|
|
Libri a fumetti
Cinema
Fotografia
Teatro
Miti mutanti 21
Un artista a
Coverciano 7
|
|
Sipario aperto su "Nozze di
sangue",
regia di Aldo Masella
L'1 e 2 marzo al Teatro di
Milano e, poi, a Pioltello, sala consiliare, per
vedere in un futuro una sua riproposizione, va in
scena "Nozze di sangue", spettacolo tra flamenco,
danza, prosa e poesia dedicato alla grande figura
del poeta andaluso, Federico Garcia Lorca. Abbiamo
intervistato Aldo Masella, regista, e Riccardo
Italiano, attore che prenderà parte alla performance
di un'arte universale e composita, messa in scena
sul palcoscenico.
1. Aldo Masella: perchè mettere in scena uno
spettacolo che si rifà a testi del grande poeta
andaluso, Federico Garci Lorca?
Inizio con Salvador Dalì, che, come sappiamo, è
stato compagno di Garcia Lorca. Da Salvador Dalì ho
avuto diverse informazioni su Garcia Lorca, quando
lo conobbi nel 1961 a Venezia, Palazzo Grassi in
occasione dello spettacolo "Galà de dance", Galà
stava per Gala, compagna di Dalì. Lavorammo a
stretto contatto nella stessa sede dove stavo
preparando un evento di moda. Era un personaggio
particolare ed era un'epoca in cui, spesso, si
proponeva il teatro di Garcia Lorca, vedendo una
fioritura di interessi sul poeta andaluso. Perchè è
nata, oggi, l'idea di dedicare al poeta andaluso uno
spettacolo? Mi sono sempre battuto affinchè giovani
studenti di danza studiassero il flamenco, che è
filosofia, arte, letteratura e, quindi, non solo
danza. Lo stile non è conosciuto perchè, nonostante
tanti articoli scritti a riguardo, le persone non
leggono. Ricordo che Anna Pavlova mi ha sempre
insegnato, da maestra, che occorre imparare a
ballare con la testa. Il vero professionista è colui
che ha la capacità reale di esprimersi.
Nello spettacolo abbiamo, così, Josè Moro, Alvise
Carbone, figlio d'arte di Giuseppe Carbone, che fu
direttore dell'Arena di Verona, e della prima
ballerina Iride Sauri.
Il ragazzo è andato in Spagna a studiare canto ed è
stato impressionato dalla cultura del flamenco,
divenendo grande ballerino di danza spagnola. I
grandi ballerini di flamenco sono stati italiani.
"Nozze di sangue" è il titolo, seppure sarebbe stato
meglio "Bodas de sangre". Il tutto si esplica
nell'elegia per un poeta con un'apertura, quindi,
alla danza, in quanto Lorca amava molto questo lato,
quest'arte: la sua poesia è cantabile, ha un ritmo
di danza, appunto. Il flamenco ha una grande
capacità espressiva ed emotiva, spontanea quanto
originale.
2. Com'è avvenuta la fase di preparazione e di
lavorazione allo spettacolo "Nozze di sangue"?
E' una fase conclusiva in cui componenti del
corpo di ballo e attori sono stati chiamati a
un'amalgama, elemento predominante nel dramma
spagnolo, un insieme di musica, danza e prosa, con
un punto di osservazione sul folclore. Esiste nello
spettacolo un ampio spazio, dato e concesso, alle
danze europee. Alcuni brani in "Nozze di sangue"
sono di Garcia Lorca e gli attori sono giovanissimi.
L'intento è assaporare il contenuto della tradizione
spagnola, nella totale assenza delle istituzioni
sulla valorizzazione della teatralità. Noi non siamo
secondi a nessuno, come italiani: se non ci fosse
stata la commedia dell'arte le riforme in Europa non
ci sarebbero state, in quanto dalla commedia abbiamo
avuto ventate di entusiasmo.
3. Riccardo: che cosa ha significato per te
lavorare a uno spettacolo tributo al grande poeta
andaluso, e cosa ti attendi dal pubblico?
