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LE MOLTE VITE DELL'EROE
MASCHERATO
I giustizieri a fumetti dagli anni '30 a oggi
Andrea Cantucci
Per ingrandire le immagini cliccarci sopra
"Se tolgo quella maschera, qualcosa svanirà per
sempre,
perché chiunque tu sia non sarà mai grande come
l'idea di ciò che sei,"
da V For Vendetta di Alan Moore e David Lloyd, Libro
3, cap. 9, pag. 6 (1989)
"Le maschere, ragazzo mio, sono magiche…
i giusti che le indossano si sentono più forti e
protetti dall'umana mediocrità…
ma i malvagi le usano per imporre col terrore i loro
funesti disegni…"
da Le Sette Vite dello Sparviero di Patrick Cothias
e André Juillard, vol. 7, pag. 4-5 (1991)
"Non dipendeva da un trauma farti indossare una
maschera.
Non dipendeva dai tuoi genitori uccisi…
o dai raggi cosmici o da un anello del potere…
solo dalla perfetta combinazione di solitudine e
disperazione."
da Kick-Ass di Mark Millar e John Romita Jr., n°1,
pag. 13 (2008)
Prime maschere disegnate
Nei fumetti il primo eroe di una serie a celare il
volto dietro una maschera fu The Phantom (Il
Fantasma), noto in Italia semplicemente come L'Uomo
Mascherato. Creato negli USA sotto forma di strisce
nel 1936, dall'impresario e scrittore teatrale Lee
Falk e dal disegnatore Ray Moore, già nello stesso
anno The Phantom fu seguito da The Clock
(L'Orologio), un giustiziere mascherato dagli abiti
più eleganti ma di minor successo.
Il capostipite Phantom è soprattutto il nemico
atavico di ogni forma di pirateria e sembra vivere
ventiquattro ore su ventiquattro perennemente
avvolto nella sua calzamaglia violetta, che in
Italia fu erroneamente colorata di rosso, non per
motivi politici ma solo perché fu pubblicato a
colori prima da noi che in America.
Phantom regna da generazioni su una giungla sui
generis, collocata in un immaginifico Golfo del
Bengala, che, accanto a tigri e rajah tipici
dell'omonima regione dell'India, vede col tempo una
sempre maggiore prevalenza di etnie e faune
decisamente africane, tanto che è legittimo il
sospetto che si tratti piuttosto del Golfo di
Benguella, in Angola, località il cui nome in
inglese si pronuncia in modo molto simile. Infatti
negli anni '60 l'ambientazione sarà esplicitamente e
definitivamente spostata in Africa, in un
immaginario stato indipendente di nome Bangalla,
altra parola che gli americani pronunciano più o
meno allo stesso modo.
Ma che si tratti dell'Asia o dell'Africa, il
personaggio di Falk e Moore, in quanto avventuriero
bianco che regna sui popoli indigeni, ha
inizialmente un tono paternalista che riflette
quello del colonialismo ancora vivo in quegli anni
e, oltre che nei paesi anglosassoni e nord-europei,
ebbe subito successo anche nell'Italia fascista,
sulle pagine de L'Avventuroso di Nerbini. Infatti
quando dal 1938, a causa delle leggi autarchiche, fu
vietata l'importazione delle strisce straniere, gli
autori di casa nostra dovettero affrettarsi a
crearne delle imitazioni.
Una delle prime fu Il Giustiziere Mascherato, creato
nel 1939 da Emilio Fancelli e Roberto Lemmi proprio
per sostituire su L'Avventuroso The Phantom, le cui
storie originali furono ricalcate e fatte passare
per avventure di questo giustiziere in calzamaglia
verde d'origine italiana, in modo da aggirare le
restrittive leggi vigenti.
Di impostazione ideologica un po' diversa, benché
non troppo differente nei metodi, fu il protagonista
mascherato della storia Zorro della Metropoli,
uscita a puntate nel 1937 sulle pagine del giornale
Paperino. L'effimero personaggio, nato dalla
fantasia dell'autore cinematografico Cesare
Zavattini, del letterato e sceneggiatore di fumetti
Guido Martina e dell'allora giovanissimo
illustratore Walter Molino, è un eroe rivoluzionario
d'ispirazione socialista, che agisce nell'ombra per
difendere i diritti degli operai di una fabbrica di
New York, in un racconto che, come sintetizzato nel
titolo, fonde insieme due distinte influenze, quella
dei film di Zorro tratti dai racconti di Johnston
McCulley e quella del film Metropolis di Fritz Lang,
con cui il grande regista tedesco intendeva mettere
in guardia dal rischio di ridurre gli uomini a degli
automi.
Il fatto che una storia con simili contenuti, sia
pur espressi in modo molto semplice, fosse potuta
sfuggire alla censura fascista, si può spiegare col
fatto che i burocrati del regime guardavano agli
aspetti più superficiali dei racconti, come
l'ambientazione nord-americana e i nomi stranieri,
senza accorgersi che vi si alludeva a situazioni di
sfruttamento altrettanto comuni in Italia. Inoltre
il personaggio del vigilante misterioso non rimanda
solo a giustizieri rivoluzionari schierati dalla
parte del popolo, come Il Tulipano Nero dell'omonimo
romanzo di Alexandre Dumas, ma anche a quelli che
difendono i diritti di nobili in difficoltà o di
piccoli proprietari terrieri, come La Primula Rossa
o lo Zorro dei racconti originali, nonché a tutta
quella ben più inquietante iconografia di destra che
inneggia all'uso della violenza e giustifica le
peggiori nefandezze con la scusa di farsi
"giustizia" da soli e che va dal Ku-Klux-Klan allo
squadrismo delle Camicie Nere.
Non dimentichiamo che quello che si può considerare,
in un certo senso, come il primo "eroe" mascherato
cinematografico fu il protagonista di The Birth of a
Nation (Nascita di una Nazione), film razzista
diretto da David Wark Griffith nel 1915 e tratto dal
romanzo The Clansman (L'Uomo del Klan), in cui il
fondatore del Ku-Klux-Klan si oppone a dei "cattivi"
ex-schiavi afroamericani liberati dopo la Guerra di
Secessione. Dietro la maschera del presunto
giustiziere si può insomma nascondere e propagandare
qualsiasi ideologia si desideri, anche la più
ignobile e retrograda. Le maschere del resto sono da
sempre indossate da qualunque tipo di fuorilegge o
malvivente che non voglia farsi riconoscere e non
solo da autentici eroi mossi da nobili principi.
