|
|
Libri a fumetti
YOSSEL: 19 Aprile 1943 - Un
racconto della rivolta del ghetto di Varsavia
recensione di
Andrea Cantucci
Cinema
I teatri del "disagio"
|
|
Elena e il pappagallo:
un nuovo lungometraggio del cinema indipendente e
underground
Luciano Sartirana è un regista sceneggiatore che, alla fine
di un suo corso di Scrittura creativa, decide di scrivere con le
proprie allieve la sceneggiatura per un lungometraggio
indipendente. La domanda nasce spontanea e apre un dibattito con
risvolti abbastanza deludenti per l'Italia nel suo complesso:
quale è la condizione attuale del cinema di qualità nostrano?
Luciano risponde con una vena di speranza e una capacità di
forte analisi economica:"Le leggi in Italia sono limitanti
l'attività del cineasta indipendente. Di fatto, ci sono benefici
previsti solo per le grandi lobby della produzione filmica, le
grandi case e i registi che fanno soldi perché puntano sul
commerciale più che su un disegno di qualità del film". "Ma -
aggiunge - in chiave europea è possibile trovare qualche via di
uscita, perché in Europa la produzione cinematografica investe
maggiormente su prodotti di sostanza e di qualità artistica". Il
male italiano è storico: "In Italia - prosegue Sartirana - da
anni si susseguono registi senza pensiero. Negli ultimi anni,
certamente e fortunatamente, si sono assommate figure con
maggiore contenuto da proporre al pubblico, ma sono state
sottoposte a un'operazione di emarginazione da parte delle
grandi sale di distribuzione cinematografica; ottimi film come
"Respiro" o "Fame chimica" si sono visti per poco tempo". Una
speranza esiste nell'ambito del cinema underground. Luciano
parla di iniziative che, con azionariato diffuso e popolare si
stanno cimentando in filmati e documentari di denuncia sociale e
di messaggi di alto livello culturale e civile: un tentativo di
fare cinema dal basso, coinvolgendo la base e con pochi mezzi di
investimento economico. Ma veniamo a "Elena e il pappagallo" il
lungometraggio di nuova produzione di Luciano.
Quale è la sinossi del film?
I protagonisti sono Maurizio Bertinotti, un immobiliarista
55enne frustrato dalla sua attività commerciale, padre di una
giovane studentessa new global; e un pittore spagnolo, Francisco
Goméz de la Vega, sfrattato dal medesimo e diventato suo amico.
Si innamorano di una donna, Elena appunto, una veterinaria. Nel
frattempo una giovane ambiziosa contessa è diseredata dal nonno,
ma il microchip con i dati di un conto corrente astronomico è
nascosto in un pappagallo. Il volatile, per circostanze casuali,
giunge in casa del pittore spagnolo…
La storia è paradossale ma verosimile, che prospetta aspetti
futuri e prossimi molto intricati e intriganti dal punto di
vista soprattutto sociologico e antropologico: quali messaggi
hai voluto esprimere tramite il film?
Una riflessione sul mondo del lavoro, fatto di freneticità,
competizione, alienazione. Il problema delle relazioni
interpersonali, il problema della casa, dell'incapacità a
realizzare il proprio futuro, l'arrivismo. Tutto ciò attraverso
la frustrazione del protagonista: l'immobiliarista, un tempo
entusiasta della propria occupazione, alla fine, però, è
indignato dalla filosofia commerciale della propria nuova
dirigenza, che intima ai dipendenti di sfrattare i vari
inquilini.
E' la tua prima esperienza cinematografica?
E' la prima esperienza in prima persona, nella qualità di
regista. In passato ho scritto sceneggiature per altri registi:
oggi ho voluto attraversare anche questa esperienza artistica.
Dalla sinossi da te presentata e dalla filosofia comunicativa
e artistica di fondo, si direbbe un buon inizio: quali sono i
prossimi lavori in cantiere?
Un pièce teatrale, e altri film. Vorrei anche realizzare un
documentario sul tema dell'automobile. Ma si vedrà: i progetti
sono molti, tutto è ancora da decidere.
E' prospettata un'uscita pubblica del lungometraggio?
Si vedrà. Come dicevo, la distribuzione è in mano a un
monopolio-oligopolio di potentati economici. Vedo molto dura una
distribuzione in sala, più probabile su dvd. Oppure, mettendo
molta creatività anche nella promozione, cercando i propri
spettatori a uno a uno tramite percorsi alternativi, a
cominciare dal web.
Sempre pensando a prodotti che facciano pensare e ragionare?
Esattamente. "Elena e il pappagallo" è cinema underground perché
realizzato con bassi costi di produzione, anche se con una buona
tecnologia. Ho investito molto sul capitale umano. Detto in
altro modo: se non hai denaro da offrire, cerchi di coinvolgere
attori e collaboratori grazie alla bontà del progetto, le idee,
un contenuto di natura sociale forte. Cercheremo di fare
conoscere l'opera anche fuori dei confini nazionali.
In Italia, comunque, vi sono appuntamenti artistici che sono
vetrine di proposta di film e opere cinematografiche di qualità
notevole. Penso, addirittura, anche alla Biennale di Venezia.
E' vero. Alla Biennale - ma anche nel Festival principale -
esistono molte sezioni riguardanti il campo cinematografico
indipendente, con un buon seguito di pubblico. Ci sono anche i
Festival di Milano, Torino, Bergamo, Bellaria. Ma, ripeto, in
Italia esiste una legislazione altamente limitante ogni
tentativo di proporre filmati di qualità artistica e dal
contenuto sociologico. Penso ci possa essere uno spiraglio con
le televisioni satellitari e il digitale terrestre: in qualche
modo dovranno pure riempire i palinsesti con film di altra
natura dai soliti, altrimenti che senso ha avere molti più
canali, ma tutti uguali?
Come puoi definire lo stile letterario che hai seguito per
proporre e costruire "Elena e il pappagallo"?
Mi ha aiutato molto la riflessione di un classico non del
cinema, ma della nostra letteratura contemporanea, Italo
Calvino. In "Lezioni americane" il grande prosatore indica come
oggi, per parlare di contenuti alti e a dare messaggi di analisi
sociale profonda, è necessario trovare un linguaggio veloce
quanto efficace, anche grazie alla comicità e al paradosso. In
"Elena e il Pappagallo" ho cercato di comunicare - appunto - con
semplicità, rapidità, leggerezza; cercando di farlo su relazioni
e situazioni sociali complesse, anche fuori dalle aspettative
estetiche dello spettatore. Per fare un esempio: non sono un
amante del montaggio ultraveloce; mi piace invece scrivere
dialoghi divertenti, ironici, ma in grado di unire il quotidiano
con il suo contesto sociale e politico. Concludo rimandando
semplicemente al nostro sito:
www.elenaeilpappagallo.it |
|
|