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Attualità
La crisi
Articolo di Gennaro Tedesco
Filosofia
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La crisi
Gennaro Tedesco
Non sappiamo come evolverà la
crisi che ci sta di fronte. Ma vorrei provare a
delineare qualche suo aspetto.
Naturalmente il punto di partenza non può che essere
la crisi economica. In essa sono presenti numerosi
fattori che, intrecciandosi e interagendo tra di
essi, complicano e aggravano ulteriormente la
situazione . Non sempre questi fattori vengono
percepiti tutti e compresi nella loro dirompente
dinamica globale e globalizzata.
Il primo di essi è la crisi finanziaria scaturita
dall'esplosione della bolla dei subprime. I subprime
sono mutui erogati a milioni di individui negli
Stati Uniti che non riescono a restituire le ingenti
somme richieste alle banche per poter acquistare
immobili . E' da tener presente , per meglio capire
l'evoluzione o l'involuzione della contingenza
attuale, che il capitalismo occidentale per
accelerare il processo di accumulazione e
intensificare i livelli dei consumi, si serve dello
sviluppo abnorme e artificiale del capitale
finanziario che non corrisponde minimamente ai reali
processi produttivi dell'economia. Da ciò la
creazione di bolle speculative e artificiali
finanziarie o commerciali come i prestiti bancari
per l'acquisto di immobili che non corrispondono
alle effettive possibilità dell'economia reale e dei
suoi fruitori .
La debolezza del dollaro , che in parte notevole
corrisponde alla debolezza dell'economia
statunitense e alla sua dipendenza dai finanziamenti
esteri , aggrava ulteriormente la crisi economica
perché il mercato globale non ha più un punto di
riferimento solido, minando la fiducia dei
cosiddetti investitori internazionali che si sentono
traditi dalla frana di quella che era considerata la
valuta internazionale dei mercati.
A ciò si aggiunga un vertiginoso aumento del prezzo
del greggio, solo da qualche mese in calo,
accompagnato da un altrettanto vertiginoso aumento
delle materie prime e soprattutto l'astronomico
incremento dei prezzi dei generi alimentari .
La pressione a cui è sottoposta la pentola
dell'economia mondiale non è un fatto improvviso
come non pochi , digiuni delle più elementari
nozioni di economia , possono pensare e credere.
Dopo un lungo periodo di pur minima e incompleta
regolazione dei mercati anche attraverso un
insufficiente interventismo statal-capitalistico, il
ciclo capitalistico di espansione è sembrato più
lungo e consistente del solito . Ma alle prime crepe
del sistema statal-capitalistico, si è imposto al
mondo sempre più globalizzato un ritorno
all'economia capitalistica del liberismo senza
regole e senza freni, dando fiato alle trombe di una
finanza avventuristica e selvaggia, che nella
fittizia e sconsiderata espansione del credito e dei
mutui, ha visto la possibilità di accelerare lo
"sviluppo" senza tener conto dei limiti oggettivi
dell'economia reale soprattutto negli Stati Uniti,
culla del pensiero liberale e delle teorie
liberistiche più spinte in economia e finanza .
In ogni caso è bene ricordare che, prima di giungere
al baratro mondiale in cui ci troviamo, consistenti
e meno consistenti crisi economiche e finanziarie
negli ultimi decenni hanno accompagnato in vario
grado e misura l'evoluzione o l'involuzione del
contesto globale economico e finanziario. Tutti
segni e segnali premonitori di una più ampia ,
diffusa e profonda crisi che si annunciava evidente
e catastrofica a chi volesse e sapesse leggere e
interpretare tali sintomi. Come al solito ,
interessi e priorità dei decisori globali, a
cominciare dagli Stati Uniti, erano altri , che
indirizzavano e sollecitavano a promuovere , anziché
a frenare e spegnere, la folle corsa dell'economia,
soprattutto americana, pesantemente drogata dal
credito facile e a buon mercato, verso il baratro
nel quale poi sono finiti tutti gli attori globali
del mercato mondiale . E questa, purtroppo, non è
un'altra storia, perché è anche e soprattutto la
nostra storia sia come cittadini dell'Europa che
come cittadini del mondo.
