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Narrativa
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi in prosa inediti,
purché rispettino i più elementari principi
morali e di decenza...
La ville / La
città di Massimo Acciai,
La scomparsa dello
scienziato Ettore Majorana di Budetta
Giuseppe Costantino,
Università e ricerca
di Budetta Giuseppe Costantino,
Africa di
Paolo D'Arpini, Mia
dagli occhi verdi di Lucia Dragotescu,
Purtroppo sono sano
di Marcellino Lombardi,
Lucien di
Maria Pia Moschini,
Eritrea di
Paolo Ragni, Uganda
di Paolo Ragni,
Ritorno dall'Africa di Anna Maria
Cecconi Volpini
Poesia italiana
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a chiunque voglia
inviare testi poetici inediti, in lingua diversa
dall'italiano, purché rispettino i più
elementari principi morali e di decenza...
poesie di Emanuela
Ferrari, Paolo
Filippi, Manuela Léa,
Sédar Senghor
Recensioni
In questo numero:
- "Il caso Imprimatur" di Simone Berni, nota
di Massimo Acciai
- "I migranti nel cinema italiano" di Sonia
Cincinelli
- "L'indegnità a succedere" di Roberto R
Corsi, nota di Massimo Acciai
- "Il viandante" di David Morganti, recensione
di Emanuela Ferrari
- "Oltre la vallata…" di Alessandra Ferrari,
recensione di Emanuela Ferrari
- "Lucien" di Maria Pia Moschini, nota di
Massimo Acciai
- "come un uomo sulla terra" di Andrea Segre,
Dagmawi Yimer e Riccardo Biadene
- "Ultima onda anomala" di Duccia Camiciotti
- "Carillon ballerina and the brave tin oldier"
di Caterina Pomini
- "La questione della terra in Sudafrica" di
Francesco Rossolini
- "Come diventare scrittori oggi" di Andrea
Mucciolo, nota di Massimo Acciai
- "Ho sognato di essere vivo" di José Monti,
nota di Massimo Acciai
- "I milioni di luoghi" di Carla Saracino,
recensione di Simonetta De Bartolo
- "18°Vampiro" di Claudio Vergnani, recensione
di Eduardo Vitolo
- "L'estate di Montebuio" di Danilo Arona,
recensione di Eduardo Vitolo
Interviste
Incontri nel giardino
autunnale
Saggi
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In questo numero segnaliamo...
I
migranti nel cinema italiano
L'attenzione rivolta nella produzione
cinematografica italiana dei primi anni '90 ai
migranti registra una disparità agli approcci sul
tema, la sua metabolizzazione da un lato e gli esiti
di questo confronto dall'altro. In assenza di un
vero e proprio genere, il cinema italiano si e'
occupato
dell'immigrazione in maniera episodica e
superficiale.
Successivamente nei primi anni del nuovo secolo
l'attenzione dedicata dalla "settima arte" al
fenomeno migratorio si e' rivelata sempre più
crescente. Nell'Europa che i governanti vorrebbero
"fortezza" il cinema italiano apre squarci di verità
sui processi migratori. In controtendenza
rispetto agli omologati mass media. I film proposti
in questo libro, che parlano di immigrazione
e che vedono come protagonisti stranieri nel
territorio italico, sono i più significativi degli
ultimi
diciannove anni. Antologia critica ed analitica che
attraversa larga parte del panorama cinematografico
nostrano, da grandi maestri del cinema come Maselli
e Bertolucci, Amelio e De Seta ad affermati registi
italiani come Giordana e Soldini, Tornatore e
Mazzacurati approdando a
giovani promesse consolidate come Garrone fino a a
registi emergenti come Melliti e Munzi, Spada e
Marra. Tutti hanno affrontato questo complesso
argomento. Attraverso un ampio riesame di ogni
regista, di cui vengono colti i motivi ricorrenti, e
i tratti stilistici e con un approfondimento globale
di ogni film, il volume di Sonia Cincinelli
ricostruisce e interpreta con rigore critico e
partecipazione l'attività cinematografica su questo
attualissimo tema colmando un vuoto nella saggistica
cinematografica.
AUTORE:
Sonia Cincinelli
PREFATORE:
Roberto Silvestri è critico cinematografico de Il
Manifesto, dirige il supplemento settimanale Alias.
