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Narrativa
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi in prosa inediti,
purché rispettino i più elementari principi
morali e di decenza...
Il cacciatore di
Riccardo Lupo, Il
brutto sogno della contessa Carafa di
Giuseppe C. Budetta,
Un lungo 5 maggio nel cuore della vita di
Salvatore Gurrado
Poesia italiana
Recensioni
In questo numero:
- "Sempre ad est" di Massimo Acciai,
recensione di Lorenzo Spurio
- "La metafora del giardino in letteratura" di
Lorenzo Spurio e Massimo Acciai
- "Graffio d'Alba" di Lenio Vallati, nota di
Massimo Acciai
- "Cassa integrazione guadagni… la mia è
straordinaria" di Antonio Capolongo
- "Le avventure di Luchi e Striche" di
Francesco Vico
- "Qualcosa che non c'è" di Maria Gioia Spano,
recensione di Emanuela Ferrari
- "Il troppo" di Giuseppe Rensi, recensione di
Emanuela Ferrari
- "L'invasione degli storni" di Roberto Mosi
Articoli
Interviste
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In questo numero segnaliamo...
Un viaggio verso Oriente
Recensione al romanzo Sempre ad Est (2011) di
Massimo Acciai
www.faligi.eu
Che
cos'è un surypanta? E' la prima domanda che il
lettore del nuovo romanzo di Acciai si fa
immergendosi nella lettura. Non ci sono
particolareggiate descrizioni di questo tipo di
animale, sappiamo che è di piccole dimensioni, che
miagola e che trova particolare piacere nell'essere
accarezzato sulla testa. Non è un gatto. E' inutile
indagare a quale animale possa avvicinarsi perché
stiamo parlando di un romanzo fantastico, quindi in
ciascun modo vi figurate questo animale, non avrete
sbagliato.
Il romanzo non è altro che la storia della ricerca
difficile e disperata dei surypanta che sono stati
rubati da un potente mago. L'intera narrazione ci
informa delle varie peripezie che l' "eroe" deve
sopportare per riappropriarsi ciò che è suo e in
questo andamento non è difficile scorgere il
canonico schema proppiano della fiaba. Siamo in
grado infatti di individuare almeno sei delle
trentuno unità fondamentali dello schema compositivo
proppiano : 1. la situazione iniziale ( [i] ), 2.
l'allontanamento (e), 3. la partenza ( ), 4. la
presenza del donatore o aiutante magico (D), 5. la
lotta (L), 6. la vittoria (V). La conclusione del
romanzo non è però affidata alle canoniche funzioni
del ritorno dell'eroe nella sua terra ( ) o delle
nozze finali (N), ma andiamo per gradi.
Il recente romanzo di Acciai, Sempre ad est, è una
narrazione affascinante che ci fa viaggiare
attraverso terre intricate ed oscure, ricche di
mistero e sulle quali domina la magia nera di un
potente mago noto come il Raccoglitore. Per sfidare
questo potente wizard che con le sue doti oscure è
riuscito a rubare tutti i surypanta della zona ci
vengono narrate le gesta di Hynreck che, più che un
valoroso guerriero, ci viene presentato come un
viandante sfortunato, inetto e particolarmente
istintivo, "una di quelle persone che si arrabbiano
due volte la seconda per essersi arrabbiati" (53).
Nella sua vorticosa ricerca del suo surypanta Saj,
Hynreck è accompagnato dal cavallo Frumgar che,
diversamente da quanto ci si aspetterebbe, non è un
cavallo parlante.
L'impresa particolarmente ardua prenderà una piega
diversa nel momento in cui Hynreck incontrerà Sara,
una ragazza che è stata appena depredata del suo
esemplare di surypanta. L'iniziale divinazione del
mago buono Sering e la conoscenza degli oracoli da
parte di Sara permetterà alla coppia fortuita di
trovare la fortezza dove risiede il potente mago
Raccoglitore. Così Hynreck, Sara e Linda, un'altra
donna che Hynreck inizialmente credeva implicata nel
furto dei surypanta, si imbarcano su una grande nave
diretta al piccolo porto di Ladymirail, dall'altra
parte dell'oceano vivendo momenti di panico per le
condizioni sfavorevoli del mare. Ma la storia non è
aliena a colpi di scena: nella tormentata rotta in
mare infatti Hynreck crede che il capitano sia il
padre del ragazzino che ha precedentemente ucciso
per legittima difesa. Così, nella notte i tre
fuggono su di una scialuppa approdando all'isola di
Falbroth.