In tutta questa complessa e intricata storia tutti
siamo coinvolti in forme e modi che la
globalizzazione ha reso nuovi e inediti per cui
risulta anche difficile effettuare previsioni ed
eventualmente districarsi per uscirne rapidamente .
La crisi del 29, più volte evocata in questi
frangenti, può solo aiutarci fino a un certo punto
perché essa si poneva tra due guerre mondiali e
perché di essa le nostre ultime generazioni non
hanno esperienza personale e diretta .
Ancora, al momento in cui scrivo, molti, soprattutto
in Italia , non si rendono conto della profonda
intensità e della imprevedibile durata della crisi.
Essa è anche frutto di un modello di sviluppo
capitalistico, già di per se intrinsecamente
sregolato e selvaggio, non solo per l'evidente e
pervasiva impronta neo-liberistica, ma anche per
l'inusitata e prepotente sfida globale al pianeta .
Scienza iperspecialistica , iperparcellizata e
ipercompartimentata e tecnologia asservita al
capitalismo più esasperato hanno contribuito in modo
determinante alla instaurazione di minacce inedite e
mortali per l'intera umanità : dal rischio della
proliferazione e contaminazione atomica al dilagare
di malattie endemiche sconosciute e difficilmente
trattabili, dall'inquinamento della biosfera alla
morte per inedia nel momento in cui le promesse e le
possibilità di scienza e tecnologia non asservite al
capitalismo potrebbero consentire a tutta l'umanità
di sconfiggere malattie, miseria e povertà .
Il profitto capitalistico fino ad ora è stato
garantito dal ricorso alle fonti di energia non
rinnovali come il petrolio e il gas, che hanno
inquinato il globo .
Ora la nuova illusione del capitalismo si culla
nell'idea di un "progresso" alternativo basato sullo
sviluppo delle fonti di energia rinnovabili come il
sole e il vento. Al "consumatore" d'Occidente che
continua a sprecare energia sempre più cara e rara e
che sembra non voler minimamente rinunciare ai suoi
divoranti e dispendiosi ritmi e stili di vita, la
macchina capitalistica dei sogni ora promette un
nuovo radioso e soprattutto "solare" futuro .
Ma essa non tiene conto del fatto eclatante che
fintanto che i contrasti di classe e la povertà
crescente in modo esponenziale non solo nelle
periferie dell'imperialismo capitalistico, ma anche
nel cuore pulsante delle sue metropoli imperiali,
continueranno a manifestarsi ed ora, con la crisi,
ad ingigantirsi vertiginosamente, non ci potrà
essere un futuro accettabile alla portata
dell'umanità globalizzata.
Ma l'attuale crisi , che stiamo attraversando e di
cui non intravediamo neanche l'ombra e la penombra
dell'uscita, non è solo un problema finanziario ed
economico, pur fondamentale e rilevante, è anche un
problema politico . E sugli aspetti politici della
crisi soprattutto in Italia e in Europa il silenzio
sembra quasi totale.
Una quasi cortina ed una congiura del silenzio
sembra essere calata su tali aspetti .
La maggior parte dell'opinione pubblica italiana ed
europea non avverte ancora o sembra non avvertire
all'orizzonte i due nuovi ingombranti e minacciosi
protagonisti del travolgente assedio alla cittadella
europea e alla fortezza americana , l'Elefante
indianio e il Dragone cinese . Una delle cause non
secondarie della crisi economica in Europa e in USA
è proprio la persistente e incalzante concorrenza
dei due Giganti asiatici. Si sostiene che essi
agiscono sul mercato mondiale in modo sleale e
subdolo.
