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Narrativa
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi narrativi inediti,
purché rispettino i più elementari principi
morali e di decenza...
Notte di Natale di
Rossana D'Angelo
Poesia in italiano
Questa rubrica è aperta a chiunque voglia
inviare testi poetici inediti, purché rispettino
i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Massimo Acciai
Baggiani, Andrea
Cantucci, Alessandra
Ferrari, Italo
Magnelli
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a chiunque voglia
inviare testi poetici inediti, purché rispettino
i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Massimo Acciai
Baggiani
Recensioni
In questo numero
segnaliamo:
- "La compagnia dei viaggiatori del tempo" di
Massimo Acciai Baggiani
- "La lingvovendejo", di Massimo Acciai
Baggiani, recensione di Davide Zingone
(esperanto/italiano)
- "Esercizi di volo" di Roberto Mosi
- "Arpaïs. La memoria delle anime imperfette"
di Sabrina Ceni
- "La corte degli arlecchini / Curtea
arlechinilor" di Liliana Ugolini e Mihaela
Colin Cernitu
- "Spoiler: alla fine muoiono tutti" di
Francesco Vico
- "Sonetti d'amore" di William Shakespeare,
recensione di Emanuela Ferrari
- "La Divina Commedia 2" di Roberto De
Gregorio, recensione di Emanuela Ferrari
- "Verso il fonetismo. Evoluzione della
scrittura" Amerigo Iannacone, recensione di
Emanuela Ferrari
- "Nam Myoho Renge Kyo, la legge del fiore di
loto" Nichiren Daishonin, recensione di
Emanuela Ferrari
- "Elogio dell’ozio" di Robert Louis Stevenson,
recensione di Emanuela Ferrari
Articoli
Interviste
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Desiderio d'esser rondine:
leggendo un poemetto di Fabio Strinati
"Vorrei girare il mondo come le
rondini…" cantava il grande Lucio Dalla tanti anni
fa: Fabio Strinati sembra fargli eco con l'incipit
del suo poemetto Dal proprio nido alla vita (edito
da EIF nel 2016) che torna spesso come un refrain
"Ho sempre desiderato essere una rondine"; ma
scopriamo subito che il riferimento non è lo
scomparso cantautore bolognese bensì lo scrittore
toscano Gordiano Lupi, e più precisamente il suo
recente libro Miracolo a Piombino, a cui Strinati
rende omaggio all'inizio della sua opera.
Il linguaggio semplice con cui è scritto il poemetto
non tragga in inganno: si tratta di un testo
profondo, filosofico, complesso, estremamente
poetico e tutt'altro che leggero. Il tono talvolta
crepuscolare con cui il poeta dichiara la propria
fragilità e inquietudine fa da contraltare alla
voglia di infinito e di vita racchiusa nel desiderio
di volare ("Volare è un po' come sognare, / e
sognare è un po' come volare!"). Il poemetto in
effetti è la descrizione di un viaggio simbolico e
onirico nell'essere; anche il Monte Corsegno (un
luogo reale, nelle Marche: "una di quelle montagne /
che ti prendono l'anima") da cui l'io poetante
osserva il cielo in una giornata di vento e gelo
(condizioni climatiche fortemente simboliche)
rimanda ad altro, a qualcosa di trascendente e
atemporale; uno spazio in cui l'autore tenta una
definizione della morte ("Orrenda è la morte, / che
all'improvviso arriva, con aria buffa / di chi si
prende gioco della vita, di chi la disprezza") e
della vita ("la vita è vita, anche quando la morte
se ne impossessa").
Ma perché dunque il poeta vorrebbe essere una
rondine? Perché suo desiderio è diventare "una di
quelle rondini che sanno affrontare la vita", in
quanto "tutto ciò che conta, è la vita" e lui, col
suo senso di smarrimento e di inettitudine ("Io ero
un'anima debole, un nido di paglia e di cereali") si
sente incapace di afferrarla, di viverne appieno il
senso profondo. Lui, uomo qualunque, anonimo ("Ero
quel tipo di persona...che nessuno si sarebbe / mai
voltato a guardare!"), vive un "periodo strano" in
cui ha perso la propria identità. Un uomo smarrito
come Dante nella selva oscura, profondamente solo,
preda del ricordo ("'È impossibile non ricordare'
quando si è soli") di cui dà una definizione tutt'altro
che rassicurante ("i ricordi sono ficcanti e
dolorosi; sono come chiodi precisi / che ti entrano
dentro la carne, come cavatappi nel cuore"), che
rifiuta il suo ruolo di poeta ("Come vorrei certe
volte, non potermi sentire poeta, / per essere un
po' più giovane e meno adulto...") e che insomma
anela ad uscire al sole, fuori dall'oscurità
dell'anima.
La salvezza è nel sapersi guardare dentro ("Un uomo,
deve essere uomo per poter vedere dentro di sè.") e
nel ritrovare il proprio "nido", il quale non
necessariamente coincide col posto dove viviamo, la
nostra casa. Il luogo tanto ricercato pare quindi
essere dentro il nostro cuore, in questo assolato
paesaggio interiore che ci fa veramente esseri umani
e che rende sicure e preziose le nostre parole. Solo
così la vecchiaia potrà dirsi "saggia" e potremo
volare come rondini libere nel cielo terso
dell'anima.
Firenze, 5 aprile 2017
Bibliografia
Lupi G., Miracolo a Piombino - Storia di Marco e
di un gabbiano, Historica, 2015.
Strinati F., Dal proprio nido alla vita, EIF,
2016.
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