L'isola ha una lunga storia alle spalle e si trova
praticamente divisa in due parti che rispondono a
due diverse dominazioni, ha due città-capoluogo, due
porti, due popoli e la cosa curiosa è che ha anche
una dimensione sotterranea, un mondo sommerso
altrettanto vitale e attivo. L'altra parte
dell'isola invece, che risponde alla città di Perio,
si è sviluppata in maniera completamente opposta: ci
sono dei palazzi molto alti come dei grattacieli che
si stagliano verso l'alto, pensati per sopperire
alla limitata superficie di quella metà dell'isola.
Acciai è un maestro nel generare una sorta di
spaesamento che deriva dal cambio improvviso degli
spazi (città, bosco, osteria, nave, città
sotterranea) e questo contribuisce ad accrescere un
senso di claustrofobia che incrementa quella
suspense che nella storia è sempre mantenuta. Dopo
alterne vicende lo sfortunato trio riesce ad
arrivare alla fortezza di metallo nella quale vive
il mago Raccoglitore dove seguono una serie di
duelli a spada. Inizialmente la sorte è sfavorevole
a Hynreck che pure rimane ferito ma poi i tre
riescono ad uccidere il potente mago e a mettere in
salvo centinaia di surypanta, tra cui quelli loro.
Nella storia ci sono le premesse anche per la
nascita di un amore che invece non si svilupperà e
nell'epilogo del romanzo, Acciai sembra voler dare
una nuova grande svolta alla storia parlandoci di
navicelle spaziali e di colonizzazione della
galassia, temi che non possono non farci pensare
all'ampia produzione fantascientica di Asimov.
Se da una parte alcuni nomi dei protagonisti ci
richiamano personaggi anglosassoni leggendari (Hynreck,
Hykrion, Hydorn fanno pensare a Hygelac e a Hydg,
rispettivamente re e regina dei Geati nel poema
epico Beowulf) i nomi delle donne, Linda e Sara,
richiamano invece direttamente un'origine tutta
mediterranea. Gran parte dei toponimi sono
anglicizzati pensati forse per darci l'idea di
trovarci in territori leggendari scandinavi o
tipicamente tolkieniani. Il toponimo di Gaweeck,
città d'origine di Hynreck, fa pensare per assonanza
a Gatwick, piccolissima città del Surrey e il nome
di un importante aeroporto londinese. Il nome del
cavallo, Frumgar, è un chiaro riferimento ad uno dei
personaggi di Tolkien, quarto Lord di Éothéod,
nipote di Forthwini mentre il mago Sering fa molto
pensare a un druido, al simpatico e sbadato Merlino
e addirittura al celeberrimo Albus Silente della
saga di Harry Potter. In ciascun caso è un mago
buono che fornisce all'eroe gli strumenti necessari
per vincere e per guarirsi nei momenti in cui viene
ferito.
Acciai fonde sapientemente in questo romanzo gesta
epiche, fantasiosi scenari folklorici nordici, ed
elementi chiaramente favolistici che creano
un'atmosfera affascinante e curiosa, così com'è
nell'avventuroso e asfittico viaggio per mare di
Hynreck, Linda e Sara. Sono molti e improvvisi i
momenti epifanici che contribuiscono a sostenere
l'intere gesta narrate e a rendere questo viaggio
intricato e pericoloso un percorso surreale ma che
vorremmo non finisse mai. Un percorso tutto
indirizzato verso est.
Lorenzo Spurio
30-04-2011
lorenzo.spurio@alice.it
www.blogletteratura.wordpress.com
* * *
La
metafora del giardino in letteratura
Lorenzo Spurio e
Massimo Acciai
Faligi, 2011,
www.faligi.eu
Il contenuto di questo libro si presta a letture di
diverso tipo, come suggerisce Paolo Ragni nella sua
interessante prefazione. E' un catalogo di giardini
letterari, ma è anche una fresca passeggiata tra
giardini pensili, orientali, in decadenza e giardini
inquietanti. Spurio e Acciai con questo testo
analizzano le varie simbologie di alcuni giardini
che sono stati trattati in letteratura evidenziando
come questo luogo non sia che uno dei più usati ed
eterogenei topos di tutta la letteratura mondiale.
