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Intervista ad Valentina Minutoli,
ritrattista
Una comune amica mi ha parlato di Valentina
Minutoli e del suo lavoro, segnalandomi il suo
sito. Sono stato ben felice di contattarla
tramite mail e di ricevere risposta alle mie
domande, sempre per mail, nel dicembre 2007.
Per quest'intervista prendo spunto dal suo
sito, dove si può avere un quadro delle tue
molteplici attività. Iniziamo quindi dal tuo
curriculum artistico che ci rivela la sua
formazione: ce ne vuol parlare brevemente?
Dopo
aver conseguito il diploma presso il liceo artistico
sperimentale di Carrara, mi sono trasferita a Roma
dove attualmente vivo e lavoro. Qui ho frequentato
la scuola internazionale di Comics (corso
illustrazione).
Come ritrattista ho iniziato grazie ad un artista
che mi ha introdotta a questa pratica; ho sviluppato
una notevole sensibilità nell'uso delle tecniche e
del colore, dando corpo alla mia passione, scoprendo
la bellezza di interpretare qualcosa di già
esistente, conferendogli una seconda vita ... il
Ritratto suscita un sentimento. Ritengo ogni
Ritratto un'Opera unica. Tutti i dettagli sono
essenziali per ottenere una perfetta armonizzazione
del ritratto ed è per questo che devono essere
trattati con estrema cura, perché l'errore di un
solo dettaglio può rovinare il risultato finale del
Ritratto.
Eseguo ritratti da diversi anni, pratica che mi ha
conferito padronanza nelle diverse tecniche
figurative. In particolare realizzo ritratti a
matita, carboncino, penna, matite colorate,
sanguigna, tecniche miste.
Quale peso ha il retroterra culturale nella
creazione artistica?
C'è da considerare che la prima vera formazione
artistica l'ho ricevuta a Carrara, città dove ho
frequentato il liceo Artistico. E' la città del
marmo e degli scultori, artisti che sfruttano la
plasticità.
Questo fatto deve essermi prepotentemente entrato.
Infatti, non c'è mio disegno o ritratto che non
"cerchi di venir fuori", nel senso che utilizzo
forti ombreggiature per dare volume.
Quando si è formata come ritrattista? Si ricorda
il suo primo ritratto?
Il mio primo ritratto non lo ricordo. Sinceramente
ero ancora alle elementari e cercavo di ritrarre i
miei parenti quando ci ritrovavamo tutti per qualche
occasione.
Ricordo che mio nonno paterno mi riusciva parecchio
bene… forse, però, il primo vero ritratto l'ho fatto
al liceo durante una lezione - che non stavo
particolarmente seguendo - ad un compagno di banco,
su un quaderno che purtroppo ho perduto.
Le
tecniche che utilizza per i ritratti sono varie:
ce n'è una che predilige? In base a quali criteri
decide di optare per una piuttosto che per un'altra?
Quale trova più "impegnativa"? Quale la più
richiesta?
La
tecnica che mi piace di più è quella che trovo più
impegnativa: penna ed acquarello. Questo perché è
una sfida fino all'ultimo tratto: non c'è
possibilità di errore. Poi la penna ha delle
possibilità insospettate. Questo l'ho scoperto al
liceo, sempre durante lezioni alle quali prestavo
marginale attenzione. Dopo mi è capitato di parlarne
con un insegnante della Scuola di Comix che si è
mostrato anche lui entusiasta di tale tecnica e
questo mi ha senz'altro spinta a continuare.
La tecnica più richiesta è senz'altro a matita, in
bianco e nero, che ha un effetto piuttosto classico
e romantico: vedi tutto sotto un altro punto di
vista (anche questa mi piace molto).
Difficilmente mi chiedono consigli per la tecnica da
utilizzare. La gente ha spesso idee piuttosto
chiare. Nei rari casi in cui me lo chiedono,
comunque, mi baso sulla foto che ho a disposizione:
se qualcuno ha occhi molto belli e la foto permette
di cogliere le varie sfaccettature, senza dubbio, la
tecnica che preferirei è a matite colorate. Se una
foto, viceversa, è un po' sgranata e non permette di
cogliere tutti i particolare, consiglio il
carboncino che ha un tratto grosso e spesso in grado
di dare comunque intensità.
