Swamp
Thing, il folle e perverso negromante Anton Arcane,
che aveva esordito nella seconda avventura del
personaggio e che ogni volta torna dalla morte con
corpi sempre più inumani e grotteschi. Con lui fa
riapparire anche i comprimari della prima serie: la
sua innocente nipote Abigail e il detective Matthew
Cable, ora sposato con lei ma ridotto a un
alcolizzato. Martin Pasko però non può proseguire la
serie per impegni televisivi e, per sostituirlo, Len
Wein scova in Inghilterra un promettente
sceneggiatore locale, Alan Moore, il primo di una
lunga serie di scrittori britannici che negli anni
successivi avrebbero radicalmente rinnovato e fatto
evolvere in senso più adulto il fumetto americano.
Nel primo episodio di Swamp Thing da lui scritto, il
n°20 del gennaio 1984, intitolato "Loose Ends"
(Residui pendenti), Moore chiude tutte le sottotrame
rimaste in sospeso e fa apparentemente morire il
mostro in un violento scontro a fuoco contro gli
uomini di Sunderland. È uno stratagemma per
ripartire da zero e reinventare il personaggio. Come
aveva già fatto in Gran Bretagna col supereroe
Marvel-Man, modifica alle radici le origini stesse
di Swamp Thing, senza contraddire i fatti raccontati
in precedenza, ma solo l'interpretazione che ne era
stata data. Sul n°21, "The Anatomy Lesson" (La
lezione di anatomia), in una storia magistrale per
montaggio e introspezione psicologica, rimette in
discussione tutto ciò che si credeva di sapere sul
mostro della palude, mentre i personaggi scoprono la
verità insieme ai lettori. I colpi d'arma da fuoco
non lo hanno ucciso perché il mostro non è ciò che
sembrava, anche se lui stesso non se ne rendeva
conto.
Come il suo aspetto avrebbe dovuto dirci, il suo non
è il corpo dello scienziato Alec Holland, anzi non è
per nulla un corpo umano, né lo era mai stato. Swamp
Thing è una creatura composta dalla vegetazione
della palude, che aveva solo creduto di essere
Holland, da quando ne aveva assorbito il corpo e lo
spirito morente dello scienziato le aveva trasmesso
la propria coscienza e i propri ricordi. Così tutto
assume un nuovo senso, suscettibile di molteplici
implicazioni che si delineano sempre più ad ogni
numero, mentre i raffinati disegni di Bissette e
Totleben, grazie anche ai suggerimenti artistici di
Moore, accompagnano l'alta qualità letteraria dei
suoi testi con composizioni sempre più coraggiose e
innovative, giungendo a vette di sperimentazione mai
tentate prima in un albo statunitense, assecondate
dalla sensibilità dell'abile colorista Tatjana Wood.
Dal n°22, "Another Green World" (Un altro Mondo
Verde), è sempre più centrale il personaggio della
giovane Abigail "Abby" Arcane, la più vecchia amica
e confidente di Swamp Thing, che si prodiga per
stimolarlo a vivere e agire quando il mostro
vegetale, venuto a conoscenza di ciò che è, cede
all'impulso di immergersi definitivamente nel Verde
a cui ora sa di appartenere, annullando ogni
pensiero, come un asceta che abbia placato ogni sua
ansia ed emozione in un immobile nirvana di tessuti
linfatici radicati al suolo. Ma la sua mente "umana"
non gli dà tregua e lo perseguita con sogni che non
gli permettono di rimanere in quella condizione: il
Verde che lo circonda, e di cui fa parte, ha bisogno
di lui per difendersi dalla rossa aggressività degli
esseri di carne.
Riemerge dal suo stato per affrontare uno scienziato
folle, che vuole sopprimere tutti gli uomini e gli
animali per preservare le piante e rischia invece di
condurre i due regni naturali alla distruzione
reciproca. Così, mentre Abby si impegna come
assistente sociale in una scuola per bambini con
handicap, un risorto Swamp Thing si dedica alla
difesa della natura da ogni minaccia esterna o
interna, una missione a cui scoprirà di essere
predestinato, in quanto creato dal Verde a tale
scopo.