* * *
Maria Gioia Spano, Qualcosa
che non c'è, Serarcangeli Editore, Roma 1998,
pp. 80
L'autrice nella Prefazione ci presenta la sua
raccolta poetica come un diario di sentimenti,
legato ad un periodo della sua vita, dal 1981 al
1997, in cui il protagonista assoluto è la
quotidianità ed il modo di viverla. Momenti di vita
vissuta con intensità, squarci di vedute,
osservazioni del mondo circostante sono sigillate
sul foglio, ma sembrano assumere una consistenza
vitale, quasi in movimento…
In alcune poesie l'ambiente e l'emozione vissuta si
amalgamano insieme creando un tutt'uno armonico,
come in Descrizione di un sentimento: "mentre ancora
la mia mente era persa nel mondo dei sogni, fuori il
vento stravolgeva l'armonia del cielo", - ed ancora
- "la Natura è lo specchio dei nostri sentimenti".
La simbiosi con la natura prosegue in Impressioni
notturne: "ero una farfalla dalle ali leggere che
cavalcava le nuvole, affrontava i venti e sfidava
piogge battenti". Il mondo circostante diventa
protagonista anche per trasmettere stati d'animo
dolorosi, "ma qualcuno ha rotto tutte le mie stelle
di ghiaccio, dentro me solo cristalli frantumati
niente più", in Qualcosa che non c'è. Emerge la
volontà di mettere da parte il ricordo di una
profonda sofferenza e le parole che l'autrice scrive
al riguardo sono molto penetranti: "non credo che il
tuo ricordo sia ancora qui nella mia mente… forse è
scritto con lettere sottili sulle pagine di qualche
altro diario mio", ma ancora una volta la natura ci
mette in salvo, come emerge in La pace dell'anima:
"la mia anima è come rapita da quest'incanto della
natura".
Nel mondo delle emozioni non può mancare la
nostalgia per il tempo passato, soprattutto per
l'infanzia, come in Ricordi d'infanzia: "la musica
malinconica e un po' stonata mi portò indietro nel
tempo…" - e prosegue - "non ricordavo che quella
bambola avesse capelli così biondi, né che la
trottola fosse così colorata, né tantomeno che a
Carnevale potessi aver indossato tale principesco
vestito di seta…".
Poi la poetessa cambia registro, nelle liriche
centrali del libro utilizza un tono più lento, quasi
narrativo che diventa il filo conduttore di più
componimenti come in Addio: "distrattamente penso a
cosa dovrei fare per dimenticarti", in Qualche ora
dopo: "potrò mai un giorno farti scomparire dalla
mia mente che invano tenta di cancellarti?", in
Pensarti: "smettere di pensarti e tentare di non
scrivere sarebbe solo una futile illusione" - e
ribadisce - "il passato mi guarda nostalgico, il
presente mi mostra una foto, il futuro mi parla di
situazioni analoghe". L'autrice prosegue il suo
ragionamento: "ma dinanzi a me ora solo sconfinati
prati, assomigliano piatti e monotoni alla mia vita
di sempre", in Prati.
La scrittura continua a modularsi con gli stati
d'animo, sembra assumere la forma dialogica: "c'è
qualcuno che può aiutarmi? Nessuna voce, nessuna
presenza, solo ghiaccio, silenzio mi stringe piano"
mentre l'uso delle metafore rafforza l'espressione
immaginativa: "l'auto viaggia veloce sulla strada
asciutta e lineare, era sicura e stabile per ogni
imprevisto. Quante volte, nella vita abbiamo trovato
sorprese? Quante volte siamo andati fuori?" in
Pensieri.
Inoltre il legame uomo-natura è ricorrente, diventa
l'elemento chiave dello stile poetico di Maria
Gloria Spano. Non si può non rimanere incantati
dalla grandiosità del Creato infatti "gli uomini
lasciano scorrere i propri pensieri e le proprie
azioni semplicemente sul manto di essa" in Alla
natura.
Ed ancora le memorie di viaggio raccolgono istanti
trascorsi sia lieti che amari come emerge nelle
poesie dedicate a Venezia, ben quattro. Nella prima
l'architettura veneta è in primo piano; poi qualcosa
cambia infatti l'autrice scrive: "Venezia è diversa
oggi, trasfigurata dalla mia inesorabile tristezza".