POSTFATORE:
Fulvio Vassallo Paleologo è docente di Diritto
Privato e di Diritti Umani presso l'Università di
Palermo, è Presidente dell'Associazione Studi
Giuridici sull'Immigrazione (ASGI)
www.imigrantinelcinemaitaliano.blogspot.com
www.edizionikappa.com
www.edizionikappa.com/EDK_pop.php?id=458
di Riccardo Cappabianca 06/4454271
riccardokappa@libreriakappa.com
* * *
Il
caso Imprimatur
Simone Berni
Biblohaus, 2008
"Ai vinti"; così recita la dedica del libro di
Simone Berni, cacciatore di libri. I "vinti" Monadi
& Sorti - autori del best seller internazionale
"Imprimatur" (primo libro di una saga di sette
romanzi storici ambientati tra '600 e '700) - che
non riescono a far ripubblicare i loro libri in
Italia, hanno raccolto molte simpatie in patria e
all'estero (è stato fondato perfino un fan club con
un suo sito web) e continuano a far "proseliti"
grazie anche all'alone di mistero che si è creato
attorno al loro caso. Non occorre che un libro sia
antico di secoli per risultare introvabile; il libro
in questione è uscito nel 2002 e sparito dalla
circolazione nel giro di un anno circa (ho un vago
ricordo di averlo visto in libreria qualche tempo
fa, ma non aveva allora catturato la mia
attenzione). Gli autori sono ancora vivi e ben
disposti a raccontare il complotto di cui sono stati
vittime nel loro paese.
Un libro di questo tipo, che parla di un altro
libro, ha suscitato subito la mia curiosità (anch'io
sono nel mio piccolo un cercatore di cose rare) e -
inutile dirlo - mi ha fatto venire una gran voglia
di leggere l'opera del duo di scrittori: peccato
che, in italiano, sia ordinabile solo tramite
internet presso un editore olandese (ad un prezzo
non proprio modico, com'era da immaginarsi).
Le vicende editoriali di "Imprimatur" hanno un
aspetto a loro volta romanzesco, molto ben
raccontato da Berni. C'è molto da riflettere sulla
censura che ancora agisce nella nostra democratica
società, e di come il Vaticano abbia ancora
un'influenza forte quanto sotterranea (probabilmente
"Il Codice Da Vinci" non avrebbe visto nemmeno la
pubblicazione se fosse stato scritto da un
italiano).
Il passato spinge le sue infinite radici fino al
presente, così non si può parlare impunemente
neanche delle trame oscure di un papa vissuto
quattro secoli fa. Ma per fortuna almeno non si
finisce più al rogo…
PS: chi volesse comunque leggere il libro in
italiano suggerisco di cercarlo in biblioteca,
oppure se ne vuole una copia da conservare può dare
un'occhiata a questo sito http://www.attomelani.net
Massimo Acciai
* * *
David Morganti, Il viandante, Collana I
gigli, Montedit - Milano 2005; pagg. 29, euro 4,20
(ISBN 88-8356-947-4).
La raccolta di ventiquattro poesie di David Morganti,
suddivisa in due parti, si apre con Il viandante da
cui il titolo del libro. E' colui che osserva le
stelle, rimira la luna, contempla la notte e pieno
di nulla continua a volare. Il tema dell'evasione è
presente anche nelle pagine successive. In Libertà
il poeta scrive: gridando il tuo nome la storia si
muove, sei tu la luce del Divenire. Ed ancora
qualunque oratore ti loda e ti esalta per domandarsi
poi sei forse la molla di tutti gli eventi? Questo
richiamo alla libertà, come ribellione da tutto e da
tutti, che conduce lontano si personifica nell'uomo
ribelle, definito lo spirito libero, il quale
librandosi in alto ritrova la via. Anzi volar può
lontano nella poesia Lo spirito libero.
Il tema del tempo è trattato in due componimenti: il
primo intitolato Il tempo, nella prima parte del
libro, in cui il poeta descrive il suo scorrere come
qualcosa di inesorabile, un flagello terribile,
immutabile che può essere vinto solo dall'amore
mentre in Tempo, la penultima lirica della silloge,
la percezione di esso diventa più marcata, ritorna
come una filastrocca la "consapevolezza" che ci
vuole tempo per fare ogni cosa, per voler anche che
tutto sia diverso da come é. Il poeta sembra aver
assunto una visione "diversa", quasi più "provata"
rispetto alla inesorabilità della dimensione
temporale.
Suggestiva è la descrizione della luna: la luce
dolce di remote stelle ti celebra ornandoti
d'intorno. Il componimento Alla luna si apre con una
invocazione di colei che domina il cielo, in grado
di celare chissà quali segreti, che accende la notte
ed il sogno. Con uno stile sobrio ed armonioso David
Morganti compone dei versi leggeri, appropriati per
"fotografare" la figura lunare. L'astro più bello di
tutto il creato è la vita, dell'universo tu sei la
regina. Così esordiscono i primi versi della poesia
Alla vita. Nel componimento traspare una voglia di
continuare, di andare avanti, di proseguire oltre.
Questo dinamismo sinergico si concentra poi
nell'ultima riga: continua a stupire, continua a
volare!
Ne Il guerriero sconfitto ritorna questa volontà di
vivere anche quando il dolore diventa l'unico
sentimento che accompagna chi è stato sconfitto. Il
guerriero, con animo ferito per la vittoria del
nemico, deve comunque non abbattersi ma affrontare
la nuova sfida; ovvero "dominare" il suo dolore per
tornare a vincere di nuovo.
