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Narrativa
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi narrativi inediti,
purché rispettino i più elementari principi
morali e di decenza...
Notte di Natale di
Rossana D'Angelo
Poesia in italiano
Questa rubrica è aperta a chiunque voglia
inviare testi poetici inediti, purché rispettino
i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Massimo Acciai
Baggiani, Andrea
Cantucci, Alessandra
Ferrari, Italo
Magnelli
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a chiunque voglia
inviare testi poetici inediti, purché rispettino
i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Massimo Acciai
Baggiani
Recensioni
In questo numero
segnaliamo:
- "La compagnia dei viaggiatori del tempo" di
Massimo Acciai Baggiani
- "La lingvovendejo", di Massimo Acciai
Baggiani, recensione di Davide Zingone
(esperanto/italiano)
- "Esercizi di volo" di Roberto Mosi
- "Arpaïs. La memoria delle anime imperfette"
di Sabrina Ceni
- "La corte degli arlecchini / Curtea
arlechinilor" di Liliana Ugolini e Mihaela
Colin Cernitu
- "Spoiler: alla fine muoiono tutti" di
Francesco Vico
- "Sonetti d'amore" di William Shakespeare,
recensione di Emanuela Ferrari
- "La Divina Commedia 2" di Roberto De
Gregorio, recensione di Emanuela Ferrari
- "Verso il fonetismo. Evoluzione della
scrittura" Amerigo Iannacone, recensione di
Emanuela Ferrari
- "Nam Myoho Renge Kyo, la legge del fiore di
loto" Nichiren Daishonin, recensione di
Emanuela Ferrari
- "Elogio dell’ozio" di Robert Louis Stevenson,
recensione di Emanuela Ferrari
Articoli
Interviste
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Farmaci e letteratura, ovvero
perché sono contento di essere uno scrittore del
XXI secolo
Avete mai pensato dove, o meglio
"quando", vi piacerebbe andare se aveste a
disposizione una macchina del tempo ed un biglietto
di sola andata per un'epoca passata? Molti avrebbero
l'imbarazzo della scelta. Io andrei sul sicuro:
stralcerei quel biglietto e me ne resterei a casa.
Questa convinzione, ossia che il momento storico in
cui vivo sia di gran lunga migliore di qualsiasi
altro nel passato, ce l'ho sempre avuta e si è
rafforzata di molto leggendo il libro di
Giulia Bovone "I farmaci
nella letteratura". Che la medicina nel medioevo
fosse una cosa allucinante già lo sapevo; quello che
non sospettavo è che le cose non fossero cambiate
poi di molto fino a tempi recenti, addirittura nello
stesso secolo in cui sono nato, il ventesimo, si
praticavano ancora cure "scientifiche" che oggi ci
appaiono del tutto assurde. Ricostituenti
all'arsenico? Cioccolatini lassativi per curare
emicrania e febbre? Sigarette per asmatici1?
Interventi chirurgici senza anestesia, o con una
bottiglia di vino come anestetico, per non urtare la
sensibilità cristiana che vede nel dolore un modo
per espiare i peccati? Tutto ciò non accadeva solo
due o trecento anni fa: è storia dell'altro ieri,
cose di cui si ricordano i nostri padri o i nostri
nonni.
Giulia Govone, una giovane biologa "immessa sul
mercato" nel 1989, ha raccolto in un agile libretto
i suoi anni di ricerca nel campo della storia del
farmaco. Nelle pagine compaiono molte immagini a
colori di confezioni di farmaci d'epoca recuperati
dai mercatini: eleganti etichette stile liberty,
curiose bottigliette segnate dal tempo o flaconi
dalla forma bizzarra, oggetti che conservano il loro
fascino estetico - se non più la loro utilità o
credibilità scientifica - che l'autrice ha
preservato in un'opera appassionata e
interessantissima di recupero della memoria. Certo,
quei farmaci potevano poco o nulla per curare la
tubercolosi, l'epilessia, le malattie
cardiovascolari o l'asma - tutti mali di cui
soffrivano personaggi della letteratura del calibro
di Proust, Dostoevskij, Gozzano, eccetera, dalle cui
opere l'autrice ha riportato all'inizio di ogni
capitolo ampie citazioni. Che la letteratura tratti
anche di argomenti medici e farmacologici non deve
stupirci più di tanto, anche le malattie in fondo
sono fatti della vita: ciò che deve farci riflettere
- e l'autrice riesce benissimo nell'intento - è
l'estrema ignoranza che regnava nel passato, quando
non solo la medicina era impotente ma addirittura
dannosa, e su quanto siamo fortunati a vivere in
un'epoca in cui le conoscenze farmacologiche ci
salvano la vita in continuazione senza che noi diamo
troppo peso alla cosa2. Certo, nel futuro possiamo
immaginare che i farmaci di oggi saranno giudicati
barbari e primitivi così come noi oggi giudichiamo
barbari e primitivi quelli del passato - tra due
secoli magari il buon dottor McCoy ci darà una
pasticca che ci fa ricrescere il rene ormai
spacciato, come in "Star Trek IV: Rotta verso la
Terra" - ma anche se avessi una macchina del tempo
ed un biglietto di sola andata per il futuro, invece
che per il passato, stralcerei pure quello (per
altri motivi che sono chiari a chi ha letto le mie
opere di narrativa).
Il libro della Bovone è scritto con un linguaggio
fresco ed accattivante ed è rivolto a tutti, non
solo ai medici o ai farmacisti. Un testo simpatico
che rievoca nomi del passato oggi scomparsi3 e
traccia un panorama stupefacente delle malattie che
assillavano i nostri antenati, scrittori o no,
rendendo la loro vita breve e misera - salvo pochi
fortunati che scampavano ai malanni e alle mani dei
medici. Oggi si vive più a lungo, più in salute, ma
- come scriveva il Leopardi nel "Dialogo tra un
fisico ed un metafisico" - non sarebbe meglio, prima
di aspirare all'immortalità grazie all'elisir di
lunga vita, trovare un modo per renderla più felice?
Firenze, 10 maggio 2017
Bibliografia e sitografia
Acciai M., Etimologie dei farmaci, in Segreti
di Pulcinella n. 12, dicembre 2005
Bovone G., I farmaci nella letteratura,
Edizioni N.O.S.M., 2016
Note
1. Se penso che fino a qualche decennio fa non solo
era consentito fumare negli ospedali (come nei bar,
negli aerei e in tutti i luoghi pubblici) ma erano
gli stessi medici a fumare… mi vengono i brividi.
2. Mi viene in mente la scena de "L'ombra dello
scorpione" di Stephen King in cui, in un mondo
alternativo in cui il mondo è stato decimato da
un'epidemia globale, uno dei personaggi muore per
una banale appendicite dopo un disperato tentativo
di operazione (senza anestesia, non disponibile in
questo mondo postapocalittico).
3. i nomi dei farmaci mi hanno sempre affascinato,
tanto da scrivere un breve
articolo in cui mi domandavo come vengono scelti
i nomi commerciali dei medicamenti oggi in
commercio.
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