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Libri a fumetti
Cinema
Interviste
Memorie preziose
Art Déco
di Maddalena Lonati
Fumetti in corso 10
- 11 - 12
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Il ventennio che intercorre fra
le due guerre mondiali è caratterizzato da uno
sfrenato desiderio di rinnovamento e sperimentazione
e, nonostante le crisi economiche ed il periodo poco
favorevole, si assiste ad un notevole fermento
artistico, culminante nelle avanguardie del Dadaismo
e del Surrealismo, ma anche nel consolidamento della
fama di Picasso, Braque, Matisse. L'estetica delle
varie discipline sembra convogliare verso un
progetto comune, coerente, che troverà una delle sue
massime espressioni nella gioielleria. La
definizione Art Déco deriva dall' Exposition
Internationale des Arts Décoratifs et Industriels
Modernes tenutasi a Parigi nel 1925; essa presentava
gli oggetti di lusso della moda parigina, e
sottolineava al mondo che Parigi continuava a
rimanere il centro internazionale per lo stile anche
dopo la prima guerra mondiale. In contrapposizione
all'Art Nouveau, il Déco non concesse nulla alla
leziosità e al decoro, traducendo invece la
dinamicità di quegli anni in forme lineari e
geometriche sottolineate dai forti colori
contrastanti. Le fonti di ispirazione derivano dalla
voglia compulsiva di quel periodo di affermarsi
attraverso il lavoro, lo sport, la velocità,
qualsiasi attività che potesse rappresentare la
vitalità così ferocemente compromessa dal periodo
bellico e che ora manifestava l'urgenza di
esprimersi. Il ritmo sincopato di quegli anni viene
rappresentato attraverso volumi solidi ed ardite
architetture geometriche che si compenetrano su
piani diversi, creando giochi di chiaroscuro che
spesso non necessitano dell'ausilio di pietre
preziose. Sono bandite le gemme di grandi dimensioni
che attrarrebbero troppo l'attenzione su di sé,
favorendo così la sperimentazione di inediti temi
attinti dalla civiltà delle macchine e bandendo ogni
riferimento naturalistico. I gioielli divengono il
prolungamento della ricerca cubista e futurista
sostituendo le pennellate con l'impiego delle lacche
e degli smalti, così cari al gusto dell'epoca. E'
osteggiato il lusso ostentato e considerato troppo
semplice della profusione di diamanti, viene
preferita invece la commistione sapiente di oro,
lacche, argento, acciaio e pietre semipreziose che
nulla toglie alla bellezza del monile, semmai
aggiunge una spinta innovativa alla ricerca formale
liberando una potenza estetica in grado di prevalere
sul valore intrinseco dei materiali impiegati. I
gioiellieri giocano con tavolozze cromatiche ardite
abbinando pietre trasparenti ed opache e
riabilitando l'uso di onice, corallo, giada ed
avorio in composizioni inconsuete ed intense e
lontane dalla preferenza dell'Art Nouveau per le
tinte diafane ed evanescenti; influenzati dai
Balletti Russi e dal Fauvismo, i gioielli si tingono
di policromie intense e dissonanti. Le dimensioni si
espandono a dismisura sottolineando l'esigenza di
avere gioielli dal forte carattere e ben visibili
anche da lontano, ogni forma di miniatura è bandita.
Questa nuova concezione del gioiello ben rispecchia
il diverso ruolo che la donna stava conquistando in
quegli anni, Donna Moderna sempre più indipendente e
dinamica e consapevole delle proprie potenzialità.
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