Emanuela Ferrari
* * *
Alessandra Ferrari, Oltre la vallata…,
Collana Autori Contemporanei - Poesia, Museo della
Poesia - Garessio (Cuneo), 2008, pagg. 30.
Questa raccolta poetica esprime un forte
attaccamento alla natura con ritmi eleganti e versi
sofisticati. L'autrice, Alessandra Ferrari, descrive
il fruscio dei lunghi rami dell'albero maestoso
visibile dalla finestra della sua camera e lo
definisce un punto di riferimento; ella è in grado
di far "sentire" al lettore quel fluire di rumori,
suoni, profumi che prendono corpo nella descrizione
minuziosa della tempesta con l'acqua che
intrappolata scende a poco a poco dalle foglie e in
Fragranza di Primavera, con leggiadria, ci fa
"sentire" la delicata fragranza dei fiori appena
sbocciati sui verdi rigogliosi prati e ancora in
L'arrivo dell'inverno, l'estate è in partenza in cui
il vento rumoroso avanza.
La natura è ancora protagonista in Città innevata,
Dal pontile…, Il tramonto. Non manca uno sguardo al
passato con L'infanzia…i colori più intensi e
brillanti mentre in Il binario della vita proietta
il lettore a guardare avanti per arrivare a quella
parte del percorso comune anche agli altri, alle
persone definite: pennellate variegate per colore e
dimensione.
L'intero volume della poetessa di Roma ci induce a
guardare, a sentire, ad immaginare oltre…, a volgere
lo sguardo Oltre la vallata… per "assaporare" le
bellezze del Creato.
Molto suggestiva e dai toni pastello, quasi una
pittura ricercata, si presenta l'immagine della
copertina della raccolta poetica intitolata Oltre la
vallata… dedicata al Pianeta Terra. I componimenti
della poetessa diventano agili pensieri che sanno
offrire ai lettori delle sagge riflessioni poetiche
e naturali.
Emanuela Ferrari
* * *
Come
diventare scrittori oggi
di Andrea Mucciolo
Eremon Edizioni, Galassiaarte, 2009
Ho accolto con molto piacere la notizia della
pubblicazione di questo libro da parte dell'amico e
collega scrittore Andrea Mucciolo, a cui mi lega un
rapporto di stima, amicizia e collaborazione. Ho
conosciuto infatti Andrea tramite il suo portale
www.galassiaarte.it ed i suoi articoli sul
"mestiere di scrittore"; in particolare mi aveva
colpito quello intitolato "Essere scrittore oggi",
tanto da spingermi a scrivere qualcosa in risposta
che poi lo stesso Andrea ha pubblicato su
Galassia Arte. Nel mio articoletto mi
interrogavo su a chi va attribuito questo
appellativo. Secondo me, dizionario alla mano, uno
scrittore è semplicemente qualcuno che scrive con
intenti artistici; in quest'ampia accezione
rientrano quindi anche quegli scrittori che per
scelta o per necessità non fanno della scrittura un
lavoro retribuito ma si accontentano di pubblicare a
proprie spese, far circolare le proprie opere tra
amici e parenti o che tengono tutto in un cassetto
ben chiuso a chiave. Andrea Mucciolo invece, pur
riconoscendo la validità di chi non rientra nel
novero degli autori di best seller, fa qui
riferimento all'accezione più diffusa del termine
"scrittore": colui che appunto vive di scrittura. In
questo senso "aspirante scrittore" si riferisce a
chi aspira ad essere uno scrittore pubblicato e
pagato. Pochi i primi, molti, moltissimi i secondi,
come si può ben immaginare…
Dunque il titolo "Come diventare scrittori oggi" va
inteso non come un manuale per "diventare"
scrittori, sebbene contenga molti preziosi consigli
per migliorare il proprio stile: lo scopo dichiarato
fin dalla prefazione è di fornire uno sguardo
onesto, senza faziosità o giudizi di parte, sui
molti problemi con cui deve fare i conti chi vuole
pubblicare le proprie opere. Ma non è tutto cupo; ci
sono tante alternative valide e meno frustranti che
il lettore scoprirà scorrendo i vari capitoli.
Dunque una guida pratica e completa per chi scrive
avendo in mente un pubblico (che spera sia il più
ampio possibile), senza incappare in qualche editore
disonesto o in truffe varie (triste dirlo: c'è
sempre chi se n'approfitta dei sogni degli altri).
Un libro scritto con un linguaggio agile, semplice e
concreto, molto scorrevole, che prende in esame i
vari momenti della scrittura, i generi letterari, le
agenzie, i contratti di edizione, ecc.
Andrea Mucciolo sa di cosa sta parlando, per
esperienza diretta (sia come scrittore che come
collaboratore di case editrici); i consigli che dà
sono frutto quindi di un'osservazione concreta. Sa
che per essere buoni scrittori bisogna lavorare
sodo, conoscere bene gli strumenti del mestiere
(sembra banale, ma si raccomanda anche di non
trascurare la grammatica) e soprattutto essere
disposti a rimettersi sempre in gioco, amando ciò
che andiamo costruendo.
