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Rubrica a cura di Paolo Filippi

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Su "Il porto sepolto" di Ungaretti nell'interpretazione di Andrea Chimenti


Massimo Acciai Baggiani


 

Ungaretti è un poeta che amo moltissimo fin dai tempi di scuola; è stata quindi una piacevole scoperta ascoltare le sue poesie egregiamente musicate e attualizzate da Andrea Chimenti nel suo spettacolo dedicato al "Porto sepolto", venerdì 3 marzo 2017 presso l'ex chiesa di S.Giovanni a Prato. Ne ho avuto notizia dall'amica Patrizia Beatini, grande fan del Chimenti; quella sera abbiamo assistito insieme alla sua performance, durata poco più di un'ora e devo dire che ne è valsa davvero la pena.
Andrea Chimenti, cantautore italiano, lo ricordiamo come voce nei Moda, gruppo musicale formatosi all'inizio degli anni '80 a Firenze che vide collaborazioni con Litfiba, Diaframma e Underground Life e un album co-prodotto da Mick Ronson, allora già chitarrista di David Bowie.
Per vicende all'interno del gruppo, questo poi si sciolse nel 1989.
Chimenti, che iniziò la sua carriera solista nel '92, collaborando con Aiazzi dei Litfiba, Gianni Maroccolo e F. Magnelli, è noto per i suoi brani raffinati e la poesia dei testi.
In "I have waited for you" un pezzo del suo secondo album duettò con l'introspettivo compositore britannico David Sylvian, ex frontman del gruppo musicale Japan.
Andrea (voce e piano) con la sua forte presenza scenica ha dato vita insieme al figlio Francesco (chitarra, violoncello e piano) - voce dei Sycamore Age - ad un recital di grande impatto emotivo e di alto contenuto culturale. Nel suggestivo scenario dell'ex chiesa - poco pubblico per lo spazio ridotto, ma attento e preparato - le parti recitate si sono alternate ai brani acustici in un amalgama perfetto.
La serata si è aperta con una confessione autobiografica di Tolstoj sulla crisi esistenziale del grande scrittore russo in seguito al crollo dell'illusione che la scienza potesse un giorno dare una risposta alle grandi domande. La risposta gli verrà poi dalla fede e da un ritrovato ottimismo.
Dalla Russia torniamo al nostro paese con la lettura di brani da "Il deserto dei tartari" di Dino Buzzati, un gigante della letteratura del passato secolo: la lotta di Giovanni Drogo con la morte solitaria in una sperduta locanda mi ha dato letteralmente i brividi. La voce di Andrea ha saputo trasmettermi le emozioni della mia prima lettura del capolavoro buzzatiano, autore tra i miei preferiti.
Anche le brevi poesie di Giuseppe Ungaretti, famoso per la sua concisione, hanno trovato una degna trasposizione a distanza di quasi un secolo esatto dalla prima uscita nelle melodie malinconiche, a tratti drammatiche, di Andrea Chimenti.
Lo spettacolo, dopo diverse richieste dal pubblico, si è chiuso con alcuni brani dello stesso Chimenti tra cui "Ti ho aspettato (I have waited for you)" scritta insieme al celebre compositore inglese David Sylvian, cantata sia in inglese che in italiano. L'ultimo bis è stato la struggente "Life on mars?" dell'indimenticabile David Bowie (scomparso poco più di un anno fa) a cui è stato dato degno omaggio (inoltre, ricordiamolo, Chimenti sta portando in giro uno spettacolo interamente dedicato al Duca Bianco, reinterpretando soltanto brani del celeberrimo artista).

Firenze, 4 marzo 2017

© Foto di
Patrizia Beatini
Un ringraziamento a
Patrizia Beatini

 

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