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L'ALBERO DELLA VITA: Una ricerca oltre i confini del tempo
Recensione di Andrea Cantucci

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L'etica del cinema
a cura di Giovanna Salerno

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Intervista ad Valentina Minutoli
a cura di Massimo Acciai

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Quando la coreografia diventa arte eclettica: Ezio Schiavulli
di Alessandro Rizzo

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Dagli altopiani a Caporetto
di Maddalena Lonati
Ori dei cavalieri delle steppe
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L'Art Nouveau: Lalique
di Maddalena Lonati

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Strisce di Andrea Cantucci

Tavole natalizie

Provaci ancora Mr Red!
Striscie di Josè Monti

Intervista ad Valentina Minutoli, ritrattista
 

a cura di Massimo Acciai



Una comune amica mi ha parlato di Valentina Minutoli e del suo lavoro, segnalandomi il suo sito. Sono stato ben felice di contattarla tramite mail e di ricevere risposta alle mie domande, sempre per mail, nel dicembre 2007.


Per quest'intervista prendo spunto dal suo sito, dove si può avere un quadro delle tue molteplici attività. Iniziamo quindi dal tuo curriculum artistico che ci rivela la sua formazione: ce ne vuol parlare brevemente?

Dopo aver conseguito il diploma presso il liceo artistico sperimentale di Carrara, mi sono trasferita a Roma dove attualmente vivo e lavoro. Qui ho frequentato la scuola internazionale di Comics (corso illustrazione).
Come ritrattista ho iniziato grazie ad un artista che mi ha introdotta a questa pratica; ho sviluppato una notevole sensibilità nell'uso delle tecniche e del colore, dando corpo alla mia passione, scoprendo la bellezza di interpretare qualcosa di già esistente, conferendogli una seconda vita ... il Ritratto suscita un sentimento. Ritengo ogni Ritratto un'Opera unica. Tutti i dettagli sono essenziali per ottenere una perfetta armonizzazione del ritratto ed è per questo che devono essere trattati con estrema cura, perché l'errore di un solo dettaglio può rovinare il risultato finale del Ritratto.
Eseguo ritratti da diversi anni, pratica che mi ha conferito padronanza nelle diverse tecniche figurative. In particolare realizzo ritratti a matita, carboncino, penna, matite colorate, sanguigna, tecniche miste.

Quale peso ha il retroterra culturale nella creazione artistica?

C'è da considerare che la prima vera formazione artistica l'ho ricevuta a Carrara, città dove ho frequentato il liceo Artistico. E' la città del marmo e degli scultori, artisti che sfruttano la plasticità.
Questo fatto deve essermi prepotentemente entrato. Infatti, non c'è mio disegno o ritratto che non "cerchi di venir fuori", nel senso che utilizzo forti ombreggiature per dare volume.

Quando si è formata come ritrattista? Si ricorda il suo primo ritratto?

Il mio primo ritratto non lo ricordo. Sinceramente ero ancora alle elementari e cercavo di ritrarre i miei parenti quando ci ritrovavamo tutti per qualche occasione.
Ricordo che mio nonno paterno mi riusciva parecchio bene… forse, però, il primo vero ritratto l'ho fatto al liceo durante una lezione - che non stavo particolarmente seguendo - ad un compagno di banco, su un quaderno che purtroppo ho perduto.

Le tecniche che utilizza per i ritratti sono varie: ce n'è una che predilige? In base a quali criteri decide di optare per una piuttosto che per un'altra? Quale trova più "impegnativa"? Quale la più richiesta?

La tecnica che mi piace di più è quella che trovo più impegnativa: penna ed acquarello. Questo perché è una sfida fino all'ultimo tratto: non c'è possibilità di errore. Poi la penna ha delle possibilità insospettate. Questo l'ho scoperto al liceo, sempre durante lezioni alle quali prestavo marginale attenzione. Dopo mi è capitato di parlarne con un insegnante della Scuola di Comix che si è mostrato anche lui entusiasta di tale tecnica e questo mi ha senz'altro spinta a continuare.
La tecnica più richiesta è senz'altro a matita, in bianco e nero, che ha un effetto piuttosto classico e romantico: vedi tutto sotto un altro punto di vista (anche questa mi piace molto).
Difficilmente mi chiedono consigli per la tecnica da utilizzare. La gente ha spesso idee piuttosto chiare. Nei rari casi in cui me lo chiedono, comunque, mi baso sulla foto che ho a disposizione: se qualcuno ha occhi molto belli e la foto permette di cogliere le varie sfaccettature, senza dubbio, la tecnica che preferirei è a matite colorate. Se una foto, viceversa, è un po' sgranata e non permette di cogliere tutti i particolare, consiglio il carboncino che ha un tratto grosso e spesso in grado di dare comunque intensità.

