ARRIVANO I NOSTRI
Storia delle storie d'Italia a fumetti
Andrea Cantucci
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Quando i personaggi dei fumetti
iniziano a diffondersi in Italia, agli inizi del
ventesimo secolo, sulle pagine del Corriere dei
Piccoli non manca, tra le tante tavole umoristiche
anche una serie dichiaratamente patriottica, in
un'epoca in cui alcune regioni del nord erano ancora
occupate
dall'Austria. Il protagonista, il piccolo
contadino Italino, creato dal grande illustratore
Antonio Rubino nel 1915 (poco dopo l'ingresso
dell'Italia nella Prima Guerra Mondiale), non fa che
prendersi gioco continuamente dei soldati austriaci.
Più che nella storia, siamo qui nel campo della
propaganda, per quanto simpatica e graficamente
raffinata.
Ben più becera e tronfia è la propaganda fascista
che, per convinzione o per opportunismo, negli anni
'30 e '40 del '900, spinge anche molti autori di
fumetti a rileggere la storia patria in chiave
funzionale al regime, attribuendo arbitrariamente
sentimenti mussoliniari ante litteram a qualunque
personaggio del passato, reale o immaginario che
sia. Anche il Corriere dei Piccoli si allinea e lo
stesso Antonio Rubino passa dallo scherzoso
patriottismo del primo Italino all'ottusa retorica
di regime dei
due piccoli balilla Dado e Lio, che
con inquietante candore esortano i bimbi italiani a
"combattere e obbedire" (ma ovviamente non a
pensare).
In questo clima di acritico fervore nazionalista non
può mancare naturalmente l'adattamento a fumetti
della storia della rivolta antiaustriaca innescata
nel 1746 dal sasso lanciato dal piccolo genovese
Giovan Battista Perasso, detto Balilla. Il racconto
intitolato "I Ragazzi di Portoria" esce nel 1937 sul
giornale a fumetti nerbiniano "Giungla!", con testi
di Romagnoli e disegni di Vichi, e, se riporta gli
avvenimenti essenziali dell'epoca, non si fa
scrupolo di romanzarli ingenuamente, attribuendo
ogni malvagità agli Austriaci e ogni eroismo e
nobiltà d'animo agli insorti, per cui di realmente
storico rimane alla fine ben poco. Tristemente
tipico, e simile a quello di molti altri fumetti
"storici" di quegli anni, è il retorico finale in
cui viene predetta la futura ascesa al potere di
Mussolini, presuntuosamente e ridicolmente descritto
come continuatore dell'opera di Napoleone e dei
padri della patria italiani.
E' ovvio che negli ultimi anni del Fascismo i
protagonisti dei nostri fumetti fossero
prevalentemente degli italiani, anche perché a
partire dal 1938 fu categoricamente vietata
l'importazione dei personaggi statunitensi e
stranieri in genere, che pure in qualche passata
occasione erano stati opportunamente "fascistizzati".
Il risultato di tanto servile zelo fu che, in
qualunque parte del mondo fosse ambientato un
fumetto nostrano, si poteva star certi che il
protagonista sarebbe stato un viaggiatore, un
colonizzatore o un emigrante italiano, a meno ché
non si trattasse di prendere in giro popoli o
governanti stranieri. Perfino i rari fumetti western
avevano titoli come "Pionieri Italiani sui Sentieri
di Guerra del Grand-Ovest".
Dopo la liberazione dal Nazi-Fascismo e la
conseguente colonizzazione culturale americana del
nostro paese, la tendenza si inverte bruscamente nel
senso opposto e diventa raro trovare una serie a
fumetti italiana il cui protagonista non sia un eroe
statunitense, con una diffusione prevalente proprio
degli albi western, ambientati nella frontiera
americana dell'ottocento. La nostra storia, comprese
le vicende del contemporaneo Risorgimento, è stata
invece abbastanza trascurata dai nostri fumetti, pur
con alcune eccezioni. Ad esempio, il giornale a
fumetti cattolico "Il Vittorioso", nato, come si
intuisce dal nome, durante il ventennio e all'inizio
improntato ad una linea clerico-fascista incentrata
sulle gesta di "italici eroi" e legionari della
Guerra di Spagna (coerentemente con l'appoggio
incondizionato della gerarchia ecclesiastica a
Mussolini), sopravvive alla caduta del regime, anche
grazie alla sua diffusione parrocchiale e per oltre
vent'anni continua a pubblicare vari "cineromanzi"
storici a scopi educativi, rifiutando di allinearsi
all'esterofilia imperante nella maggioranza dei
fumetti italiani e contribuendo al formarsi di una
scuola nostrana di grandi illustratori, come Franco
Caprioli, Gianni De Luca e Lino Landolfi. E' quindi
naturale che nel 1961 sia proprio "Il Vittorioso", a
festeggiare il primo centenario dell'Unità d'Italia,
nel generale disinteresse del mondo del fumetto di
allora, con un numero speciale contenente il
racconto "Il Giallo di Garibaldi", disegnato da
Antonio Sciotti.