Nel n°33, che ristampa ad hoc il primissimo episodio
del 1971, si rivela infatti che Swamp Thing è solo
l'ultimo di una lunga serie di creature analoghe
esistite in passato, mentre nel n°47 incontriamo nel
profondo della foresta amazzonica il "Parlamento
degli Alberi", il luogo in cui riposano radicati al
suolo i suoi predecessori, le cui "menti" sono fuse
in un costante contatto telepatico. Ma prima ancora
che ne acquisti piena coscienza, le facoltà del
personaggio sono già infinitamente amplificate dalla
sua condizione di "spirito elementale della terra",
compreso un uso più fluente della parola.
Spesso Moore inserisce nelle storie altri personaggi
dell'editrice, una pratica abituale negli USA, ma in
versioni decisamente più complesse, profonde ed
ironiche del solito. Ad esempio, dal n°25
reintroduce il demone rimatore Etrigan, creato da
Jack Kirby nel 1972, ma lo fa citando l'inizio del
celebre romanzo di Bulgakov "Il Maestro e
Margherita" e facendo poi esprimere il demone in
perfetti sonetti elisabettiani. Getta così le basi
per la futura linea Vertigo, la sezione della DC
rivolta a "lettori maturi", che spesso riproporrà
questi ed altri vecchi personaggi rivisitati in modo
simile.
I temi trattati si fanno sempre più adulti ed
arditi, finché nel n°29, "Love and Death" (Amore e
Morte), si intravedono implicazioni incestuose e
sadiche nell'ambiguo rapporto tra la bella Abigail e
lo spettro del suo defunto zio, che prende possesso
del corpo del marito di lei. La commissione di
autoregolamentazione dell'editoria a fumetti nega
all'albo il visto della censura, che dagli anni '50
garantisce il mantenimento dei contenuti nei limiti
di un ingenuo moralismo puritano. Così, da quel
numero in poi, vista la qualità artistica dei testi,
il nuovo supervisore Karen Berger decide, per la
prima volta in un albo americano, di fare a meno del
visto-censura in copertina, segno che non si tratta
più di fumetti per ragazzi. Come unica avvertenza
per i lettori, dal n°31 è apposta sopra il titolo,
al posto del termine Saga, la dicitura "Suspense
sofisticata".
Ciò dà la possibilità a Moore di esprimersi con
maggiore libertà e senza troppe restrizioni,
toccando anche argomenti scabrosi o mistici. Dopo
che nel n°30 l'amica Abby è stata assassinata, Swamp
Thing proietta la propria "mente" al di là della
vita stessa, fino a ritrovare l'anima di lei, nelle
profondità dell'Inferno a cui era stata
ingiustamente condannata, e a riportarla indietro.
La storia di questo viaggio negli inferi, apparsa
nel 1985 su Swamp Thing Annual n°2 e piena di
rielaborazioni di vecchi personaggi del cosmo magico
della DC, vince un prestigioso premio, il Kirby
Award, che è solo uno dei tanti riconoscimenti
assegnati alla serie e ai suoi autori in questo
periodo.
Il già citato n°33 si rende necessario solo perché
Bissette è in ritardo con le consegne dei disegni,
eppure Moore confeziona rapidamente un episodio che
si rivela fondamentale per la saga. Per spiegare
l'esistenza di diversi campioni del Verde nelle
varie epoche, reintroduce in un sogno Caino e Abele,
gli anfitrioni che presentavano i racconti horror
delle testate "House of Mistery" e "House of Secrets"
(su cui Swamp Thing era nato), dando loro per la
prima volta un certo spazio e risalto narrativo e
sottolineando che si tratta proprio dei due biblici
fratelli, che passano l'eternità ad uccidersi l'un
l'altro. Grazie alla nuova impostazione che Moore ne
dà in queste pagine, saranno poi tra i personaggi
principali di due delle più importanti e premiate
serie Vertigo: "Sandman, Signore dei Sogni" e "The
Dreaming" (Le Terre del Sogno).
Col numero seguente, "Rite of Spring" (Il Rito di
Primavera), gli autori osano molto di più,
descrivendo con immagini di grande suggestione
un'unione psichedelica tra il mostro e la sua amica
umana, in un albo che mette da parte la suspense per
immergersi, fin dalla romantica copertina dipinta,
in un amplesso disegnato che è un inno all'amore
fisico e spirituale insieme. Per la prima volta in
un fumetto, due esseri di regni naturali diversi
diventano amanti al di là di tutto ciò che sembra
dividerli, identificandosi col fluire della natura
che li circonda, mentre un linguaggio poetico
accenna alla sessualità indirettamente ma in modo
chiaro. Anche questo episodio vince un meritato
premio della critica, l'Eagle Award, e le vendite,
che fino a questo momento erano cresciute
gradualmente a partire dall'arrivo di Moore,
s'impennano ora definitivamente.