Va notato che il tipo di maschera usata dai membri
del Ku-Klux-Klan, praticamente un travestimento da
fantasmi, era pensata appositamente per spaventare
delle persone da loro considerate superstiziose, un
tipo di stratagemma usato anche in seguito per
giustificare le maschere indossate da molti
giustizieri. Una grossa differenza però, rispetto ai
tipici eroi in maschera è che "l'uomo del Klan", per
sottomettere nuovamente e tenere al loro posto gli
ex-schiavi considerati ribelli, non agisce da solo,
ma guida un intero esercito di sinistri cavalieri
incappucciati come lui, non dimostrando perciò un
così grande coraggio. I "giustizieri mascherati"
reazionari si caratterizzano quindi come una sorta
di formazione militare oppressiva, che solo in base
a tesi ingenue e addomesticate come quelle del film
di Griffith interverrebbe per impedire crimini e
disordini.
Il più tipico eroe mascherato, in quanto fuorilegge
che pone i propri ideali personali al di sopra dei
mali della società, ha invece pur sempre delle
grosse componenti anarchiche e di superomismo
nietzscheano che, a dispetto di coloro che hanno
tentato di far passare Nietzsche per un filosofo di
destra, non possono che essere invise a qualunque
regime dittatoriale. Questo ambisce sempre a
governare su sudditi e greggi obbedienti, non su
individui mentalmente indipendenti e capaci di
ribellarsi alle ingiustizie subite. Guai se anche i
sudditi si rendessero conto che basta indossare
qualche tipo di maschera per non temere ritorsioni.
Il regime fascista, forse gestito da impiegati così
privi di cultura da non ricordare nemmeno che era
esistita la Commedia dell'Arte, riteneva che le
maschere fossero un'idea d'oltreoceano. Quindi
appena gli Stati Uniti entrarono in guerra, alla
fine del 1941, ecco che anche il Giustiziere
Mascherato che aveva sostituito The Phantom su
L'Avventuroso fu a sua volta sostituito da un
personaggio più rassicurante e reazionario, ma
soprattutto senza la maschera, chiamato Il Conte
Misterioso, sempre disegnato da Roberto Lemmi.
L'ultimo eroe mascherato dei fumetti ad apparire in
Italia quello stesso anno, sempre edito da Nerbini,
era stato Il Solitario della Foresta, prima versione
nostrana dello statunitense Lone Ranger (Il Ranger
Solitario), una sorta di Zorro del West che nel 1938
era stato adattato a strisce dal suo creatore
Francis Striker e dal disegnatore Ed Kressy, dopo
essere nato nel '33 come protagonista di un
fortunato programma radiofonico.
Inutile dire che gli eroi mascherati nati negli USA
subito dopo, in Italia non furono pubblicati che
molto più tardi… quando lo furono. Nel 1938, sul
n°20 della rivista antologica Detective Comics,
apparve il primo giustiziere mascherato pubblicato
direttamente in albo, The Crimson Avenger (Il
Vendicatore Cremisi) creato da Jim Chambers, che
combatteva i criminali armato di pistole a gas.
Usava lo stesso tipo di armi anche The Sandman
(L'Uomo della Sabbia), creato l'anno dopo da Gardner
Fox e Bert Christman sul n°40 di Adventure Comics,
un eroe che, dovendo saggiamente evitare di
narcotizzarsi da solo, aveva l'accortezza di celare
il proprio volto dietro una maschera antigas. Sempre
nel 1939, sul n°27 di Detective Comics, esordì The
Batman (L'Uomo Pipistrello), creato dallo scrittore
Bill Finger e dal disegnatore Bob Kane, che dato
l'immediato successo approdò a una propria testata
personale già l'anno seguente, ma che non apparve in
italiano prima degli anni '50 (col nome di
Pipistrello, sugli Albi del Falco di Nembo Kid).
Dopodichè la serie degli eroi mascherati, per lo più
ora dotati anche di veri e propri superpoteri, si
fece veramente lunghissima.
Tra i giustizieri statunitensi senza doti troppo
sovrumane ma ugualmente premiati da un certo
successo si può citare The Blue Beetle (Lo Scarabeo
Blu), un'imitazione di Phantom in versione supereroe
creata da Charles Nicholas nel 1939 e più volte
rielaborata fino a oggi, o l'ironico detective
mascherato The Spirit, creato da Will Eisner nel
1940 e protagonista di splendide storie noir, o
ancora l'eroe di propaganda Capitan America, creato
da Jack Kirby e Joe Simon nel 1941 a sostegno
dell'intervento bellico statunitense in Europa,
mentre nel 1945 apparve l'effimero Drago, un gaucho
mascherato creato dal disegnatore Burne Hogarth.
Nell'immediato dopoguerra, con la fine delle leggi
autarchiche e l'occupazione statunitense, ne
apparvero molti altri anche in Italia e in Europa,
spesso ispirati al capostipite Phantom, ma anche a
Batman o a Zorro.
L'Asso di Picche, un eroe in stile americano dalla
calzamaglia gialla, fu creato nel 1945 dagli
italiani Mario Faustinelli e Hugo Pratt, ma ebbe un
successo molto più grande in Argentina, per cui poco
dopo i suoi autori si trasferirono oltreoceano,
invitati appositamente dall'editore argentino, e da
noi sospese le pubblicazioni.
In Francia nello stesso anno uscì Fantax, un eroe
realistico e violento creato dall'editore Pierre
Mouchott, che tre anni dopo si vide anche in Italia
ma solo per un anno, poiché sospese le pubblicazioni
per cause legali.
In Spagna nel 1946 nacque El Coyote, una sorta di
Zorro messicano creato dallo scrittore José
Mallorquì e pubblicato anche in Italia, ma soltanto
sotto forma di romanzi, mentre in Spagna, dato il
grande successo che ottenne, uscì anche a fumetti e
non solo, fu protagonista di film, programmi radio e
spettacoli teatrali.