Ritorna un tono più sereno nel componimento del
1995: "al suono dei nostri passi sulla via", mentre
si rafforza in Suggestioni d'ottobre a Venezia:
"ancora una volta le nostre sensazioni ci colmavano
i cuori di trepide emozioni". In Passeggiata a
Firenze l'autrice scrive: "non ho più pensieri".
Maria Gioia Spano in sessanta poesie ci riporta
indietro nel tempo, ci conduce per mano nei suoi
ricordi, nelle sue emozioni, ci rende parti del suo
mondo emozionale regalandoci dei momenti di profonda
meditazione sul nostro "stare" nel mondo. La
quotidianità prende forma e si "anima" per
raccontarci il suo cammino…
Emanuela Ferrari
* * *
Giuseppe Rensi, Il troppo, La scuola di
Pitagora Editrice, Napoli 2010, pp. 16, (ISBN
978-88-6542-016-4)
Piccole gocce di saggezza sono contenute nelle
pagine del breve saggio intitolato Il troppo,
scritto da Giuseppe Rensi. Colui che ci ha fornito
una "parola profondamente esatta" sul troppo -
precisa l'autore - è Leopardi nello Zibaldone che
appunto scrive: "il troppo o l'eccesso è il padre
del nulla". L'eccedenza si traduce in modo
irrimediabile nel suo opposto e ciò vale per le cose
come per le persone. In questa dialettica rientra
anche il poeta che "al colmo dell'entusiasmo, della
passione, non è poeta, cioè non è in grado di
poetare".
Il troppo si rispecchia anche nel mondo della
cultura con "cumuli, ondate, cavalloni di sempre
nuovi libri" che bussano alle nostre menti per
entrare… A queste librerie voluminose l'autore
contrappone le vecchie biblioteche familiari con
pochi testi noti che riscuotevano un degno
interesse. "Troppi libri - avvisa Rensi - troppo
tutto", così la cultura produce come effetto
l'annientamento di se stessa. Il rimedio a quanto
esposto è nel "ritorno ad un'elementarietà di vita".
Emanuela Ferrari
* * *
Roberto Mosi, "L'invasione degli storni",
GazeboLibri
Firenze 2012, pagg. 44. Premessa di Giuseppe Panella
Il libro parte da uno spunto narrativo di Italo
Calvino sul volo degli storni ("L'invasione degli
storni", in Palomar, 1983):
"Nell'aria viola del tramonto egli guarda affiorare
da una parte del cielo un pulviscolo minutissimo,
una nuvola d'ali che volano. Si accorge che sono
migliaia e migliaia: la cupola del cielo ne è
invasa. Quella che fin qui gli era sembrata
un'immensità tranquilla e vuota si rivela tutta
percorsa da presenze rapidissime e leggere".
La nuova Raccolta segue i libri dell'autore "Nonluoghi"
(2009) e "Luoghi del mito" (2010). E' una trilogia
poetica che descrive un viaggio nel mondo degradato
di oggi che parte dalla Valle dell'Inferno, legata
al ricordo di Dino Campana, per proseguire nella Via
del Purgatorio e raggiungere il Nuovo Cinema
Paradiso.
Nell'Inferno della Valle, nell'Alto Mugello in
provincia di Firenze, gli animali manifestano il
loro tormento e perplessità riguardo al destino
dell'uomo
così come Gabriella, musa ispiratrice e novella
Beatrice, indica la via:
"La cornacchia sfoglia / le pagine, scuote la testa
/ mi spinge fuori dalla
valle. / La cascata sbarra il sentiero / l'acqua
scende fragorosa. / Salto tra le onde, sui massi /
in cerca della via d'uscita. / Scopro la grotta
oltre il salto / dell'acqua, Gabriella mi porge / la
mano: "Dopo la valle / scoprirai il tempo
dell'Attesa""
Nella Valle dell'Inferno al posto dell'armonia,
predominano i frantumi della civilizzazione presente
che distrugge e inquina, per servire il puro
prodotto del profitto. L'Inferno è il luogo nel
quale tutto è mescolato e il puro è tratto nel gorgo
dell'impuro:
"Congestione di rifiuti urbani / nelle discariche a
cielo aperto, / i topi si tengono per la coda /
fanno festa gabbiani in volo / gatti impigriti dal
grasso. / Ogni rifiuto giunge alla meta /
differenziato per contenitore, / la
Coscienza divide i rifiuti. / Umido organico: scarti
/ di cucina, erbe del prato. / Carta e cartone:
giornali, / libri, fumetti, quaderni. / Plastica:
bottiglie d'acqua, / involucri, piatti, sacchetti /
Vetro: vasetti, brocche, / specchi, lampade,
bicchieri. / Mondo virtuale: baci, amore, /
passione, sentimento, emozione"
L'Inferno è il non luogo del consumo e della
minaccia, della disarmonia tra la realtà sognata e
il progetto globale che la nega in nome di una
forsennata corsa al profitto.