La minaccia per il Verde e per la vita si fa più
realistica nel n°35: non più maghi o scienziati
pazzi, ma i concreti effetti nefasti
dell'inquinamento, incarnati in un uomo contaminato
e assuefatto alle radiazioni nucleari, al punto da
diventarne portatore vivente. Neanche Swamp Thing
può fermarlo, poiché appena toccato dalle radiazioni
il suo corpo vegetale inizia a disgregarsi, fino a
morire di nuovo nel numero seguente. La cosa più
inquietante è che l'uomo radioattivo alla fine
continua a vagare sinistramente per l'America;
l'autore rinuncia a un lieto fine consolatorio, che
avrebbe tolto forza alla sua denuncia, di fronte ad
un problema che l'Umanità è ben lontana dall'aver
risolto. Lo dimostrano anche i molteplici ritagli di
giornali autentici che sono inseriti lungo tutta la
storia e che denunciano i tanti danni e le tante
vittime provocati da radiazioni e rifiuti tossici.
Nel n°37 si assiste per la prima volta alla graduale
ricrescita del corpo di Swamp Thing, che scopre di
potersi rigenerare a partire da qualunque tipo di
tessuti vegetali. Oltre a mutare continuamente il
suo aspetto, ciò gli permetterà di viaggiare a
distanza in ogni punto del mondo, proiettando la sua
mente attraverso il Verde e trasferendosi in altre
piante. Tutto ciò è spiegato all'ignaro mostro da un
esperto di magia anticonformista, una simpatica
canaglia inglese di nome John Constantine, che qui
fa la sua prima apparizione e che poi diventerà
protagonista dell'inquietante serie horror di culto
Hellblazer (che con un triplo senso si potrebbe
tradurre Giacca color Inferno, o Quello che brucia
all'Inferno, o Colui che diffonde l'Inferno).
L'originale occultista britannico nasce su richiesta
di Totleben, che aveva espresso il desiderio di
disegnare un personaggio che somigliasse al cantante
Sting, di cui infatti il primo Constantine ha il
volto.
Da questo momento, pur diffidando di lui, Swamp
Thing si lascia guidare da Constantine in un lungo
viaggio attraverso gli aspetti più oscuri
dell'America, nella saga chiamata "American Gothic"
che dura un anno intero. In essa Moore rielabora
degli archetipi horror analoghi a quelli del ciclo
originale di Wein e Wrightson, ma in chiave più
moderna e attuale: comunità punk di vampiri
acquatici, casalinghe frustrate che mutano in lupi
mannari, zombi afroamericani che si ribellano al
razzismo, serial killer che ricordano gli occhi di
ogni loro vittima, città del West ridotte a rifugi
di spettri, introducendo infine, in una sorta di
apocalisse, la minaccia di una perversa setta che
scatena sul mondo l'avvento del male più primordiale
ed oscuro. Mentre a Bissette e Totleben si alternano
altri validi disegnatori, come Alfredo Alcala e Rick
Veitch, l'apoteosi del ciclo si raggiunge nel n°50
del 1986, che coinvolge tutti i personaggi magici
della casa editrice, e l'atteso scontro finale, tra
il misterioso male proveniente dagli abissi e
un'altrettanto ignota luce discendente dai cieli, si
risolve nel modo più inaspettato, proponendosi come
l'ideale chiusura di un'intera era di scontri
manichei più o meno ingenui, che hanno occupato le
pagine dei fumetti americani per decenni.
Dopo la fine di una saga così ambiziosa, che di
fatto ha davvero rivoluzionato per sempre il fumetto
USA, non è facile escogitare altre situazioni che
possano stupire ancora di più, poiché il ritorno al
piccolo mondo delle paludi della Louisiana andrebbe
stretto ad un personaggio evolutosi in modo così
eclatante. L'occasione per forzare ancora una volta
le cose, è l'arresto di Abby, colta in intimità con
la creatura da un fotografo e trascinata in
tribunale per "atti contro la morale". La reazione
del mostro, che rivuole la sua "sposa", è di
assediare la città in cui è tenuta prigioniera con
un'invasione vegetale, trasformando la giungla
d'asfalto in una giungla vera e propria. Poiché la
città in questione si chiama Gotham City, tocca al
suo protettore Batman tentare di proteggere il
proprio territorio e infine ricondurre tutti alla
ragionevolezza.