Nello stesso anno in Italia uscì Amok, un
giustiziere esotico in stile Phantom creato da Phil
Anderson (ovvero Cesare Solini) e Tony Chan (alias
Antonio Canale), la cui maschera una volta tanto non
celava il volto di un europeo, ma di un eroe
originario di Giava. Nonostante un certo successo,
le sue avventure si conclusero dopo soli due anni,
per poi essere ripubblicate anche in altri paesi,
come Francia, Spagna e Argentina.
Lo sceneggiatore Gianluigi Bonelli creò nel 1948
Occhio Cupo, un giustiziere settecentesco disegnato
da Aurelio Galleppini, mentre nel 1949 diede vita a
Plutos, un'evidente imitazione di Batman disegnata
da Leone Cimpellin e ambientata a San Francisco, ma
entrambe le serie non ebbero successo e chiusero
poco dopo.
Sempre nel 1949 apparve anche Maskar, creato
dall'editore Giovanni De Leo e dal disegnatore
Gallieno Ferri al posto di Fantax e come questo
pubblicato contemporaneamente in Francia e Italia
per ottimizzare i costi.
Nel 1950 Andrea Lavezzolo e lo studio EsseGesse
crearono poi il cupo eroe western Kinowa, che
indossa una mostruosa maschera cornuta per
vendicarsi degli indiani che gli hanno massacrato la
famiglia.
Come si è visto, anche nel dopoguerra i fumetti
degli eroi mascherati continuavano a vendere più in
America o in Francia che in Italia, dove per un po'
riprese ad avere davvero successo solo Phantom, che
da noi continuava a essere l'Uomo Mascherato per
antonomasia, oltre a qualche eroe western mascherato
come Kinowa o Maschera Nera (una specie di ennesimo
Zorro del West in stile Lone Ranger creato nel 1962
da Luciano Secchi e Paolo Piffarerio). Aldilà degli
strascichi negativi dovuti alla censura fascista che
per anni aveva boicottato quel genere, poteva anche
esserci un altro motivo. In Francia e negli USA, i
personaggi mascherati avevano da molto tempo dei
precisi precedenti letterari. I molti fumetti
analoghi si inserivano quindi in un filone già
affermato nella narrativa e non erano visti come
semplici imitazioni di Phantom.
Molti eroi mascherati dei fumetti, anche nel modo di
agire nell'ombra e complottare contro i loro nemici,
potevano in effetti essere considerati delle
versioni più "buone" e positive di certi famosi
criminali letterari di inizio '900, altrettanto
misteriosi ma ben più sanguinari, come il Fantasma
dell'Opera o Fantômas.
Ancora più stretti erano i legami coi giustizieri
mascherati metropolitani che apparivano nei romanzi
pulp statunitensi dall'inizio degli anni '30 e da
cui i loro epigoni fumettistici spesso riprendevano
con precisione vari dettagli. L'anello con cui The
Phantom marchiava i criminali era simile a quello
dell'eroe pulp The Spider (Il Ragno). L'ampio
cappello, il mantello e le pistole di The Crimson
Avenger assomigliavano a quelli del tenebroso
personaggio pulp The Shadow (L'Ombra). L'identità
segreta da miliardario, il costume scuro e il
mantello plissettato di Batman erano simili a quelli
del quasi omonimo giustiziere pulp The Black Bat (Il
Pipistrello Nero). Il semplice abito di The Spirit
non era infine molto diverso da quello dell'eroe
pulp The Phantom Detective (L'Investigatore
Fantasma) così come appariva nelle illustrazioni dei
suoi romanzi.
Rispetto ai giustizieri pulp, quelli dei fumetti
come Phantom o Spirit a volte tendevano comunque a
una maggiore ironia, con cui sdrammatizzavano anche
le situazioni più truci. Nelle storie di Batman tale
ironia subentrò in seguito, dopo l'aggiunta nel 1940
del personaggio di Robin come spalla giovanile
dell'eroe.
Da allora, per una trentina d'anni, il taglio delle
avventure di Batman si fece sempre più edulcorato,
anche per l'auto-censura imposta dagli editori col
regolamento interno del Comics Code a partire dagli
anni '50.
Giustamente quindi Umberto Eco, in un celebre saggio
del 1964, collocò Batman tra i personaggi
"integrati", ovvero che contribuiscono al
mantenimento dello status quo collaborando con le
forze dell'ordine, più che perseguire una reale
giustizia sociale attraverso azioni "apocalittiche"
di rottura rispetto al sistema vigente.
Solo tra la fine degli anni '60 e i primi anni '70,
Batman tornò alle cupe atmosfere pulp delle origini,
grazie ad autori come Denny O'Neil, Neal Adams e
Frank Robbins, che introdussero temi più adulti,
disegni più realistici e personaggi ambigui, come
l'eco-terrorista Ras Al Ghul o l'uomo mutato in
pipistrello Man-Bat.
A partire dagli anni '60 Phantom veniva invece
rielaborato da Lee Falk e Sy Barry, sotto forma di
una sorta di agente segreto che opera su incarico
dell'ONU, per renderlo più al passo coi tempi e
molto più rispettoso dell'autodeterminazione dei
popoli del Terzo Mondo. Il Bangalla delle sue storie
divenne ora uno stato democratico più progressista
della maggior parte degli stati africani dell'epoca,
con un presidente nero regolarmente eletto che
Phantom aiuta qualora la sua autorità venga
minacciata da colpi di stato autoritari.
Se consideriamo che in quegli anni, negli Stati
Uniti, erano ancora in atto le lotte per i diritti
civili degli afroamericani e che nello stesso
Sudafrica si era ancora molto lontani
dall'integrazione razziale, si può dire che la serie
di Falk si stesse ora riscattando prendendo una
sempre più netta e decisa posizione antirazzista.
