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Narrativa
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi in prosa inediti,
purché rispettino i più elementari principi
morali e di decenza...
La città
di Massimo Acciai (con traduzione in rumeno di
Lucia Dragotescu),
La Città della Gioia di Antonio
Piccolo, Il
meraviglioso viaggio estivo di Paolo
Ragni, Sicilia, agosto
2008 di Francesco Trecci,
Ogni mela al suo posto
di Stefano Carlo Vecoli
Poesia italiana
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a chiunque voglia
inviare testi poetici inediti, in lingua diversa
dall'italiano, purché rispettino i più
elementari principi morali e di decenza...
poesie di Massimo Acciai,
Lucia Dragotescu,
Manuela Leahu,
Anna Maria Volpini
Eventi
Recensioni
In questo numero:
- "Cronache degli artisti e dei commedianti"
di Giorgia Tribuiani
- "Tuttoteatro" di Liliana Ugolini, nota di
Massimo Acciai
- Una bella sorpresa: Barbara Baraldi,
recensioni di Eduardo Vitolo
- "Parigi non finisce mai" di Enrique
Vila-Matas, recensione di Elisa Giancontieri
- "Psicofantaossessioni" di Faraòn Meteosès,
nota di Enrico Pietrangeli
- "Ogni mela al suo posto" di Stefano Carlo
Vecoli, nota di Massimo Acciai
- "Briganti E Saltimbanchi" di Iuri Lombardi e
Vincenzo La banca
- "Pashmina" di Antonio Ferrazzani
- "Il bravo figlio" di Vittorio Buongiorno,
recensione di Simonetta De Bartolo
- "Melissa Parker e l'incendio perfetto" di
Danilo Arona, recensione di Eduardo Vitolo
Interviste
Incontri nel giardino
autunnale
Teatro
Articolo
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Stefano Carlo Vecoli: scrittore
viareggino
Stefano è un carissimo amico,
conosciuto nell'oceano digitale del web nel
"lontano" 2006, data in cui ebbi occasione di
leggere i suoi due primi romanzi ("Il pranzo dei
burlanti" e "Il pezzente di denari") presentati poi
qui a Firenze nella Cabina Teatrale di Saverio
Tommasi a cura della nostra rivista. Dopo la lettura
del suo ultimo racconto edito, "Ogni mela al suo
posto" proposto appunto anche in questo numero (un
ringraziamento speciale alla casa editrice che ha
concesso il permesso alla pubblicazione sulle nostre
pagine), durante il nostro ultimo incontro a
Viareggio, quest'estate, ho chiesto a Stefano se
insieme all'intervista potevo pubblicare anche il
suo racconto. Le risposte sono giunte via mail il 24
agosto 2008.
Iniziamo dalla tua formazione culturale: che
studi hai fatto?
Ho preso la maturità scientifica e poi mi sono
laureato in Architettura a Firenze.
Ci puoi parlare del tuo rapporto con Viareggio,
la tua città natale che fa da sfondo anche ai tuoi
romanzi?
Di Viareggio amo il mare, in ogni stagione, il vento
che profuma di salmastro lo scenario delle Apuane
dietro a far da cornice. È un ambiente naturale
molto bello che le brame speculative edilizie stanno
rovinando. Culturalmente è un ambiente particolare,
con alcuni grandi personaggi del passato, ed un
presente che a me pare limitato al suo
provincialismo, con qualche luce che pian piano si
sta ravvivando.
Ci sono anche altri luoghi importanti per te?
Direi tutta la Toscana in ogni sua sfaccettatura, da
Firenze a Siena, alla Maremma, a tutta la costa.
Che lavoro fai?
Sono architetto, ho svolto e ogni tanto svolgo
ancora la professione e insegno al liceo della mia
città, Viareggio appunto. E nel tempo libero negli
ultimi anni mi dedico a scrivere prendendo la
scrittura come un gioco serio, per raccontarsi e
raccontare emozioni, e viverle sotto forma di
pensieri.
"Il pranzo dei Burlanti" è il tuo primo romanzo,
edito nel 2002 e presentato in varie occasioni (mi
ricordo in particolare quella a Firenze, presso la
Cabina Teatrale di Saverio Tommasi, nel 2006, in
quanto evento organizzato dalla nostra rivista):
puoi parlarci della genesi di questo romanzo? Com'è
nata l'idea? Quanto tempo ha richiesto la stesura?