La cupa interpretazione del giustiziere
metropolitano che Moore e Totleben forniscono in
questa storia, dà il via, insieme a quella di Frank
Miller dello stesso anno, all'evoluzione sempre più
dura e adulta che il personaggio di Batman avrà in
seguito. Anche questo episodio sembra concludersi
senza lieto fine: nonostante tutto si risolva
pacificamente con la liberazione di Abby, Swamp
Thing è ucciso ancora una volta dai vecchi nemici,
intrappolato e bruciato vivo nel corpo in cui si
trova in quel momento. I suoi amici lo piangono e
danno vita ad un gruppo ambientalista in sua
memoria, ma, come si è già visto, eliminare lo
"spirito del Verde" è più difficile di quanto
sembri.
I numeri successivi infatti lo vedono ricrescere di
nuovo, ma questa volta su altri pianeti, dove assume
le forme di immaginarie vegetazioni aliene, prima di
trovare il modo per tornare sulla Terra. L'autore ne
approfitta per fargli incontrare altri personaggi
della casa editrice, tra quelli che vivono o
agiscono nello spazio, inventando per l'occasione
linguaggi e culture aliene che, pur riferendosi a
serie vecchie di decenni, non erano mai stati
approfonditi prima. Questo viaggio spaziale è anche
l'occasione per una sperimentazione estrema sul
n°60, il primo a essere stampato su carta di qualità
più alta: John Totleben crea una serie di visionarie
illustrazioni fantascientifiche, con un misto di
china e collage fotografici, senza nessuna traccia
narrativa di partenza, e solo successivamente Moore
dà un ordine alle immagini e scrive i testi nelle
didascalie, riuscendo ugualmente a costruire una
storia di senso compiuto. Di lì a poco, Swamp Thing
torna a casa, vendicandosi dei propri "assassini" in
un albo che ripete il titolo del primo scritto da
Moore, "Residui pendenti", visto che anch'esso
contiene la conclusione di tutte le sottotrame in
sospeso, in un'ideale chiusura circolare.
Subito dopo, Alan Moore, raffigurato nel personaggio
del cajun Gene La Bostrie, si accomiata dalla serie
col n°64 del 1987, una sorta di epilogo e saluto
finale. Tra i motivi dell'abbandono di Moore, oltre
a una comprensibile crisi di idee, dopo aver scritto
più di quaranta albi della stessa testata, pare ci
siano anche disaccordi con l'editore sulle royalties
che gli spettano, assai misere in confronto ai
guadagni che ha procurato facendo salire le vendite
da 17.000 a oltre 100.000 copie, e la sua
contrarietà per la dicitura "suggerito per lettori
maturi", che da qualche numero appare in copertina
invece della scritta "suspense sofisticata", senza
che gli autori siano stati consultati in merito.
Il personaggio rimane nelle mani di Rick Veitch, che
già da tempo lavora alle matite della serie, un
autore specializzato in rivisitazioni estreme di
concetti supereroici, che, pur non raggiungendo i
livelli letterari di Moore, ne segue l'esempio in
modo personale, continuando a sperimentare
situazioni paradossali, come nel n°75, in cui Swamp
Thing amplia il proprio intelletto facendo crescere
provvisoriamente a livelli macroscopici la propria
testa, come un immenso computer vegetale grande come
una piccola foresta. Il suo più importante
contributo è la storia in cui Swamp Thing prende
possesso del corpo di John Constantine e rende
incinta Abby, per dare esistenza materiale a uno
spirito nato per essere il suo sostituto mentre si
trovava nello spazio.
Ma nel 1989 Veitch interrompe bruscamente il suo
ciclo, a causa della decisione dell'editore di non
pubblicare un episodio in cui, durante un viaggio
nel tempo, doveva apparire Gesù Cristo, dopo che ne
era stato inizialmente approvato il soggetto. La
serie, pur con gli inevitabili cali di vendite
rispetto alla gestione Moore, prosegue comunque
ininterrottamente fino al n°171 del 1996, con
l'alternarsi di altri scrittori e disegnatori. Doug
Wheeler, il successore di Veitch, scrive la fine
della storia sul viaggio nel tempo e fa nascere la
figlia di Swamp Thing, che prende il nome di Tefé
Holland, da quello del fiume brasiliano presso le
cui sorgenti risiede il Parlamento degli Alberi.