Batman intanto, nei decenni successivi, passò per le
mani di innumerevoli autori e altrettante
interpretazioni diverse, sia dal punto di vista
grafico che narrativo. L'alter ego del miliardario
Bruce Wayne si è fatto così sempre più complesso
nella psicologia e versatile nell'adattarsi alle più
disparate versioni e riletture, da quella noir di
Steve Englehart e Marshall Rogers degli anni '70 a
quella più anarchica ed eversiva di Frank Miller
degli anni '80 (che Umberto Eco avrebbe potuto
definire finalmente come apocalittica), fino a
quella altrettanto matura della recente trilogia
cinematografica diretta da Christopher Nolan. Nelle
versioni di questi ultimi due autori, la maschera di
Batman viene quasi ridotta a una mania personale
dovuta alla mancata elaborazione di un lutto, ma
allo stesso tempo fa da specchio all'anima disperata
di una città corrotta.
Il Batman di Miller o di Nolan, ma anche di molti
fumettisti succedutisi dagli anni '80, non è più
l'ingenuo eroe incappucciato dei primi anni '60, ma
un disilluso cavaliere oscuro che non può più
collaborare con parte delle forze dell'ordine o
delle autorità, perché sono anch'esse corrotte come
i criminali a cui si oppone.
In un recente ciclo scritto da Grant Morrison si è
quindi visto Batman mettere in piedi
un'organizzazione internazionale, una specie di
multinazionale anticrimine, di cui fanno parte
vigilanti mascherati di vari paesi. In tal modo
l'uomo pipistrello arriva a condurre una vera e
propria lotta al delitto e alla corruzione su scala
mondiale, scavalcando se necessario le spesso
impotenti polizie locali e imponendo una propria
autorità, quasi come se fosse davvero una sorta di
moderno Fantômas fortunatamente benevolo e
illuminato.
Intanto anche Phantom, in una nuova miniserie
dipinta da Alex Ross nel 2009, è stato
reinterpretato in una versione molto più cupa e
violenta rispetto all'originale ironico personaggio
ideato da Lee Falk.
Chi c'è dietro la maschera?
Una delle caratteristiche principali dell'eroe
mascherato è ovviamente quella di nascondere la
propria identità alla maggior parte degli altri
personaggi… e a volte anche ai lettori. Un'altra
caratteristica è che la maschera assume un
significato più importante di colui che la indossa,
un significato simbolico, incarnando in qualche modo
un vero e proprio archetipo. Per lo più gli altri
personaggi non interagiscono con la persona sotto la
maschera, ma con quella raffigurata nella maschera
stessa (in latino persona significa appunto
maschera).
Una semplice conseguenza è che non si può neanche
essere sicuri che sotto la maschera ci sia sempre lo
stesso individuo, anche se sembra che tutti lo diano
per scontato. Così come le maschere degli dèi o
degli spiriti nei riti tribali o religiosi possono
essere indossate in ogni cerimonia da persone
diverse, così come le maschere della Commedia
dell'Arte erano indossate nel tempo da diversi
attori, in alcuni casi anche le maschere degli eroi
dei fumetti possono essere indossate da personaggi
diversi, che a un certo punto si alternano
nell'impersonare quel determinato giustiziere. Il
passaggio di consegne di maschera e costume di padre
in figlio si è visto spesso in certi film di Zorro,
ma lo stesso è successo per alcuni periodi anche
nelle storie di Batman, con l'eroe sostituito
provvisoriamente dal figlio adottivo ed ex-Robin
ormai diventato adulto, o in quelle di un supereroe
come Flash, per molti anni sostituito dal nipote
dotato degli stessi poteri.
È una prassi che trova la sua applicazione più
codificata e abituale già nella storia del
capostipite Phantom, eroe considerato immortale
proprio perché sotto la sua maschera si alternano
attraverso i secoli le diverse generazioni di una
stessa famiglia, discese in linea diretta dal
superstite di una nave attaccata dai pirati che
giurò di combattere per sempre ogni forma di
pirateria. Anche il figlio maschio del Phantom del
XX secolo, alla cui nascita assistiamo alla fine
degli anni '70, è destinato a prendere il posto del
padre, ma l'autore del fumetto Lee Falk, nonostante
nel 1987 avesse fatto indossare al piccolo erede un
costume uguale a quello del genitore, muore nel 1999
senza aver mai scritto una storia in cui avvenisse
il fatidico passaggio di consegne. Questo è in
qualche modo attuato, prendendosi alcune libertà sul
fumetto originale, in un recente film di produzione
canadese, in cui il nuovo Phantom indossa un costume
scuro molto diverso da quello del padre e per certi
versi più moderno, una specie di armatura in Kevlar
che ne potenzia le prestazioni fisiche.
Sia in questa che in una precedente versione
cinematografica del 1996, Phantom è rappresentato
con un po' più di debolezze e limiti umani, a
scapito dell'aspetto mitico e misterioso che
costituisce gran parte del suo fascino. Invece nei
fumetti, a differenza di quanto accade nei suddetti
film, l'identificazione del personaggio con la sua
missione e la sua maschera è così totale che il suo
vero volto non viene mai mostrato ai lettori.
Lo stesso succede con un altro personaggio, indicato
solo con la sibillina lettera V, nel romanzo a
fumetti capolavoro V for Vendetta scritto da Alan
Moore, disegnato da David Lloyd e pubblicato
inizialmente a puntate sulla rivista inglese Warrior,
a partire dal 1982, per poi restare provvisoriamente
incompiuto, prima di essere completato in
un'edizione in dieci albi pubblicata dell'americana
DC Comics tra il 1988 e il 1989.
Pur mantenendo e rielaborando, come Phantom o Batman,
delle caratteristiche tipiche dei feuilleton e dei
romanzi pulp, V è un eroe molto più complesso, la
cui maschera sorridente, ben più teatrale delle
varie mascherine e cappucci dei giustizieri
tradizionali dei fumetti, rimanda con precisione a
un noto personaggio storico inglese, Guy Fawkes, un
cospiratore che nel 1605 tentò di minare e far
esplodere il parlamento inglese senza riuscirci. V
invece riesce nell'intento, proprio all'inizio della
storia, dando il via al suo piano.
Il personaggio di Moore e Lloyd si ispira a precisi
principi anarchici che condannano ogni forma di
autorità imposta, porta avanti un piano
rivoluzionario con geniale lucidità ed è ovviamente
considerato un terrorista dal governo dittatoriale
di stampo nazista a cui si oppone, nell'ipotetica
Inghilterra di quindici anni dopo in cui si svolge
la storia (Alan Moore immaginò che il suo potesse
diventare un paese nazista, partendo dalla
situazione politica dell'epoca e formulando una
serie di ipotesi su come questa poteva evolversi nel
futuro).
