|
|
Libri a fumetti
Un Edgar Allan Poe come non l'avete mai visto...
L'Antro dell'Orrore di Corben e Margopoulos!
Recensione di Andrea Cantucci
Cinema
Interviste
Art nouveau
Video
Fumetti in corso 5 - 6
|
|
1408
Un film di Mikael Hafström. Con John Cusack,
Samuel L. Jackson, Mary McCormack, Jasmine Jessica
Anthony. Genere Horror, colore 104 minuti. -
Produzione USA 2007. - Distribuzione Lucky Red
Tratto da un racconto di Stephen King (precisamente
contenuto nella recente raccolta "Tutto è fatidico")
il film mantiene alto l'interesse fin quasi alla
fine, soprattutto nella prima parte. Come in molte
opere dello scrittore americano, anche in questo il
personaggio è uno scrittore (una delle cose che
apprezzo di più di Stephen King è proprio il
costante riferimento al mondo della scrittura, e
della fantasia quindi, vista anche come "mestiere";
professione che conosce bene) ed è uno scrittore
scettico e disilluso, ma al contempo molto curioso.
La curiosità nel mondo kinghiano viene spesso
punita, vedo una sorta di conservatorismo in ciò. Il
Male ad ogni modo si annida ovunque, soprattutto nei
vecchi alberghi americani di lusso, dove transita
molta gente che evidentemente vi lascia parecchia
energia negativa: poco importa che sia un albergo in
culo al mondo (come l'Overlook di "Shining") o solo
una stanza di un albergo nella metropoli (il Dolphin
di "1408"). Il protagonista trova la sua stanza già
occupata… dalle forze del Male! (forse per questo si
vendicano su di lui, per questa intrusione…).
Il film raggiunge il suo apice dal momento in cui la
porta della stanza 1408 si chiude alle spalle dello
scrittore fino al momento in cui avviene il primo
"incidente" (un'imposta della finestra che cala con
violenza sulla mano del protagonista), dopodiché
comincia la sarabanda di effetti speciali, alcuni
davvero notevoli. La cosa pregevole è che per una
volta Stephen King non ricorre a qualche creatura
repellente involontariamente ridicola, ma fa agire
una forza invisibile molto più convincente. C'è
anche un maggiore approfondimento psicologico, che
si unisce però ad un ritmo piuttosto sostenuto.
Sempre d'effetto il tema del sogno all'interno
dell'incubo, anche se già visto altrove. Un film che
merita comunque di essere visto, non fosse altro che
per certe atmosfere alberghiere.
Io sono leggenda
Un film di Francis Lawrence con Will Smith, Alice
Braga, Dash Mihok, Charlie Tahan, Salli Richardson,
Willow Smith. Genere Azione produzione USA, 2007
Durata 101 minuti circa.
Il remake di un celebre film degli anni '70, tratto
da un altrettanto celebre romanzo di Matheson del
'54 che univa gli scenari apocalittici al tema dei
"vampiri" rivisti e aggiornati alla nostra epoca
scientifica, è sicuramente un film suggestivo. Le
scene dell'enorme megalopoli in piena rovina, con le
strade invase da erbacce ed animali selvatici (ma
come c'è finito un leone a Nuova York?), il silenzio
ovunque (anche se il protagonista ne fa di casino!)
e tutto ciò che appartiene all'immaginario
dell'ultimo uomo sulla Terra, è decisamente
convincente.
L'inizio è spettacolare. Una battuta di caccia ai
cerbiatti in pieno centro, a bordo di una macchina
col cane affacciato al finestrino a prendersi
l'aria. Il protagonista sembra muoversi a suo agio
nella città deserta, vi ha trascorso tre anni dallo
scoppio della pandemia, e segue i suoi rituali
quotidiani con rassegnazione. Durante il giorno può
liberamente girare per le strade, prendere i dvd nei
negozi, entrare nelle case per "far la spesa" e
andare a pescare allo zoo. La sera, al calar delle
tenebre, si asserraglia in casa. Unica compagnia: un
cane lupo femmina. Certo, si poteva indagare di più
su come si svolge la giornata tipo del
sopravvissuto; da dove arriva l'energia elettrica e
l'acqua corrente, da quando ha iniziato a parlare
con i manichini e perché si guarda sempre vecchi
notiziari registrati, ecc.
Will Smith interpreta un personaggio piuttosto privo
di spessore, con molti tic e paranoie da solitudine,
ma la trama ribilancia bene il film. Ci è molto
simpatico quando lo vediamo da solo nel suo
laboratorio per cercare di contrastare il virus, ma
ci perde tutti punti quando altri cani infetti
uccidono la sua compagnia canina e lui - per
irrazionale vendetta - parte in macchina per una
spedizione punitiva contro le povere vittime umane
del virus, incapaci di intendere e di volere, che
vengono schiacciate dagli pneumatici non a scopo di
difesa ma per puro istinto sanguinario. Questa è
l'unica pecca del film.
Finale un po' scontato, col sacrificio dell' "eroe"
e la ricostruzione della civiltà. La riflessione
sull'esistenza e l'inesistenza di Dio poteva essere
risparmiata, ma gli americani ce la infilano sempre
e uno se l'aspetta.