Che tipo di persona le chiede di realizzare un ritratto? Quanto tempo le occorre mediamente per realizzarlo? Insomma… come lavora?

Chiunque mi chiede un ritratto… dalla giovane ragazza che vuol fare un regalo al fidanzato o ai genitori che fanno l'anniversario, al signore professionista che lo chiede solo per il proprio piacere e lo appende nello studio. Genitori che ne fanno richiesta per i figli, ecc.
Consideri che ho solo poche informazioni, quelle che i committenti decidono di fornirmi via e-mail. Non chiedo mai chi è il destinatario. I tempi di realizzazione sono molto variabili. Dipende da quanti ritratti ho in corso nello stesso periodo, dalla tecnica (ad esempio penna e acquarello è la più lunga) dalle dimensioni del ritratto…
Diciamo che mediamente occorrono dalle 2 alle 4 settimane.

Ha mai realizzato un autoritratto?

Ci ho provato una volta, ad olio. Ho costretto mio fratello a posare per ore. Tutto ciò per fare un regalo di natale ai miei genitori, con scarsi risultati: ero proprio alle prime armi. Poi non ci ho più provato… chissà perché. In fondo è interessante. Scoprirei cose nuove di me, essendo costretta a scrutarmi a lungo. Questo succede puntualmente con ogni soggetto che ritraggo ed è affascinante!

La sua attività principale mi sembra legata ai ritratti e al figurativo, ma nella sezione "Altre realizzazioni artistiche" è possibile trovare opere con altri soggetti, realizzate anche con altre tecniche, di tipo più sperimentale o comunque d'avanguardia: ci vuol parlare un po' anche di questa produzione?

Tutte queste opere sono legata a periodi in cui sentivo il bisogno di esprimermi e di cambiare. Sono nate di getto, non hanno una genesi. Ognuna si è fatta da sé e richiedeva i materiali man mano che i lavori procedevano. Era bello, avevo un rapporto molto fisico con queste realizzazioni. Ora ho molto meno tempo per dedicarmici.

Ha fatto qualche esposizione delle tue opere?

No, in realtà sono molto timida e, a parte le persone di cui mi fido, non amo molto "espormi". Con i ritratti è diverso: c'è una vera e propria commissione e tu sai quasi perfettamente quello che devi fare. Se sei padrone della tecnica non puoi deludere le aspettative.

C'è un'opera che sente come più rappresentativa? Se sì, qual è?

Ulisse, intanto è realizzato a penna. Poi lascia spazio alla fantasia, in piani diversi ci sono elementi che ti possono rimandare a quello che vuoi… il titolo è un suggerimento.

Qual è la mole della tua produzione in termini quantitativi? In media quanti ritratti o quadri dipingi in un anno?

E' difficile quantificare, direi circa 50 ritratti di varie dimensioni.

Quali sono stati i tuoi modelli pittorici, gli artisti che hai amato di più, che hanno contribuito a formare il tuo stile?

Mi piacciono immensamente il Caravaggio, Giotto, Masaccio, i fiamminghi, Michelangelo, gli scultori greci, in particolare del periodo ellenistico, Bernini… Sono molti e diversi. Caravaggio mi piace perché è drammatico e teatrale, estremamente realista e "regista" di ogni sua opera. Giotto è stato il distacco dal periodo che l'ha preceduto ed ha finalmente dato "solidità" a ciò che era solo ascetico. Masaccio lo amo per il suo dramma e per quanto riesce a coinvolgermi la visione delle sue opere che mi colpiscono profondamente. I fiamminghi, beh! Erano maestri della precisione e della quotidianità, maniaci del perfezionismo. Nei loro quadri non si smette di trovare un qualche particolare minuto e "cesellato" con cura. Mi danno un certo disagio perché dipingendo so cosa significhi portare a termine lavori di quel tipo: difficoltà, sudore, dolore a schiena, mani, occhi. Ma il risultato finale dona una serenità quasi assurda. Michelangelo è l'uomo delle sfide! Lo scultore "costretto" a dipingere e con quali risultati! Nelle sue creazioni c'è sempre lo scultore e tutto è molto plastico e materico. Gli scultori del periodo ellenistico? Mi basta nominare il "Laoconte" o il "Bambino che strozza l'oca": siamo sempre lì, verità e dramma. Bernini dal canto suo ricamava il marmo, gli toglieva peso. Era un virtuoso. Forse ciò che accomuna tutti coloro che ho menzionato è la virtuosità della tecnica che utilizzavano: lasciano senza fiato. Mi piacerebbe essere altrettanto padrona delle mie mani e di quello che realizzano.

