|
|
Narrativa
Poesia italiana
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta
a chiunque voglia inviare testi poetici, in una
lingua diversa dall'italiano, purché rispettino
i più elementari principi morali e di decenza...
poesie in lingua bulgara,
napoletana,
lituano/esperanto,
volapük
|
|
Introduzione alla poesia di Marco
Bazzato
di Katia Zografova
Per una strana ironia del destino mi
sono messa a leggere i poemi di Marco Bazzato proprio quando
abbiamo trapassato con la nave le chiuse sinistre del canale
slovacco Gapcikovo...Le sue alte pareti umide, ricoperte di nero
asfalto; i gabbiani planavano a terra come in un film di Hitckoc;
le acque imperversanti sotto la pressione del vento
improvvisamente piombavano (altrimenti il Danubio appare bianco
e silenzioso)...ricordavano un inferno moderno. In modo
inaspettato quest'atmosfera Dantesca corrispondeva alle
drammatiche missive globali del poeta Italiano!
Ma il lento sollevamento della nave, mentre i livelli delle
acque si equiparavano in un nuovo canale, armonizzando le
differenze degli invasi, ricordava anche lo sforzo necessario
per creare un codice mentale per leggere questo libro. Per
accettarlo, devi predisporti i sensi per il suo grandioso suono
neogotico. Perche' questo e' un libro con chiave semantica,
nascosta in qualche luogo tra il profetico-biblico e la
supersansibilita' dolorosa dell'uomo moderno.
Oggi ancora viviamo in un'epoca apocalittica. Forse questo
spiega il bisogno rinato nel lettore contemporaneo di un
parlarto poetico, simile al volto della parabola. Il poeta
Veneziano possiede uno stile decorativo ricco di sfumature,
costruito da lunghe righe circostanziate nei versi, pregno
d'intonazioni "polifoniche"...In mezzo a questo ritmo fluido
(ricordante la pulsazione di un'onda lenta), sostenuto
dall'autore - vogatore atletico nelle mitiche acque verbali,
ancor di piu' si profila vivamente "il gioco delle ombre", come
se scaturenti da fantomatici riflessi del passato sopra specchi
veneziani offuscati dal tempo. E "il carnevale" immaginario
delle anime e corpi umani turbina fastoso nelle sintesi
estetiche dell'immaginazione poetica di Bazzato. Non per caso
sottolineo questa intercettazione da maestro ai "mondi
specchiati"nella sua poesia, che troviamo particolarmente
eloquente nel poema "Venezia per sempre", portante impronta di
parentela con i modelli della letteratura latina, con il suo
erotismo macabro. L'esempio classico sono Enea e Didone, ma di
piu' espressiva potrebbe essere - meravigliosa compattezza
sensitiva incontro d'amore della Cinzia morta con il suo amante
vivo nei poemi di Properzio...Nella mente del suo lontanto
discendente poetico di un metalivello artistico e' "fissato" un
appuntamento inimmaginabile della letteratura antica
sovrapopolata di fantasmi e modernita' Baudeleriana. Per quanto
strano possa sembrare, esistono dei punti di consanguineita' con
la letteratura Bulgara (anche se non con quella piu' classica).
Il discorsi va verso la vicinanza con il post - modernismo nei
testi come quelli di Chavdar Mutafov, che ha provato per la
prima volta qui, l'effetto strabiliante in un intreccio di
registri di stile, distano secoli dal "rococo'" letterario
("Favola nel rococo") vicino alla visione dell'avanguardia
espressionista...
In un livello piu' profondo come autore di esoteriche missive
esagetiche, Marco Bazzato piu' difficilmente si inscive nel
pensiero poetico Bulgaro che e' privato da tradizione
metafisiche. Non ci sono rimasta quando lui mi ha confidato che
i suoi autori preferiti sono Ungaretti, Foscolo, Montale,
Leopardi, Giorgio De Chirico, Sergio Corradini, Roberto Roversi...Probabbilmente
per lui il piu' emozionante dei nostri poeti Bulgari sarebbe
stato Peyo Yavorov. Ma chi il suo analogo contemporaneo?
Particolarmente dopo la morte di Stefan Gecev, incomparabile
commentatore di soggetti evangelici nella letteratura delle
nostre radici...
In effetti quanto e' diverso questo Bazzato nel suo libro nuovo!
Dopo la sua prima raccolta "Libero Arbitrio" pubblicata bilingua:
in Bulgaro e Italiano nel 2003 con questo ha vinto l'auditorio
con emozionanti e leggibili poesie, ora lui ci pone innanzi alla
prova di una considerevole piu' complessa e oscura creatura
verbale. Questa sua autoriconoscenza e' ottenuta grazie al suo
pensiero di autore moderno, ha rifiutato il ruolo della figura
unita dell'autore, allettato dal non ripetersi, per essere nuovo
e sorprendente in ogni sua prossima trasformazione.