Sul versante politico opposto, troviamo, dal 1949,
il giornale a fumetti "Il Pioniere", di ispirazione
comunista, che pur rivolgendosi come il "Il
Vittorioso" ad un pubblico più o meno infantile,
ospita tra l'altro racconti dedicati a storie della
Resistenza partigiana, una parte fondamentale della
nostra Storia repubblicana che altri fumetti
trattano in quegli anni dell'immediato dopoguerra
per poi essere colpevolmente dimenticati,
come gli
albi oggi rarissimi di "Pam il Partigiano" del 1945,
"Pinotto, avventure di un Ragazzo Partigiano" del
1946 o "Bill dei Marines"
disegnato da Guido Buzzelli nel 1952, ma il più noto è sicuramente
"Sciuscià", di Torelli e Tacconi, che dal 1949 narra
in formato a striscia le avventure di un ragazzino
napoletano vagamente ispirato al protaqonista
dell'omonimo film di De Sica, durante e dopo la
Seconda Guerra Mondiale.
Saltuari fumetti storici italiani appaiono anche in
due pubblicazioni a fumetti cattoliche come "Il
Messaggero dei Ragazzi" e "Il Giornalino", che dopo
gli anni '60 del '900 proseguono idealmente
l'impostazione de "Il Vittorioso", piegando spesso
la Storia reale a esigenze di propaganda religiosa.
Ben più obiettive, ma anche piene di partecipazione
umana, risultano invece le cronache storiche a
fumetti sceneggiate da uno scrittore e giornalista
colto e preparato come Mino Milani sulle pagine del
"Corriere dei Piccoli" prima e del "Corriere dei
Ragazzi" poi, a partire dagli anni '70 del '900. Tra
queste si possono segnalare, come facenti parte
della Storia d'Italia, vari episodi disegnati da
Sergio Toppi, molti dei quali poi raccolti nel
volume "Cronache d'Armi...": come "I Due
Giuramenti", sul dottore e capitano borbonico
Ferdinando Palasciano, che già nel 1848 tentava di
sostenere i principi di umanità in guerra da cui poi
sarebbe sorta la Croce Rossa, "L'Uomo della Terza
Bomba", sull'attentato fallito di alcuni patrioti
italiani contro Napoleone III nel 1858, "Perché
Brigante", sui difficili inizi dell'unità nazionale
e le ingiustizie sociali alle origini del
brigantaggio, "Le Due Bandiere", sulla vita e la
morte nelle trincee italiane della Grande Guerra che
accumunarono monarchici e repubblicani, "La Vita di
un Soldato", sul paradosso di un soldato italiano la
cui vita viene indirettamente salvata dalla disfatta
di Caporetto, "Quel Grido...", sulla tregua concessa
da un gruppo di alpini ai soldati nemici perché
potessero mettere in salvo i feriti durante la
ritirata di Russia (episodio quest'ultimo tratto da
un capitolo de "Il Sergente nella Neve di Mario
Rigoni Stern").
Tra il 1976 e il 1978, le Edizioni Ottaviano
pubblicano per prime una "Storia d'Italia a Fumetti"
in più volumi (con disegni però piuttosto
dilettanteschi), che si concentra sui primi anni
dell'Unità e sui problemi e conflitti sociali di
quel periodo, come il brigantaggio e l'emigrazione.