Lo scopo di V è di aprire gli occhi alla popolazione
sulle imposizioni e le manipolazioni del potere
costituito, cercando di responsabilizzare coloro che
fino a quel momento hanno accettato la situazione e
lasciando che, una volta eliminati i capi del
regime, siano i cittadini ad apportare il
cambiamento politico che desiderano.
Rendendosi conto però che, nella società migliore
che spera si realizzi in futuro, non ci sarà più
posto per i suoi metodi violenti, alla fine della
storia V lascia la sua maschera in eredità a una
discepola da lui opportunamente preparata a tale
scopo, Evey Hammond, a cui raccomanda solo di non
scoprire mai quale fosse il suo volto sotto la
maschera, che resta così un simbolo anonimo con cui
può identificarsi chiunque.
Nel film tratto dal fumetto e prodotto dai registi
di Matrix, si va ancora oltre, facendo indossare nel
finale la maschera di V all'intera popolazione della
città che marcia verso il parlamento, trasformando
così definitivamente il volto dell'attentatore Guy
Fawkes in un simbolo di opposizione a tutte le forme
di potere e manipolazione globale, tanto che oggi
quella maschera viene spesso indossata da
manifestanti di vario tipo.
A conferma dell'importanza che la maschera può
assumere rispetto a chi la porta, si noti che nel
film V for Vendetta non è sempre l'attore titolare
Hugo Weaving a indossare la maschera di V. Nelle
prime scene girate il ruolo era interpretato da un
altro attore, James Purefoy, che abbandonò il set
dopo poche settimane proprio perché non sopportava
di dover girare per tutto il tempo coperto da una
maschera. La maschera in questo caso si rivelò anche
un vantaggio per produttori e regista, che poterono
sostituire l'attore facilmente.
Con V, così come con le "maschere" protagoniste di
un altro capolavoro scritto da Alan Moore poco tempo
dopo come Watchmen, si può parlare di giustizieri
postmoderni, in quanto, come nell'arte postmoderna,
vi sono rielaborati a un livello più alto e
significativo degli elementi comunemente considerati
scontati o "bassi", rendendo evidente la bellezza
stilistica e letteraria con cui anche tali forme
possono essere trattate.
Nello stesso senso è altrettanto postmoderno
l'ambizioso e complesso affresco storico, formato da
varie serie di album a fumetti che si intrecciano
l'una con l'altra, interamente scritto da Patrick
Cothias e iniziato nel 1980 con la serie d'avventure
Masquerouge (Maschera Rossa), disegnata da André
Juillard prima e da Marco Venanzi poi, apparsa
inizialmente sulla rivista Pif Gadget e raccolta in
dieci album usciti tra il 1984 e il 2004.
La protagonista è la giovane baronessa decaduta
Ariane de Troïl, che indossando la maschera e gli
abiti del misterioso spadaccino Masquerouge, lotta
in difesa dei più deboli e dei più poveri nella
Parigi del tempo di Luigi XIII, ovvero il XVII
secolo, ben prima che si intravedessero le
avvisaglie della futura rivoluzione o che il colore
rosso fosse associato a degli ideali politici. Lo
stesso re di Francia all'inizio non si sente
minacciato da Masquerouge, anzi ne ammira le gesta,
ma cambia opinione mano a mano che il suo prestigio
ne risente.
Luigi XIII è anche stato per breve tempo l'amante
della bella Ariane, ma come tutti ignora che sia lei
a celarsi sotto la maschera del misterioso eroe. Il
periodo in cui i due furono amanti è raccontato nei
volumi dal 7 al 10 della serie, che narrano eventi
precedenti al volume 1 e chiariscono anche come
Ariane abbia deciso di assumere l'identità di
Masquerouge celando il suo volto proprio dietro a
quella maschera, una maschera che qualche volta era
stata indossata anche dal re, in determinate
occasioni mondane o furtive.
Invece l'attuale domestico e maestro di scherma di
Ariane, Germain Grandpin, ex-capitano delle guardie
del re, che a sua volta è innamorato di lei, è a
lungo tenuto a distanza, per fargli scontare una
terribile colpa da lui commessa quando si conobbero.
Questo e molti altri episodi del passato più remoto
dell'eroina, ambientati prima ancora che si
stabilisse a Parigi, sono svelati un po' per volta
nel corso di un'altra bellissima serie, Les 7 Vies
de l'Épervier (Le Sette Vite dello Sparviero),
pubblicata dall'editrice Glénat inizialmente a
puntate sulla rivista Vécu dal 1981 e poi raccolta
in sette volumi usciti dal 1983 al 1991, che formano
una saga che si rivelerà fondamentale sotto molti
aspetti nell'evoluzione del fumetto storico
francese.
In questo ciclo magistralmente disegnato da Juillard,
che si svolge nell'arco di ventiquattro anni, dal
1601 al 1625, i creatori di Masquerouge narrano
un'intricata vicenda, degna dei migliori feuilleton
ottocenteschi, in cui il destino del re di Francia
Enrico IV e di suo figlio Luigi XIII si snoda
parallelamente e si interseca con quello di una
piccola famiglia nobile dell'Alvernia, di cui fanno
parte, oltre ad Ariane e a suo fratello Guiellemot,
anche suo padre e suo zio, i fratelli Yvon e Gabriel
de Troïl, divisi dall'amore per la stessa donna.
Luigi XIII nasce proprio all'inizio del primo album
della serie, esattamente nello stesso giorno in cui
nasce anche Ariane, la cui madre, che era la donna
amata dai fratelli rivali, muore subito dopo averla
partorita.
La crudezza delle situazioni che caratterizza la
serie, la differenzia nettamente da quella di
Masquerouge, dimostrando, con immagini e dialoghi
più espliciti e sarcastici di qualsiasi feuilleton
letterario dell'ottocento, di essere rivolta a un
pubblico decisamente adulto e molto più smaliziato
di quello dei secoli passati.
Per esempio sono evidenziati, con leggerezza,
raffinatezza e ironia, gli insaziabili e disinibiti
appetiti sessuali che pare fossero tipici di Enrico
IV, a differenza del più sensibile Luigi XIII.
