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“Pulcinella smascherato”:
intervista ad Aniello Scotto


di Massimo Acciai



“Caro Pulcinella, mi piace la tua Rivista molto vasta e piena di respiro! Ti faccio sapere che ti dedico molte mostre da tempo! Ti invio l'indirizzo www.anielloscotto.it
Con queste parole si è presentato, un giorno di marzo, uno degli artisti più interessanti incontrati nel corso di questi tre anni attraverso le pagine elettroniche di questa nostra rivista. Siamo andati subito a vedere l’indirizzo indicato, scoprendo un mondo intrigante fatto di figure oniriche, misteriose, piene di simboli. Dedicargli un’intervista, per capire meglio la sua opera così complessa e sfaccettata, ci è sembrato naturale e doveroso. Aniello Scotto ci ha risposto cortesemente con una mail datata 31 marzo. A lui va un ringraziamento sincero per la disponibilità e per la chiarezza con cui ci ha reso parte del suo processo creativo.



1. Cominciamo con i suoi studi, la sua formazione culturale.

Purtroppo per questa prima domanda devo rispondere in modo schematico e freddo.
Parlare dei miei studi è semplice: Ho frequentato il Liceo Artistico e l’Accademia delle Belle Arti di Napoli, dove attualmente insegno Tecnica dell’incisione e Disegno dal vero. La mia formazione artistica si è sviluppata osservando, apprezzando e coltivando il bello attraverso le opere di artisti del passato quale il Caravaggio ed i Caravaggeschi ed artisti sommi del presente quali il maestro Starita per l’incisione e il maestro Annigoni per il disegno (con quest’ultimo frequentemente avevo contatti epistolari). Il disegno nella manifestazione più pura mi ha sempre affascinato ed ho cercato di fondere le ricerche del passato con la realtà di oggi.

2. Quale peso ha il retroterra culturale nella creazione artistica?

Un solido retroterra culturale ed artistico è, secondo me, la “condicio sine qua non” per la nascita di un vero artista. La cultura in genere, e quella artistica in particolare, per un pittore è la base assoluta e necessaria per la costruzione di un vero temperamento artistico. E’ anche vero che artisti si nasce,ma io ho sempre obiettato che artista si nasce ma che solo in seguito lo si diventa. La storia dell’arte ci parla solo di pochissimi, grandi personalità artistiche illetterate mentre per il resto ci si imbatte in artisti poliedricamente coltissimi. Ma lo si sa!
Oggi, come ieri l’Italia è piena di navigatori, santi e poeti (intendo per poeti tutti coloro che si reputano artisti).

3. Quando e perché ha cominciato ad interessarsi a Pulcinella?

Ero un bambino e per di più solo e fin da allora mi inventavo giochi e parlavo spesso con dei burattini regalatomi dalla nonna. Fra questi ve ne era uno: Pulcinella, il mio preferito!
Mi incuriosiva quella maschera nera ed mi sembrava di sentirlo triste, triste come era allora il mio cuore di fanciullo. Così Pulcinella è rimasto, quasi per simbiosi, nel mio immaginario.

4. Chi è Pulcinella per lei? Cosa “nasconde”?

Fin dalla sua nebulosa origine si è disquisito su questa maschera dalle poliedriche sfaccettature. Pulcinella lo si è visto talora arguto, talaltro tonto ma mai ha avuto una sua definita collocazione nell’illusorio mondo del teatro. Eppure Pulcinella, se lo si osserva bene, ha qualcosa che alle altre maschere di solito manca: il rimanere tragicamente umano! Ed è questo che mi ha sempre affascinato ed attratto, questo che oggi mi ha spinto a curiosare sotto quella nera maschera alla ricerca dell’uomo che ride e piange secondo un copione ma che io sento costretto e ristretto in quella eterna finzione teatrale che lo costringe ad annullare se stesso, la sua vera personalità, le sue aspirazioni.

5. Il volto di Pulcinella smascherato è il volto di una persona reale?

Dietro la maschera vi è sempre un uomo, un uomo che da vita ad un personaggio che spesso è molto lontano dal vero suo essere. Il volto di Pulcinella senza “la nera maschera” è secondo me il volto di un uomo che per ragioni esistenziali, maschera se stesso ma vive con la luce dei suoi sentimenti e delle aspirazioni compresse, ma mai annullate, dal costume che indossa.
E poi può dirmi Lei dove nella vita di ogni uomo inizia il sogno o dove finisce la realtà?

6. E’evidente nella sua opera l’influsso di Caravaggio (sfondi scuri, forte contrasto tra luci ed ombre), mi sembra sia presente anche qualcosa di Hieronymus Bosch e dei pittori spagnoli del seicento…

Ciò che Lei afferma è esatto.
Le mie opere risentono dell’impostazione caravaggesca poiché nella pittura del Caravaggio io ritrovo il mio naturale stato d’animo e tutta la potenza espressiva della pitture tra i netti contrasti delle luci e delle ombre: quasi perenne lotta tra caos (ombra) e cosmos (luce).

7. Cosa pensa del rapporto tra la pittura e le nuove tecnologie di comunicazione di massa? Pensa che Internet possa contribuire a diffondere le opere d’arte,a farle conoscere ad un pubblico più vasto? Pensa che oggigiorno lo possa fare in misura maggiore?

La pittura, come le altre arti,possono solo beneficiare delle nuove tecnologie di comunicazione di massa. Bisogna però saper porgere ai media un prodotto degno onde indirizzare i loro gusti verso la vera arte ed il bello ed evitare così strumentalizzazioni, tendenze pseudo-artistiche e solo commerciali come purtroppo oggi sta avvenendo.
La vera arte ed il commercio sono state e, sempre saranno, solo in dissonanza.

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