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Una nazionale Immobile
La nazionale di Prandelli vista da uno
psicanalista
"La débacle" potrebbe essere il
titolo principale dei quotidiani sportivi italiani
all'indomani dell'ultima partita giocata dalla
nazionale di Cesare Prandelli a questi mondiali
brasiliani di calcio, talmente la sconfitta contro
l'Uruguay ha deluso tutti. Ma, al di là dei
comprensibili slanci di emotività per l'eliminazione
subita, a permetterci di parlare di " disfatta " vi
sono gli scarsi risultati complessivamente ottenuti
(2 sconfitte in 3 partite) e quello che meriterebbe
di essere chiamato il " non gioco " espresso da una
nazionale dalla fisionomia continuamente cangiante,
se non addirittura inesistente. Per fare un paragone
pertinente, la precedente nazionale di Marcello
Lippi non ha certo brillato, non ha dimostrato un
gioco spumeggiante né tanto meno irrresistibile.
Grazie però a scelte tattiche azzeccate e ad un
gruppo coeso di giocatori maturi dalle spiccate
qualità, ha vinto un mondiale mostrando
nell'occasione una chiara fisionomia di gioco.
Ricordo, per esempio, il vero e
proprio panico che questa nazionale incuteva agli
avversari durante i calci piazzati. Cosa che non si
è assolutamente visto per la nazionale di Prandelli.
A coronamento dell' "avventura " azzura sono subito
giunte le dimmissioni dell'allenatore che, in quel
modo, confessa le proprie responsabilità.
Aggiungiamoci le vere e proprie frecciatine di un
pilastro della nazionale quale De Rossi al chiaro
indirizzo del compagno Balotelli e ci ritroviamo un
bel cocktail esplosivo di questioni che prima non
apparivano ma che ora vengono a galla come mine
risalenti dai flussi marini. Personalmente, non
ricordo di avere mai sentito parole così velenose
rivolte ad un compagno di squadra. Il che autorizza
ad ipotizzare una scarsa se non cattiva intesa tra
le varie componenti del gruppo azzurro e forse la
presenza di vere e proprie spaccature nel suo seno.
La nazionale, quindi, parla. Attraverso il gioco, i
risultati e, non ultimo, i discorsi e gli atti dei
suoi protagonisti. Pertanto, anche la nazionale di
calcio si presta, volendo, all'interpretazione
analitica. Perché queste accuse nei confronti di
Balotelli ? Certamente, il centravanti ha una
funzione
fondamentale in quanto è colui sul quale riposa
maggiormente l'onere di segnare le reti e quindi di
fare vincere la squadra. E bisogna pur ammettere
che, a parte la rete realizzata nella prima partita
del girone contro l'Inghilterra, quelle poche
occasioni avute, Balottelli le ha clamorosamente e
malamente sprecate. Tuttavia, occorre prestare
attenzione a non cercare facili capri espiatori.
Un'analisi tecnica seria ed accurata deve andare
oltre, deve tenere conto di altri fattori forse meno
evidenti ma altretanto importanti. Prima di tutto
l'atteggiamento del selezionatore/allenatore che,
con continui cambi di moduli e di giocatori ha
dimostrato una confusione di idee e una indecisione
a dire poco imbarrazzanti, cosa che non poteva non
ripercuotersi negativamente sugli stessi giocatori,
in particolare modo su quelli più giovani e meno
esperti. Tale atteggiamento ha probabilmente reso
più difficile l'intesa tra i giocatori privando
altresì la nazionale di una chiara fisionomia di
gioco e creando tensioni, se non veri e propri
dissapori, all'interno del gruppo.
Inoltre, l'avere puntato tutto in attacco sulle doti
di Balotelli ha creato troppa pressione su di un
giocatore scarsamente maturo, impedendogli di
esprimersi al meglio. Complimenti mister Prandelli !
Ma la causa di gran lunga più importante rimane, a
mio avviso, la scarsa forma atletica di tutti i
giocatori. La squadra azzurra ha mostrato un
inaccettabile ritardo o comunque una grave carenza
di preparazione atletica. In quella condizione
fisica, il non superare il turno potrebbe per lo
meno averci evitato ulteriori e ancora più
vergognose figuracce. E' qui che all'analisi tecnica
(espressa, è vero, non da un tecnico ma
semplicemente da un attento osservatore), si
inseriscono considerazioni di tipo psicoanalitico.
In psicoanalisi, le verità si esprimono tra le
righe, attraverso le figure tipiche delle retorica
dell'inconscio. Tra queste, i non detti e i ricordi
di copertura hanno un ruolo importante. Trovare
scusanti quali, per esempio, un arbitraggio di
scarsa qualità o addirittura di
parte, oppure relative ad assenze di organico, ad
infortuni ecc, può in effetti servire a nascondere
la verità, spostando l'attenzione del pubblico su
fattori che al massimo sarebbero da ritenersi delle
concause. In altri termini, se in una serie di
partite c'è una cosa che si vede, e che si vede
bene, ma non si dice o di cui si accenna appena, si
può ragionevolmente pensare che quella cosa, proprio
perché rimossa dai discorsi, indica una scomoda
verità. In quella indecorosa condizione fisica, un
giocatore non può assolutamente riuscire ad
esprimere tutto il proprio potenziale e può anche
risultare irriconoscibile, come è capitato a mio
avviso alla maggior parte dei giocatori italiani e
in
particolare a Balotelli. I giocatori erano
vistosamente stanchi, fermi sulle gambe,
prevedibili... in una parola : immobili. Da questo
punto di vista, paragonati alle altre nazionali,
quella italiana è risultata nettamente e
colpevolmente inferiore. Non ci si può presentare ad
un mondiale di calcio in
quello stato di forma. Si può vincere o perdere, si
possono anche sbagliare partite, fa parte del gioco,
ma ritengo che non sia permesso fare simili brutte
figure quandi si rappresenta una intera nazione.
L'impressione globale, " animica ", suscitata dalla
nazionale prandelliana è quella dell'immobilità e di
sicuro l'entrata in campo dell'attaccante dal nome
piuttosto eloquente,
Immobile, non poteva miglorare le cose ! Temo che
Immobile possa diventare uno dei simboli, con
Balotelli, di questa nazionale prandelliana ormai
consegnata a quella Storia, tutt'altro che da
dimenticare, ma anzi da ricordare onde evitare il
riproporsi di simili incresciose situazioni.
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