Inoltre i fumetti storici precedenti usavano dei
contesti reali solo per narrare avventure
immaginarie, del tutto ininfluenti sul destino delle
nazioni o dei loro regnanti, qui invece si azzardano
analisi e ipotesi sui più intimi pensieri e
motivazioni di personaggi davvero vissuti,
rispettando dei fatti storici essenziali e
inventandone altri per esigenze narrative.
Sempre nel primo episodio de Le 7 Vite dello
Sparviero, vediamo la piccola Ariane che a otto anni
assiste per la prima volta alle eroiche prove di
coraggio di uno spadaccino misterioso detto appunto
lo Sparviero. Questi porta una maschera rossa simile
a quella che lei indosserà in futuro, denuncia i
subdoli imbrogli della religione e la sua collusione
col potere e si batte contro i nobili e i loro servi
in difesa dei diritti dei contadini.
Ma la sua vita, così come quella di Ariane e di
altri personaggi immaginari o storici, durante la
serie è continuamente influenzata da un essere che
assume vari aspetti e che gioca col destino degli
uomini, in pratica una figura che si può
identificare abbastanza facilmente col Diavolo della
tradizione ebraico-cristiana.
Anche qui si delinea la leggenda di un vendicatore
immortale, poiché dopo che lo Sparviero originale ha
perso un braccio e un occhio ed è stato gettato in
carcere, Ariane convince il proprio fratello
Guiellemot a prenderne il posto e, poiché questi ha
dimostrato di non esserne all'altezza, tempo dopo ne
raccoglierà lei stessa l'eredità proseguendone la
lotta sotto le vesti di Masquerouge. L'intera serie
d'avventure da lei vissute con questo nome si
colloca esattamente tra il sesto e il settimo
episodio della serie Le 7 Vite dello Sparviero.
In quel settimo e decisivo episodio del 1991, che
sviluppa e amplia un breve racconto di Masquerouge
di nove anni prima, svelandone i retroscena, colui
che un tempo era lo Sparviero, pur avendo conservato
anche con un braccio solo l'antica destrezza e
abilità, è ormai completamente amareggiato e deluso
dall'ottusa indifferenza dei suoi simili e dal modo
tragicamente beffardo con cui il destino lo ha
ripagato del suo eroismo ed è diventato un cinico
mercenario e un sicario. Poiché c'è chi vuole la
morte del nuovo giustiziere Masquerouge, che si
oppone a potenti interessi, la storia si conclude
quindi con un duello tra le due diverse incarnazioni
dell'eroe mascherato, che mette fine in modo tragico
e traumatico alle carriere di entrambi.
Ma le storie di vari personaggi de Le 7 Vite dello
Sparviero continuano in varie altre serie scritte da
Cothias e anche quella di Ariane de Troïl non
termina qui. Sono sempre Cothias e Juillard a
proseguirla in un ciclo di quattro volumi, se
possibile ancora più bello e coinvolgente,
pubblicato dal 1995 al 2002 e dal titolo Plume aux
Vents (Piuma al Vento). È questo il nome che gli
indiani mohawk danno ad Ariane, dopo che l'eroina è
giunta fortunosamente in Nord-America alla ricerca
di colui che ha scoperto essere il suo vero padre.
Avendo ormai rinunciato a tutte le maschere, gli
inganni e i sotterfugi, in Piuma al Vento Ariane
lotta contro molte avversità in un paese più libero,
più selvaggio ma anche meno ipocrita della vecchia
Europa.
Qui si fa nuovi amici, ne perde alcuni e ne ritrova
di vecchi, si sposa con un indiano e infine si
conquista un suo posto nel mondo, guidando insieme a
un nuovo compagno un gruppo di utopistici pirati,
che assaltano le navi negriere per liberare gli
schiavi africani loro vittime. Riprende così a
combattere l'ingiustizia, ma questa volta senza più
nascondersi dietro a nessuna maschera. Eppure la
storia di Ariane non è ancora finita.
Nel primo volume di un nuovo ciclo, intitolato
Quinze Ans Après (Quindici Anni Dopo), Ariane de
Troïl ritorna a Parigi alla ricerca di sua figlia
Ninon, nata in un periodo in cui era prigioniera del
fratello del re di Francia.
La maschera è il nome stesso del protagonista anche
in una serie a fumetti provocatoria, satirica,
violenta e un po' demenziale come The Mask (La
Maschera), creata dallo scrittore John Arcudi e dal
disegnatore Doug Mahnke e pubblicata per la prima
volta a puntate sulla rivista antologica Mayhem, nel
1989.
Nella prima storia, il frustrato Stanley Ipkiss, da
sempre sottomesso e maltrattato da tutti, entra
casualmente in possesso di una maschera magica che
conferisce enormi poteri, trasformando chiunque la
indossi in un grottesco e invulnerabile personaggio
da cartone animato, capace letteralmente di fare di
tutto.
Stanley usa tali capacità per togliersi tutte le
soddisfazioni possibili e soprattutto per vendicarsi
di tutti coloro che lo hanno umiliato in passato,
per lo più massacrandoli senza pietà. Non fa neanche
in tempo a rendersi conto che la violenta e perversa
volontà della maschera sta ormai prendendo il
sopravvento sulla sua, che nel finale del primo
episodio viene ucciso a sua volta da un altro
personaggio che ha indossato la maschera.
Dopodichè, a partire dalla prima serie del 1991
intitolata al personaggio, la maschera passa di mano
in mano e altri personaggi, uomini o donne,
poliziotti o criminali, ne sfruttano i poteri per i
loro scopi, rischiando a loro volta di esserne
fagocitati. I dialoghi schizofrenici che si svolgono
tra lo spirito della maschera e coloro che la
indossano, dimostrano come questa sia dotata di una
volontà propria, che si impone come un demone
perverso sul corpo ospite. Alla prima, seguono altre
sei miniserie principali con lo stesso protagonista,
pubblicate dalla Dark Horse fino al 1998, senza
contare altri numeri speciali, partecipazioni e
serie parallele.
