Tesori Etruschi: Il vaso di
Eufronio
Creato dall'abilità tecnica ed
artistica di Eufonio, fine ceramografo ateniese del
VI secolo a.C., specializzato nella pittura a figure
rosse, il vaso del suddetto autore è tornato, per
così dire, a casa; infatti il reperto era stato
ritrovato in una tomba etrusca di un sito
archeologico di Cerveteri e poi venduto nel 1971 da
due mercanti d'arte al Metropolitan Museum of Art di
New York; secondo gli accordi, poi, l'oggetto
artistico ritornò in Italia, dove, dal 2009 è
conservato nel Museo Etrusco di Villa Giulia; in
questo periodo, però, possiamo ammirarlo nel Museo
Etrusco di Cerveteri, dove rimarrà fino alla Expo
del 2015.
Si tratta di un cratere utilizzato per contenere
vino; la superficie del vaso è caratterizzata da due
aree, sulle quali sono rappresentate scene diverse:
quella sul lato principale è tratta dall'Iliade e
narra la morte di Sarpedonte;il corpo del
protagonista, insieme alle figure di Hypnos,
Thanatos e a quella del dio Hermes, sembrano
riempire l'intero spazio ed evidenziano il realismo
della pittura di Eufonio, raggiunto anche con la
giusta intensità del colore; le stesse osservazioni
valgono per il gruppo di giovani rappresentati,
sull'altro lato del cratere, nell'atto di indossare
delle armi.
Se si pensa all'uso che veniva fatto di contenitori
dello stesso tipo del vaso di Eufonio, sembra di
calarsi in una scena dell'epoca e di assaporarne la
vitalità; infatti a tali recipienti attingevano, con
le proprie coppe, i convitati durante i simposi.
Il simposio era un incontro di cittadini maschi
Romani e Greci e seguiva, solitamente, un banchetto;
questa tradizione venne, poi, trasmessa anche agli
antichi Etruschi.
Queste riunioni testimoniano l'apertura mentale
tipica dei Greci, i quali erano portati a vivere
intensamente ogni aspetto della vita; nei simposi,
infatti, tutte le attività erano volte alla
conoscenza e vissute con un atteggiamento ludico e
libertario, a partire dall'inizio della festa,
quando ogni convitato, sollevando la propria coppa
di vino, invocava il dio Dioniso; seguiva, poi,
l'elezione di un simposiarca: colui che dettava le
regole del banchetto; queste regole erano, ad
esempio, la quantità di vino spettante ad ognuno,
oppure la punizione, per altro, canzonatoria,
spettante a chiunque infrangesse le regole.
Dato inizio ai festeggiamenti, si potevano osservare
convitati che improvvisavano danze oppure che si
cimentavano nel canto, usando strumenti quali la
lira, la cetra, dei piccoli tamburi ecc. oppure,
alcuni che, non sapendo cantare, segnavano il ritmo
con dei ramoscelli di alloro; veniva dato, anche,
spazio alla conversazione colta e alla recitazione
di poesie e, non da meno, alla compagnia di donne
gradevoli, quali le etere, spesso danzatrici, le
uniche presenze femminili ammesse al banchetto;
c'era, poi, chi preferiva la presenza di
affascinanti giovanetti, come il famoso Leagro,
considerato il più bell'uomo di Atene intorno al 515
a.C. al quale viene dedicata l'iscrizione "Leagro è
bello" presente, proprio, sul vaso di Eufonio.
L'importanza data all'estetica ed al vivere
pienamente tipica degli antichi Greci sono ricordati
da questa fine opera d'arte, finalmente ritornata al
suo luogo di appartenenza, per riacquisire una
dignità ed uno splendore che, certamente, non le
avevano conferito il vantaggio economico.
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