L'idea è nata come spesso accade senza averla
pianificata, era un periodo in cui avevo voglia di
"parlare" di come la mia generazione si era
trasformata: da rivoluzionari degli anni '70 ai più
integrati politici e professionisti. Per cui inizia
una sorta di racconto del pranzo e da lì pagina dopo
pagina ha preso corpo una storia più articolata che
parla anche di amori, di amicizie, delle emozioni,
della Toscana e di quello che definisco nel libro il
mio amico vento. Tempo di stesura? Dalla prima riga
alla pubblicazione circa due anni e mezzo.
Riguardo il tuo secondo romanzo, "Il pezzente di
denari", edito nel 2006, che ci dici?
È un romanzo che continua a scavare nel mondo della
mia generazione, visto sotto altre angolazioni o
approfondimenti di personaggi, da quelli negativi e
aridi a personaggi più positivi che trovano il loro
spazio anche in questi anni dediti solo
all'immagine, all'apparire e all'arricchimento
materiale.
In particolare, che ricordi conservi della
presentazione fiorentina presso la Cabina Teatrale?
Ricordo la partecipazione del pubblico, pur non
numeroso era attento e curioso di sapere di questi
miei romanzi, e la presenza di altre arti intorno,
dai quadri di una mostra alle foto di
rappresentazioni teatrali, diveniva un humus denso
di sensazioni positive per raccontare il mio lavoro.
La tua più recente pubblicazione, in un'antologia
di racconti che prende il titolo dal tuo racconto
"Ogni mela al suo posto" (edita da Rem, quest'anno,
2008) - di cui riportiamo il testo completo [leggi]
e a cui ho dedicato qualche riga nella rubrica di
recensioni [leggi] -
conferma il carattere meditativo, filosofico direi,
della tua scrittura…
Direi meditativo, attento alle emozioni. Partendo da
storie che ho vissuto o che ho visto intorno cerco
di raccontarle e di farle rivivere in una altra
dimensione, un po' giocando ad inventare storie.
Quanto c'è di autobiografico nei tuoi personaggi,
nelle storie che narri?
Proprio perché è una scrittura meditativa, più che
autobiografico è una rielaborazione di quanto ho
vissuto e ho visto, per cui i personaggi sono sempre
la fusione di più persone reali che posso aver
conosciuto o invenzioni di personaggi che comunque
hanno attraversato in vario modo la mia vita o la
cronaca dell'Italia del mio tempo. Sono romanzi che
mi somigliano ma che non sono mai una autobiografia,
sono una meditazione sugli anni, gli uomini e le
donne della mia generazione.
Come molti artisti ormai, anche tu hai un
blog. Cosa ci puoi dire della diffusione e
promozione della scrittura e della cultura in
generale tramite Internet?
Certamente è uno strumento che può essere efficace,
non a caso anche io e te ci siamo conosciuti
attraverso il blog, va ancora sviluppato e
soprattutto molti lettori dovrebbero fidarsi a
leggere anche autori che sono al di fuori dei grandi
circuiti.
Ascolti musica mentre scrivi? In generale, che
musica ascolti?
A volte sì, un disco che ascolto spesso mentre
scrivo è Mission di Ennio Morione, mi dà una giusta
carica mentre batto le dita sulla tastiera.
So che, oltre a scrivere, dipingi. Ci puoi
parlare anche di questa attività? C'è un qualche
legame tra pittura e scrittura?
Dipingere è una attività che coltivo con
parsimonia, anche perché non c'è il tempo di fare
tutto, amo il colore però e naturalmente è forse una
attività più istintiva, quindi non la vedo legata
troppo alla scrittura, se non nel momento in cui
descrivo a volte città d'arte o paesaggi. Forse vedo
più consonanza con l'architetto nel senso della
costruzione della storia e dello sviluppo in
verticale di alcuni pezzi della mia scrittura, che
vogliono attirare l'attenzione su quelle parole con
la loro costruzione visiva.
Progetti futuri?
Ho in mente un terzo romanzo che di qui a breve
cercherò di iniziare, mentre per la pittura dovrò
decidermi a fare una mostra dei miei lavori. Magari
ci risentiamo proprio per questa occasione.
Grazie Stefano, a presto allora per parlare
ancora con te di arte. Buon lavoro.
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