|
|
Libri a fumetti
L'ALBERO DELLA VITA: Una ricerca oltre i confini
del tempo
Recensione di Andrea Cantucci
Cinema
Pittura
Danza
Quando la coreografia
diventa arte eclettica: Ezio Schiavulli
di Alessandro Rizzo
Mostre
Fumetti in corso
Tavole natalizie
|
|
Una rubrica per raccontare i
semplici valori, le pecularietà, il "fra le righe"
delle pellicole di oggi e di ieri, attraverso le mie
opinioni e pensieri.
Il cinema è un viaggio di emozioni, di vissuti, di
luoghi, tempi; il cinema è il viaggio di ricordi e
di fantasticherie quasi reali... è un viaggio senza
contatti.
Il cinema è significato in sé e anche significante,
perché è sia soggetto in essere, che mezzo di
trasmissione, per capirlo. Per capire il cinema,
bisogna vivere il cinema.
Il grande schermo ci ha sempre donato svariate
occasioni di viaggio in cui attraversare luoghi e
situazioni, stando fermi e comodi sulla poltrona,
offrendo spunti, domande, pensieri quando poi si
esce dalla sala e viene voglia di comunicare "quello
stato" dopo film. La messa in scena cinematografica
ci regala un'identità che molto incide sul nostro
immaginario, aiuta a esplorare molte nostre
emozioni, molti vissuti; ci fa vedere la vita con
altri occhi.. Si percepiscono quasi gli odori, anche
se sembra strano solo pensarlo…
Non è semplice cogliere il "profumo di pellicola":
un istante magico e misterioso; le immagini e i loro
movimenti, le musiche, le scene e le parole... tutto
che si fa poesia.
E cosi, ci si ritrova ad annotare su di un'agenda,
"quella" frase, che ci ha fatto sobbalzare il
cuore... perché il cinema è un viaggio di silenzi,
che urlano in noi.
Che cos'è per voi il cinema? Cosa vi regala?
Scrivetemi:
giovanna-salerno@libero.it
* * *
LE ONDE DEL DESTINO di Lars Von Trier, 1996.
Con il tema del viaggio, vorrei condurvi nella
Scozia degli anni '70.
Vincitore a Cannes nel 1996,
questa pellicola racconta la storia di Bess Mc Neill,
donna non più giovanissima, goffa e poco curata,
particolare perla di un mare troppo inquinato.
Alle prese con provinciali tradizioni, Bess trova il
suo "riscatto" di vita, tra le braccia di uno
straniero.
Un film senza alcun effetto speciale, molto lento ma
espressivo: una storia che sa di spiritualità, di
delirio buono e umanità, che travolge a piccoli
sorsi. Particolare è la colonna sonora: Leonard
Cohen, i Deep Purple e David Bowie; artisti che
creano situazioni musicali suggestive e di
contrasto.
Le immagini scorrono a tratti lente, tra i paesaggi
rabbuiati, lento come lo è la comunità che vive in
quella porzione di Scozia settentrionale, cosi
chiusa a sé, come una conchiglia.
Il nudo di uomo compare non come volgarità, ma come
esaltazione e maestosità; anche se è imbarazzante e
inconsueto.
La vita non è cosi rosea come Bess se l'era
immaginata dopo sposata, ma tutto quel raccontare e
provare nuove sensazioni, la conduce verso il suo
sincero amore per Jan.
Bess è pronta a sacrificarsi per amore: l'importante
è guarire la sofferenza del marito, costretto a
letto per un incidente sul lavoro.
I silenzi non fanno per Bess, che vuole ribellarsi
ad un sistema che non le si addice: la sua via
crucis personale avvolge lo spettatore nella
sensibilità che sa di carità, di pietas.
Un misterioso epilogo fluttua nell'aria, con la
velata magia di Elton John, per viaggiare sulle onde
del destino.
"Non ci è permesso scegliere del nostro destino.
Ma ciò che vi mettiamo dentro è nostro".
(Dag Hammarskjold).
* * *
L'altra faccia della realtà
di
Iuri Lombardi
L'universo diegetico traccia davanti a noi il
profilo della via lattea: miliardi di stelle, di
immagini ci sobbalzano contro, tanto da non saperle
neppure afferrare con le mani, le nostre mani nude,
e neppure con gli occhi, a quanto pare, accecanti da
una bellezza divina. Ciò che ci appare d'incanto è
il cinema: l'altra faccia della realtà che noi
vediamo, viviamo. E' un insieme di paesaggi,
persone, luoghi che sembrano essere dei riflessi
lucidi su di un coccio di cristallo. Una proiezione,
insomma, sulla quarta parete, quella incantata,
sulla quale si estende l'infinito, il frammento
della storia, in particolare della nostra, in altre
parole: dove termina il reale ed inizia l'onirico.
|
ì |
|
|