Cosa pensa del rapporto tra la pittura e le nuove tecnologie di comunicazione di massa? Pensa che Internet possa contribuire a diffondere le opere d'arte, a farle conoscere ad un pubblico più vasto? Pensa che oggigiorno lo possa fare in misura maggiore?

Penso che internet sia fondamentale per qualunque cosa. Ha solamente dei limiti: non va a fondo. Serve per pubblicizzare e portare ad una conoscenza iniziale, ma poi bisogna continuare diversamente. Le nuove tecnologie sono sopporti molto importanti, in grado di portare a risultati ottimi. Il mondo è molto più comunicante e curioso oggi, quindi, questi strumenti sono un valido ausilio a chi vuole approcciarsi all'arte. In questo modo ci si "espande" tutti di più.

Le parole chiave dell'èra attuale, battezzata "èra digitale" sono: multimedialità, mass media, integrazione, virtualità. Cosa hanno cambiato le nuove tecnologie digitali nella creazione artistica, se hanno cambiato qualcosa? C'è un reale contrasto tra passato e futuro?

L'arte è sempre stata e sempre sarà espressione di qualcosa di totalmente intimo. Dalla notte dei tempi siamo passati attraverso tecniche artistiche diversissime ma ugualmente efficaci anche se con un grado di evoluzione diverso. Quel che cambia, in realtà, è il gusto. No, in realtà non cambia: si arricchisce. Siamo a contatto con i popoli più lontani e qualche volta scegliamo di cogliere alcuni loro aspetti culturali; altre volte non possiamo farne a meno. Quindi, conoscendo cose nuove, si impara anche a conviverci e in alcuni casi, ad apprezzarle. Questo arricchisce il nostro bagaglio culturale. Ad ogni modo, non trovo che ci sia un reale contrasto tra passato e futuro: chi vuole esprimersi continuerà a farlo, chi vuole osservare avrà la possibilità di farlo.

Quale visione hai della donna?

Sarebbe veramente lungo. E' una questione complessa anche considerando il fatto che io stessa sono donna… la donna è complessa e non sempre sa cosa vuole. E' meravigliosa e completa, ma sempre alla ricerca di qualcosa. E' una spugna, assorbe tutto ciò che la circonda - cambia anche l'estetica a seconda dei periodi - e questo, a mio avviso, fa di lei un "termometro" della società. Cambia quando cambiano i tempi per poi riappropriarsi di ciò che aveva - o non aveva - prima… non saprei.

E la visione dell'uomo?

L'uomo forse è ancora più difficile. Si rischia di cadere nei luoghi comuni. Ora come ora, anche lui non sa cosa volere, ma cerca di prenderlo. In questo periodo storico dove i confini si assottigliano e a volte spariscono, si è tutti un po' più fragili, indipendentemente dal sesso, ma con manie di onnipotenza. Ad ogni modo, trovo che noi, uomini e donne, ci completiamo.

Vedo che, come molti artisti moderni, anche lei hai un blog che tiene insieme alla poetessa Vivien: che rapporto c'è tra poesia - letteratura in genere - e arti visive? Com'è nata e come si sviluppa la collaborazione con Vivien?

E' stata lei a contattarmi per prima. Mi si è presentata con una poesia molto bella ed ho capito che poteva aggiungere peculiarità a qualcosa che è già speciale di per sé. Nella nostra collaborazione ci completiamo. Siamo il valore aggiunto l'una dell'altra. Trovo che il rapporto tra poesia ed arti visive sia molto stretto: come per qualunque forma artistica, c'è un comune denominatore.

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