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Libri a fumetti

LA SINDROME DEL CRONONAUTA
Cronistoria dei viaggi nel tempo a fumetti

Articolo di Andrea Cantucci

Cinema

Jane Eyre
di Lorenzo Spurio
Melancholia
di Mario Gardini
Il re leone
di Mario Gardini
One day
di Mario Gardini

Pop art

Fra Biancoshock: un umile artigiano non artista di "Esperienze" non descrivibili
di Alessandro Rizzo

Busker

"Eroe? Macchè... chiamatemi Soltanto busker"
di Alessandro Rizzo

Fotografia

Matteo Alvazzi: un pianista dedito alla fotografia urbana
Intervista a cura di Alessandro Rizzo

Miti mutanti 14

Strisce di Andrea Cantucci

Matteo Alvazzi: un pianista dedito alla fotografia urbana


 

a cura di Alessandro Rizzo
 


Non si ritiene artefice delle proprie fotografie, ma solo "osservatore che ha avuto la fortuna di potersi trovare nel posto giusto al momento giusto". Il giovane Matteo Alvazzi immortala persone in contesti cittadini, soprattutto nella grande Londra, dove spesso risiede da qualche anno a questa parte. Sono in bianco e nero, in pellicola e non in digitale e non vengono mai "ritoccate" in fase di post produzione: si scatta e se viene interessante l'opera la si pubblica. Il segreto? Avere la macchina fotografica a portata di mano e gli occhi attenti e vigili.


1. Chi è Matteo Alvazzi e come è nata la passione per la fotografia?

Matteo Alvazzi è un giovane (ancora per poco) ragazzo milanese che, dopo aver studiato pianoforte al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, decise, erroneamente, di non proseguire la carriera di pianista per dedicarsi a lavori di carattere tecnico. La passione per la fotografia è nata per caso. Poco meno di tre anni fa, mentre si trovava a Londra, un carico amico gli consigliò di provare ad avvicinarsi alla fotografia. Fin da subito si accorse che fotografando provava una sensazione di calma interiore e di piacere che quasi non aveva mai provato. Stranamente era come se fotogrando sconosciuti pian piano conosceva sempre più se stesso. Da allora decise quindi di dedicarsi il più possibile a questa passione, decisione che lo ha portato oggi fortunatamente a questa intervista.

2. Cosa rappresenti attraverso la tua fotografia?

Credo di essere molto giovane artisticamente parlando: dopotutto fotografo da nemmeno tre anni. Per questo sto attualmente percorrendo un sentiero che, potenzialmente, mi condurrà nella definizione di una mia forma di espressione ben definita e facilmente riconducibile alla mia persona. Forse solo in quel momento saprò veramente rispondere a questa domanda. Per ora la mia fotografia è ricerca, crescere e maturare, e dipende in gran parte, essendo io una persona molto emotiva, dall'umore con cui affronto ogni giorno le strade macchina fotografica in mano.

3. Quale rapporto crei tra le persone, molte tue opere riprendono primi piani, e l'ambiente che le circonda?

Quando fotografo non ho mai l'idea di cosa andrò a fotografare: è il mondo che ci propone tantissime fotografie che sta a noi cogliere e, possibilmente, imprimere su una pellicola, o su un sensore digitale. Io non mi ritengo l'artefice delle mie fotografie, ma solo l'osservatore che ha avuto la fortuna di potersi trovare nel posto giusto al momento giusto, con una macchina fotografica in mano e gli occhi aperti. Per questo non riesco a definire bene un rapporto tra le persone e l'ambiente che le circonda: in alcuni scatti è puramente geometrico, in altri l'ambiente è il contesto attraverso il quale le persone fotografate si esprimono … in altri ancora l'ambiente ha puramente un effetto visivo.

4. Quali sono le tue opere più rappresentative e perché?

Ad oggi le mie opere più rappresentative sono degli scatti fatti a Milano circa un anno fa: in tutti questi la figura umana diventa parte di un disegno geometrico costituito dalla persona stessa e dall'ambiente che la circonda. Sono molto legato a questi scatti ed è per questo che li ritengo, ad oggi, quelli più caratterizzanti del mio lavoro.

5. La fotografia è un'arte in evoluzione: la tecnologia ha apportato nuovi supporti ma anche ha fatto venire meno il piacere della pellicola, dell'analogico. Che cosa è oggi una buona fotografia?

Non esiste una fotografia buona e una non buona. La percezione di una fotografia è assolutamente soggettiva. Esistono dei criteri oggettivi che definiscono se una fotografia è interessante (ad esempio l'applicazione della sezione aurea): ma interessante non significa che la fotografia sia o non sia buona.

… allora diciamo interessante

La fotografia è interessante (dove per interessante intendo che attira l'attenzione di chi la guarda) quando segue determinate regole di composizione; o anche quando non le segue volutamente. Questo però non vuole dire che la foto funzioni: ci sono tantissimi casi di foto tecnicamente perfette che poi dicono poco o nulla.


6. Quali sono le tue esposizioni e quali quelle prossime?

La mia prima vera esposizione sarà il 10 Gennaio 2012 a Milano da Luca e Andrea in Zona Navigli, per grande merito di Alessandro Rizzo e Fabrizio Gilardi. Verso fine gennaio esporrò a Trieste insieme ad altri 3 fotografi nell'ambito della mostra dal titolo "L'ottavo sguardo"; mentre a marzo esporrò nuovamente a Milano sui Navigli presso il locale Viola.

7. Scegli spesso ambientazioni urbane: che cosa la città rappresenta attraverso lo scatto fotografico?

Onestamente la scelta di ambientazioni urbane nasce semplicemente da una necessità logistica: vivendo in città non avevo tante altre scelte. Oggi, però, posso dire di preferire l'ambientazione urbana: è per questo che ho anche deciso di trasferirmi a Londra, in quanto la città offre una infinità di spunti, situazioni, emozioni che sono solo da "raccogliere" con una macchina fotografica.

8. Una capacità della fotografia reale e militante, non pubblicitaria e main stream, è quella di saper cogliere situazioni ed espressioni vive e dirette, senza filtri, non precostruite. Come fai a cogliere l'attimo fuggente?

Credo che sia un insieme di preparazione, anticipazione, sensibilità e tanta, tanta pratica. Succede tutto così velocemente che spesso e volentieri non ci si rende nemmeno conto di cosa esattamente si è scattato, nonostante sia lì davanti ai nostri occhi: composta correttamente, tutto funzionante e con un senso, mentre la foto ci fa esclamare "wow!".

9. La post produzione nella tua attività è parte rilevante o tendi a limitare il più possibile la creazione della fotografia al momento dello scatto?

Cerco sempre di evitare il più possibile qualunque forma di alterazione post esposizione. Scatto solamente in pellicola e gli unici interventi sono quelli effettuati in fase di stampa. Per le foto pubblicate online utilizzo uno scanner per pellicole ed evito qualunque tipo di intervento che non sia possibile effettuare anche in fase di stampa. Inoltre cerco sempre di non ritagliare la foto: se non funziona per come è stata scattata la butto semplicemente via.

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