Alla fine di ogni miniserie la maschera viene
nascosta o va perduta, per poi essere recuperata o
trovata da qualcun altro all'inizio della miniserie
seguente. In questo caso, ancora di più che in tutti
i fumetti precedenti, il vero protagonista è insomma
proprio la maschera in sé, piuttosto che i vari
personaggi che la indossano.
Anche nell'omonimo film tratto dal fumetto nel 1994
e interpretato da Jim Carrey (forse l'unico attore
che poteva immedesimarsi in modo convincente in un
antieroe così bizzarro), la maschera non è indossata
da un solo individuo. Carrey la usa in modo
scherzoso e dispettoso ma con intenti tutto sommato
positivi, mentre il cattivo della situazione se ne
impossessa per usarla in modo ben più violento e
spietato. Così le ambigue e feroci gag, distribuite
nelle varie serie originali di The Mask, qui sono
scisse in modo semplicistico secondo la solita
dicotomia buono-cattivo dell'industria
hollywoodiana. L'esigenza cinematografica di ridurre
la storia al formato di film per tutti, mette ordine
a modo suo nelle situazioni ben più caotiche ed
estreme immaginate dagli autori. A differenza di
quanto accade nel fumetto, non può quindi mancare un
lieto fine consolatorio, con l'eroe che finisce per
rinunciare alla maschera ma in cambio conquista la
bella di turno.
Un ciclo a fumetti ancora più recente, in cui una
maschera svolge un ruolo quasi più importante di
quello del protagonista destinato a indossarla, è
quello che si snoda attraverso due miniserie mensili
di Bonelli Editore, Volto Nascosto e Shanghai Devil,
entrambe scritte da Gianfranco Manfredi e disegnate
da vari autori.
Volto Nascosto esce in quattordici numeri, tra il
2007 e il 2008. La storia inizia nel 1889 e il
protagonista è il giovane romano Ugo Pastore, che
accompagna il padre, rappresentante di una società
commerciale, in un viaggio d'affari in Eritrea,
allora colonia italiana. Qui Ugo incontra
casualmente Volto Nascosto, il carismatico capo di
una banda di ribelli locali, dal volto coperto da
una maschera d'argento, che conduce una lotta senza
quartiere per cacciare gli invasori stranieri. Tra i
due, fin dal primo incontro, nasce una reciproca
stima, anche perché Ugo, il cui volto è vagamente
ispirato a quello del cantautore Fabrizio De André,
è una persona di grande sensibilità e umanità, che
ha a cuore la difesa dei più deboli e che non ama
combattere né uccidere, anche se volte vi è
costretto, sempre dimostrando malgrado tutto di
essere un ottimo tiratore.
Anni dopo, durante la guerra contro il negus
d'Etiopia Menelik II, è un amico di Ugo, l'ambizioso
tenente di cavalleria Vittorio De Cesari, dal
carattere ben diverso, a incontrare Volto Nascosto
sul campo di battaglia e a essere fatto prigioniero
da lui. Ugo torna in Africa per trattare la sua
liberazione, mentre Volto Nascosto, agli ordini di
Menelik e della regina Taitù, ha un ruolo importante
nella guerra d'Etiopia in quanto simbolo di libertà
e ribellione, ma all'insaputa di tutti sotto la sua
maschera non c'è sempre la stessa persona…
La complessa vicenda accompagna alle avventure
belliche a cui prendono parte i personaggi, anche
delle interessanti analisi sui retroscena politici
degli eventi reali, rievocati con meticolosità
storica dall'autore.
Al momento di ritirarsi dalla lotta, il vero Volto
Nascosto lascia la sua maschera a Vittorio de
Cesari, che in punto di morte la dà poi a Ugo
Pastore. Questi, la indosserà nel corso di un'altra
miniserie a fumetti che si svolge in Cina nel 1897,
dove si è recato di nuovo al seguito del padre in
missione commerciale.
Qui, indossando la maschera che era stata di Volto
Nascosto, Ugo assume l'identità del misterioso
Shanghai Devil (il Diavolo di Shanghai) per opporsi
a un trafficante inglese di oppio, diventando a sua
volta un simbolo locale di libertà e giustizia,
anche perché nessuno sa che dietro quella maschera
d'argento non c'è un cinese.
Shanghai Devil esce in diciotto numeri, tra il 2011
e il 2013, e Ugo Pastore non è l'unico a portare una
maschera all'interno di questa miniserie. Le usano
durante i loro spettacoli anche gli attori
dell'opera cinese, tra cui il nuovo amico di Ugo, Ha
Ojie. Inoltre il misterioso Tai Mien, capo della
setta guerriera delle Lanterne Blu di cui Shangai
Devil diventa alleato, indossa a sua volta una
maschera per ovvi motivi di anonimato.
La vicenda di Shanghai Devil è se possibile ancora
più elaborata di quella di Volto Nascosto. Il
periodo è quello della famosa rivolta dei boxer, per
cui qui non appaiono solo soldati italiani ma di
varie nazioni europee. Gli scontri però non si
svolgono solo tra cinesi ed europei. Riguardano
anche la lotta per il potere condotta tra diverse
fazioni cinesi, più o meno fedeli al legittimo
imperatore, una lotta in cui anche Shanghai Devil si
troverà coinvolto suo malgrado. Ma al di là dei
tumultuosi conflitti in corso nella Cina di quell'epoca
e della sempre maggiore grinta che il protagonista
dimostra affrontandoli, Ugo Pastore rimane
nonostante tutto un personaggio profondamente umano.
Una delle cose che più gli premono è infatti
condurre al sicuro una ragazza cinese di cui si è
innamorato fin dal primo numero e che ha salvato
dalla prostituzione, Meifong.
Lo stesso ex-Shanghai Devil finirà per raggiungerla,
nell'ultimo numero, in un luogo dove sembra esistere
davvero quella pace e serenità che i tormentati eroi
mascherati raramente riescono a trovare.
Uno degli ultimi personaggi del genere, ideato su
misura per alimentare l'identificazione coi lettori,
è Kick-Ass, creato da Mark Millar e John Romita Jr.
in una miniserie di otto numeri, pubblicata tra il
2008 e il 2010 dall'etichetta Icon della Marvel,
dedicata a storie più mature e originali di quelle
dei soliti supereroi.
