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Libri a fumetti
Pittura
Varie
Miti mutanti 24
Un artista a
Coverciano 10
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Il figurativo astratto apre a
nuovi giochi di geometrie, eclettismo di stili in
una chiarezza compositiva: la pittura di Matteo
Chincarini
Si rimane sempre attratti da
produzioni artistiche in cui traspare un'attenta
analisi e una ponderazione di ciò che si vuole
realizzare, senza abbandonare l'ascolto della
propria interiorità: l'arte può essere sintesi tra
anelito sentimentale ed emotivo e una consapevolezza
stilistica, tecnica, una padronanza di quegli
elementi utili e necessari a decifrare il solco
poetico e compositivo su cui procedere. Matteo
Chincarini non ha una formazione accademica, né
tanto meno risulta essere ascrivibile all'arte
formale, nel momento in cui si intende con essa il
perseguimento pedissequo di canoni espressivi e
interpretativi di correnti culturali definite:
l'autore è libero ed emancipato dal dover tenere
fede a determinati stili e, proprio per questo, si
sente autonomo nello scegliere forme ed elementi
artistico poetici utili all'opera che vuole
rappresentare e creare. Matteo si sposta, cosi, da
un figurativo a un astrattismo, procedendo per
percorsi narrativo surreali e iperreali, con grande
capacità e destrezza, consapevolezza e naturalità.
L'autore non è avulso dall'eclettismo che l'arte
propone e ci presenta, avendo affrontato, lo avevamo
già approfondito e conosciuto, un itinerario
fotografico, "Esterno giorno", di una città, Milano,
non riconoscibile direttamente nelle opere della
stessa serie, valore, questo, inconfondibile e
incontrastabile di una produzione che vuole proporci
lavori che siano universali, estetiche di
composizione di forme geometriche che compongono
panorami inattesi e ottiche prospettiche
inesplorate, visibili attraverso un'attenta
osservazione e contemplazione delle opere stesse.
Non possiamo dire che la logica del gioco delle
forme, intersecanti con linee e con spazi, non sia
presente, "file rouge" poetico compositivo di
Matteo, nella serie dedicata alla pittura, altro
spazio che l'autore ha voluto sperimentare,
indagare, in cui ha voluto inoltrarsi e attraverso
cui aprire nuove dinamiche espressive di messaggi e
di concetti. Parlavamo, appunto, di un lato
iperreale nella definizione molto puntuale, ferma e
decisa di ogni particolare che compone la struttura
complessiva dell'opera e dei soggetti figurativi, o
degli elementi oggettivi, le componenti spaziali,
della rappresentazione nella sua semplice
complessità estetica, essenziale quanto sobria,
minimale. Il concetto diventa forte nel percorso
astrattista e simbolico di Matteo nell'opera che
raffigura il pontefice o un porporato sospeso su un
atollo di terra, significante che diventa
significato del distaccamento del clero e del suo
porsi in modo assoluto e superiore rispetto alla
vita reale. Non lasciamoci trasportare da tentativi
didascalici di inquadramento delle opere, in quanto
si scaderebbe nell'intenzione di imbrigliare quell'aperta
disponibilità dispazio interpretativo che l'autore
lascia agli occhi dello spettatore. Il reale viene
ripreso nel dettaglio, rivisto, rivalutato,
riadattato, ripensato, magari riproposto in
circostanze e strutture spaziali inattese,
inavvertite, rimodellate e rimodulate. La produzione
pittorica di Matteo acquista una certa originalità e
una capacità di essere letta attraverso il segno del
pennello che, leggiadramente e con leggerezza, si
posa sulla tela, rendendo l'immagine astrattismo
concettuale di un figurativo iperreale, universale e
totalizzante, coinvolgente tutto il quadro. In
questo si può intravvedere quell'approccio semplice
e lineare, diretto e coerente che l'autore esprime e
rende significante di una liricità poetica di grande
portata. Lo spettatore, sottolineiamo ancora una
volta, non viene catturato e imbrigliato da
un'imposizione contenutistica, magari idealista o
semplicemente morale, dell'autore: la chiarezza e la
trasparenza della pennellata e delle unità
cromatiche, che Matteo utilizza, ci inoltrano in un
libero spazio visionario, all'interno del quale
poter costruire percorsi soggettivi interpretativi.
La composizione di Matteo vive dell'armonia e di
quel gioco tra immagini, figure e oggetti spaziali,
tali da donarci un senso di dinamismo, pur nella
loro fissità e fermezza strutturale, grazie al gioco
prospettico, spazi si intrecciano, si incontrano e
si intersecano, formando nuove geometrie visive e
significanti di grande portata, da cui nascono
emozioni e sensazioni varie e incisive.
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