Un libro rivolto quindi a chi vuol farsi leggere e
conoscere, ma utile anche all'altra categoria di
scrittori, quelli che non emergono e/o non vogliono
emergere, e perfino ai lettori che non scrivono ma
che desiderano dare una sbirciatina al meccanismo
che porta dall'idea di un libro a quella cosa di
carta che tengono in mano o a quelle parole su uno
schermo su cui ha posato gli occhi e che - per
qualche strano e inspiegabile incantesimo - gli
fanno venir voglia di andare avanti nella lettura…
http://www.andreamucciolo.com/
http://www.galassiaarte.it/come_diventare_scrittori_oggi.html
Massimo Acciai
Firenze, 10 agosto 2009
* * *
Il miracolo sudafricano
Nel libro "La questione della
terra in Sudafrica. Ridistribuzione e
democratizzazione" (www.carocci.it, giugno 2009), si
affronta il delicato tema della progettazione della
convivenza pacifica e civile in un Paese multietnico
(cioè composto da diverse tribù africane) e
multirazziale (suddiviso in bianchi e neri).
L'opera sintetica ed essenziale del mio amico e
collega Francesco Rossolini può essere molto utile a
chi si occupa di studi internazionali, di
cooperazione internazionale, oppure di progetti
multiculturali. Infatti la Carocci Editore è una
casa editrice universitaria molto attiva sui temi
internazionali.
E veniamo al nocciolo della questione sudafricana.
Purtroppo la cultura afrikaner è l'esempio lampante
di come la religione trasmessa di generazione in
generazione dagli uomini e dalle donne ai loro
figli, può comportare l'uso improprio della
religione ai fini della dominazione: i loro diritti
di superiorità di razza a discapito della
popolazione di colore era un elemento centrale della
loro pratica religiosa. Del resto strappare
territori ad un'altra popolazione sarebbe
un'attività molto ignobile se non venisse rivestita
di un particolare significato patriottico o
religioso.
"Il problema che si è trovato ad affrontare il
nascente sistema democratico è di dimensioni enormi
e senza eguali: garantire la democrazia, introdurre
i principi di uguaglianza e tutelare i diritti delle
minoranze, tra cui quella Afrikaner, garantendo allo
stesso tempo la crescita economica e l'integrazione
dei neri nel libero mercato del lavoro; queste sono
state le premesse sotto cui è iniziata
l'elaborazione della Costituzione del Sudafrica" (Rossolini,
p. 23). L'impresa è quasi disperata se si pensa che
quasi tutti i lavoratori neri non sono scolarizzati
ed erano una comoda "sorgente d'energia, impiegabile
in grande quantità per espletare tutti quei compiti
necessari per la lavorazione del terreno e la
raccolta dei prodotti con macchine rudimentali"
(pag. 26). Inoltre gli altissimi tassi di
criminalità impediscono lo sviluppo del turismo. Da
notare che tutte le provincie sono multietniche e
composte da molte tribù e queste dispersioni aiutano
ad evitare secessioni. E forse questo fatto ha
consentito di avviare "il miracolo sudafricano".
Secondo me il Sudafrica è il paradigma del futuro
dell'umanità: lo scontro tra la piccola popolazione
europea e la grande popolazione africana anticiperà
i futuri "conflitti" tra le popolazioni in crescita
dei paesi africani e tropicali e quelle dell'intera
Europa a portata di barca.
Dal 18 luglio in libreria. Acquistabile anche da
subito online sul sito www.carocci.it al prezzo di
14€
* * *
"Come un uomo sulla terra" di Andrea Segre, Dagmawi
Yimer e Riccardo Biadene
* * *
http://robertocorsi.wordpress.com/books/book/
http://robertocorsi.com/
Roberto
R. Corsi
L'INDEGNITA' A SUCCEDERE
Prefazione di Paolo Codazzi
Esuvia Edizioni, Febbraio 2007
pagg. 78, € 10,00
ISBN 978-88-95815-03-9
Salubri ridondanze.
