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Libri a fumetti

YOSSEL: 19 Aprile 1943 - Un racconto della rivolta del ghetto di Varsavia
recensione di Andrea Cantucci

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YOSSEL: 19 Aprile 1943
Un racconto della rivolta del ghetto di Varsavia

recensione di Andrea Cantucci


Polonia 1926, villaggio di Yzeran. In una comunità ebraica nasce un bimbo di nome Joe Kubert, la cui famiglia emigra negli Stati Uniti due mesi più tardi.
New York 1938, quartiere di Brooklyn. Un precocissimo disegnatore di nome Joe Kubert comincia a lavorare nell'editoria a fumetti, a soli dodici anni.
New Jersey 2003, città di Dover. Joe Kubert, uno dei più importanti autori e insegnanti di fumetti americani, fondatore della prestigiosa Joe Kubert's School of Cartoon and Graphic Art, pubblica un originale romanzo a fumetti parzialmente autobiografico. Nella storia racconta quello che probabilmente sarebbe successo, a lui e alla sua famiglia, se fossero rimasti in Polonia nel periodo delle persecuzioni naziste. La risposta non era effettivamente troppo difficile, visto che oggi il villaggio di Yzeran in cui Kubert era nato non esiste più.
Varsavia 1943, ghetto ebraico. Mentre la gente viene lasciata praticamente morire per le strade, un gruppo di uomini si ribella ai soldati tedeschi con la forza della disperazione, e inizia una guerriglia che si protrae per alcuni giorni nelle strade, anche se non ci sono molti dubbi sull'esito degli scontri.
In quel piccolo gruppo di ribelli, nel libro di Kubert, c'è anche un ragazzino di nome Yossel, che a differenza della sua famiglia è scampato alle deportazioni nei campi di sterminio, e questo grazie alla sua bravura nel disegnare superuomini, come quelli dei fumetti americani. Questa capacità lo ha fatto prendere a ben volere dagli ufficiali tedeschi, che non solo gli regalano preziosi generi alimentari, ma gli permettono di andare e venire liberamente dal loro quartier generale, in cambio dei suoi disegni. Naturalmente la situazione sarà sfruttata dal piccolo partigiano per vendicare in qualche modo i propri cari. Come artificio narrativo può apparire un po' forzato, ma chiunque abbia delle capacità nel disegno, può confermare l'ammirazione, anche un po' esagerata, che molti sono pronti a tributare per quello che considerano una specie di dono miracoloso piovuto dal cielo (senza sapere quante ore, giorni, o anni di pazienza e lavoro occorrano per conquistare tale "dono"), e chiunque abbia avuto a che fare con un esercito dall'interno, potrà forse confermare che la prassi di concedere privilegi a chi possiede capacità che possono tornare utili a scopo propagandistico è altrettanto comune. Certo, nella situazione estrema della storia, la leggerezza degli ufficiali in questione li fa apparire comunque come dei sempliciotti, ma è simpatica l'ironia con cui Kubert mette in bocca le stesse frasi estasiate sia ai compagni che ai nemici del piccolo Yossel, mentre lo guardano disegnare.
Ovviamente Yossel è lo stesso Kubert, come avrebbe potuto essere se non fosse emigrato a New York, e altrettanto ovviamente, vivendo nella Polonia degli anni '40, non ha avuto nessuna possibilità di lavorare nel campo dei fumetti. Nonostante ciò ha ugualmente imparato a disegnarli abilmente, copiando i personaggi americani. Anche questa soluzione sembrerebbe un po' forzata, visto che non potevano circolare molti fumetti nella Polonia di quegli anni, e per di più in un piccolo villaggio. Eppure pare che almeno una rivista polacca ne avesse pubblicati alcuni e che fosse uscito addirittura un albo di Flash Gordon in polacco. Non resta che fare i complimenti a Kubert per l'accuratezza delle sue ricerche.
E' stato altrettanto accurato anche nella ricostruzione degli avvenimenti storici, compreso il resoconto di ciò che accadeva nei campi di sterminio, messo in bocca ad un superstite che, dopo essere fuggito, racconta ciò che a visto alla gente del ghetto. E una volta tanto, a differenza di altre ricostruzioni di vario tipo, vengono descritti dei lager in cui le vittime della discriminazione nazista non sono solo ebrei, ma anche zingari, prigionieri russi, omosessuali, o testimoni di Geova.
Resta da dire dell'impostazione particolare con cui è stata realizzata la storia, sia dal punto di vista grafico che da quello narrativo.
Kubert, per ottenere più immediatezza e coinvolgimento, ha deciso di lasciare i disegni sotto forma di schizzi a matita, come se provenissero dalla mente del protagonista, o come se si trattasse del vero e proprio diario di un testimone degli avvenimenti. Ciò può avere un certo interesse sia per gli aspiranti disegnatori che per gli ammiratori dell'autore, che hanno l'occasione di vedere come costruisce personaggi e ambienti uno dei più espressivi e originali disegnatori di fumetti del mondo. L'ottima qualità della stampa permette infatti vedere anche le linee di riferimento più leggere, usate per riprodurre correttamente prospettive e anatomie. Inoltre sulla carta leggermente grigia, risalta spesso del bianchetto utilizzato per dare dei tocchi di luce in determinati punti e, chissà, forse anche per alleggerire qualche tono troppo scuro. I disegni risultano così radicalmente diversi da quelli a china dei comuni fumetti, avvicinandosi di più agli schizzi preliminari dei pittori.
Per i testi poi non sono mai state usate le tipiche nuvolette, ma esclusivamente le didascalie, anche per i dialoghi. Questo per chi è abituato a leggere i fumetti normali, crea una sensazione di maggiore "stacco" tra parole e disegni, un po' come se invece di vedere un "film", si leggesse un romanzo, ma sempre con un notevole supporto di immagini che permette contemporaneamente anche di visualizzare gli avvenimenti.
La grafica delle pagine, infine, è totalmente libera e aperta, senza nessuna divisione o riquadro che separi le "vignette" l'una dall'altra.
Si tratta di una serie di scelte, abbastanza coraggiose, ma che fanno collocare il volume a metà tra il fumetto e il racconto illustrato, probabilmente anche per avvicinare più facilmente il pubblico che non legge abitualmente fumetti (tant'è vero che il libro ha vinto un premio Pulitzer, come accadde anche a Maus). E' senz'altro un tipo di opera di confine di cui oggi si avverte sempre più il bisogno perché il fumetto possa definitivamente rivendicare tutta la dignità artistica che merita, occupandosi anche di temi storicamente rilevanti, ad un alto livello espressivo. Vedremo se in futuro sarà possibile continuare a farlo senza distaccarsi troppo dalle caratteristiche peculiari che rendono questo linguaggio particolarmente leggibile ed immediato, in modo da arricchire sia il mondo dell'arte che la diffusione della cultura.


YOSSEL: 19 Aprile 1943
testi e disegni di Joe Kubert
Editore: Free Books
128 pagine in bianco e nero
rilegatura: cartonata
prezzo: euro 11,40

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