Temi simili sono trattati, a livello più
professionale, nell'album "L'Uomo del Sud",
disegnato da Alarico Gattia per la collana della
Cepim "Un Uomo, un'Avventura" e ambientato nel 1861,
subito dopo l'Unità d'Italia. Vi si narra in modo
romanzato degli scontri sanguinari tra i "ribelli"
filoborbonici del Sud e le truppe piemontesi
regolari, che spesso si comportavano nei confronti
del Regno delle Due Sicilie come un vero e proprio
esercito occupante. La storia mostra in modo
equilibrato come entrambe le parti si macchiarono di
stragi ed esecuzioni sommarie, anche ai danni della
popolazione civile.
Subito dopo, lo stesso Gattia è uno dei tanti
disegnatori che collaborano alla "Storia d'Italia a
Fumetti" scritta dal grande giornalista Enzo Biagi e
pubblicata in tre volumi cartonati da Mondadori, tra
il 1978 e il 1980, un'opera ambiziosa e non del
tutto riuscita, per un inevitabile eccesso di
narrazione didascalica, ma premiata da un innegabile
successo, anche grazie all'apporto di ottimi artisti
come Carlo Ambrosini, Giacinto Gaudenzi e Milo
Manara.
Contemporaneamente a questa sorta di lungo e
realistico "saggio disegnato", che riassume la
nostra storia dalle invasioni barbariche alla
Seconda Guerra Mondiale e in seguito sarà
ulteriormente aggiornato, escono a breve distanza
anche le umoristiche "Storie d'Italia" di Alfredo
Chiappori, pubblicate in quattro volumi da
Feltrinelli, in cui si approfondiscono gli aspetti
politici del Risorgimento e dei primi anni
dell'Unità d'Italia, dal 1846 all'avvento del
Fascismo, alternando le tavole satiriche dell'autore
a commenti scritti da esperti di storia italiana, in
modo da renderne più comprensibili i meticolosissimi
riferimenti d'epoca.
Sempre negli anni '70 del '900, si segnalano altri
esempi di "satira storica", come le caustiche
biografie a fumetti pubblicate sulla rivista Linus
da Francesco Tullio Altan, che confeziona feroci e
impietosi ritratti di personaggi famosi come
Colombo, San Francesco e Casanova, oggi raccolti da
Rizzoli nel volume "I Nostri Antenati", mentre sulla
rivista "Alter Alter" un giovane Riccardo Mannelli
crea il personaggio di Lupelio, un incolto
sottoproletario che si trova coinvolto suo malgrado
in eventi del Risorgimento, rappresentati in modo
altrettanto ferocemente provocatorio e antiretorico,
con costanti riferimenti all'attualità. Più leggeri
e ironici, benché nettamente schierati a sinistra,
risultano i fumetti di Sergio Staino, il cui
personaggio semiautobiografico Bobo, anch'esso
pubblicato inizialmente su Linus,
viene
saltuariamente proiettato nel passato, come nel
volume "...150, la Coop Canta...", uscito nel 1994
per l'anniversario delle prime cooperative, in cui,
attraverso i precursori delle attuali coop, si
ripercorre a grandi linee la storia toscana, e
quindi anche italiana, tra '800 e '900, dal punto di
vista dei ceti più deboli, costretti appunto ad
associarsi in cooperative per sopravvivere
decorosamente.
La rivista cattolica "Il Giornalino" continua
intanto a pubblicare, tra gli altri, vari fumetti a
carattere storico, da quelli agiografici e di più o
meno ingenua propaganda cristiana, come "I Giorni
dell'Impero" del 1993 (ultima e incompiuta storia
disegnata da Gianni De Luca con la consueta
accuratezza iconografica), a quelli basati su fatti
storici più certi e vicini a noi, come le "Storie di
Resistenza" sulla guerra partigiana scritte e
disegnate da Renzo Calegari nel 1995.
L'unico albo popolare Bonelli dedicato a un periodo
della storia d'Italia è invece la miniserie "Volto
Nascosto", sceneggiata da Gianfranco Manfredi e
ambientata durante la Guerra d'Africa coloniale di
fine ottocento, mentre sul n° 6 della serie "Storie
da Altrove" uscito nel 2003 compare un avventuroso e
aitante Giuseppe Garibaldi protagonista di una
storia di fantasia.