Il Purgatorio è una Sala d'Attesa, il luogo della
sofferenza, della ricerca di una guarigione che si
fa aspettare infliggendo sofferenza e disagio a chi
ne è la vittima:
"Nella Sala d'Attesa l'odore / dell'alcol, il
battito del tamburo / la pelle secca della lingua. /
Folla nella Sala d'Attesa / la porta aperta sul
Reparto, / il gioco degli scacchi, / per pedine la
vita e la morte. / Passi sulla sabbia tra miraggi /
evanescenti, il Tumore / tesse il tempo dell'Attesa.
/ Il maglio colpisce la facciata / abbatte la parete
di rosso / un boato invade l'ospedale. / Tra le gru
e le escavatrici / sopravvive solo il Reparto"
Ed è nel Reparto che si consuma l'Attesa fatta di
squallore, sofferenza, assenza; tra le sue mura ci
si accinge a rinnovare la propria dimensione più
profonda per essere di nuovo capaci di vivere e di
giungere a quel Paradiso fatto d'illusioni e di
felicità che è la Fabbrica dei Sogni. Nel Reparto
incombe il Ragno che tesse la tela del destino, che
scandisce il passare del tempo, che annota e
trattiene i passi di chi vorrebbe fuggirne ma non
può.
Chi ci riesce, infine, si slancia alla ricerca di
qualcosa - Nuovo Cinema Paradiso - ed è "la materia
di cui sono fatti i sogni":
"Suona la mia canzone, / Sam. Come a quel tempo". /
Implora dallo schermo, / lo sguardo di Ingrid, vago
il suo sorriso. / "Canta: As Time Goes By". / Ripeto
le sue parole, / seguo Gabriella nel film. / Sono
alle spalle di Bogart / sulla pista dell'aeroporto,
/ sento le parole dell'addio. // La mia mano non
stringe / Gabriella, la poltrona è vuota"
"La vita è fatta d'illusioni e di sogni proiettati
su un telone che s'illumina della gioia immensa
dell'immedesimazione con l'altra faccia della Luna.
Il Paradiso è perdersi in essa e ritrovarsi
dall'altra parte. Mosi - il commento di Giuseppe
Panella nella Introduzione al libro - prova a
raccontarci com'è andato il suo viaggio dall'Inferno
al Paradiso, dal mare dell'immondizia allo schermo
translucido della coscienza: la sua poesia è tutta
qui, resa immobile e, pur tuttavia, agitata dalla
forza del desiderio di volare. Quando ci riesce,
allora, si "illumina d'immenso".
Nella postfazione al libro è riportato un breve
colloquio fra la cornacchia della Valle dell'Inferno
e l'autore, sul senso del viaggio nell'altro mondo.
La cornacchia chiede all'autore di tornare a
trovarla nella Valle: " con un sacco di racconti, di
storie di film, di versi. Il tuo è un viaggio alla
ricerca della speranza e la speranza è contagiosa."
* * *
Cassa integrazione guadagni… la mia è
straordinaria di Antonio Capolongo
Narrativa - Saggistica
Arduino Sacco Editore
www.arduinosacco.it
Quarta di copertina
"A partire da domani lei è sospeso dal lavoro con
ricorso alla cassa integrazione guadagni…" Così
recitava la lettera che Marcello Marchesi ricevette
da parte della sua azienda, una delle tante in crisi
della martoriata provincia di Napoli. È in questo
modo, crudo, che apprende che dovrà rimanere a casa,
ma all'epoca non sa che lo dovrà fare esattamente
per centoquattordici giorni. È da questo punto che
si snodano due strade… due viaggi fatti nel segno
della lotta pura, uno per rivendicare i propri
diritti, l'altro per sconfiggere le proprie paure.