Chissà perché l'ultimo uomo sulla Terra non è mai
solo…
La bussola d'oro
Un film di Chris Weitz con Nicole Kidman, Dakota
Blue Richards, Sam Elliott, Eva Green, Tom Courtenay,
Simon McBurney, Jim Carter, Daniel Craig, Ben Walker,
Adam Godley, Nonso Anozie, Charlie Rowe, Clare
Higgins. Genere Azione produzione USA, Gran
Bretagna, 2007 Durata 120 minuti circa.
Filmone fantasy immancabile nel periodo natalizio;
il genere fantasy sta vivendo al cinema un periodo
molto fortunato, grazie anche ad effetti speciali
sempre più raffinati e spettacolari, impensabili
fino a qualche anno fa.
"La bussola d'oro", film tratto dal primo libro
della trilogia "Queste oscure materie" di Philip
Pullman, non delude le aspettative in questo senso.
Gli effetti speciali sono di altissimo livello, la
sceneggiatura non lascia un attimo di respiro allo
spettatore (forse qualche attimo poteva essere
lasciato però) e la tensione non cala mai.
Rimarrebbe però uno dei tanti fantasy che non
lasciano poi nulla allo spettatore (e a me in
particolare, che non amo affatto gli animali
parlanti) se non fosse per un paio di invenzioni
letterarie decisamente notevoli: il "dai mon" e "l'aletiometro".
Mentre nel nostro mondo ognuno si porta la sua anima
dentro di sé, in questo mondo immaginario, molto
simile al nostro per il resto, l'anima cammina
accanto alle persone, sotto forma di animale
(parlante purtroppo…) che la segue ovunque.
L'ipotesi fantastica porta a curiose domande, se il
daimon segua il proprietario anche in situazioni di
intimità, o cosa avviene tra i rispettivi daimon di
coppie in rapporto amorosi… ma questo per fortuna
viene lasciato all'immaginazione un po' maliziosa
dello spettatore.
L'altra invenzione, affascinante soprattutto dal
punto di vista linguistico, è l'aletiometro: quando
ho sentito per la prima volta questo vocabolo ho
provato qualcosa dentro, un brivido. È una di quelle
parole che, anche se non ne conosci il significato,
subito ti incuriosiscono e ti evocano il fantastico.
Quasi niente nel film viene spiegato, ne come
funzioni l'aletiometro, ne come nascano i daimon… ma
questo importa poco, a esser troppo pignoli ci si
sciupa la fiaba.
In conclusione, un film che vale la pena di vedere.
Attenzione però che la storia rimane a metà alla
fine del film e che occorrerà aspettare poi il
seguito, chissà quando e se lo faranno… meglio
saperlo prima che si tratta di una saga.
Jumper
Un film di Doug Liman con Hayden Christensen,
Jamie Bell, Diane Lane, Samuel L. Jackson, Michael
Rooker, Rachel Bilson, Max Thieriot, AnnaSophia Robb.
Genere Avventura produzione USA, 2008 Durata 88
minuti circa.
Questo film mi ha fatto pensare anch'io, come molti,
sono un "saltatore". Lo sono "virtualmente" quando
navigo su Internet, passando in un clic da un angolo
all'altro del mondo, esplorando persino altri
pianeti o galassie, e lo sono anche "fisicamente".
Un mattino dell'estate scorsa mi trovavo a Milano e,
tre ore dopo, ad Oslo. Un viaggio che un tempo
avrebbe richiesto settimane come minimo. Mai come
nell'epoca presente "saltiamo" da un paese
all'altro, da un contesto linguistico e culturale
all'altro, da un discorso all'altro, ecc. Pare che
non siamo mai soddisfatti di dove ci troviamo,
dobbiamo cambiare in continuazione: da dove viene
questa smania? Dal senso dell'avventura o dalla
noia? Perché vogliamo in continuazione evadere, alla
ricerca di un paradiso terrestre che non troviamo?
L'ipotesi alla base del film (potersi
teletrasportare in un attimo in ogni angolo del
mondo) è senza dubbio affascinante, e gli effetti
speciali sfruttano bene i possibili scenari. La
trama è un po' inconsistente e cade spesso nella
banalità (e talvolta nell'inverosimiglianza - ad
esempio non convince affatto il personaggio della
madre del protagonista che, pur continuando ad amare
il figlio, combatte al fianco dei cattivi che
vogliono ucciderlo), ma certe scene sono davvero
spettacolari. Viene spontaneo domandarci come
utilizzeremo noi questo potere, dove ci
teletrasporteremo (nel caveau di una banca come il
protagonista? Oppure in qualche luogo meno
illegale?). Ad ognuno le sue risposte (io avrei
fatto un "salto", magari di pochi istanti, su un
altro pianeta…).
Il mondo in cui si muove il protagonista è un mondo
globalizzato, il "nostro" mondo moderno; infatti il
ragazzo non pare molto disorientato da tutti questi
salti, così come non lo è lo spettatore. Ecco,
quando potrò viaggiare senza limiti sul Pianeta (con
l'aereo ovviamente) e mi sembrerà di non essermi
mosso affatto, allora comincerò a preoccuparmi…
|
ì |
|
|