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Ad un concerto italiano di Kenny White


Massimo Acciai Baggiani


 

Kenny White è uno di quegli artisti che riescono ad emozionare ad ogni ascolto, dal vivo come su cd. L'ho scoperto a Careggi, durante un evento organizzato da Agimus, nel 2015: allora si poteva acquistare in anteprima, in una versione provvisoria, il suo album "Long list of priors" (di cui possiedo orgogliosamente una copia autografata, insieme alla versione definitiva di cui mi ha fatto dono in seguito): fu un'esperienza coinvolgente e unica, tanto da spingermi a chiedergli un'intervista, realizzata poi con l'aiuto di Giulia Nuti.
Kenny White è un grande cantautore blues newyorkese, un virtuoso del pianoforte, un fine compositore e un arguto autore di testi (che ho potuto gustare in traduzione a Careggi). La magia si è ripetuta, in maniera perfino più intensa, durante il concerto del 14 aprile 2017 nel teatro del Circolo Il Progresso, a Firenze (via Vittorio Emanuele II).

Nella penombra soffusa un'atmosfera intima e suggestiva che ben si abbinava alle canzoni di White, accompagnato per l'occasione dalla viola di Giulia Nuti (anch'essa intervistata su queste pagine): una coppia vincente che ha portato in giro per l'Europa la musica di White in un fortunato tour che si è concluso proprio in Italia, nella mia città. La scaletta prevedeva ovviamente molti pezzi tratti dal nuovo album (tra l'altro disponibile nei negozi di musica proprio da quel giorno) quali la lunga ballata "Cyberspace" e "The olives and the grapes", dedicata al nostro paese (molto amato dal cantautore), ma anche successi del passato quali la struggente e bellissima "In Magnolia" (il brano che mi è piaciuto di più) con cui ha aperto la serata. Il pubblico, numeroso ed entusiasta, ha apprezzato i brani e gli intermezzi in cui White si confessava, spiegando la genesi delli suoi pezzi, lasciandosi in qualche battuta (il tutto tradotto da Giulia). L'amico Italo Magnelli ha scattato alcune foto per completare il presente articolo.






 

 

 

 

 

 

 

 

 

Firenze, 18 aprile 2017

© Foto di Italo Magnelli
Un ringraziamento a Italo Magnelli

 

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