Si approfitta di questa assurda e pretestuosa accusa
per riconfermare l'immagine propagandistica e
stereotipata usurata e abusata dei soliti orientali,
pronti nell'oscurità a colpire l'ingenuo e indifeso
Occidente e smaniosi di abbattere e annientare la
Culla della Civiltà .
Ciò serve agli ideologi e ai propagandisti dello
Scontro delle Civiltà per nascondere i fatti nudi e
crudi : il coma profondo dell'economia occidentale e
l'incapacità di produrre, promuovere e delineare
all'orizzonte valori nuovi e alternativi a un mondo,
quello occidentale, con eclatante evidenza, fino ad
ora impotente ad autorigenerarsi .
Mentre ,come al solito,il capro espiatorio è sempre
l'Altro, non si cerca di scavare dentro la politica,
l'economia e la storia dell'Europa e degli USA per
trovare le radici di un fallimento epocale.
Soprattutto in Europa si è dato mandato alle Scuole
e alle Università si per scoprire e analizzare le
radici profonde della nostra storia in un evidente
momento di crisi storica, ma non per ricavarne una
lezione di ridimensionamento e di decentramento
antropologico, ma , al contrario, per ribadire una
pervicace diversità, che non ha nulla che fare,
purtroppo, con una pur minima nozione di relativismo
culturale . Tale ritorno alle radici più profonde
della storia europea e tale riconquistata diversità
sono state adoperate per riconfermare e ribadire una
alterità incolmabile con l'Altro ad ulteriore
dimostrazione che, soprattutto, l'Europa, o meglio,
la costruzione della "nuovissima" Unione Europea,
come gran parte della storia europea, si è fondata e
formata sulla nozione strategica e ideologica della
contrapposizione all'Altro dai Greci, ai Crociati
alle SS .
Per affrontare quella che si profila come una lunga
e catastrofica crisi non solo economica, analisti e
politici delle due sponde dell'Atlantico
ripropongono un ritorno massiccio all'intervento
dello Stato nel mercato capitalistico . Dopo la
sbornia liberistica e dopo che tutti i teorici del
libero mercato fino ad ieri hanno proclamato
l'inviolabilità dell'"indipendenza" del capitale,
gli stessi si ritrovano ora ad osannare le sorti
magnifiche e progressive dell'interventismo statale
e della necessaria e inderogabile regolazione dei
mercati capitalistici .
Ma, specialmente in Europa, dietro questo ritorno di
fiamma dell'interventismo in economia, si cela,
probabilmente neanche tanto nascosta per chi sappia
e voglia leggere correttamente gli accadimenti e i
corsi e i ricorsi della storia, l'esigenza di
ricreare e compattare intorno alla nascente Unione
Europea un nuovo blocco di potere finanziario,
economico, politico ed ideologico sempre più
necessario a sostenere l'urto via via più aggressivo
e dirompente dell'Elefante indiano e del Dragone
cinese . E le correnti più o meno variegate, più o
meno eterogenee del rampante ideologismo
europeistico, alimentato da una ritrovata Alleanza
tra i vertici della gerarchia ecclesiastica e i
circoli più retrivi delle consorterie vetero-europee
e ingigantito da un persistente e debordante
richiamo a presunte , univoche e monolitiche radici
identitarie , in verità mai possedute e mai
esistite, scandiscono i tempi di una rischiosa e
pericolosa revanche europea che, prima sommessa e
silenziosa, poi fragorosa e rumorosa, si annuncia e
si profila all'orizzonte mondiale nei termini di un
rinnovato tentativo di logore e vetuste egemonie neo
imperialistiche .
Il carattere non solo economico, ma anche politico e
psicologico dell'attuale crisi soprattutto in Europa
e in Italia si materializza anche negli
atteggiamenti e nei comportamenti conseguenti dei
cittadini .
