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WhenMusicAttacks:
la musica
giovanile si fa sentire
Recensioni dei gruppi ospitati nelle diverse
serate dell'evento
WhenMusicAttacks sono le serate
organizzate da Gabriele in collaborazione con
altri ragazzi, alcuni dj set, alcuni alla
consolle, alcuni suond designer, presso diversi
locali e lounge bar di Milano suggestivi quanto
coinvolgenti. Dal periferico e aggregante Barrio's
all'alternativo Sacrestia, per arrivare allo
storico Black Hole abbiamo avuto occasione di
ascoltare i vari gruppi di giovani musicisti
alternarsi sul palco in performance dagli stili
differenti ma tutti indipendenti come cultura.
L'ambiente è molto british style in ambienti che
creano situazioni di luoghi e spazi in cui
convergono mood, arredamenti, coreografie e
sonorità dal gusto indie, alternative rock. Ma non
si può categorizzare la pluralità dell'offerta
musicale delle varie band, tutte animate da
entusiasmo e da passione musicale, che abbracciano
culture di diversa radice e proposte dalla diversa
entità: rock, alternative, indie, new wave, french
pop, new romantic, new brit pop, funcky …
Abbiamo recensito diversi di loro e abbiamo, così,
potuto dare occasione di conoscere uno spaccato
vivace quanto effervescente dell'arte musicale
giovanile
Another Feedback
La coreografia è un elemento importante se si
considera che andare a un concerto è sinonimo
spesso di andare a vedere un concerto, oltre che
sentirlo. Con Another Feedback tutto questo è
possibile. L'estetica non è l'unico elemento della
performance della giovane band milanese. Le
chitarre elettriche si intersecano all'interno di
una voce che esprime un'armonia ricca di vigore.
Il sound è rock, strong rock, tra un hard rock con
alcune venature di metal. Non possiamo dire che
siano lontani e autonomi dalla tradizione hard
rock, in quanto, seppure alcuni motivi siano
caratterizzati da una tonalità più potente,
ottenuta con una certa amplificazione di alcuni
elementi, le temtiche affrontate sono più dolci
così come più dolce e sinfonico risulta il loro
genere ancora melodico. Questo rende gli Another
Feedback autonomi da ogni categorizzazione.
Tre elementi ma potenti. Si eleva un suono che fa
vibrare lo spazio circostante. Il suono diventa,
fisicamente percepibile, tangibile quasi. Il suono
ha una dose di forte limpidezza quando il rock
vibra nella sua dose di progressive mai scontato,
tornando quasi alle origini di un genere misto e
contaminato, vario e prismatico. Il genere
progressive, come dicevo, è deciso. Le tre
chitarre elettriche scandiscono i tempi battendo
con metallica cadenza il progredire incessante
della musica. Il sapore è sempre quello indie,
anche se contaminato positivamente da un metal che
ci riporta all'aggressività di un volume quasi
heavy metal interagente con una maestosità tipica
della classicità pura del progressive rock.
Tradizione e innovazione nella ricerca musicale
del gruppo si fondono, tanto da dare immagine di
una produzione sempre soggetta a modifiche,
sperimentazione, cambiamento. La batteria dal
fondo dello stage incide sulla sincronia delle
chitarre elettriche. Gli strumenti riprendono la
scena di un rock postmoderno. Il finale della
performance al Black Hole vede un motivo più soft
e slowly in un solco melodico e strumentale tipico
di un punk rock.