Gia' dal titolo che assegna il codice biblico essenziale per la
lettura: "il campo del vasaio" questo e' il campo comperato dai
farisei con i maledetti trenta denari d'argento, gettati da
Giuda prima di andare ad impiccarsi e' denominato: in esso
devono essere sepolti gli stranieri. Tono e colorito tenebroso
tingono tutta la raccolta. E davvero il destriero nelle poesie
di Bazzato e' nero, il seme satanico anche e nero..."Seme nero"
e "Ultimo impero" sono i due piu' tragici poemi nel libro.
Componendolo, il poeta forse non per caso ha messo nel finale la
sua piu' apocalittica visione del mondo. "Ultimo impero" e' una
monumentale grottesca satira per l'arrivante "Nuovo Ordine
Mondiale." La cospirazione contro le masse, dei super interessi
economici per l'esaurimento delle risorse strategiche, sotto la
forma di guerre religiose, questa e' la verita' crudele
smascherata dall'autore, a riguardo le prime cagioni per il
futuro umano, portato all'autodistruzione. Si legge tra le
righe, narrate con inventiva artistica la storia
dell'"l'indomita voracità", che ha dato il potere al nuovo
Cesare mentitore, un "conquistatore" senza onore "stolto
sapiente". Questa e' una antiutopia contemporanea costruita dal
maestro dell'ego come monologo del folle dittatore mondiale.
Nell'ultimo poema Bazzato ci porta ai margini dell'esistenza
umana e ci atterrito nell'attimo quando chiudiamo le pagine
"ardenti"della sua raccolta. Semplicemente rabbrividiamo di
questa rivelazione perspicace della degradazione mostruasa
dell'umana coscenza, sempre piu' sotto il potere non del Sacro
Vangelo, ma della Bibbia nera di Satana. E irrevocabile l'andare
alla perdizione. Questo finale del libro senza gioia ci lascia
in una profonda angoscia spirituale. Dopo le poesie di Bazzato,
noi e' come se piu' non possiamo restare indifferenti sulle
sorti della civilta', anche se esse possono essere
"predestinate". Cosi' l'autore ha conseguito la sua meta, per
svegliare le coscenze autotranquilizzate!
E mi sembra che lui sempre meno e' "poeta puro" come aveva
affermato un suo poeta Bulgaro. Il nervo sociale, la
sensibilita' morale di Bazzato in questo libro sono arroventati
al bianco. Questo ormai lo fa davvero vicino alla radice
profonda nell'essenza della poesia Bulgara, alla sua
comunicativa apertura umana verso coloro che sono umiliati ed
offesi...Piu' specifica nella sua romantica latinita' (capace
vivere anche nell'inferno: dobbiamo ricordarci Francesca da
Rimini e Paolo Malatesta...), e' il poema "Nero Destriero". Per
questo in esso scaturisce e piu' dalla luce della speranza. Il
motivo di questo miracolo d'amore come atto di unita' salvatrice
a universi umani che "fuggono", e conducenti. I tempi ed i mondi
si tranquillizzano/riuniscono solo nell' "andogena" interezza
dei soggetti d'amore. La visione dialettale del poeta mostra il
simbolismo della caverna, una antro verso il passato con la sua
onerosa ma battagliera crudelta' maschile, nel grembo di una
donna concepente promettente continuazione del mondo, superando
la preistoria fatta di battaglie e distruzioni...E questo
splendore di trasformazione di vivi e morti, conviventi in una
dimensione immaginaria dell'amore e' conseguito con una
plasticita' d'arte invidiabile! Si', scegliendo il difficile a
prima vista modello arcaico, il genere del poema lirico, Marco
Bazzato piu' convincente dimostra la sua qualita' poetica.
Daltronde, per questo lui e' nato poeta, testimonia il suo "Un
mese di Gioie e dolori", testo scritto nel 1993 cioe' dieci anni
prima d'altri poemi, raccolti ora in un corpo concettuale...In
questo poema "ospedaliero" lui instantaneamente si riconosce per
la sua meravigliosa lirica "memoria nei dettagli". Una capacita',
affilata dal momento - viaggio di confine sul "filo"
esistenziale tra la vita e la morte. Si' questo e' il Poeta, un
senso denudato spirito tremante, folle cronista di abissi,
manicale contemplatore della morte e rinascita dell'uomo! Li'
dove la coscenza normale avrebbe preferito per autospegnersi
quando dorme, oppure ombreggiare turbamento a quel che gli
psicologi chiamano "percezione di fondo", il poeta molto ampio
apre gli occhi...Lui e'desideroso d'apprendere stoico per sempre
svegliato, per la non sopportanza di ogni dolore psicofisico.
L'ispirazione si nutre con quello che potrebbe uccidere ogni
altro...
Spero che il nostro nuovo incontro con il poeta Marco Bazzato
nel "Il campo del vasaio" sia un avventura spirituale ed
estetica, ferente e arrichente come ogni vera creativa scoperta!
