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Il genocidio rwandese (1994)
L'eccidio del Rwanda, avvenuto
durante il 1994 nell'omonimo paese africano è una
pagina nera della storia mondiale che è stata
scarsamente oggetto d'interesse dell'opinione
pubblica e che recentemente ha inspirato vari film a
carattere documentario e cronachistico.
1. Il Rwanda
Il Rwanda è un paese africano minuscolo che confina
a ovest con la Repubblica Democratica del Congo, a
nord con l'Uganda, a est con la Tanzania e a sud con
il Burundi.
Nel paese si parla il francese, il kinyarwanda,
l'inglese e lo swahili. La capitale è Kigali. Il
paese è retto da una repubblica. Colonia del regno
del Belgio, ottenne l'indipendenza nel 1962.
2. Hutu e Tutsi
La popolazione del Rwanda è costituita da due gruppi
etnici distinti, i Tutsi (19 %) e gli Hutu (80 %). I
Tutsi sono i ricchi e rappresentano quindi una sorta
di classe aristocratica mentre gli Hutu sono dediti
al lavoro nei campi.
Per secoli le due tribù condivisero la stessa
cultura, lingua e religione ma a seguito della
dominazione del Belgio si creò un forte divario tra
i due gruppi etnici. Il governo accordò ai Tutsi
maggiori poteri rispetto agli Hutu che furono
costretti a vivere in una situazione d'inferiorità.
I Tutsi hanno dominato sempre sugli Hutu ma in tempi
più recenti si sono avuti periodi d'alternanza in
cui al potere stavano gli Hutu o i Tutsi. Una serie
di contrasti e lotte tra le due etnie portò ai
tragici massacri perpetuati nel 1993; l'Onu
intervenne cercando di trovare una soluzione tra le
parti ma la componente Hutu si rifiutò di accettare
il trattato e cominciò una serie di violenze e
genocidi sul popolo Tutsi.
3. Il genocidio del 1994
Dal 6 aprile fino alla metà di luglio del 1994 per
una durata di cento giorni vennero massacrate un
gran numero di persone con fucilazioni sommarie,
colpi di machete e sistemi di inaudita violenza. Le
vittime furono prevalentemente appartenenti
all'etnia Tutsi, la minoranza rispetto l'etnia Hutu.
Le perdite ammontano alle 800.000 persone (il 20% di
etnia Hutu, il restante di etnia Tutsi). L'Occidente
e la comunità internazionale in generale non prese
voce ai forti conflitti in atto in Rwanda e mostrò
un atteggiamento freddo ed indifferente; Francia e
Belgio inviarono dei contingenti militari con il
solo fine di mettere al riparo i loro connazionali.
Le ragioni dei contrasti tra le due etnie derivano
dalla dominazione belga che contribuì a
differenziare le due etnie, dandogli differenti
poteri e ruoli nella società e favorendo i Tutsi.
Sebbene si fa riferimento al genocidio del Rwanda
vennero coinvolti anche i paesi ad essa limitrofi,
Burundi, Uganda e Tanzania.
Solamente quattro anni dopo il genocidio, nel 1998,
vennero processate ventidue persone responsabili
delle violenze perpetuate e colpevoli di genocidio.
Nel 2000 è stato eletto il presidente Tutsi Paul
Kagame che ha siglato nel 2002 una tregua con la
Repubblica Democratica del Congo.
Nel 2005 vennero processati altri responsabili del
genocidio e il presidente Kagame resta in carica
tutt'ora, votato da percentuali bulgare. Il
presidente ha soppresso i principali partiti
d'opposizione e in molti parlano di brogli
elettorali; nel paese non esistono mass media
indipendenti e la comunità internazionale sembra non
interessarsi della vicenda da vicino. Contrasti e
asti tra le due etnie non sono scomparsi sebbene le
violenze si siano attenuate.
4. Il ricordo
Sui tragici eventi del genocidio del Rwanda sono
stati scritti vari libri di carattere storico e
cronachistico e racconti di memorie di chi ha
sperimentato quelle violenze. Recentemente il tema è
stato oggetto di un maggiore studio e interesse;
questo ha permesso di conoscere meglio una realtà
tragica della nostra attualità. Questo è stato reso
possibile anche ad alcuni film che sono stati
prodotti basandosi su questo tema. Tra i più noti e
importanti vanno ricordati Sometimes in April (regia
di Raoul Peck, paese: Usa/Francia/Rwanda, 2005)
tradotto in italiano con Accadde in Aprile e Hotel
Rwanda (regia di Terry George, paese: Canada/Regno
Unito/Sudafrica, 2004).
Il film Hotel Rwanda (regia di Terry George, paese:
Canada/Gran Bretagna/Sudafrica, 2004) tratta del
tragico eccidio rwandese del 1994 focalizzandosi
sulla storia di Paul Rusesabagina, direttore
dell'Hotel des milles collines di Kigali, capitale
del Rwanda. Paul trasforma l'hotel in un rifugio per
entrambe le etnie Hutu e Tutsi di tendenza moderata
e non cede alle insistenze di vari signori della
guerra di abbracciare le loro idee oltranziste.
Nel film, una cassa di legno che cade rompendosi a
terra celando il contenuto di varie decine di
machete fa capire quali saranno le armi impiegate
nell'eccidio. Nel frattempo iniziano a manifestarsi
casi di violenza tra le due etnie; Paul riuscirà a
salvare le persone asserragliate nel suo hotel ma
perderà i suoi cognati. Anche il film da voce ad una
verità fastidiosa e criminale: il disinteresse del
mondo, dell'Occidente e degli Usa nei confronti
della tragedia. Film assolutamente da non perdere.
La cantante romana Paola Turci ha scritto una
canzone intitolata propria "Rwanda" ed inclusa
nell'album Tra i fuochi in mezzo al cielo (2005). Il
ritmo incalzante e minaccioso e la voce urlata e
implorante della cantante si sposano con il suo
testo asciutto e diretto che ha come ritornello
"Quando il silenzio esploderà, questa terra sarà già
deserto.. Quando la fine arriverà la storia non
salderà il conto". La Turci individua il senso
opprimente e doloroso del silenzio che deriva dalla
mancanza di uomini a seguito dell'eccidio e ci
presenta un mondo silente, perché gli uomini sono
tutti morti. Tanta violenza, tanta morte e tante
offese al genere umano, per la Turci, non troveranno
mai un riscatto e non potranno mai essere
dimenticate.
La Turci, cantante impegnata e già autrice di
canzoni sociali ("Bambini", "Il gigante", "Un bel
sorriso in faccia") ci apre gli occhi su questa
realtà tragica, dimenticata o più precisamente non
ascoltata e non conosciuta. La canzone non è passata
alla radio, forse perché poco radiofonica o più
probabilmente - come ha rivelato la Turci in
occasione di una serata a cui ha partecipato- perché
presenta una realtà difficile, sconosciuta e della
quale è difficile parlare. La canzone può non
piacere a chi è attratto da melodie cadenzate,
canzoni commerciali o strazianti canzoni d'amore
(che oggi sembrano andare per la maggiore) o
semplicemente a chi non gradisce la voce e il
temperamento della Turci ma va comunque ascoltata
per l'impronta del suo testo, oltre che per il
motivo per la quale è stata scritta: per ricordare
un evento "con i riflettori spenti" come ha detto la
Turci.
LORENZO SPURIO
Jesi, 16-02-2011
lorenzo.spurio@alice.it
www.blogletteratura.wordpress.com
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