Prefazione di Paolo Codazzi
…l'autore è essere biologico, esposto ai venti e
alle tempeste della vita, alle turbolenze del
sangue, alla fornace dei sentimenti: e anche al
panico di una memoria in cui tutto converge e si
stipa sigillando esperienze che pure non
appartengono al suo ancor breve percorso
esistenziale…forse egli vive ormai precocemente la
stanchezza del pensiero (non il proprio ma quello
assunto per retaggio liturgico), il nomadismo
spirituale imposto dal mutamento dei climi o, forse,
l'indegnità a succedere (per dirla con il titolo di
questa raccolta), o a succedersi per quando maturato
nelle carestie stagionali del suo e nostro tempo…
Appare dunque il desiderio intenzionale di un
ascolto sinfonico dell'esistenza, in cui il tempo
sia tutto compresso nel tempo musicale, spazio
creativo con tutto il bagagliaio di cui dovrebbe
munirsi il poeta, e che in Roberto R. Corsi è
limpidamente presente, tangibilmente impresso nei
versi a volte leggeri come massime bibliche, in
altri distesi e apparentemente aggrovigliati nella
necessità di proclamare il suo essere poeta, il suo
voler essere uomo, l'inconciliabilità del
conciliabile…
Un atteggiamento insolito, sia nel suo persistere
uomo colto che nel disporsi poetico, coraggiosamente
inattuale…
Durante una riunione de L'Area di Broca ho avuto
l'occasione e il piacere di incontrare l'autore: la
domanda che mi è venuta spontanea quando mi ha
consegnato una copia del suo libro (impaginazione
molto elegante, che era già da sola un invito alla
lettura) riguardava il curioso titolo della silloge
di poesia. Si tratta di un termine giuridico che
indica le condizioni per cui il testamento non si
applica nella successione, per "indegnità" appunto.
Non voglio aggiungere altro; il libro va letto e va
scoperto il legame col titolo. Posso dire comunque
che è una lettura che vale la pena.
Massimo Acciai
* * *
"Lucien" di Maria Pia Moschini [leggi
il racconto]
Il brevissimo testo di Maria Pia Moschini (breve
come il suo protagonista, alto circa tre millimetri)
è un concentrato di fantasia e di sogno e sembra
suggerire, alla fine, che spazio e tempo sono
davvero relativi e che su una scala microscopica può
essere contenuto l'intero Universo. L'infinitamente
grande (Lucien è "figlio di due costellazioni
perdute nel fondale fisso di un cielo profondo,
infinito") e l'infinitamente piccolo; l'alto come il
basso, la poesia che non ha confini e vive
eternamente in un mondo privo di dimensione. Molte
sono le simbologie, molti i riferimenti ad oggetti e
persone che vengono menzionate senza altra
spiegazione; chi è quella misteriosa Esp? Una
percezione extra-sensoriale? E cos'è la Borsa Nera?
(questo è davvero oscuro, leggendo il racconto
avulso dal suo contesto - il testo si trovava
infatti inserito in un libro d'artista contenuto in
una borsa nera). Il testo nella sua brevità è un
crescendo di poesia che culmina in un volo magico,
da brivido, "quel volo leggero che solo le libellule
o le anime grandi sanno evocare.". Bellissimo.
Massimo Acciai
* * *
Titolo: I milioni di luoghi
Autore: Carla Saracino
Casa Editrice: LietoColle
Collana: ERATO
Anno Edizione: 2007
Codice ISBN: 978-88-7848-258-6
Pagine: 51
Prezzo: Euro 10, 00
Il verso iniziale della lirica, con cui Carla
Saracino apre la sua raccolta "I milioni di luoghi",
fissa senza possibilità di equivoco due basilari
premesse: incertezza esistenziale ("Forse") ed
esigenza insopprimibile di amare, il cui oggetto
resta, però, indefinito, ma non è certamente la vita
("ibrido strano fra nascita e assopimento"), priva
di sbocchi e di spiragli finalistici, così come di
consolatori progressi che controbilancino la
precarietà e la totale sconfitta dell'esistenza
umana, di significati, di rinvenimenti delle cause
di quell'ungarettiano "non sentirsi in armonia con
l'universo" e di quel dissolversi senza rumore nella
"comunione della specie", in preda ad una paralisi
spirituale.
La parola poetica realizza una essenzialità che
confina spesso con non-detto, ma nello stesso tempo
rivela con forza aspetti insoliti del reale,
sostanzia l'usuale di nuovi significati, mentre il
discorso poetico nel suo insieme, apparentemente
frammentato e tendente ad una giustapposizione
concettuale, procede per pennellate sobrie, sicure,
per nulla indulgenti allo sfumato, prive di
qualsiasi compiaciuta analisi del proprio io,
fissando sul canovaccio degli universali
interrogativi esistenziali la cruda realtà
dell'avvicendarsi delle stagioni, che scivolano
veloci nel non-senso, senza lasciare orma, in una
morte che accomuna e riduce tutto e tutti a cenere
senza odore, a silenzio, di fronte al quale si
rimane assorti in una compassione che non provoca
sommovimenti interiori, che non rende attori né
della tragicità degli avvenimenti, né di un
personale colpevole dramma, ma lascia spettatori dal
volto represso dall'insufficienza delle cause,
segnato dalla rinuncia, dalla disfatta,
dall'insoddisfazione.