Che tipo di persona le chiede di realizzare un
ritratto? Quanto tempo le occorre mediamente per
realizzarlo? Insomma… come lavora?
Chiunque mi chiede un ritratto… dalla giovane
ragazza che vuol fare un regalo al fidanzato o ai
genitori che fanno l'anniversario, al signore
professionista che lo chiede solo per il proprio
piacere e lo appende nello studio. Genitori che ne
fanno richiesta per i figli, ecc.
Consideri che ho solo poche informazioni, quelle che
i committenti decidono di fornirmi via e-mail. Non
chiedo mai chi è il destinatario. I tempi di
realizzazione sono molto variabili. Dipende da
quanti ritratti ho in corso nello stesso periodo,
dalla tecnica (ad esempio penna e acquarello è la
più lunga) dalle dimensioni del ritratto…
Diciamo che mediamente occorrono dalle 2 alle 4
settimane.
Ha mai realizzato un autoritratto?
Ci ho provato una volta, ad olio. Ho costretto mio
fratello a posare per ore. Tutto ciò per fare un
regalo di natale ai miei genitori, con scarsi
risultati: ero proprio alle prime armi. Poi non ci
ho più provato… chissà perché. In fondo è
interessante. Scoprirei cose nuove di me, essendo
costretta a scrutarmi a lungo. Questo succede
puntualmente con ogni soggetto che ritraggo ed è
affascinante!
La sua attività principale mi sembra legata ai
ritratti e al figurativo, ma nella sezione "Altre
realizzazioni artistiche" è possibile trovare
opere con altri soggetti, realizzate anche con altre
tecniche, di tipo più sperimentale o comunque
d'avanguardia: ci vuol parlare un po' anche di
questa produzione?
Tutte queste opere sono legata a periodi in cui
sentivo il bisogno di esprimermi e di cambiare. Sono
nate di getto, non hanno una genesi. Ognuna si è
fatta da sé e richiedeva i materiali man mano che i
lavori procedevano. Era bello, avevo un rapporto
molto fisico con queste realizzazioni. Ora ho molto
meno tempo per dedicarmici.
Ha fatto qualche esposizione delle tue opere?
No, in realtà sono molto timida e, a parte le
persone di cui mi fido, non amo molto "espormi". Con
i ritratti è diverso: c'è una vera e propria
commissione e tu sai quasi perfettamente quello che
devi fare. Se sei padrone della tecnica non puoi
deludere le aspettative.
C'è un'opera che sente come più rappresentativa?
Se sì, qual è?
Ulisse, intanto è realizzato a penna. Poi lascia
spazio alla fantasia, in piani diversi ci sono
elementi che ti possono rimandare a quello che vuoi…
il titolo è un suggerimento.
Qual è la mole della tua produzione in termini
quantitativi? In media quanti ritratti o quadri
dipingi in un anno?
E' difficile quantificare, direi circa 50 ritratti
di varie dimensioni.
Quali sono stati i tuoi modelli pittorici, gli
artisti che hai amato di più, che hanno contribuito
a formare il tuo stile?
Mi
piacciono immensamente il Caravaggio, Giotto,
Masaccio, i fiamminghi, Michelangelo, gli scultori
greci, in particolare del periodo ellenistico,
Bernini… Sono molti e diversi. Caravaggio mi piace
perché è drammatico e teatrale, estremamente
realista e "regista" di ogni sua opera. Giotto è
stato il distacco dal periodo che l'ha preceduto ed
ha finalmente dato "solidità" a ciò che era solo
ascetico. Masaccio lo amo per il suo dramma e per
quanto riesce a coinvolgermi la visione delle sue
opere che mi colpiscono profondamente. I fiamminghi,
beh! Erano maestri della precisione e della
quotidianità, maniaci del perfezionismo. Nei loro
quadri non si smette di trovare un qualche
particolare minuto e "cesellato" con cura. Mi danno
un certo disagio perché dipingendo so cosa
significhi portare a termine lavori di quel tipo:
difficoltà, sudore, dolore a schiena, mani, occhi.