Ma alcuni originali autori di fumetti dell'ultima
generazione preferiscono trattare certi periodi
della nostra storia con un tono tra il grottesco e
l'umoristico, come il fiorentino Alberto Pagliaro,
che pubblica su "Il Vernacoliere" le sue Storie
Partigiane, ora raccolte nel volume "I Figli della
Schifosa", in cui la guerra rimane quasi sempre
fuori campo e sono poste invece in primo piano le
persone comuni che si trovano a dover convivere con
l'occupazione nazi-fascista e la Resistenza, o il
bolognese Andrea Paggiaro, in arte Tuono Pettinato,
che nel 2010 ha pubblicato con la Rizzoli-Lizard il
volume "Garibaldi, resoconto veritiero delle sue
valorose imprese, ad uso delle giovani menti", per
festeggiare ironicamente il cinquecententenario
dell'Unità d'Italia.
Un'altra iniziativa celebrativa, all'inizio del
2011, è allegata a "Il Giornalino" (che nello stesso
periodo pubblica l'ennesima agiografia faziosa e
propagandistica su Sant'Ambrogio) e a "Famiglia
Cristiana", con il patrocinio del Museo del Fumetto
di Lucca. Si tratta di due volumi intitolati "150° -
Storie d'Italia", che concludono la collana "Sulle
Rotte dell'Immaginario" dedicata alle opere di
Sergio Toppi e che raccolgono sei episodi di autori
vari con protagonisti persone comuni, ambientati in
diversi momenti della nostra storia.
Il primo volume, intitolato "Il Lungo Cammino",
ospita innanzitutto l'omonimo racconto di Sergio
Toppi, a sua volta suddiviso in quattro parti, in
cui con toni tragici e teatrali si riassume il lungo
periodo, che va dalle lotte tra gli antichi popoli
italici al Risorgimento, mentre si forma lentamente
una coscienza nazionale. Tutti gli altri racconti
sono scritti da Francesco Artibani con uno stile più
colloquiale e "cinematografico". In
"Una Giornata a
Roma" disegnato da Carlo Ambrosini, si descrive
l'incontro tra uno dei primi bersaglieri che entrano
a Porta Pia e un dispettoso ragazzino romano. In "La
Cura", disegnato ad acquarello da Ivo Milazzo, il
protagonista è un tenente medico che, durante la
Prima Guerra Mondiale, diserta per soccorrere gli
abitanti del suo paese affetti da un'epidemia.
Il secondo volume, intitolato "L'Avventura Comune",
si apre con l'episodio "Il Postino", disegnato da
Pasquale Frisenda e Ivo Milazzo e ambientato nella
Toscana del 1944, in cui una coppia di partigiani
accompagna in un pericoloso viaggio un misterioso
smemorato con una lettera da consegnare. Segue
"Arrivi e Partenze", disegnato da Marco Nizzoli e
Giorgio Cavazzano, che mette a confronto gli sbarchi
dei clandestini nell'Italia di oggi con un viaggio
in treno dal Sud al Nord Italia compiuto dal
protagonista quand'era bambino. Conclude
l'iniziativa la storia comica "Una Gita Scolastica",
disegnata da Corrado Mastantuono e Giorgio Cavazzano,
su una scolaresca in visita a Roma che si imbatte
nei padri della patria, ridotti a organizzare
spettacoli da baraccone per attirare l'attenzione
sulla loro e nostra storia.
Completano i due volumi le illustrazioni di Renzo
Calegari e i begli acquerelli di Sergio Tisselli.
Lo stesso Tisselli, è anche il disegnatore de "Le
Avventure di Giuseppe Pignata", un bellissimo
fumetto storico ad acquerello, scritto dal grande
Roberto Raviola (in arte Magnus) e apparso a puntate
sulla rivista Nova Express nel 1993. E' la storia,
tratta da un diario del 1704 che narra eventi di
poco precedenti, di un segretario cardinalizio
romano che, rinchiuso per presunta eresia nelle
carceri dell'Inquisizione, riesce fortunosamente a
fuggire e a rifarsi una nuova vita all'estero dopo
varie disavventure. Ristampato nel 2009 in un unico
lussuoso volume a tiratura limitata da Grifo
Edizioni-Edizioni Di, il Pignata di Magnus e
Tisselli può essere considerato, per la meticolosità
della ricostruzione storica e l'umanità della
vicenda, una delle migliori opere a fumetti in
assoluto sul passato del nostro paese.
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