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Fra Biancoshock: un umile artigiano non artista di "Esperienze" non descrivibili
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Fra Biancoshock: un umile artigiano non artista di "Esperienze" non descrivibili


 

Alessandro Rizzo


"Quando ho letto sui giornali che disegnare dei robottini idioti sui muri era uguale ad essere un Giotto contemporaneo, ho capito realmente quanto Biancoshock fosse un concetto lontano dall'essere un artista", afferma Fra Biancoshock, umile artigiano non artista.
Chi sia Fra Biancoshock è difficile dirlo. Risulta maggiormente ostico in quanto non è un artista. E non può essere definito neppure come artista di strada, street artist. Una cosa è importante nella produzione di Biancoshock: non può essere definito, anche perché comprendere la sua poetica non è necessario atto preliminare e propedeutico volto a inquadrare la sua produzione, varia e differente.
Il sapore che unisce le diverse azioni performative è quello di liberare l'espressività ricercando e reinventando un presente quotidiano comune, ricavandone quell'estetica popolare, utile a essere compresa da tutti. E', quella di Biancoshock, un'estetica democratica, nel senso letterale del termine, quasi ripercorrendo le radici filologiche di un graffitismo puro o di una Pop Art non aristocratica ma, bensì, comprensibile perché narrante la vita comune e tangibile, verificabile, dimostrabile di tutti noi.
La giornata che trascorre nelle sue prassi consuetudinarie viene rivisitata e riproposta in un'arte che è provocatoria, non certo stucchevole né volutamente distruttiva, ma che può anche essere identificabile come mezzo di comunicazione utile a comprendere in modo più dettagliato la complessità e le contraddizioni laceranti della post contemporaneità.
Si procede per scenari di un assurdo tra l'onirico e l'utopico; si respira molto idealismo che conduce a riflessioni provenienti da quelle emozioni avvertite e sentite da parte di chi ancora ha la capacità di stupirsi "davanti a qualcosa che è stato lasciato in strada, alla letterale portata di tutti".
Ed è da Laundry a Milano, lavanderia a gettoni concepita come "piattaforma di lavoro libera, accessibile da chiunque ne condivida la visione", nell'ambito delle serate espositive dedicate a "Lavaggi Visivi", primo osservatorio artistico dove ogni mese performer dalla multiforme caratura si propongono, che abbiamo conosciuto nel mese di ottobre, l'inaugurazione era l'11, Fra Biancoshock con proprie opere in ogni angolo dello store. Le applicazioni sulla parete centrale, una delle quali rappresentava un albero spoglio con due rami che sorreggono rispettivamente una bambina sopra un'altalena e un'altra impiccata, e una scultura che riprende la forma e le fattezze di uno sterco con dentro, visibile attraverso una piccola apertura, una bambolina curiosa, sono le esposizioni della personale di Fra. Si è con le opere di Biancoshock in qualcosa che trascende, pur discendendo, la Pop Art e il graffitismo puro, cercando di interpretare una nuova dirompenza estetica utile a ribaltare le tonalità canoniche di una tradizione che prima fu, a sua volta, innovazione.
Biancoshock non ama spettacolarizzazione ma ama umilmente come "artigiano", così si definisce, proporre sfide che aprano solchi non narrati e non registrati delle nostre esistenze. La comunicazione è viva oltre che vorticosa e destabilizzante: la lettura dell'ingabbiamento, la piccola struttura che vede un angioletto intrappolato in una prigione, porta a considerare lo scenario di un'esistenza caduca, compressa quanto compromessa, non libera, fortemente condizionata, in questa chiave si possono leggere anche i destini delle due bambine, legate a un albero disadorno e autunnale, decadente, da due rami su cui una dondola sul seggiolino e un'altra è impiccata a una corda.
Biancoshock propone le sue "esperienze", così si chiamano le opere raccolte nella sua vasta produzione, come non opere d'arte: "non sono tormentoni per autopromuovermi, non necessitano di una descrizione", afferma. La volontà è quella di andare a colpire l'immaginario comune, privo di sedimentate nozioni artistiche o di critica, perché è nella genuinità del suo segno e nella sincerità del suo stile che possiamo immaginare una rivisitazione di un reale che ci scorre, fermandolo e inventandolo, scoprendolo quasi, attraverso un'istigazione a pensare e a riflettere.
L'arte di Biancoshock non vuole "provocare o stupire per forza". In questo principio che detta la linea estetica e poetica delle installazioni performative di Fra, anche la disposizione di soldatini da guerra sono scenografie di un quadro della nostra contemporaneità, si può comprendere che cosa sia arte per l'autore. L'arte si pone, così, fuori dagli schemi performativi canonici, spesso incappanti nel mercato puro, diventando occasione di comunicazione semplice e diretta, senza scadere nella banalità e nello scontato: l'essere "esperienze" non convenzionali ci pone con lo sguardo in una dimensione che non ha limiti né limitazioni censuranti o di fedeltà militante, ma che postpone il significato della composizione a una reazione dello spettatore non strumentalmente o pretestuosamente indotta: un significato non difficile da trovare in quanto presente e percepibile nella sua naturalità. L'arte di Biancoshock non da idea di voler assurgere a opera educativa, né tanto meno vuole elevarsi in un olimpo intoccabile quanto incontaminato: le produzioni di Biancoshock nascono indubbiamente da un contesto fisico, quindi non metaempirico, in quanto parti o porzioni di dimensioni spaziali e di strada, percepibili e vive, plastiche quanto toccabili.
La fisicità della performance di Biancoshock, che volge verso un feticismo dell'oggetto che ci circonda nella nostra quotidianeità, spesso inosservato o non riconosciuto nella sua valenza estetica, si esplica da sola garantendo, così, alla composizione una propria autorevolezza e autonomia compositiva.
"Dipingerò quanto potrò, per quante persone potrò, per quanto a lungo potrò" diceva Keith Haring e in Biancoshock questo motto è ripreso in una produzione che va da accentuate note underground e urban fino ad arrivare agli eccessi mai eccessivi decorativi di un Pop Surrealismo quasi Lowbrow Art.
Assurdo sarebbe ostinarsi a dare una definizione all'arte di Biancoshock: resta solamente da dire che Fra non vuole eccentricamente evidenziarsi con le sue "Esperienze", ma evidenziare canali non convenzionali né regolamentati, quindi per nulla regimentati, di una produzione libera e liberata, in un concetto lontano dall'essere artista. È possibile gustare le pre-visioni delle opere e delle installazioni di Biancoshock al sito: http://www.fra-biancoshock.org/

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