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Teatro e alterità
di Giada Gugliemi

Teatro e alterità

di Giada Guglielmi


Attraverso l'incontro con l'Altro, che è un incontro antico, connaturato al teatro, si può rappresentare sul palco il tema del disagio e della diversità dando vita a forme di teatro agito, considerate fino a poco tempo fa marginali. Vuole essere un piccolo contributo per approfondire le tematiche e le esperienze di quella che viene definita una vera e propria "rivoluzione" nata dalla relazione del teatro professionale con le marginalità sociali, di un teatro che lavora non solo per il disagio, con intenti socializzanti, riabilitativi e terapeutici, ma con il disagio, facendosi teatro del limite e della diversità…

Il teatro compie oggi una vera e propria rivoluzione nel rapporto con l'alterità. Non sono pochi infatti i teatri in cui l'alterità non è più soltanto indagata nel senso della sua rappresentazione, ma immediatamente accettata e attuata, nel senso della sua diretta messa in scena; in cui l'Altro non è più in nessun modo alimentazione esotica o politica ma centro propulsore di una ricerca teatrale che parte da lui; in cui - per dirla tutta - l'Altro non è più utente o spettatore di un teatro d'animazione o di servizio, ma attore di un teatro che ospita ed esprime sulla scena ogni possibile proposizione ed esplosione sul tema della sua e di ogni diversità.
Tutti gli attori in fondo sono "altri", aveva già dimostrato il primo "teatro antropologico": ma adesso le alterità, le diversità, le minoranze e perfino le minorazioni sono tutte abilitate e confuse dentro lo stesso gruppo e lo stesso palcoscenico. Questo non vuol dire che gli emarginati o le minoranze etniche, sociali, culturali, hanno fondato un loro teatro, ma al contrario che una parte del teatro di sperimentazione e di ricerca si è rifondato e fuso con loro, attori fra gli altri e in mezzo agli altri. Attori in senso pieno e con la stessa e doverosa aspirazione alla professionalità e lo stesso confronto con la tradizione e l'avanguardia, con la storia e la sfida del teatro1.
E non danno spettacolo di sé, ma fanno "regolare" spettacolo, certamente usando - con il rigore e la libertà, con le tecniche e i valori propri dell'arte scenica - le correnti e i cortocircuiti che producono le indefinite e varie alterità che affollano lo stesso palcoscenico, che si dividono o meglio si moltiplicano all'interno dello stesso teatro.
D'altra parte la vera scoperta dell'uomo post-moderno è la scoperta dell'altro da sé:
La nostra epoca non è definita dal trionfo della tecnica per la tecnica, né dell'arte per l'arte, così come non è definita dal nikilismo. Essa è azione per un mondo che viene, è superamento della propria epoca, è superamento di sé che esige l'epifania dell'altro.2

Secondo Levinas, filosofo ebreo, l'altro, la relazione con l'altro, è il punto di partenza per la definizione di noi stessi. Il processo di crescita della società in genere è legato strettamente all'accettazione delle diversità, anche se le mode spingono sempre di più all'omologazione dei comportamenti. Ogni discorso interiore che rifletta o meno l'agire teatrale, la teatralità cui noi tutti siamo esposti, ha un senso nella misura in cui sia storia, viaggio comune, dia-logo: sia cioè silenziosa e invisibile comunicazione con un "altro - da - noi", spettatore o attore, maestro o allievo, presente nonostante la sua irrevocabile assenza.
Nelle alterità del sociale, il teatro cerca parentele e sfide, senza mai mettersi al suo servizio, ma se mai alla sua scoperta. E' questo un modo per ricordare a sé stesso che l'attore/artista nasce come diverso, che il teatro in tutta la sua storia è sempre stato il mondo dei diversi e degli emarginati, è sempre stato il regno dei "mostri". In questo senso allora il teatro può riscattare le altre diversità attraverso la propria, ma non perché le riassume in sé, ma più semplicemente e simbolicamente com'è suo diritto e dovere, le rappresenta3

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NOTE

1 Giacchè P., Teatro antropologico: atto secondo, in Alcuni teatri delle diversità, a cura di Pozzi, Minoia ANC Edizioni, 1999
2 Lévinas E., Umanesimo dell'altro uomo, Genova, Il Melangolo, 1985
3 Giacchè P., Moltiplicazioni e addizioni, Quaderni di Catarsi n. 16, 2000

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