Eventi  -  Redazione  -  Numeri arretrati  -  Edizioni SDP  -  e-book  -  Indice generale  -  Letture pubbliche  -  Blog  -  Link  

  Indice   -[ Editoriale | Letteratura | Musica | Arti visive | Lingue | Tempi moderni | Redazionali ]-


Il figurativo astratto apre a nuovi giochi di geometrie, eclettismo di stili in una chiarezza compositiva: la pittura di Matteo Chincarini
 

Alessandro Rizzo

 


Si rimane sempre attratti da produzioni artistiche in cui traspare un'attenta analisi e una ponderazione di ciò che si vuole realizzare, senza abbandonare l'ascolto della propria interiorità: l'arte può essere sintesi tra anelito sentimentale ed emotivo e una consapevolezza stilistica, tecnica, una padronanza di quegli elementi utili e necessari a decifrare il solco poetico e compositivo su cui procedere. Matteo Chincarini non ha una formazione accademica, né tanto meno risulta essere ascrivibile all'arte formale, nel momento in cui si intende con essa il perseguimento pedissequo di canoni espressivi e interpretativi di correnti culturali definite: l'autore è libero ed emancipato dal dover tenere fede a determinati stili e, proprio per questo, si sente autonomo nello scegliere forme ed elementi artistico poetici utili all'opera che vuole rappresentare e creare. Matteo si sposta, cosi, da un figurativo a un astrattismo, procedendo per percorsi narrativo surreali e iperreali, con grande capacità e destrezza, consapevolezza e naturalità. L'autore non è avulso dall'eclettismo che l'arte propone e ci presenta, avendo affrontato, lo avevamo già approfondito e conosciuto, un itinerario fotografico, "Esterno giorno", di una città, Milano, non riconoscibile direttamente nelle opere della stessa serie, valore, questo, inconfondibile e incontrastabile di una produzione che vuole proporci lavori che siano universali, estetiche di composizione di forme geometriche che compongono panorami inattesi e ottiche prospettiche inesplorate, visibili attraverso un'attenta osservazione e contemplazione delle opere stesse. Non possiamo dire che la logica del gioco delle forme, intersecanti con linee e con spazi, non sia presente, "file rouge" poetico compositivo di Matteo, nella serie dedicata alla pittura, altro spazio che l'autore ha voluto sperimentare, indagare, in cui ha voluto inoltrarsi e attraverso cui aprire nuove dinamiche espressive di messaggi e di concetti. Parlavamo, appunto, di un lato iperreale nella definizione molto puntuale, ferma e decisa di ogni particolare che compone la struttura complessiva dell'opera e dei soggetti figurativi, o degli elementi oggettivi, le componenti spaziali, della rappresentazione nella sua semplice complessità estetica, essenziale quanto sobria, minimale. Il concetto diventa forte nel percorso astrattista e simbolico di Matteo nell'opera che raffigura il pontefice o un porporato sospeso su un atollo di terra, significante che diventa significato del distaccamento del clero e del suo porsi in modo assoluto e superiore rispetto alla vita reale. Non lasciamoci trasportare da tentativi didascalici di inquadramento delle opere, in quanto si scaderebbe nell'intenzione di imbrigliare quell'aperta disponibilità dispazio interpretativo che l'autore lascia agli occhi dello spettatore. Il reale viene ripreso nel dettaglio, rivisto, rivalutato, riadattato, ripensato, magari riproposto in circostanze e strutture spaziali inattese, inavvertite, rimodellate e rimodulate. La produzione pittorica di Matteo acquista una certa originalità e una capacità di essere letta attraverso il segno del pennello che, leggiadramente e con leggerezza, si posa sulla tela, rendendo l'immagine astrattismo concettuale di un figurativo iperreale, universale e totalizzante, coinvolgente tutto il quadro. In questo si può intravvedere quell'approccio semplice e lineare, diretto e coerente che l'autore esprime e rende significante di una liricità poetica di grande portata. Lo spettatore, sottolineiamo ancora una volta, non viene catturato e imbrigliato da un'imposizione contenutistica, magari idealista o semplicemente morale, dell'autore: la chiarezza e la trasparenza della pennellata e delle unità cromatiche, che Matteo utilizza, ci inoltrano in un libero spazio visionario, all'interno del quale poter costruire percorsi soggettivi interpretativi. La composizione di Matteo vive dell'armonia e di quel gioco tra immagini, figure e oggetti spaziali, tali da donarci un senso di dinamismo, pur nella loro fissità e fermezza strutturale, grazie al gioco prospettico, spazi si intrecciano, si incontrano e si intersecano, formando nuove geometrie visive e significanti di grande portata, da cui nascono emozioni e sensazioni varie e incisive.

Contatore visite dal 6 giugno 2011
 
Segreti di Pulcinella - © Tutti i diritti riservati