Ma il risultato finale dona una serenità quasi
assurda. Michelangelo è l'uomo delle sfide! Lo
scultore "costretto" a dipingere e con quali
risultati! Nelle sue creazioni c'è sempre lo
scultore e tutto è molto plastico e materico. Gli
scultori del periodo ellenistico? Mi basta nominare
il "Laoconte" o il "Bambino che strozza l'oca":
siamo sempre lì, verità e dramma. Bernini dal canto
suo ricamava il marmo, gli toglieva peso. Era un
virtuoso. Forse ciò che accomuna tutti coloro che ho
menzionato è la virtuosità della tecnica che
utilizzavano: lasciano senza fiato. Mi piacerebbe
essere altrettanto padrona delle mie mani e di
quello che realizzano.
Cosa pensa del rapporto tra la pittura e le nuove
tecnologie di comunicazione di massa? Pensa che
Internet possa contribuire a diffondere le opere
d'arte, a farle conoscere ad un pubblico più vasto?
Pensa che oggigiorno lo possa fare in misura
maggiore?
Penso che internet sia fondamentale per qualunque
cosa. Ha solamente dei limiti: non va a fondo. Serve
per pubblicizzare e portare ad una conoscenza
iniziale, ma poi bisogna continuare diversamente. Le
nuove tecnologie sono sopporti molto importanti, in
grado di portare a risultati ottimi. Il mondo è
molto più comunicante e curioso oggi, quindi, questi
strumenti sono un valido ausilio a chi vuole
approcciarsi all'arte. In questo modo ci si
"espande" tutti di più.
Le parole chiave dell'èra attuale, battezzata
"èra digitale" sono: multimedialità, mass media,
integrazione, virtualità. Cosa hanno cambiato le
nuove tecnologie digitali nella creazione artistica,
se hanno cambiato qualcosa? C'è un reale contrasto
tra passato e futuro?
L'arte è sempre stata e sempre sarà espressione di
qualcosa di totalmente intimo. Dalla notte dei tempi
siamo passati attraverso tecniche artistiche
diversissime ma ugualmente efficaci anche se con un
grado di evoluzione diverso. Quel che cambia, in
realtà, è il gusto. No, in realtà non cambia: si
arricchisce. Siamo a contatto con i popoli più
lontani e qualche volta scegliamo di cogliere alcuni
loro aspetti culturali; altre volte non possiamo
farne a meno. Quindi, conoscendo cose nuove, si
impara anche a conviverci e in alcuni casi, ad
apprezzarle. Questo arricchisce il nostro bagaglio
culturale. Ad ogni modo, non trovo che ci sia un
reale contrasto tra passato e futuro: chi vuole
esprimersi continuerà a farlo, chi vuole osservare
avrà la possibilità di farlo.
Quale visione hai della donna?
Sarebbe veramente lungo. E' una questione complessa
anche considerando il fatto che io stessa sono
donna… la donna è complessa e non sempre sa cosa
vuole. E' meravigliosa e completa, ma sempre alla
ricerca di qualcosa. E' una spugna, assorbe tutto
ciò che la circonda - cambia anche l'estetica a
seconda dei periodi - e questo, a mio avviso, fa di
lei un "termometro" della società. Cambia quando
cambiano i tempi per poi riappropriarsi di ciò che
aveva - o non aveva - prima… non saprei.
E la visione dell'uomo?
L'uomo forse è ancora più difficile. Si rischia di
cadere nei luoghi comuni. Ora come ora, anche lui
non sa cosa volere, ma cerca di prenderlo. In questo
periodo storico dove i confini si assottigliano e a
volte spariscono, si è tutti un po' più fragili,
indipendentemente dal sesso, ma con manie di
onnipotenza. Ad ogni modo, trovo che noi, uomini e
donne, ci completiamo.
Vedo che, come molti artisti moderni, anche lei
hai un
blog che tiene insieme alla poetessa Vivien: che
rapporto c'è tra poesia - letteratura in genere - e
arti visive? Com'è nata e come si sviluppa la
collaborazione con Vivien?
E' stata lei a contattarmi per prima. Mi si è
presentata con una poesia molto bella ed ho capito
che poteva aggiungere peculiarità a qualcosa che è
già speciale di per sé. Nella nostra collaborazione
ci completiamo. Siamo il valore aggiunto l'una
dell'altra. Trovo che il rapporto tra poesia ed arti
visive sia molto stretto: come per qualunque forma
artistica, c'è un comune denominatore.
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