Glimpse
Partiamo dal nome: evoca bagliore. Ed è un
bagliore nella ricerca di una verità presente nel
fondo di ogni cosa, soprattutto se a parlare è
l'espressione artistica musicale. E' un
alternative rock melodico in un contesto
performativo che vede una consonanza tra i vari
strumenti: due chitarre, che si intervallano in
alcune esecuzioni tra un basso e una chitarra
acustica, una voce che riesce sempre avere una
padronanza dello stage e una tastiera che si
evidenzia di una certa autonomia compositiva. A
completare un quadro uniforme e sinfonico è la
batteria che dal fondo del palco riesce a farsi
sentire in una padronanza dei ritmi e in una
consapevolezza della propria funzione artistico
performativa. Si sente molto la tradizione
dell'indie in un alternative rock con cenni
melodici nel segno di un sound attento ai ritmi e
alle cadenze dei tempi della musica vibrante. La
sperimentalità non è certamente sacrificata nella
produzione dei Glimpse, soprattutto quando a
"entrare in scena" sul palco è il flauto di
traverso, una melodia che irrompe e addolcisce la
performance quasi da rimandare a tinte lievi di un
lontano fusion e di un jazz rock. Si percepisce
una certa dose di elettricità negli stili. Irrompe
sulla scena anche il folck, quando a essere
rinterpretata è una sinfonia di Bob Dylan,
riadattando con una certa maestria il grande
autore alle esigenze temporali postmoderne: è
questo che assegna ai Glimpse una connotazione
Indie. La voce riesce sempre a dare energia al
ritmo in un'estetica dei contenuti che diventano
poesia e lirica suonata. Il ritmo diventa
incandescente e progredisce con la ricerca di
nuove strumentalità che da sole riescono a parlare
e comunicare emozioni estetiche e musicali molto
forti. La tastiera esprime sempre energia
sinfonica. Il coinvolgimento in una miscellanea e
sinfonia di suoni e generi diversi, con vibrature
quasi neoclassiche, ci riportano alla memoria I
Pink Floyd nella loro produzione storica più viva,
così come i Weather Report anche se in
un'accezione meno jazzistica.
Solista, chiamato Il temporale, accompagnato
Esperimento curioso forse non pienamente riuscito,
ma apprezzabile per un genuino entusiasmo dei
componenti del gruppo è quello di un gruppo
formato da tre voci e una chitarra. Esistono le
premesse per un perfezionamento della performance,
soprattutto se si anticipano gli elementi
strumentali, sobri e pochi, che danno alla melodia
un carattere molto "slow", lento e inesorabile. Si
assapora in poetnza il genere folk rock,
soprattutto corroborato dalle voci femminili, che
riprendono stili lontani quanto intramontabili
tipici di Joan Baez, dove il rock musicale si
unisce a procedure folcloristiche. Il tema della
ballata si ripropone nei testi attraverso una
fedele ma sempre autonoma reinterpretazione di una
tradizione tutta americana nella sua sonorità, ma
quotidiana nella sostanza, nei contenuti, sempre
volti a raccontare memorie individuali e
soggettive.
E' piacevole l'intervallo di una fisarmonica a
bocca che risente di un filone che ha le sue
origini in un Bob Dylan, riattualizzandone la
portata e la dimensione. Semplice e diretto è il
suono che si promana da questo strumento antico
quanto affascinante, che detta colore e
variabilità di frequenza a un nuovo folck rock.
TSO
Il nome risulta essere molto curioso quanto
incoraggiante e avvincente, convincente è la
performance, decisa quanto sicura nella sua
esecuzione. Le chitarre si accordano e
incominciano a emanare vibrazioni elettriche,
dando energie musicali di un'intensità originale e
dirompente. Originale e autonoma risultano la
sonorità e la modulazione delle voci che si
incontrano e si sussesguono con sobrietà. la
protagonista è la strumentalità elettronica di una
musicalità tutta post moderna. Si naviga e si
oscilla sulle frequenze e le melodie trascinanti
pronti ad elettrizzare tra un garage rock e un pop
importante, quanto vivace e vibrante. L'obiettivo
finale artistico è quello di proporre canzoni e
motivi allegri e decisamente semplici nella loro
portata testuale, seppure complessi nella
elaborazione musicale. Le onde di un suono
vigoroso si infrangono nell'ambiente sulle
modulazioni di un gruppo autuonomo quanto
autorevole, indipendente, meta rock, dato che
oltrepassiamo i confini del genere per accedere a
nuove musicalità e sperimentazioni che si uniscono
in un ensemble esecutivo coerente quanto creativo
ed eclettico.
Le linee vocali sono davvero sostenute e si
modulano sulle onde degli strumenti, pochi, sobri,
diretti e incisivi provocando emozioni del
pubblico. Il terreno indipendente e di rottura è
sgnato in un solco tutto TSO: giovanile ed
effervescente.
