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Intervista a Simone Ziffer


 

Alessandro Rizzo


Un giovane artista di Milano, che viene da Padova, si esprime con la pittura, in quanto come lui stesso dice è la forma che maggiormente permette a lui di esprimere le sue emozioni, sensazioni, sentimenti. L'ombra diventa esplorazione della persona, dei suoi lati nascosti. Un progetto prosegue attivamente sulla beat generation: da una poesia, sostiene Simone Ziffer, possono scaturire molte immagini da catturare.

1. Simone, come è nata questa tua passione artistica?

E' stata una soluzione. Le ragazze amano le ricorrenze. Non sapendo cosa regalare ho pensato, una volta, di dipingere qualcosa. E' stata una soluzione al regalo, ma anche un momento per sfogarmi, un momento tutto per me. Completamente mio. Nessuno riesce a distogliermi mentre dipingo, e a portarmi via.

2. La pittura è stata una soluzione ma per te attualmente è anche?

Un'evoluzione emotiva ed esplicativa. Non riuscivo mai a spiegarmi a parole. Ogni quadro lo sento come mio, è come uno specchio. La pittura è stata la forma più giusta per comunicare, provando inizialmente in modo dilettantistico anche a suonare. Ma il suono e altre forme non mi davano soddisfazioni se non come è successo invece con la pittura.

3. Hai un tuo stile preciso di appartenenza?

L'utilizzo dell'ombra come metodo di rappresentazione. Esplorare l'ombra e rappresentarla è un modo attraverso il quale sento la pittura più mia. L'esplorazione dell'ombra equivale all'esplorazione dei lati nascosti di una persona.

4. Che cosa ti ispira in particolare, vedendo in specifico come da una poesia spesso tu ricavi un quadro?

La poesia crea un'immagine. Ti lascia più libero di immaginare: fermo l'immagine, ne leggo i dettagli e la butto giù subito. Se rileggo la poesia nell'immediato l'immagine rimane la stessa. Dopo tanto tempo, invece, è diversa. La musica anche mi ispira. L'espressione di una persona mi comunica spesso ciò che vive. Guardando i film è raro avere delle immagini, solo il noir mi sollecita qualcosa grazie alle ambientazioni, ossia luoghi dove ti puoi muovere e reagire a qualcosa.

5. Le tue opere rappresentano maggiormente introspezioni psicologiche?

Mi dicono spesso che non si sa mai cosa io pensi veramente, ma la pittura mi da la possibilità di poter esternare.

6. Perchè ora ti ispiri alla Beat Generation?

Perchè è uno dei movimenti che ha dato voce al piacere nella vita. Questi piaceri, oggi, sono presenti molto tra i giovani. E' un movimento che si è legato molto al nostro modo di essere e di vivere.

7. Hai avuto modifiche e passaggi di stili nella tua produzione?

Sarei felice di sperimentare nuove realtà, stili, esperimenti. Il tridimensionale, per esempio, mi interessa.

8. Quali sono i pittori a cui ti rifai maggiormente?

Per il mio sviluppo direi che grande influenza è stata esercitata su di me da Andy Warroll per lo stile e non per le forme. Per il alto onirico mi riferisco molto a Dalì e a Magritt. La cosa perfetta sarebbe una loro convergenza. Per le forme e le linee passo di più all'architettura con Gaudì per la capacità di trasformare la linea mantenendo la sua funzione inalterata.

9. Tuo fratello si trova in diverse tue opere: è un tuo modello preferito, perchè?

E' attore in potenza e prenderei lui per fare qualcosa adattandolo alle mie idee nell'aspetto. Lo sceglierei comunque anche se non fosse mio fratello, scelta maggiormente dettata per comodità.

10. Ti interesserebbe dedicarti anche alla fotografia?

E' una presa della realtà per così come è senza troppe elaborazioni personali, ma con un'esagerazione del carpe diem. Cogli l'attimo per la foto, mentre se lo fai dopo non è più quella foto. Preferisco quindi ridipingere il momento cambiando qualche dettaglio e fare trasmettere quel che voglio l'immagine trasmetta alle stesso tempo. L'artista trasforma il dettaglio per come lo vede lui, non solo per com'è oggettivamente.

11. L'arte cos'è secondo te e come la vivi?

Uno sfogo, un'interpretazione, un'esposizione dei miei colori e un'espressione di me stesso.

12. I tuoi progetti futuri possiamo anticiparli?

Finirò con la Beat, poi cercherò di fare qualcosa sulle fantasie infantili, mantenendo l'utilizzo dell'ombra come stile, ma caricandone i colori. La fantasia del bambino è passeggera e deve essere rappresentata con un colore che, per esempio, coli sulla tela per pochi attimi lasciando il posto alle fantasie più prossime. Ci si ricordano le fantasie di quando eri bambino, ma, col passare del tempo, non come fantasie proprie, bensì come fantasie di quando eri bambino.

13. Trovi delle difficoltà in Italia come artista?

Le dififcoltà sono legate all'aspetto economico. Se non vendi non esponi. O conosci e hai garanzie di vendita, oppure tutto rimane difficile. Occorre allora prostituirsi per l'arte: ho fatto quadri su commissione. Mi sono trovato a fare lavori su dettato di qualcuno: pratica che mi imbriglia. Commissioni venivano date anche nel periodo del Rinascimento. Mi trovo a dovermi spesso prostituire nell'arte per l'arte. Le istituzioni sostengono e danno spazio alle associazioni, ma non sostengono mai il singolo artista. Bisogna, così, legarsi ad associazioni che a loro volta ti danno delle comandite. "Saresti tu attraverso me, non io". Anche aprire bandi per singole persone partecipanti diventano pure corse con un sentimento di agonismo puro che porta allo scontro. Preferirei avere uno spazio che mi dicesse di assicurare una turnazione nelle opere esposte su un insieme di 20 artisti espositori: ci sarebbe un accordo tra tutti senza alimentare strani spiriti di gara dove ci sarà sempre uno sconfitto; ed essere sconfitti in questo ambito è una demoralizzazione anche personale.

14. Quali quadri esprimono maggiormente la tua poetica?

Avendo un'evoluzione in atto è difficile dirlo ora. Potrei citare diverse opere. Inizierei, quindi, con "E' stato allora che mi hai insegnato le lacrime ..." oppure con Wrath, un ritratto rabbioso, oppure anche Deep. Posso dire, invece, che con Yell lancio un nuovo esperimento del tridimensionale sulla tela. Queste opere le ho scelte come rappresentative in quanto significano ognuna qualcosa di specifico: Yell è un'esplorazione dell'animo, Deep è l'introspezione ed esplorazione della emozione, uno stato d'animo particolare. Gli altri due quadri sono stati d'animo di un mio periodo preciso.

15. Possiamo avere delle anticipazioni sulla tua prossima opera, a cui stai già lavorando?

"La mia alba" di Gynsberg, poeta sempre della Beat Generation, e avrà come soggetto la donna. La poesia in un suo verso recita:"... chi bevesse la banca del mio sangue/ innocente maligno ora/ parte del mio sistema". Secondo lo stereotipo culturale la donna non è mai vista violenta, mentre, se ci si ricorda, in "E' stato allora ...", opera già realizzata ed è nel mio catalogo, il soggetto è un giovane ragazzo che piange in un contrasto tra la mascolinità e il suo lato di tristezza causato da un abbandono. Nel quadro il ragazzo è apatico e, quindi, se gli togli le lacrime non si capirebbe il messaggio che si vuole trasmettere. Questo è dovuto al fatto che l'uomo cerca sempre di celare le proprie emozioni.

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