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Fra Biancoshock: un umile
artigiano non artista di "Esperienze" non
descrivibili
"Quando ho letto sui giornali che
disegnare dei robottini idioti sui muri era uguale
ad essere un Giotto contemporaneo, ho capito
realmente quanto Biancoshock fosse un concetto
lontano dall'essere un artista", afferma Fra
Biancoshock, umile artigiano non artista.
Chi sia Fra Biancoshock è difficile dirlo. Risulta
maggiormente ostico in quanto non è un artista. E
non può essere definito neppure come artista di
strada, street artist. Una cosa è importante nella
produzione di Biancoshock: non può essere definito,
anche perché comprendere la sua poetica non è
necessario atto preliminare e propedeutico volto a
inquadrare la sua produzione, varia e differente.
Il sapore che unisce le diverse azioni performative
è quello di liberare l'espressività ricercando e
reinventando un presente quotidiano comune,
ricavandone quell'estetica popolare, utile a essere
compresa da tutti. E', quella di Biancoshock,
un'estetica democratica, nel senso letterale del
termine, quasi ripercorrendo le radici filologiche
di un graffitismo puro o di una Pop Art non
aristocratica ma, bensì, comprensibile perché
narrante la vita comune e tangibile, verificabile,
dimostrabile di tutti noi.
La giornata che trascorre nelle sue prassi
consuetudinarie viene rivisitata e riproposta in
un'arte che è provocatoria, non certo stucchevole né
volutamente distruttiva, ma che può anche essere
identificabile come mezzo di comunicazione utile a
comprendere in modo più dettagliato la complessità e
le contraddizioni laceranti della post
contemporaneità.
Si procede per scenari di un assurdo tra l'onirico e
l'utopico; si respira molto idealismo che conduce a
riflessioni provenienti da quelle emozioni avvertite
e sentite da parte di chi ancora ha la capacità di
stupirsi "davanti a qualcosa che è stato lasciato in
strada, alla letterale portata di tutti".
Ed è da Laundry a Milano, lavanderia a gettoni
concepita come "piattaforma di lavoro libera,
accessibile da chiunque ne condivida la visione",
nell'ambito delle serate espositive dedicate a
"Lavaggi Visivi", primo osservatorio artistico dove
ogni mese performer dalla multiforme caratura si
propongono, che abbiamo conosciuto nel mese di
ottobre, l'inaugurazione era l'11, Fra Biancoshock
con proprie opere in ogni angolo dello store. Le
applicazioni sulla parete centrale, una delle quali
rappresentava un albero spoglio con due rami che
sorreggono rispettivamente una bambina sopra
un'altalena e un'altra impiccata, e una scultura che
riprende la forma e le fattezze di uno sterco con
dentro, visibile attraverso una piccola apertura,
una bambolina curiosa, sono le esposizioni della
personale di Fra. Si è con le opere di Biancoshock
in qualcosa che trascende, pur discendendo, la Pop
Art e il graffitismo puro, cercando di interpretare
una nuova dirompenza estetica utile a ribaltare le
tonalità canoniche di una tradizione che prima fu, a
sua volta, innovazione.
Biancoshock non ama spettacolarizzazione ma ama
umilmente come "artigiano", così si definisce,
proporre sfide che aprano solchi non narrati e non
registrati delle nostre esistenze. La comunicazione
è viva oltre che vorticosa e destabilizzante: la
lettura dell'ingabbiamento, la piccola struttura che
vede un angioletto intrappolato in una prigione,
porta a considerare lo scenario di un'esistenza
caduca, compressa quanto compromessa, non libera,
fortemente condizionata, in questa chiave si possono
leggere anche i destini delle due bambine, legate a
un albero disadorno e autunnale, decadente, da due
rami su cui una dondola sul seggiolino e un'altra è
impiccata a una corda.
Biancoshock propone le sue "esperienze", così si
chiamano le opere raccolte nella sua vasta
produzione, come non opere d'arte: "non sono
tormentoni per autopromuovermi, non necessitano di
una descrizione", afferma. La volontà è quella di
andare a colpire l'immaginario comune, privo di
sedimentate nozioni artistiche o di critica, perché
è nella genuinità del suo segno e nella sincerità
del suo stile che possiamo immaginare una
rivisitazione di un reale che ci scorre, fermandolo
e inventandolo, scoprendolo quasi, attraverso
un'istigazione a pensare e a riflettere.
L'arte di Biancoshock non vuole "provocare o stupire
per forza". In questo principio che detta la linea
estetica e poetica delle installazioni performative
di Fra, anche la disposizione di soldatini da guerra
sono scenografie di un quadro della nostra
contemporaneità, si può comprendere che cosa sia
arte per l'autore. L'arte si pone, così, fuori dagli
schemi performativi canonici, spesso incappanti nel
mercato puro, diventando occasione di comunicazione
semplice e diretta, senza scadere nella banalità e
nello scontato: l'essere "esperienze" non
convenzionali ci pone con lo sguardo in una
dimensione che non ha limiti né limitazioni
censuranti o di fedeltà militante, ma che postpone
il significato della composizione a una reazione
dello spettatore non strumentalmente o
pretestuosamente indotta: un significato non
difficile da trovare in quanto presente e
percepibile nella sua naturalità. L'arte di
Biancoshock non da idea di voler assurgere a opera
educativa, né tanto meno vuole elevarsi in un olimpo
intoccabile quanto incontaminato: le produzioni di
Biancoshock nascono indubbiamente da un contesto
fisico, quindi non metaempirico, in quanto parti o
porzioni di dimensioni spaziali e di strada,
percepibili e vive, plastiche quanto toccabili.
La fisicità della performance di Biancoshock, che
volge verso un feticismo dell'oggetto che ci
circonda nella nostra quotidianeità, spesso
inosservato o non riconosciuto nella sua valenza
estetica, si esplica da sola garantendo, così, alla
composizione una propria autorevolezza e autonomia
compositiva.
"Dipingerò quanto potrò, per quante persone potrò,
per quanto a lungo potrò" diceva Keith Haring e in
Biancoshock questo motto è ripreso in una produzione
che va da accentuate note underground e urban fino
ad arrivare agli eccessi mai eccessivi decorativi di
un Pop Surrealismo quasi Lowbrow Art.
Assurdo sarebbe ostinarsi a dare una definizione
all'arte di Biancoshock: resta solamente da dire che
Fra non vuole eccentricamente evidenziarsi con le
sue "Esperienze", ma evidenziare canali non
convenzionali né regolamentati, quindi per nulla
regimentati, di una produzione libera e liberata, in
un concetto lontano dall'essere artista. È possibile
gustare le pre-visioni delle opere e delle
installazioni di Biancoshock al sito:
http://www.fra-biancoshock.org/
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