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Sipario aperto su "Nozze di sangue",

regia di Aldo Masella

 

a cura di Alessandro Rizzo
 


L'1 e 2 marzo al Teatro di Milano e, poi, a Pioltello, sala consiliare, per vedere in un futuro una sua riproposizione, va in scena "Nozze di sangue", spettacolo tra flamenco, danza, prosa e poesia dedicato alla grande figura del poeta andaluso, Federico Garcia Lorca. Abbiamo intervistato Aldo Masella, regista, e Riccardo Italiano, attore che prenderà parte alla performance di un'arte universale e composita, messa in scena sul palcoscenico.

1. Aldo Masella: perchè mettere in scena uno spettacolo che si rifà a testi del grande poeta andaluso, Federico Garci Lorca?
Inizio con Salvador Dalì, che, come sappiamo, è stato compagno di Garcia Lorca. Da Salvador Dalì ho avuto diverse informazioni su Garcia Lorca, quando lo conobbi nel 1961 a Venezia, Palazzo Grassi in occasione dello spettacolo "Galà de dance", Galà stava per Gala, compagna di Dalì. Lavorammo a stretto contatto nella stessa sede dove stavo preparando un evento di moda. Era un personaggio particolare ed era un'epoca in cui, spesso, si proponeva il teatro di Garcia Lorca, vedendo una fioritura di interessi sul poeta andaluso. Perchè è nata, oggi, l'idea di dedicare al poeta andaluso uno spettacolo? Mi sono sempre battuto affinchè giovani studenti di danza studiassero il flamenco, che è filosofia, arte, letteratura e, quindi, non solo danza. Lo stile non è conosciuto perchè, nonostante tanti articoli scritti a riguardo, le persone non leggono. Ricordo che Anna Pavlova mi ha sempre insegnato, da maestra, che occorre imparare a ballare con la testa. Il vero professionista è colui che ha la capacità reale di esprimersi.
Nello spettacolo abbiamo, così, Josè Moro, Alvise Carbone, figlio d'arte di Giuseppe Carbone, che fu direttore dell'Arena di Verona, e della prima ballerina Iride Sauri.
Il ragazzo è andato in Spagna a studiare canto ed è stato impressionato dalla cultura del flamenco, divenendo grande ballerino di danza spagnola. I grandi ballerini di flamenco sono stati italiani. "Nozze di sangue" è il titolo, seppure sarebbe stato meglio "Bodas de sangre". Il tutto si esplica nell'elegia per un poeta con un'apertura, quindi, alla danza, in quanto Lorca amava molto questo lato, quest'arte: la sua poesia è cantabile, ha un ritmo di danza, appunto. Il flamenco ha una grande capacità espressiva ed emotiva, spontanea quanto originale.

2. Com'è avvenuta la fase di preparazione e di lavorazione allo spettacolo "Nozze di sangue"?
E' una fase conclusiva in cui componenti del corpo di ballo e attori sono stati chiamati a un'amalgama, elemento predominante nel dramma spagnolo, un insieme di musica, danza e prosa, con un punto di osservazione sul folclore. Esiste nello spettacolo un ampio spazio, dato e concesso, alle danze europee. Alcuni brani in "Nozze di sangue" sono di Garcia Lorca e gli attori sono giovanissimi. L'intento è assaporare il contenuto della tradizione spagnola, nella totale assenza delle istituzioni sulla valorizzazione della teatralità. Noi non siamo secondi a nessuno, come italiani: se non ci fosse stata la commedia dell'arte le riforme in Europa non ci sarebbero state, in quanto dalla commedia abbiamo avuto ventate di entusiasmo.

3. Riccardo: che cosa ha significato per te lavorare a uno spettacolo tributo al grande poeta andaluso, e cosa ti attendi dal pubblico?
Garcia Lorca ha la forza della verità: per un attore è importante come riferimento su cui lavorare. E' importante guardare dentro di te e scoprire, attraverso la sua forza, le più vere e viscerali sensazioni dell'uomo: è, quello di Lorca, un teatro di verità assoluto, di veri sentimenti e di sensazioni reali. Il pubblico spero che possa percepire il lavoro come una sorta di assieme di tutte le arti rappresentate in esso. Pinter, su cui ho lavorato ultimamente, si strutturava su un gioco psicologico, totalmente diverso da Lorca, che è viscerale, nell'anima.

4. Come e da dove nasce Aldo Masella?
Inizio con l'Accademia dell'arte drammatica, ma non la finisco. Ettore Giannini mi volle portare con lui al carosello napoletano, dove iniziai a imparare la raffinatezza nella creazione. Giannini mi prese per uno spettacolo che avrebbe dovuto essere messo in scena subito ma, poi, richiese un tempo maggiore di elaborazione. In questo gruppo studiai danza con Ugo Dellara, maestro alla Scala di Milano. In quello spettacolo dovetti supportare 27 cambi di costume. Studiavo certamente danza anche all'Accademia, ma praticando per più di due anni questa arte mi sono appassionato a essa. La proposta di andare alla Scala di Milano è stata seguita, quando mi fu proposta. Mi accorsi, a un certo punto, di fare il ballerino professionista: tornai, così, a Napoli per fare assistente alla regia, aiuto regia in "Cavalleria rusticana", in scena al San Carlo, e, poi, regista. Da questo momento è iniziata la mia carriera di prosa e di lirica. Tra gli spettacoli che ricordo di più: "Arrivederci Kapper" e "Il teatro di Peppino". Quest'ultimo vide in platea, nella sua messa in scena, Peppino De Filippo. Ebbi modo di venire, pertanto, in contatto con la famiglia De Filippo, i tre fratelli. Titina era una persona calma che cercava di mettere pace tra i due fratelli, Edoardo e Peppino, tra cui sussisteva un dissidio insanabile, il primo dalla teatralità tragicomica, il secondo dalla teatralità brillante. Feci assistente alla regia sia con Peppino, sia con Edoardo, regista di certo anche lirico, che mi insegnò un importante precetto: "il successo dura una serata solamente, l'insuccesso in teatro, invece, tutta la vita". Ho sempre tenuto presente di fare cose tecnicamente importanti, andando incontro alla esigenza del pubblico. Mi venne proposto dall'Arena di Verona di fare il regista stabile: ne parlai con gli altri che mi spinsero a partire e accettare la proposta, rassicurandomi sulla scelta di muovermi in un campo totalmente diverso. Feci, così, due anni di apprendistato a Verona, affiancando Bolchi al centenario dell'Arena. Il teatro per capirlo bisogna viverlo, "intender non lo crede chi non lo prova" direbbe Dante. Misi in scena l'Aida a Verona in concomitanza con Ronconi che metteva in scena la Carmen. Ho capito che una cosa è dire "faccio teatro", un'altra è "farlo veramente". La scuola di danza e teatro che ho fondato aveva prima sede in Ticinese, a Milano, ora al Carcano, dal 1991.

5. Riccardo: che cosa ha significato lavorare con Aldo Masella?
Sono grato al maestro Masella perchè mi ha dato la possibilità di vivere il teatro completamente, seguendo attrezzisti, direttori della luce: mi ha insegnato il mestiere.

6. Quali sono i prossimi appuntamenti con la scuola di danza e con Aldo Masella?
Appena finiremo Garcia Lorca ci impegneremo a realizzare il saggio di scuola di danza, che andrà in scena al Carcano di Milano a metà maggio, oltre a lavorare alla seconda edizione del mio libro, "Figure e figuri della Rivoluzione napoletana".

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