|
|
Caffè Letterario
Musicale
Video musicali
Interviste
Articoli
|
|
La musica come
orizzonte:
intervista agli
Oryzon
"Gli Oryzon sono un'
esplosiva combinazione di rock e armonia, un'
intensa esperienza di suoni ed emozioni,
vibrazioni che arrivano nude e crude
all'ascoltatore". Abbiamo intervistato i 4
componenti del gruppo: si considerano personalità
"particolari e tutte da scoprire". Penso che la
definizione sia molto congeniale. Un'unica
passione li lega: la musica dall'"impatto sonoro
devastante".
Il nome Oryzon, perché
questa scelta?
Ci sono state varie vicissitudini. È un nome che
ci portiamo dietro. Non ha un significato preciso
ma astratto. La nostra musica ricordava qualcosa
di impalpabile, poetico, misterioso, qualcosa che
rappresentasse la dualità nelle sue più vaste
interpretazioni, che è un tema fondamentale della
nostra musica/testi. L'orizzonte, banalmente, era
e rimane una buona metafora di tutto ciò. Abbiamo
modificato poi Horizon (orizzonte in inglese) con
Oryzon perché suonava meglio spacciandolo per
termine arcaico inglese, una licenza poetica. Non
volevamo avere il classico nome. E' denso di
significati. Abbiamo cambiato diversi nomi per,
poi, giungere a questo. Prima non ci convinceva,
ma ora si. Diventa un'abitudine: siamo noi il
nome, non ci facciamo neanche più caso.
Inizialmente siamo usciti con altri nomi ma tutto
suonava così strano.
Quale
è il genere musicale che maggiormente proponete?
Sono varie le influenze. Non c'è nulla di
"originale" nel vero senso del termine. Dire che
suoniamo un genere originale sarebbe pretenzioso e
falso. Ormai è stato fatto di tutto nel corso
della storia, non ci rimane altro che interpretare
e rielaborare secondo il nostro gusto e intuizione
personale come fa qualunque altra band o musicista
che sia. Questo significa semplicemene che come
qualunque artista usiamo l'esperienza al servizio
della creatività. Abbiamo influenze musicali di
ogni genere che si sono sempre arricchite nel
corso degli anni. Rispetto ad altre band abbiamo
sempre cercato di sperimentare. Ci siamo sempre
imposti di non fare cover, eccetto Money dei Pink
Floyd all'inizio di alcune nostre performance. I
pezzi che eseguiamo sono nostri. C'è voluto molto
tempo per trovare una nostra dimensione. Nella
sperimentazione c'è sempre una prima fase dove
regna la confusione. Abbiamo dato un senso alla
nostra musica e trovato il nostro sound.
Come avviene la vostra fase di produzione?
È fluida ma estremamente lenta. A casa,
strimpellando con una chitarra, viene fuori un
mood e il testo nasce come conseguenza
all'armonia, alla melodia del cantato, alle
sensazioni che l'insieme trasmette. Partiamo
sempre da un'idea di canzone con armonia e voce
per poi sviluppare quello che sarà l'arrangiamento
definitivo insieme in sala prove. È lungo ed
estenuante il lavoro che c'è dietro a ogni
canzone. Proviamo una canzone anche per mesi se
necessario. Abbiamo delle attitudini da
perfezionisti e molta determinazione.
Avete come componenti del
gruppo dei percorsi differenti?
Il progetto è partito all'inizio come un gioco.
Alle medie. Federico (voce e basso) è cugino di
Lorenzo (chitarra e seconde voci). Luca (chitarra)
e Lorenzo hanno fatto le elementari e le medie
insieme già pensando al gruppo: rubavano le
chitarre a chi faceva l'ora di chitarra a scuola e
suonavano delle cover. Tutto non nasce da una
profonda simbiosi. Lorenzo e Giacomo (batterista)
si incontrano a 15 anni tramite amicizie comuni e
quest'ultimo viene coinvolto. Lorenzo e Federico
sono le voci del gruppo: Federico ha preso piede
come voce principale. Abbiamo una grande voglia di
suonare. Proviamo almeno due, tre volte alla
settimana. Giova tanto trovarci per 2/3 ore a
prova. La musica è l'unica cosa che ci gira nella
vita. Vogliamo dedicarci tempo. Non facciamo
altro.