Innanzitutto monta la protesta e si rafforzerà
sempre più contro tutti quegli immigrati che, ora in
un frangente catastrofico, si trovano stretti tra
l'incudine della disoccupazione crescente e il
martello della rabbia dilagante contro di essi degli
europei e degli italiani anch'essi attanagliati
dall'incubo della disoccupazione. Ma non c'è solo
questo aspetto che trasforma gran parte degli
europei in razzisti .
Come quotidianamente chi scrive ha modo di
constatare , numerosi italiani reagiscono alla
crisi, ignorandola e persistendo nel loro alto
tenore di vita come se tutto fosse come prima . Non
solo , ma insieme alla fuga dalla realtà, assistiamo
anche alla fuga dalla responsabilità e dalla libertà
. Perché infatti negare la realtà significa non
assumersi responsabilità , non dover scendere
nell'arena politica in prima persona e lottare per
la trasformazione della realtà . Se la realtà è
immutata, se è quella di sempre, se , come sostiene
la propaganda e la pubblicità, basta continuare a
spendere, si può vivere tranquilli, riconfermando la
fiducia alla stessa classe dirigente che ha condotto
a una crisi che esiste solo nella testa di folli e
sovversivi.
E' iniziata la fuga dalla responsabilità e dalla
libertà , fuga dalla responsabilità e dalla libertà
che conviene perché implica non solo la
riaffermazione della appartenenza al mondo borghese,
esorcizzando una prossima e inevitabile
proletarizzazione, ma anche la negazione di ogni
criterio di scelta personale .
Naturalmente la fuga dalla libertà prevede nel suo
secolare copione che alla fine della corsa l'uomo in
fuga riceva l'abbraccio ecumenico e rassicurante del
Salvatore .
Non è il caso di far notare che questo è un processo
psico- socio-politico che l'Europa e l'Italia hanno
già visto, conosciuto e sperimentato : il
nazi-fascismo .
Naturalmente è molto difficile che la storia si
ripeta e si ripresenti con le stesse modalità del
passato. Ipotizzare scenari possibili non significa
che essi si materializzeranno non solo perché le
cose potrebbero andare diversamente, ma anche perché
nella società europea esistono alternative e
anticorpi vigili e allertati .
Ipotesi del genere sono interpretazioni possibili
della realtà, che, soprattutto in un contesto
educativo e politico, potrebbero risultare esercizi
immaginativi utili per sollecitare e stimolare
approfondimenti storici , culturali e
interdisciplinari . E mai come in questo caso si
dimostrerebbe lo stretto legame tra educazione e
politica, dove l'educazione non è più astrazione e
politica non è più asfittica e rachitica educazione
civica .
La tendenza attuale della pedagogia comunitaria
sembra che abbia scoperto il nuovissimo sole
dell'Avvenire propagandando il neomodello
dell'educazione alla cittadinanza. Ma innanzitutto
quale cittadinanza ? Nazionale, europea ,
occidentale o cosmopolitica ? Già questo
interrogativo comporterebbe una rivisitazione
storica e non ideologica a partire da un confronto
serio e approfondito con "la cittadinanza" ( se
esiste tale criterio e nozione ideologica e
antropologica) degli Altri, Asiatici, Africani, ecc…
Ma come se non bastasse, la "sostanzializzazione"
dell'educazione alla cittadinanza non può e non deve
essere sociologica e pscicologica o vagamente e
genericamente interdisciplinare, ma limpidamente e
chiaramente storica e politica, dove la storia e la
politica contemporanea servono, come abbiamo cercato
di ipotizzare noi in precedenza, all'educazione
senza sostantivi e aggettivi a capire ed a
interpretare il presente alla luce di un passato
incombente e ad aprire vie operative e trasformative
nella realtà e squarci nel futuro. Operatività e
traformatività indispensabili ad allievi che calcano
le scene del cosmo e il cui territorio è il
territorio planetario dove è necessaria non
l'educazione alla cittadinanza e forse nemmeno
quella cosmopolitica, ma l'educazione in se stessa
come formazione integrale e totale .
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