Durante quest'ultimo incontrerà tanti personaggi che
albergano nella sua memoria, essi lo accompagneranno
fin dove le due strade si intersecano.
Nei due cammini, al suo fianco, vi è una presenza
costante, la sua amatissima Sofia, una donna
determinata, capace di conquistare "fortezze
inespugnabili". Marcello e Sofia serbano un sogno
nei loro cuori, vorrebbero sposarsi, vorrebbero una
vita normale e… in nome di essa non si arrendono.
Antonio Capolongo è nato a San Paolo Bel Sito, in
provincia di Napoli, nel 1968. Dopo la laurea in
Economia e Commercio ed il lavoro in ambito
aziendale scopre, nell'anno 2007, la passione per la
scrittura. Nel 2011 pubblica il suo primo romanzo,
Un incontro d'AmorE. È anche autore di poesie,
presenti in diverse antologie poetiche. Nelle sue
opere indaga l'animo umano. Le tematiche sociali
trovano degna collocazione nel suo ultimo libro,
Cassa integrazione guadagni… la mia è straordinaria.
I libri che accolgono le sue poesie:
- La fanciullezza vedo sorridere e danzare (Myricae.
Collana di poesia contemporanea ispirata ai temi
della poetica pascoliana), Editrice Zona - Arezzo;
- Castelli, magico mondo…, edito dal sito Budur info
- Ariccia;
- Antologia Premio Laurentum 2010 - Roma;
- Il Mare, casa editrice Il Ginepro - Cagliari;
- Antologia Mario Dell'Arco 2011, Accademia G.G.
Belli - Roma;
- Le Poesie di IoRacconto 2010, AssoPiù Editore -
Firenze;
- Come un granello di sabbia, PensieriParole -
Padova;
- I quasi adatti - Istituzione Biblioteche del
Comune di Parma, edito da ilmiolibro it Gruppo
Editoriale L'Espresso Spa - Roma;
- Oltre la parola - edito dal sito gliautori it -
Torino;
- La giusta collera, Edizioni CFR - Piateda (SO);
- Poi, il silenzio (collana Poetry), Edizioni Montag
- Tolentino (MC);
- Metropoli, Associazione "Infiniti sogni" -
Grugliasco (TO);
- Pensier che innanzi a me sì spesso torni…, Il
Basilisco - Genova;
- Ai propilei del cuore, Edizioni CFR - Piateda
(SO);
- Per amore, Il Basilisco - Genova.
Editore: Arduino Sacco Editore
Data di pubblicazione: 2012
Pagine: 204
ISBN: 978-88-6354-600-2
Acquisto:
Il libro è reperibile sul sito della casa editrice
(http://www.arduinosacco.it/product.php?id_product=784),
sui siti web quali Deastore, Libreriauniversitaria e
altri e richiedibile presso le librerie.
Estratto dal romanzo
Fino a quell'ora, a partire dalla mattina, mi
trasmette il suo amore via etere, così come io
faccio con lei…
È da quando si conoscono che Sofia e Marcello si
sentono telefonicamente, quando possono distogliersi
dal lavoro; ma in questo periodo, non essendo più
lui occupato, Sofia vive con estrema sofferenza
questo distacco quotidiano perché si aggiunge a
quella che condivide con lui a causa della sua
situazione attuale.
Sofia è una donna straordinaria, oltre ad avere una
grazia suadente, ha una pervicacia senza pari.
Grazie a questa sua determinatezza intellettuale, mi
ha aiutato a dipanare l'intricatissima matassa.
Estratto dal romanzo
Per molti altri lavoratori l'entrata dello Stato,
nell'amministrazione dell'azienda, ha significato la
fine del rapporto lavorativo. Sono quei lavoratori
che sottoscrivono un "contratto" molto diffuso nelle
terre partenopee, quello in nero. Per loro non c'è
stato scampo, falcidiati due volte, dapprima
costretti a lavorare senza un regolare contratto,
quindi senza diritti e senza serenità; in un secondo
momento, paradossalmente, perdendo anche quel minimo
che guadagnavano col sudore della fronte.
Fra tutti questi lavoratori sventurati, ebbi la
fortuna di parlare spesso con Jamir Zeudith; ci
incontravamo in mensa durante l'ora di pausa pranzo.
A farci fare la reciproca conoscenza, fu la comune
passione per i libri.