Tra gli altri autori troviamo la scrittrice di
romanzi horror Nancy A. Collins, che dal n°110
riporta le atmosfere gotiche delle origini e infine
fa separare Swamp Thing, Abby e Tefé, lo
sceneggiatore scozzese Grant Morrison, che scinde il
protagonista in due esseri distinti staccandolo per
un po' dalla sua parte umana, e il suo successore
Mark Millar, che dal n°141 fa confrontare Swamp
Thing con altre forze mistiche della natura (i
parlamenti delle Onde, delle Pietre, dei Vapori,
delle Fiamme e dei Mondi) fino a renderlo un essere
divino, signore di tutti gli elementi dell'intero
pianeta.
Va citato anche il pittore Jon J. Muth, che nel 1998
dipinge un bello speciale di Swamp Thing intitolato
"Roots" (Radici), del tutto al di fuori della serie
precedente per tecniche e contenuti, poiché è
dedicato ad un altro uomo-pianta del passato ed
ambientato negli anni '40 del '900.
Una terza serie del 2000, scritta da Brian K. Vaughn
e durata appena un anno e mezzo, si concentra invece
sulla figlia di Swamp Thing, che ha dimenticato le
sue origini e deve scoprire chi è, dopo che i suoi
poteri si sono improvvisamente manifestati. Il Swamp
Thing che appare qui non ha nulla di quello meno
umano e molto più potente introdotto da Millar, ma
somiglia a quello della versione di Moore. Nella
quarta serie, iniziata nel 2004, si spiega tale
discrepanza facendo tornare Swamp Thing alla
condizione vegetale di spirito elementale della
terra, che aspira a una pacifica esistenza nelle
paludi, ma, nonostante l'apporto di grandissimi
disegnatori come Enrique Breccia e Richard Corben,
l'albo chiude col n°29 per le basse vendite.
Così, nonostante tutti i tentativi di cambiamento e
di rilancio, l'impostazione del personaggio
elaborata da Alan Moore rimane ancora valida fino al
2011, quando Swamp Thing gioca un ruolo chiave nel
finale della saga "Brightest Day" (Nel Giorno più
Splendente) scritta da Geoff Johns. Alla fine di una
complessa storia epica dai toni mistici ma anche
piena di forzature, il campione del Verde viene
influenzato e corrotto dallo spirito del signore
della morte Nekron e si rivolta contro la Terra. La
Vita sceglie allora come campione colui che più di
ogni altro aveva un legame con l'essere della
palude, il defunto Alec Holland, che viene fatto
resuscitare, diventa in via provvisoria un nuovo
Swamp Thing e distrugge quello vecchio, per poi
rigenerare il Verde dell'intero pianeta.
Potrebbe essere la fine del personaggio (e in un
certo senso lo è), invece da qui comincia una nuova
serie, di cui i primi diciotto numeri sono scritti
da Scott Snyder e per lo più disegnati dall'ottimo
artista Yanick Paquette. All'inizio il redivivo
Holland rifiuta di mutare definitivamente in Swamp
Thing e proseguire nella sua missione, le
comprensibili incertezze del protagonista lo rendono
più umano, la storia acquista in plausibilità e gli
autori riescono a rievocare, almeno in parte, lo
spirito del ciclo di Moore, Bissette e Totleben.
Anche se lo stile dei disegni morbidi e accurati di
Paquette è diverso, le libere e ardite composizioni
delle sue pagine hanno una bella grafica abbastanza
affine ai predecessori, mentre Snyder riutilizza
concetti e situazioni introdotti da Moore come
spunti per sviluppare la storia in altre direzioni,
mandando pian piano ogni tassello al suo posto.
Anche qui, come aveva fatto Moore, si introducono
nuove informazioni e un sottile cambiamento di
ottica, rivelando che la nascita di Swamp Thing non
era stata un incidente e che la morte di Holland non
aveva provocato, ma impedito, la sua mutazione
nell'atteso campione del Verde. Il Parlamento degli
Alberi aveva allora dato i ricordi dello scienziato
ad un corpo vegetale, ma ora quel sostituto è
scomparso, proprio mentre sta arrivando il più
grande nemico del Verde e della Vita, il Nero della
Putrefazione. Chiarendo che tale mortifera entità
sceglie i propri campioni nella famiglia di Abigail
e del suo fratellino William, nipoti del folle
adoratore della morte Arcane, ecco che vari elementi
di diverse storie e cicli del personaggio trovano
infine un collegamento unitario abbastanza coerente.