Officina della Camomilla
Parole proposte con lapidarietà e il nome potrebbe
indurre a penasare a produttori di "camomilla",
quindi di una sinfonia e di una melodia calma e
adagiata. In parte può essere vero, ma non vi
aspettate un gruppo privo di vivacità e dirompenza
sonora. Il loro genere è lo - fi, acronimo di low
fidelity, bassa fedeltà, tipico di molti gruppi
indie rock. E' un genere e, pertanto, se a un
primo ascolto potrebbe sembrare un gruppo rude
negli elementi impiegati e sobrio nelle sonorità
musicali, in realtà si assapora, dopo un maggiore
approfondimento, lo studio e la scelta artistica
di alta qualità. Non c'è ingenuità ma
consapevolezza di uno stile. Tutto questo viene
ripreso e testimoniato dall'impiego degli
strumenti presenti sul palco: una chitarra non
elettrica, una voce femminile, la nota lieve nella
band, e un piano, che rende soave ogni acuto
espresso da una chitarra dal suono grezzo e
sincero. I testi sono intrisi di paradossi e
allegorie, tipiche di ballate suonate e cantate
con una bassa tonalità e una delicatezza uniche
quanto accattivanti. Il pubblico viene
accompagnato in una visione quasi onirica di un
gruppo che ripropone con certezza e solidità
musicale motivi letterari nel contenuto, ma
delicati nella sinfonia. Molta è la liricità e la
poeticità di una performance che vede
sperimentazione con una certa consapevolezza di
essere nel solco di una cultura storica musicale.
Wolfango
Tra il punk rock e il psichedelico è il genere del
gruppo, due elementi, una voce e una chitarra.
Siamo nel pieno di una sperimentazione dove una
voce infrange tra una chitarra, attenta a creare
lunghe sezioni strumentali, alterando la struttura
musicale dei brani, e una voce con tonalità bassa
e profonda, finalizzata a raggiungere nel profondo
dell'animo dell'ascoltatore, coerente con la
tradizione di questo genere, il cui nome
etimologicamente prefigura l'effetto di una
comunicazione artistica a un livello
particolarmente profondo. Il rock tipico e
generico non riesce nella sua lucidità sonora e
contenutistica a fare vibrare sensazioni molto
intime ed emozioni di un sobconscio, in
un'accezione in cui filosofia dell'io e musicalità
insolita ed esasperata negli effetti sonori
conducono a un'alterazione piacevole della
coscienza. si rincorrono, così, sonorità
differenti e differenziate, mentre il ritmo è
dettato dalla ripetitività di refrain targati art
rock. Esiste una certa padronanza della sonorità
strumentale che si infonde e profonde nelle parole
di testi che vivono di autonomia propria e
profondità analitica. Le parole scandiscono suoni
inesplorati e genuini. Thomas rompe l'esecuzione
apportando la propria voce con pezzi da lui stesso
scritti e che quando sono stati scritti lui stesso
credeva di essere Battiato. L'originalità e
l'intensità delle parole si rafforzano con un
supporto strumentale atipico e multiforme,
irregolare in quanto ricco di profondità.
Krimave
Inizio portentoso e la batteria segue il
territorio musicale definito da tre chitarre
elettriche nel solco dell'elettronica
sperimentale. La voce da inizio a una performance
non facile, di certo non popolare, che non cerca
il "consenso" commerciale di massa. Stiamo
parlando di un alternative rock che si stagli tra
un punk e un metal senza accogliere "casacche
identitarie". La voce viene alimentata da un
cescendo strumentale dal sapore sperimentale senza
"tradire" le connotazioni tipiche dell'alternative
tra anni 80 e 90. La chitarra elettrica per
rimarcare la portata centrale di una
sperimentalità dissociante scandisce ritmo e
tempi. La batteria si calibra sulle note battute
dagli altri strumenti, l'uno funzionale all'altro,
con una certa dose di autonomia. Seppure i motivi
siano a volte un po ripetitivi, l'ecletticità
della loro produzione si intravvede nel sapere
mescolare metal, heavy metal, alternative e
progressive, che scorrono nelle connessioni sonore
new wave. Diversi pezzi sono insonorizzati da
intervalli elettronici della prima canzone
alternative progressive computerizzata, ma ancora
ricca di liricità e di armonia. C'è a lato un
segno del pop: la contaminazione è assicurata con
i Krimave.