Né "I milioni di luoghi", le luci, i caldi aromi, il
recupero memoriale, le forzate illusioni del bello e
della felicità attenuano lo smarrimento, scalfiscono
la disillusione, offrono un "ubi consistam",
sopperiscono al non-luogo, poiché "le cose nascono
finite/e trasmigrano in parole basse o anche
bellissime", rincasano nel verbo, prede del ritmo
indisciplinato di meccanismi ed eterne continuazioni
e sparizioni dominati da una natura che non avverte
il dovere d'indicarne un senso, destinate
irrimediabilmente ad "Un invecchiamento
soffocato,/ristretto nelle corde dell'usura", "sulla
linea dell'inverno".
Simonetta De Bartolo
Recensione pubblicata per la prima volta in Rete sul
sito culturale
L(')abile traccia.
* * *
Claudio
Vergnani - Il 18°Vampiro
Gargoyle Books editore
544 pagine, 14 euro
- Desperate Vampire Hunters -
Nell'ultimo periodo siamo stati abituati un po' a
tutto in tema di Vampiri.
Dagli Harmony in salsa Horror della Mayer fino a
brutte riproduzioni in carta copiativa (ultra
insozzante) del Dracula di Stoker ( Vero Kalogridis?)
oppure di Io sono leggenda di Matheson.
Insomma delle gran rotture di balle per il lettore
sufficientemente smaliziato.
In un clima simile era molto difficile trovare la
chiave dell'originalità e sbaragliare la tanta (
ENORME) concorrenza di scrittori dediti ai
non-morti.
Claudio Vergnani, autore Padano ( terra di nebbie e
misteri come direbbe qualcuno…) ha saputo incarnare
quel detto popolare che per sommi capi dice:" Sono
sempre i più piccoli quelli dotati di maggior
coraggio".
Una massima che già da sola spiega il successo del
"18° Vampiro".
E che ben si addice a personaggi come Claudio (
Alter Ego letterario dell'Autore), Giorgio, Vergy,
Gabriele, l'Amica etc.
Cacciatori di Vampiri "disperati" a cui la vita di
tutti i giorni ha già dato una bella mazzata sulle
gengive.
Disoccupazione, solitudine, depressione, cinismo,
paura di vivere, di amare, di essere semplicemente
accettati.
Non è un azzardo affermare che il romanzo di
Vergnani potrebbe reggersi in piedi anche senza il
fattore sovrannaturale vampiri.
I suoi protagonisti sono tremendamente attuali, in
una maniera quasi brutale, sprigionando sensazioni
di continuo disagio a cui il lettore difficilmente
potrà sottrarsi o rendersi indifferente.
Scelgono la strada dell'orrore perché anche i mostri
sono meglio dei "soliti" problemi di tutti i giorni.
Uno spaccato catartico di inquietudini sociali, di
lavori che "non valorizzano l'uomo" (ma lo rendono
solo più schiavo, più vuoto), di sfiducia verso le
istituzioni, di egoismo disincantato ( "ognuno pensa
al suo culo", direbbe Vergy, uno dei personaggi
migliori, delineati da Vergnani), di morte come fine
di ogni sofferenza.
Citando Umberto Eco: "Nulla infonde più coraggio al
pauroso della paura altrui".
Se non è uno spaccato vivido della "fottuta" Italia
questo, allora esistiamo in un Matrix di facezie e
porcherie assortite.
E i Vampiri sono qui per darci una bella scrollata.!
Vergnani è fin troppo chiaro su questo…
Il Romanzo, può essere idealmente diviso in tre
parti significative:
la prima introduce i personaggi, le loro peripezie e
la scelta ( tutta personale) di diventare cacciatori
di Vampiri.
Questi ultimi sono per lo più delle ombre innocue
simili ai morti sepolti di E.A Poe.
Solo putrefazione infestante e null'altro.
Nella seconda parte tiene banco il viaggio a Corsano
( una sorta di Zona del Crepuscolo Padana) dove i
nostri percorreranno il loro viaggio iniziatico
verso una dimensione d'incubo.
E ovviamente ne torneranno devastati nello spirito
ma soprattutto nella carne.
L'ultima parte è l'Apocalisse Vampirica.
Molto poetica nella sue inevitabile durezza, si
caratterizza per il prevalere visionario di due
colori opposti: il bianco opaco della neve e il
rosso acceso del sangue.
Nel mezzo la fine annunciata di una civiltà già in
decadenza.
E i mostri ( vivi e morti) si confondono in un
crescendo di violenza cieca e di oblio.
I morti:
Grimjank il maestro dei vampiri di Corsano e
principale antagonista dei nostri è un personaggio
talmente inquietante nella sua postura surreale e a
tratti ironica che si ritaglia uno spazio di
curiosità a attesa spasmodica nel lettore.
Oracolo muto, essere crudele ma indifferente,
manichino annoiato e supponente risveglia nel vuoto
della coscienza di Claudio & company, il desiderio
di vendetta.
Anche la loro tattica di guerra è tipicamente
"italiana": un passo avanti, due indietro e tacchi
in spalla se il pericolo è troppo incombente.
Insomma Vergnani ha il pregio di aver parlato di noi
attraverso una storia di fantasia.