La giovane e leggiadra Abby, che era stata la
romantica "sposa del mostro", sentendo la voce della
Putrefazione che la chiama è diventata rapidamente
una donna molto più dura e decisa e il suo rapporto
con un titubante Alec Holland, che si ricorda di lei
ma fisicamente la incontra per la prima volta, non
può che essere problematico e ambiguo. Se prima lei
e Swamp Thing si amavano pur appartenendo a due
diversi regni della natura, ora lei e Holland fanno
parte di mondi ancora più lontani, poiché l'una è
legata all'Oscurità e alla Morte, l'altro al Verde e
alla Vita, anche se entrambi tentano con tutte le
forze di rifiutare la chiamata.
In un macabro crescendo che, per atmosfere e
suspense, ricorda i più ambiziosi episodi di Moore,
le perverse forze della morte stanno vincendo,
l'antico Parlamento degli Alberi è distrutto e la
putrefazione si diffonde nel mondo, mentre Holland
deve decidere il suo destino (e chi abbia mai dovuto
prendere rapidamente una decisione difficile può
identificarsi con lui). Naturalmente, pur dopo tutte
le esitazioni del caso, non può fare a meno di
diventare il nuovo Campione del Verde, ma questa
volta è lui a scegliere di sacrificarsi e
trasformarsi in mostro, non per difendere la natura
e la vita in generale, ma per tentare di salvare
qualcuno in particolare.
SWAMP THING DI ALAN MOORE N. 1
Testi: Alan Moore
Disegnatori principali: Stephen Bissette & John
Totleben
Contenuti: Swamp Thing n°20/34 e Swamp Thing Annual
n°2 del 1984/85
Formato: cm 16,8 x 25,6 - 432 pagine a colori -
cartonato
Editore: RW Lion (www.rwedizioni.it)
Collana: Vertigo Omnibus
Data di pubblicazione: gennaio 2013
Prezzo: € 36,95
SWAMP THING DI ALAN MOORE N. 2
Testi: Alan Moore
Disegnatori principali: Stephen Bissette, John
Totleben, Rick Veitch
Contenuti: Swamp Thing n°35/50 del 1985/86
Formato: cm 16,8 x 25,6 - 432 pagine a colori -
cartonato
Editore: RW Lion (www.rwedizioni.it)
Collana: Vertigo Omnibus
Data di pubblicazione: di prossima uscita
Prezzo: € 35,00
SWAMP THING DI ALAN MOORE N. 3
Testi: Alan Moore
Disegnatori: Stephen Bissette, John Totleben, Rick
Veitch, Alfredo Alcala, Tom Yeates
Contenuti: Swamp Thing n°51/64 del 1986/87
Formato: cm 16,8 x 25,6 - 368 pagine a colori -
cartonato
Editore: RW Lion (www.rwedizioni.it)
Collana: Vertigo Omnibus
Data di pubblicazione: marzo 2012
Prezzo € 29.95
SWAMP THING VOLUME 1: IL SUO CORPO RISORGA
Testi: Scott Snyder
Disegnatore principale: Yanick Paquette
Contenuti: Swamp Thing n°1/7 del 2011/2012
Formato: cm 16,9 x 25,6 - 144 pagine a colori -
brossurato
Editore: RW Lion (www.rwedizioni.it)
Collana: DC Dark n°2
Data di pubblicazione: ottobre 2012
Prezzo: € 13,95
SWAMP THING VOLUME 2: ALBERO GENEALOGICO
Testi: Scott Snyder
Disegnatori principali: Marco Rudy, Yanick Paquette
Contenuti: Swamp Thing n°8/12 e Animal Man n°12 del
2012
Formato: cm 16,9 x 25,6 - 144 pagine a colori -
brossurato
Editore: RW Lion (www.rwedizioni.it)
Collana: DC Dark n°8
Data di pubblicazione: maggio 2013
Prezzo: € 12,95
La prima traduzione italiana del n°1 di Swamp Thing
è apparsa alla fine degli anni '80 nella collana
"Collezione Comic-Books U.S.A.", edita in proprio
dal club "Al Fumetto" di Firenze, in tiratura
limitata riservata ai soci.
Altre edizioni italiane delle storie di Swamp Thing,
sia del ciclo di Wein e Wrightson, sia del ciclo di
Moore, Bissette e Totleben, sono state pubblicate
tra il 1990 e il 1995 da Comic Art (sulle collane
Horror, DC Comics Presenta e Swamp Thing) e subito
dopo, in edizioni più complete e organiche, da Magic
Press e da Planeta DeAgostini.
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