Jamir, trentatré anni, è proveniente dal Senegal,
vive in Italia da circa dieci anni di cui gli ultimi
tre passati a lavorare come operaio nell'azienda. Si
è trasferito dal suo Paese natio con una laurea in
chimica, dopo la morte della madre, il padre l'aveva
perso all'età di quattordici anni. Da allora…
Estratto dal romanzo
Sono le due e quarantacinque del pomeriggio. La
signora Giovanna Carenato si è da poco seduta,
casualmente, alla mia scrivania. Ha in mano un
libro, un romanzo che sta leggendo nell'attesa di
ricevere nuove "disposizioni".
La signora Carenato è reduce da tre mesi di cassa
integrazione. Anche per lei, nell'ambito della sua
area di appartenenza, non è stato rispettato il
famoso "accordo dei quindici giorni".
È stata destinata a fare l'archivio a partire dal
lunedì seguente, è dentro ma si sente fuori poiché
le è stato imposto di non occuparsi più del suo
vecchio lavoro, nell'ufficio del personale.
Giovanna sta impiegando il tempo a leggere anche
perché è in attesa del suo primo bimbo.
Ma negli ambienti di lavoro non sempre tutti sono
solidali ed infatti, quel pomeriggio, qualcuno mal
sopporta che lui debba lavorare mentre Giovanna se
ne sta comodamente a leggere un libro.
Questo attento dipendente si incarica di avvertire
il dottor Ossiero che, ancorché abbia indotto
proprio lui la signora Carenato a impegnare quel
tempo residuo a suo piacimento, chiamato in causa
quale capo non può non dare dimostrazione del suo
ruolo. Ascoltata la delazione del fido dipendente,
il sovrano balza dalla sedia e, imprecando, si
dirige verso quell'ufficio facendo ridondare la sua
voce in tutto l'edificio. Giunto al cospetto di
Giovanna le si scaglia contro, insulti, invettive,
persino parolacce. La povera signora Carenato,
allibita, tenta di dare spiegazioni ma il sovrano
non vuole sentire ragioni e, in preda al delirio…
Estratto dal romanzo
Armati di buoni propositi e con l'auspicio di
riportare l'azienda agli antichi livelli,
ricominciamo.
Ovunque è fermento, dal magazzino all'ufficio
risorse umane, dal CED all'ufficio marketing e così
via di seguito, da parte a parte di questa grande
azienda, corre l'energia che era stata sopita da
tanti, troppi mesi…
Anche nella mia area - l'ufficio amministrazione,
contabilità e finanza - si riparte di buona lena ma
qualcosa, dopo i primi giorni, aleggia nell'aria. Il
dispotismo arrogante del dottor Ossiero si appalesa.
In risposta ai suoi atteggiamenti nei miei
confronti, mi sorpresi ad avere reazioni inusuali
per il mio temperamento, tali da destare meraviglia
nei miei colleghi i quali erano stati, nel tempo,
testimoni della mia impulsività. La mia natura
trovava il modo di contenersi, trovava la sua
difesa, forse anticipando il ricorso alla resilienza
cui la avrebbero chiamata nefande vicende future.
* * *
Francesco Vico
Le avventure di Luchi e Striche
Tindari Edizioni
ISBN 9788896539545
E' un posto ben strano la Valle Bormida, una
manciata di paesini sparpagliati tra i boschi con
qua e là qualche mostruosità industriale, il mare è
a pochi chilometri ma oltre la riga delle ultime
Alpi ed i fiumi scorrono verso tutt'altra direzione
per andare a buttarsi nel Tanaro e da lì nel Po. La
Valle Bormida non è già più Riviera Ligure, e non è
ancora Piemonte.
Qui sono ambientate le avventure di due giovani,
Luchi e Striche: "Luchi (lato passeggero): alto,
biondo, visibilmente cazzone, viso infantile. Una di
quelle persone amabili e generose con cui però non
vorresti avere mai a che fare perché, non si capisce
bene il motivo, non appena lo vedi inizia a starti
sulle palle. Ventitré anni. Striche (lato
guidatore): morettino, con la faccia da culo,
visibilmente incazzato, ma d'aspetto gradevole. Una
di quelle persone con cui magari ti andrebbe di
avere a che fare ma non puoi perché, non si capisce
bene il motivo, non appena ti vede inizi a stargli
sulle palle. Ventidue anni."