Claudio con i suoi dubbi esistenziali assomiglia
terribilmente al nostro io nascosto.
Vergy è il nostro vicino di casa spaccone e sciupa
femmine.
L'Amica è la donna che non potremo mai avere.
Gabriele il giovane che vive alla giornata
accontentandosi di quello che ha.
Intorno a loro l'inferno e il coraggio ( di nuovo il
concetto base di tutto il 18° Vampiro) di
affrontarlo di petto e non di spalle.
Più che La solitudine dei numeri primi è Il 18°
vampiro il libro rivelazione sulla desolazione del
nostro vivere quotidiano.
E le ombre della notte sono meno minacciose di
quanto pensiamo…
Eduardo Vitolo
* * *
Danilo
Arona - L'estate di Montebuio
La Trasmutazione Eretica del male
Immaginiamo la Letteratura di Genere in Italia come
una linea temporale.
Nel mezzo ci sono gli autori che seguono la moda del
momento per poi abbandonarla quando la nave
irrimediabilmente sta per calare a picco.
Indietro, quelli che hanno gettato le basi dello
scrivere e sceneggiare l'Horror.
Avanti, la nuova avanguardia. Autori che battono
strade inedite alla ricerca di un'identità diversa e
forzatamente originale.
E ancora più avanti, decisamente più avanti, mille
anni luce più avanti c'è Danilo Arona.
"L'estate di Montebuio", romanzo Gotico/Eretico
edito da Gargoyle Books nel Giugno del 2009 è qui,
col suo carico di 400 e passa pagine, per
dimostrarlo.
E' Gotico perché gli stilemi dei genere sono
intatti: una colonia estiva infestata dai fantasmi,
un'oscura maledizione figlia di una religiosità
distorta e violenta, la possessione diabolica e
inarrestabile degli abitanti del piccolo nucleo
montano e dulcis in fundo le "Zannute", mostri muta
forma, vampiri, "cose" repellenti ( ma a Carpenter
ci arriveremo in modi meno convenzionali).
E' eretico perché Arona prende la materia solida e
prevedibile del genere e la trasmuta in forme e
dimensioni prismatiche dai significati nascosti.
E allora le Zannute diventano mostri della mente,
visioni oniriche, percezioni deviate di una
dimensione nascosta ma scomodamente presente.
Il nulla quantico come ultra-dimensione infestata e
infestante.
La colonia, il ricordo doloroso di un amore finito o
mai consumato, di una fanciullezza lacerata dal
rimpianto di quello che non si è potuto essere
(amati, compresi, accettati) o di ciò che non si è
potuto avere ( di nuovo amore senza i quali "noi
siamo polvere" come cantano i Neo Folkers Sol
Invictus).
La religiosità distorta e la possessione diabolica
sono le metafore confinanti della follia e della
solitudine.
Perché se è l'uomo che, all'alba dei tempi, ha
creato gli Dei e i Demoni per nascondere il classico
"vuoto esistenziale" (nemici-amici di car(ne)tapesta,
legno e Natron con i quali poi potersi
auto-suggestionare e farsi "possedere" in modo da
isolarsi da una società dove l'incubo ha fattezze
diametralmente opposte e più tristemente materiali)
questi ultimi diventano "idee viventi" capaci di
segnare destini e in ultima analisi di uccidere.
All'inizio abbiamo parlato di linea temporale,
concetto che ben si presta all'evoluzione del
romanzo.
Arona nella prima parte ci presenta il Microcosmo
esistenziale del suo alter ego Morgan Perdinka.
Ragazzino solitario attratto dal mistero e da una
forma embrionale di comunicazione scritta ( la
Continental), poi chitarrista fantasioso e ombroso
con la rock band Privilege, ( gruppo realmente
esistito con i quali l'autore incise quattro pezzi
negli Studi SAAR di Milano tra 13 al 15 maggio 1971
pubblicati poi in un 45 giri da Cobra Record.
Titoli: FOOL DREAM - CALIFORNIA JOE- RUNNING - IL
TEMPO. Stile molto psichedelico alla Iron Butterfly),
infine scrittore di orrori e deliri tra la fiction e
la realtà.
E il Microcosmo del male diviene inevitabilmente
Macrocosmo dell'Apocalisse.
Uno dei concetti portanti della narrativa di Arona.
Ma stavolta gli schemi saltano.
Perdinka è un medium della fine.
Niente terrorismo globale, niente divinità
caraibiche o pestilenze moderne.
E' lo spazio, altra dimensione di distruzione
cosmica, che sarà messaggero dell'estinzione
dell'uomo.
L'Onda.
Non mi dilungo oltre per non svelare troppo.
Parliamo dello stile.
C'è qualcuno che ha intravisto nell'Estate di
Montebuio lo schema del romanzo di formazione
Kinghiano.
Non mi trovo d'accordo.
Perdinka e i personaggi che girano attorno alla sua
vita tormentata non sono stati creati per celebrare
un rito di passaggio ( quello verso l'età adulta) o
per esorcizzare qualche demone dell'autore.