Garcia Lorca ha la forza della verità: per un
attore è importante come riferimento su cui
lavorare. E' importante guardare dentro di te e
scoprire, attraverso la sua forza, le più vere e
viscerali sensazioni dell'uomo: è, quello di Lorca,
un teatro di verità assoluto, di veri sentimenti e
di sensazioni reali. Il pubblico spero che possa
percepire il lavoro come una sorta di assieme di
tutte le arti rappresentate in esso. Pinter, su cui
ho lavorato ultimamente, si strutturava su un gioco
psicologico, totalmente diverso da Lorca, che è
viscerale, nell'anima.
4. Come e da dove nasce Aldo Masella?
Inizio con l'Accademia dell'arte drammatica, ma
non la finisco. Ettore Giannini mi volle portare con
lui al carosello napoletano, dove iniziai a imparare
la raffinatezza nella creazione. Giannini mi prese
per uno spettacolo che avrebbe dovuto essere messo
in scena subito ma, poi, richiese un tempo maggiore
di elaborazione. In questo gruppo studiai danza con
Ugo Dellara, maestro alla Scala di Milano. In quello
spettacolo dovetti supportare 27 cambi di costume.
Studiavo certamente danza anche all'Accademia, ma
praticando per più di due anni questa arte mi sono
appassionato a essa. La proposta di andare alla
Scala di Milano è stata seguita, quando mi fu
proposta. Mi accorsi, a un certo punto, di fare il
ballerino professionista: tornai, così, a Napoli per
fare assistente alla regia, aiuto regia in
"Cavalleria rusticana", in scena al San Carlo, e,
poi, regista. Da questo momento è iniziata la mia
carriera di prosa e di lirica. Tra gli spettacoli
che ricordo di più: "Arrivederci Kapper" e "Il
teatro di Peppino". Quest'ultimo vide in platea,
nella sua messa in scena, Peppino De Filippo. Ebbi
modo di venire, pertanto, in contatto con la
famiglia De Filippo, i tre fratelli. Titina era una
persona calma che cercava di mettere pace tra i due
fratelli, Edoardo e Peppino, tra cui sussisteva un
dissidio insanabile, il primo dalla teatralità
tragicomica, il secondo dalla teatralità brillante.
Feci assistente alla regia sia con Peppino, sia con
Edoardo, regista di certo anche lirico, che mi
insegnò un importante precetto: "il successo dura
una serata solamente, l'insuccesso in teatro,
invece, tutta la vita". Ho sempre tenuto presente di
fare cose tecnicamente importanti, andando incontro
alla esigenza del pubblico. Mi venne proposto
dall'Arena di Verona di fare il regista stabile: ne
parlai con gli altri che mi spinsero a partire e
accettare la proposta, rassicurandomi sulla scelta
di muovermi in un campo totalmente diverso. Feci,
così, due anni di apprendistato a Verona,
affiancando Bolchi al centenario dell'Arena. Il
teatro per capirlo bisogna viverlo, "intender non lo
crede chi non lo prova" direbbe Dante. Misi in scena
l'Aida a Verona in concomitanza con Ronconi che
metteva in scena la Carmen. Ho capito che una cosa è
dire "faccio teatro", un'altra è "farlo veramente".
La scuola di danza e teatro che ho fondato aveva
prima sede in Ticinese, a Milano, ora al Carcano,
dal 1991.
5. Riccardo: che cosa ha significato lavorare con
Aldo Masella?
Sono grato al maestro Masella perchè mi ha dato
la possibilità di vivere il teatro completamente,
seguendo attrezzisti, direttori della luce: mi ha
insegnato il mestiere.
6. Quali sono i prossimi appuntamenti con la
scuola di danza e con Aldo Masella?
Appena finiremo Garcia Lorca ci impegneremo a
realizzare il saggio di scuola di danza, che andrà
in scena al Carcano di Milano a metà maggio, oltre a
lavorare alla seconda edizione del mio libro,
"Figure e figuri della Rivoluzione napoletana".
|
|
|