Buon viaggio e successiva navigazione nelle acque profonde
d'amore e morte con i Suoi nuovi poemi Marco Bazzato
Settembre, 2004
Passau
La vita della morte...
di Todor Bikov
"E, tenuto consiglio, comprarono con esso
(con i trenta denari d'argento di Giuda pentito
per il tradimento a Gesu'. Note di T.B) il campo
del vasaio per la sepoltura degli stranieri" Mt. 27.7
L'amore è ferita, la morte e' amore. Indicare il tuo amore
significa mettere il dito sulla piaga. Gridante dal dolore, non
ti fa male il corpo, ma all'anima.
La paura prende il falsetto. Ti fa terrore il mistero
impossibile dell'amore e cerchi salvataggio nella morte quieta.
Ma una morte vera non esiste. Perche' l'amore non e' una piaga
di perdizione, ma e' una morte eterna del peccato. E
purificazione della vita.
Nel "Campo del vasaio" il poeta Marco Bazzato semina proprio
queste messi. Dubbio e paura pero', annerano il cuore:
Morto è il mio seme
morta è la pianta
non portante frutti alla vita.
Seme del male…
("Seme nero")
Impercettibilmente comincia germogliare e crescere "Storia
d'amore e morte" ("Venezia per sempre") e il poeta, montante il
suo "Nero destriero" scaglia parole come lancie spuntanti verso
"nemici vicini e lontani". E colpisce certamente se stesso.
E di nuovo fa male. E di nuovo raccoglie cio' che ha seminato.
La sommossa e la sofferenza sono causa prima* delle opere del
Bazzato. Il suo spirito romantico rifiuta la realta' e lui cerca
sostegno nel tempo antico, quando l'uomo e l'eroe, sono
un'essere autartico nell'armonia con la natura e il mondo, e la
donna, l'amante, la madre e' il suo aiutante vero, amica e
compagna nella vita. Siccome il passato e' passato, e il
presente tuttora avviene, il poeta volge il talento e la forza
demolendo l'attualita', e costruisce il futuro con
l'inclinazione del cuore, per creare l'uomo a sua immagine e
somiglianza.
L'adattamento volenteroso ed elitario di Marco Bazzato si
trasformarma in una lotta aperta fra l'Anticristo e la
manifestazione Framassona. Dopo l'Armagedoon apocalittico, lui
vede:
Signoria di Seicentosessantasei principi
al signore senza identità…
e finisce con un puntinismo "Il campo del vasaio":
Io ed il mio dio nella storia
per la nuova muratorìa eretta,
distruggeremo ogni resistenza e dissenso.
La Bibbia nera è il mio credo,
illuminata da maestri oscuri
conducenti in silenzio
l'uomo all'abisso.
("Ultimo Impero")
E tutto questo dall'amore sulla morte. Dall'amore verso il
superuomo che secondo Nietzsche, evidente padre spirituale di
Marco Bazzato, "salira' sopra cumuli d'ossa dell'umanita'", come
ha fatto il padre, il principe della pace, ora quell' "immagine
e somiglianza" impersonata nel nuovo testamento dell'anticristo
- archetipo del superuomo.
Se Marco Bazzato e il suo personaggio lirico sono la stessa
persona, e se condividono la medesima proiezione della vita non
e' importante.
E' rilevante il fatto che abbiamo innanzi ai nostri occhi una
raccolta bollente e ribollente della vita. Amore, passione,
dolore, pena...tutta la tavolozza degli affetti ed emozioni
estetizzate.
Esoteriche ed esagetiche missive della mente e la volonta
dell'arbitrio sono esperessi iege artis** e cosi eloquentemente
e conquistante che si legge in un respiro e quando finisci non
sai se hai letto oppure sei sopravissuto nel vivo. Perche'
ognuno ha il suo amore e la sua ferita.
E la morte attrae ognuno. Nessuno pero' non vuole aprire la
propria piaga ma solo la ferita altrui, perche' fa meno dolore.
Tommaso il miscredente ha messo il dito nella piaga tra il
costato di Cristo, ha creduto nella Risurezzione e ha capito che
la morte non esiste, non c'e' e non ci sara' mai.
Giuda Iscariota non credette al Cristo - il Verbo fatto uomo - e
Lo tradi' con mute e lusinganti labbra, lo bacio'. Poi colto dal
pentimento, restitui' i trenta denari d'argento ai Sommi
Sacerdoti, ma non sapeva che la morte non esiste e ando' ad
impiccarsi. Ed i Sommi Sacerdoti comprarono con i denari del
tradimento il campo del vasaio e non li misero nel tesoro del
tempio perche' erano "prezzo di sangue". "Percio quel campo fu
denominato "Campo di Sangue" fino al giorno d'oggi" (Mt. 27, 8).
E in esso sepolgono solo stranieri.
*
Causa prima, primordiale (Latino)
**
Secondo le leggi dell'arte (Latino)
Presentiamo qui il testo
originale italiano e la
traduzione in bulgaro a curata dalla Dott.Vessela Lulova
Tzalova, inserito ne "Il campo del Vasaio" (Mt 27.7) poemi
d'amore e morte.
Il Poema è stato premiato al XXIV concorso internazionale di
poesia e Letteratura organizzato dal Moica della sede di Taranto
e patrocinato dal comune della provincia. Il poema ha ricevuto
menzione speciale Europea.
|
|
|