Troppo facile, troppo prevedibile.
I contorni sono più sfumati.
Non a caso vi sono forti riferimenti alla
sceneggiatura e alle ambigue figure Lynchiane.
Cosa che pochi hanno compreso forse perché hanno
terminato la loro lettura pagine e pagine prima.
Perdinka è un riflesso del male e il mondo cambia
attorno alla sua percezione.
Infine il già citato Carpenter.
Faccio un gioco di accostamenti:
se "Melissa Parker e l'incendio perfetto" era "The
Fog" allora"L'Estate di Montebuio" è "Il Signore del
male".
Un accorto seguace dell'opera "Carpenteriana" ne
saprà scovare le similitudini.
Infine pillola Horror per gli amanti del genere:
Il Capitolo 13 intitolato "Spettacolo di Magia",vale
da solo il prezzo del libro.
Chi non ha mai provato terrore nell'osservare una
bambola di porcellana accanto al letto tra le ombre
della sera?
Qui è lo stesso.
Il Pupazzo Batti è un'invenzione genuinamente Gotica
( Hoffman e Meyrink docent) e come tale
terrorizzante.
In conclusione "L'Estate di Montebuio" è un romanzo
complesso, audace, visionario, catartico che getta
un ponte non berlusconiano sul futuro del genere
Gotico in Italia e si spera oltre i confini angusti
del nostro bel paese.
Specularmente Arona i confini del genere li ha già
superati.
Eduardo Vitolo
* * *
Ho
sognato di essere vivo.
Il delirio in una stanza all'interno del manicomio
che non c'è
di José Monti
Roma, Tespi, 2009
Allegato il cd audio colonna sonora del
romanzo. Musiche di Greenhouse Effect
Il romanzo, secondo della trilogia iniziata con
"L'adottato" (ma in una certa misura indipendente),
è una sorprendente sfilata di idee, di trovate
bizzarre e buffe come nello stile dell'autore. Si
ride, ci si stupisce, si pensa. Dietro la
costruzione inusuale, "multimediale", non lineare,
ci sono riflessioni molto serie e profonde sulla
vita e sulla cosiddetta "sanità mentale". I
personaggi sono quanto di più lontano si possa
immaginare dalla nostra banale quotidianità, pure ci
sono familiari e sembrano alludere sempre ad essa,
in modo sottile ma efficace. Dietro il sorriso si
annida lo sconforto, o per meglio dire l'assurda
malinconia della quotidianità, delle realtà più
marginali, viene esorcizzata col sorriso e con la
fiaba (che di fiaba si tratta, in tutti i sensi)
condita con un velo di autentica poesia. È un libro
che va esplorato, come un territorio ignoto di cui
l'autore ci fornisce una mappa proprio all'inizio,
come nella migliore tradizione del romanzo fantasy
(questo però non è un romanzo fantasy, almeno non
nel senso comune del termine), ma è anche un
labirinto di storie che si intersecano e che si
contengono a vicenda, come in un gioco di scatole
cinesi o nel celebre modello delle Mille e una
notte; un percorso che facciamo in compagnia di un
autore a cui è facile affezionarsi ma che rimane
sempre e comunque sfuggente ed ambiguo come le sue
creature. Un libro che si legge tutto d'un fiato ma
che sarebbe bene poi rileggere una seconda e magari
una terza volta con più calma, cercando di
penetrarlo più in profondità.
Massimo Acciai
* * *
Caterina
Pomini
Carillon ballerina and the brave tin soldier
ISBN 9788851718121
Sigla: MEF – L'Autore Libri Firenze
Collana: Biblioteca 80 - Poeti
Genere: Poesia
Pagine: 80
Prezzo: Euro 9,40
Dunque anche se io non sono
brava a farmi pubblicità pare debba farmene un po'
perché è uscito il mio primo libro e questo è un
fatto davvero importante.
Si tratta di quarantotto frammenti scritti tra il
1999 e il 2007 e di ottanta pagine in tutto.
L'ho chiamato Carillon Ballerina And The Brave Tin
Soldier perché non ho mai smesso di interrogarmi
sull'intrepido soldatino di stagno e sulla sua
ballerina... Entrambi costretti a viver su una gamba
ma per motivazioni di natura totalmente differente
(al soldatino mancava un pezzo di gamba perché era
stato fuso dopo gli altri, lei invece era una
figurina di carta e su una gamba ci stava perché
tutte le ballerine prima o poi lo imparano per
professione).
Carillon Ballerina And The Brave Tin Soldier è la
storia di un amore infelice:
come nella favola di Andersen un vento delicato fece
volare nel fuoco anche la ballerina.
Il giorno successivo, dei due non rimase che un
cuoricino di stagno e un lustrino annerito dal
fuoco... Era ciò che rimaneva di un grande amore.
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(il sito della casa editrice che lo ha pubblicato:
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