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Attualità
La crisi
Articolo di Gennaro Tedesco
Filosofia
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L'infinito pulsare della vita
nell'eterno presente del Cuore Universale
Paolo D'Arpini
Il Cuore dell'Universo batte e ad
ogni battito un big bang, una nuova creazione, viene
in esistenza, nell'Eterno Presente…
Nel processo infinito della manifestazione l'essere
umano è solo uno degli innumerevoli modi espressivi
dell'intelligenza. Non c'è limitazione
nell'espressione vitale, possiamo immaginare esseri
composti di altre materie da quella organica che ci
contraddistingue, ad esempio nella cosmologia
indiana si parla di "abitanti" del sole, della luna
e di altri mondi astrali e fisici, che condividono
con noi l'intelligenza e la coscienza ma in forme
completamente diverse dalla nostra. Si parla di
diverse dimensioni e di diverse evoluzioni.
Nella fantasia creativa, e possiamo osservarlo anche
qui sulla Terra, non esistono due foglie dello
stesso albero che siano uguali, non esistono due
granelli di sabbia della stessa spiaggia che siano
uguali, non esistono fra i miliardi di uomini due
che siano identici, persino gli animali clonati
manifestano evidenti differenze gli uni dagli altri.
Insomma ogni essere è una rappresentazione unica ed
irripetibile della Coscienza Assoluta.
Nel film universale in continua produzione e
proiezione la fantasia e la diversità è una regola,
come dire che tutto cambia ma non la capacità di
cambiamento che sempre permane. Tutto questo vivere
si srotola sullo schermo della Mente Universale
mentre la Coscienza vivifica il gioco creativo e lo
osserva. Yin e Yang. Shiva e Shakti. Luce e Tenebra,
Moto ed Inerzia.
E vai con la complementarietà degli opposti….
Allora, appurato che il processo è indefinibile da
punto di vista della comprensione mentale, resta
però un fatto basilare, tutto quel che è sempre è
presente nel Tutto.
Non può esserci separazione alcuna, non può
sussistere alcuna limitazione nella Presenza
dell'Assoluto in ogni sua forma ed immagine. Bene,
quindi siamo certi al 100 per cento di essere
Quello. Non possiamo essere altri che Quello.
L'Assoluto!
E adesso torniamo al relativo, torniamo
all'esperienza degli opposti vissuta nel nostro
mondo duale: bene e male, egoismo ed altruismo,
gioia e dolore, desiderio e paura. Certo ognuna di
queste sensazioni (o pensieri) è relativa, perciò
fittizia ed irreale, però noi la percepiamo e
crudelmente la sperimentiamo nel nostro vivere
quotidiano.Ma l'integrazione degli opposti è la
radice del ritorno alla nostra consapevolezza
primigenia. Alla capacità spontanea di essere ciò
che siamo nell'Unità, aldilà del concetto di spazio
e di tempo, aldilà di ogni illusione separativa.
Questo processo di "ritorno" alla propria natura
avviene come nel passaggio dal sogno alla veglia, è
intrinseco in ognuno di noi. Quando sogniamo siamo
immersi nel sogno e quella è per noi la sola realtà…
Quando giunge il momento del risveglio ci sono delle
avvisaglie che ci fanno percepire l'imminente
cambiamento di stato. Come dire, abbiamo sentore
dell'imminente uscita dall'illusione del sogno.
Certo questa è semplice analogia poiché nel sogno e
nella veglia, che sono condizioni mentali, non vi è
vera illuminazione e realizzazione. Quel "risveglio"
di cui parlo è l'intima essenza indivisibile,
inavvicinabile dalla mente, ma la sua realtà è
intuibile e sperimentabile nello stato di pura
consapevolezza.
Nel processo di ritorno che sospinge ogni singolo
essere verso quella pura consapevolezza avvengono
vari miracoli e misteriosi cambiamenti.
L'adattamento ai nuovi stati di coscienza coinvolge
sempre e comunque tutto il corpo massa della specie,
ma nella nostra dimensione umana noi siamo abituati
al funzionamento a locomotiva, ovvero due passi
avanti ed uno indietro, anche definito crescita per
tentativi ed errori. Per questa ragione sembra che
l'evoluzione manchi di linearità e continuità. Nella
nostra civiltà abbiamo vissuto vari momenti che
sembravano paradisiaci, che mancavano però di una
comprensione olistica. Un po' come avviene nel mondo
animale in cui la spontaneità apparentemente regna
sovrana ma la coscienza è carente nella
autoconsapevolezza e nella ragione.
Insomma dobbiamo poter integrare l'intuizione e la
ragione in una comprensione olistica del nostro
funzionamento e ciò fatto possiamo procedere a
dimenticare il processo sperimentale per poter
vivere integralmente l'esperienza in se stessa.
Osservatore ed osservato non possono essere separati
e questo vale sia nel mondo della fisica moderna che
nel contesto spirituale.
Ora riportiamo l'attenzione a come l'integrazione
fra interno ed esterno, fra soggetto ed oggetto,
possa trovare una sintesi attraverso l'espletamento
della nostra vita quotidiana ed attraverso il
riconoscimento della nostra costante "presenza" in
ogni evento vissuto. L'io ed il tu sono condizioni
mentali che non rappresentano una verità assoluta ma
una semplice convenzione funzionale. Eppure
attraverso l'attenzione posta sulla paritetica
"presenza" siamo in grado di uscire fuori dalla
gabbia del dualismo.
Per ottenere questo risultato le religioni
consigliano la via "dell'amare il prossimo tuo come
te stesso" mentre le filosofie gnostiche indirizzano
verso l'autoconoscenza "gnosce te ipsum".
Non scindiamo queste due vie, teniamole strette come
due remi della nostra barca che ci aiutano ad uscir
fuori dal pantano del "dualismo".
Quello che noi viviamo non è altro che il riflesso
di ciò che noi siamo, se possiamo restare
consapevoli di ciò ecco che scompare in noi la
pulsione ad ottenere risultati puramente esterni (egoici),
seguendo le spinte di paure e desideri. Se siamo
vittime di queste spinte sentiamo il bisogno di
"conquistare" risultati anche sopraffacendo gli
altri, il che equivale a dire che riteniamo di poter
indennemente mangiare le nostre stesse carni nel
tentativo di ottenere una crescita.
Come possiamo considerare che qualcosa sia al di
fuori di noi stessi? Questa è solo ignoranza.
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