Tra birrerie, feste di paese, corse in macchina su
strade tortuose, litigi con gente di fuori Valle
(soprattutto della riviera), approcci con l'altro
sesso particolarmente imbranati, i due eroi
scopriranno che forse la vita meriterebbe di essere
vissuta in maniera diversa, e continueranno a
viverla esattamente come prima.
L'autore: Francesco Vico nasce nel 1982 a Savona,
vive e lavora in Valle Bormida, scrive racconti,
saggi, poesie, lettere anonime, liste della spesa e
tutto quel che gli capita. Ha pubblicato su internet
alcune raccolte di poesia (Natale, Alessio, i
pupazzetti & altre storie, Tre cose sulla caccia,
L'amore ai tempi del cavaliere), organizza happening
poetici, cerca (senza risultati degni di nota) di
dipingere, di recente si è sposato. Questo è il suo
primo romanzo. La moglie ha dichiarato di non
volerlo leggere fino alla pubblicazione, ciò
potrebbe portare ad un precoce divorzio...
Per ulteriori informazioni:
www.luchiestriche.blogspot.com
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Graffio d'alba
Lenio Vallati
Bastoni, 2011
Chi è davvero l'anonimo protagonista del romanzo di
Lenio Vallati? Un folle? Un egoista? Un masochista?
Un inetto? Un irresponsabile? Direi che è prima di
tutto un essere umano, con tutte le sue debolezze e
contraddizioni, in cerca di se stesso e di qualcosa
che neanche lui sa bene. Un uomo in fuga da un se in
cui non si riconosce più, una persona né buona né
cattiva che si muove ai margini della società, nella
cittadina periferica di Sesto Fiorentino - luogo che
conosco abbastanza bene essendo a un quarto d'ora di
macchina da casa mia. Un barbone volontario, una
sorta di asceta moderno che, seguendo
inconsapevolmente l'esempio dei grandi maestri
indiani e paleocristiani, abbandona la comoda vita
familiare, gli affetti più cari, per una vita
precaria e miserabile in cui, all'improvviso, si
rivela la bellezza in un particolare magari banale.
Il graffio d'alba del titolo è il segno indelebile
che la vita randagia lascia un mattino sul volto del
nostro personaggio, trasformandolo. Certo, magari
non tutti i lettori si affezioneranno a lui - in
fondo ha causato consapevolmente dolore alla moglie
e al figlio - ma il suo racconto ci coinvolgerà
pagina dopo pagina fino al finale. Un libro ben
scritto, con un linguaggio piano e chiaro, a volte
poetico, che si legge bene tutto d'un fiato, in
un'unica giornata.
Massimo Acciai
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Mapuche. Lo spirito del vulcano
di
Maria Cristina Famiglietti
Nuovo, entusiasmante romanzo della scrittrice Karin
Gelten Lipari, che si conferma, con questa nuova
avventura sudamericana, un'artista capace di far
sognare i lettori con storie semplici ma piene di
suggestioni. Nell'ultimo romanzo, ''La bimba che
visse due mondi'', ci aveva lasciati incantati con
le descrizioni del suo Cile, percorso dai ricordi di
una bambina che diventa donna e ci racconta i suoi
ricordi e i suoi amori... Ora, rientra nella sua
patria di origine per entrare nel vivo dei miti
tradizionali, con un tocco femminile e romantico,
ancora una volta incapace di tralasciare i
sentimenti forti che fanno da struttura e cuore a
questa nuova vicenda umana.
Araucania, fine 1800. Una famiglia cilena di origine
spagnola diventa protagonista di questo imponente
romanzo in cui terra, tradizioni, personaggi
originalissimi e magia fanno da scenario a una
storia da non perdere. Una protagonista che per
amore e con amore attraversa gli anni del suo
destino che la porterà a scelte importanti. Il
finale, certamente in climax ascendente e pieno di
tensione, lascerà il lettore a bocca aperta, e saprà
infondere energia e voglia di leggere anche gli
altri romanzi di questa autrice che ''non ha nulla
da invidiare alla conterranea Isabel Allende'', come
ho avuto modo di dire in una precedente recensione
sull'autrice. (Maria Cristina Famiglietti).
Autore: Karin Gelten Lipari
Titolo: Mapuche. Lo spirito del vulcano
Editore: Reverdito
Anno di pubblicazione: 2012
prezzo: 13,80
pagine: 321
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