Si tratta di un quattordicenne frustrato
appassionato di fumetti, Dave Lizewski, che per
imitare i supereroi di cui legge le gesta, dopo
molte esitazioni, si decide infine a indossare una
tuta verde che gli nasconde il volto e, armatosi di
rozzi manganelli, s'improvvisa giustiziere
dilettante. Ma Dave scopre molto in fretta che la
vita reale non è per niente come i fumetti e ben
presto si ritrova in ospedale in fin di vita e con
molte ossa rotte. Qui gli vengono innestate delle
placche ossee di metallo che lo renderanno un po'
più resistente ai colpi, dandogli un piccolo
vantaggio nell'incerta lotta contro i criminali, a
cui insiste caparbiamente a dedicarsi.
Incontra poi altri personaggi mascherati più tosti
di lui, come una bambina chiamata Hit-Girl,
addestrata ai combattimenti all'ultimo sangue dal
padre. Questi, detto Big-Daddy, è un altro fanatico
di supereroi che, essendo un adulto, fa le cose
molto più sul serio di Kick-Ass, senza avere
scrupoli nell'uccidere i criminali.
Il realismo delle situazioni, plausibili e
paradossali al tempo stesso, in cui il giustiziere
in erba si ritrova invischiato, insieme
all'iperbolica violenza sanguinaria che caratterizza
la serie, hanno assicurato un buon successo di
vendite a Kick-Ass, che ha avuto un seguito in altre
miniserie di cui la terza è appena uscita anche da
noi. Ogni miniserie è stata poi rapidamente raccolta
in volume e ne sono stati tratti finora due film, di
livello commerciale ma abbastanza gradevoli e con
una violenza un po' attenuata rispetto al fumetto.
L'uso delle maschere tra gli eroi dei fumetti non
termina ovviamente con le serie citate, che ne sono
solo un piccolo esempio. Sulle pagine degli albi e
dei volumi disegnati, infiniti personaggi continuano
a indossare uno dopo l'altro analoghi travestimenti,
per sentirsi più che semplici esseri umani e far
sentire ai lettori, che si identificano con loro,
l'illusione di poter esprimere da dietro una
maschera un qualche potenziale nascosto.
Edizioni italiane recenti di alcune delle
principali serie citate nell'articolo:
LE 7 VITE DELLO SPARVIERO
serie di due volumi
Titoli: Enrico IV - Luigi XIII
Contenuti: Les 7 Vies de l'Épervier vol. 1-7
Testi: Patrick Cothias
Disegni: André Julliard
Collana: Historica n°6, 9
Editore: Mondadori - allegato a Focus Storia e
Panorama
Formato: 200 pag. il 1° vol. - 152 pag. il 2° vol. -
a colori
Rilegatura: cartonata
Date di uscita: Aprile-Luglio 2013
Prezzo: € 12,99 l'uno
MASQUEROUGE
serie di cinque numeri
Contenuti: Masquerouge vol. 1-10 (due episodi ad
albo)
Testi: Patrick Cothias
Disegni: André Julliard, Marco Venanzi
Collana: Cosmo Serie Blu n°7-11
Editore: Cosmo
Formato: 96 pag. dal n°1 al 4 - 128 pag. il n°5 - in
bianco e nero
Rilegatura: brossurata
Date di uscita: Aprile-Agosto 2013
Prezzo: € 2,90 dal n°1 al 4 - € 3,50 il n°5
PIUMA AL VENTO
volume singolo
Contenuti: Plume aux Vents vol. 1-4
Testi: Patrick Cothias
Disegni: André Julliard
Collana: Historica n°13
Editore: Mondadori - allegato a Focus Storia e
Panorama
Formato: 200 pagine a colori
Rilegatura: cartonata
Data di uscita: Novembre 2013
Prezzo: € 12,99
KICK-ASS omnibus
serie di due volumi (a cui ne seguirà almeno un
terzo)
Contenuti: Kick-Ass n°1-8 nel 1° vol. - Kick-Ass 2
n°1-7 nel 2° vol.
Testi: Mark Millar
Disegni e chine: John Romita Jr. e Tom Palmer
Colori: Dean White
Editore: Panini Comics
Formato: 224 pag. il 1° vol. - 208 pag. il 2° vol. -
a colori
Rilegatura: cartonata
Data di uscita 2° vol. : Agosto 2013
Prezzo: € 24,00 l'uno
BATMAN
serie di tre volumi
Titoli: Il Cavaliere Oscuro - Uomo o Pipistrello? -
Il Demone Vive Ancora
Contenuti: storie da World's Finest, The Brave & The
Bold, Detective Comics, Batman (1968-1974)
Testi: Bob Haney, Denny O'Neil, Frank Robbins e
altri
Disegni: Neal Adams
Collana: DC Comics Story n°2, 5, 8
Editore: RW Lion - allegato a Il Sole 24 Ore
Formato: 192 pag. il 1° e 2° vol. - 208 pag. il 3°
vol. - a colori
Rilegatura: brossurata con bandelle
Date di uscita: Luglio-Agosto 2014
Prezzo: € 7,90 l'uno
THE PHANTOM - L'UOMO MASCHERATO
volume singolo
Contenuti: Strisce giornaliere 1936-1939
Testi: Lee Falk
Disegni: Ray Moore
Collana: Super Giallo Mensile
Editore: Mondadori Comics - allegato a Panorama
Formato: oltre 600 pagine in bianco e nero
Rilegatura: cartonata
Data di uscita: Settembre 2014
Prezzo: € 14,99
V FOR VENDETTA
volume singolo
Contenuti: V For Vendetta n°1-10 (1988-1989)
Testi: Alan Moore
Disegni: David Lloyd
Collana: Vertigo Deluxe
Editore: RW Edizioni - etichetta Vertigo Lion
Formato: 296 pagine a colori
Rilegatura: cartonata
Data di uscita: Novembre 2014
Prezzo: € 31,95
VOLTO NASCOSTO omnibus
serie di due volumi
Contenuti: Volto Nascosto n°1-14 (sette episodi a
volume)
Testi: Gianfranco Manfredi
Disegni: Autori Vari
Editore: Panini Comics
Formato: 700 pagine a vol. - a colori
Rilegatura: cartonata
Data di uscita 1° vol. : Dicembre 2014
Prezzo 1° vol.: € 24,00
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