Quali sono le difficoltà che si trovano nel
sistema di un paese dove si penalizzano spesso i
gruppi emergenti per beneficiare soltanto i grandi
nomi commerciali?
Facciamo quel che vogliamo: iniziamo e
portiamo avanti con determinazione quello che
facciamo. Abbiamo credibilità perché ci mettiamo
impegno e passione. Le cose succedono a loro
volta. Continueremo sulla nostra strada anche se
in un ipotetico futuro la nostra musica non
dovesse interessare alle grandi major. Non ci
interessa fare pezzi pop per arrivare a un
compromesso. Non ci interessano i compromessi. Noi
puntiamo a un pubblico anche estero,
internazionale. Se credi in te stesso risulti
credibile. La gente che hai intorno e che ti segue
ti da ogni giorno la conferma di questa
affermazione. Se dai energia, ricevi energia.
Parliamo del pubblico: che
rapporto avete, quale è il vostro pubblico e,
soprattutto, come riuscite a coinvolgerlo?
In un primo periodo c'era timore del pubblico.
Suoniamo da qualche anno ma siamo usciti allo
scoperto solo quest'estate dopo l'uscita del
nostro EP, con il quale abbiamo stabilito qual è
il nostro sound e quali sono i nostri obbiettivi.
Cinque anni di prove e introspezione sono stati
necessari per uscire allo scoperto e presentare la
nostra band per quello che è oggi. Ogni concerto
fatto poi ha creato sempre più sicurezza in noi.
Avevamo la consapevolezza di essere 4 ragazzi
introversi ma, allo stesso tempo, eravamo convinti
che occorresse mostrare qualcosa. Cerchiamo di
costruire un ponte tra la musica che offriamo e il
pubblico. Esprimere ciò che suoni e ciò che sei.
Creiamo una presenza scenica con emozioni dal
punto di vista visivo: show, spettacolo,
coreografia. Se tu offri la tua presenza le
persone se lo ricordano. Il live fa da tramite. Si
percepisce un'energia sul palco che vuoi sempre
più evidenziare: abbiamo fame di concerti. E'
giusto affermare che si va a vedere un concerto,
non ad ascoltarlo. La chiave di volta è stata
quando ci siamo messi nei panni del pubblico.
State lavorando ad altri e nuovi progetti?
Stiamo registrando un secondo EP, 5 pezzi come il
primo, e disporremo per questo di un ufficio
stampa italiano e estero. Cercheremo di portare la
nostra musica anche oltre i confini nazionali.
Quali sono i pezzi che sentite più vostri?
Non abbiamo creato un EP per farlo ruotare su
alcuni singoli. Abbiamo messo i pezzi che ci
piacciono di cui sono convinto (parla Federico,
autore) perché sono nostri.
Quali sono i contenuti maggiori dei pezzi?
Sono testi introspettivi, astratti e metaforici.
Se una canzone parla del rapporto conflittuale con
una ragazza in realtà è solo una metafora per
parlare del rapporto conflittuale che ho con una
parte di me stesso (ndr Federico parla). Sono
testi basati su sensazioni, emozioni carnali, sono
umanisitici perché parlano dell'individuo e
dell'essere umano, visti dal mio punto di vista. I
Testi sono scritti da me, Federico. Le parole le
scrivo sempre quando la musica e la melodia della
voce raggiungono uno stadio quasi definitivo. La
musica ispira sempre il testo per me. Non accade
mai il contrario. Non c'è una parte delle nostre
canzoni che consideriamo meno importante. La voce
ha la stessa importanza della più banale chitarra
ritmica per noi. Tutto deve essere equilibrato e
di uguale importanza. Rifiutiamo l'idea classica
di dare più importanza alla voce e al testo. La
voce è uno strumento come gli altri e le parole
servono per dargli dinamicità. Tutto qui. Ogni
strumento suonato sul nostro palco è pura
espressione individuale che converge in quello che
è il nostro sound.
|
|
|