Oryzon
Il loro nome è sinonimo di vigore, duttilità,
vivacità, intraprendenza giovanile segno di un
cambio generazionale di una tradzione che si fa
attuale arte di un nuova onda: new wave.
Dissonanza armonica di suoni, voci equilibrate e
potenti che si insediano tra tre elementi
elettronici irruenti e fermi nella loro tenuta.
Due voci addirittura corroborano la sperimentalità
di un alternative che è indie ma che si nutre
anche di radici di un punk rock anni 70. Più lenti
gli altri motivi, ma non per questo privi di
energia, quasi rieccheggiando melodie dei Depeche
degli anni d'oro, o degli U2 dei primi successi.
La batteria sembra alimentare un'onda che viene
ripresa dalle tre chitarre elettriche e dalle
voci. Tutto questo significa passione che sa
coinvolgere in quanto il solo vederli eseguire i
brani sul palco ci porta ad assaporare un
trasporto fisico, oltreche musicale, che ci
introduce in un'armonia tra note e una coreografia
attraente, tra fisicità e contenuti artistici.
Possiamo dire che gli Oryzon sono artisticamente
qualitativi e autorevoli iscrivendosi in un
alternative, genere intramontabile. Decolli
musicali improvvisi portano gli spettatori verso
cieli incontaminati del rock, stessa iperbole che
siamo abituati a sentire ascoltando i famosi REM.
La tecnica utilizzata è, inutile dirlo,
ineccepibile.
Skinni Boys
Entrata ad effetto per i Skinni Boys, ragazzi
magri, già nome di alcuni gruppi rap, che non
smentisce i precedenti due gruppi nella dinamica e
nella deflagrante musicalità.
Credete di essere in pieno "alternative"? la
differenza con l'indie diventa solo filosofica
qualora si intende parlare di un genere attento
alle particolarità tecniche strumentali. La voce
non tradisce quella di tanti altri gruppi new wave
e, metallica, affiora come un'ondulazione sospesa
in un'aria fatta di sinfonia e strumentalità
elettronica, sono tre le chitarre presenti e si
affermano con forza, e una batteria.
Ci sembra di tornare agli anni 70, seppure i
componenti siano molto giovani, con i primi gruppi
punck con una performance effervescente ed
esplosiva. Esiste uno studio dietro
all'esecuzione: è percettibile nella sincronia di
note modulate e alte nel calibro che si susseguono
senza soluzione di continuità. Due chitarre si
incontrano, si incrociano mentre domina una voce
dalla tonalità bassa. Mi sembra di sentire anche
una certa tradizione dei led Zeppelin se al math
rock si concede una dimensione progressive pura.
Incrementa sempre il suono delle chitarre quasi
adombrando la batteria: tecnica forse voluta per
segnare la predominanza dell'experimental in un
alternative tutto da riscoprire, reinventare,
riproporre. L'incipit di alcuni motivi mi ricorda
i King of Conveninence, molto strumentali dove
melodia, pop rock e alternative si contaminano.
Siamo giò nel post rock? Attendiamo l'entrata di
altri strumenti nel gruppo per poter affermare
questo, fuori dalla tradizione rock puro, ma i
presupposti per crescere ci sono.
Lorenzo Caccianiga e company
E' nel contesto blues che accresce l'impegno dello
stile cantautorale di Lorenzo. L'accompagnamento,
fatto di batteria, sposa totalmente la padronanza
della chitarra. La sperimentalità si denota nel
remake delle colonne di "In to the wild". La
chitarra acustica rende armoniosa e pastosa un
genere country rivisitato e rielaborato. La
chitarra riesce a forgiare come fosse materia la
musica e il ritmo. Molti sono i pezzi ironici e
sagaci che spesso in una tradizione popolare
l'autore riprende anche in salsa italiana. La
professionalità sta nell'alternanza di note briose
con dolci e miti ritmi. Il blues rallegra le
persone presente, dato che canta le storie
quotidiane di persone in un intimismo che non
scade mai in un edulcorato romanticismo.
Assaporiamo la tradizione italiana del
cantautorato di denuncia e di rottura.
Multietnicità, poliedricità, ecletticità sono gli
ingredienti di questo gruppo improvvisato che ci
porta, in un viaggio musicale, dall'America del
West alla canzone popolare italiana al
mediterraneo partenopeo rivisitato dei grandi
autori. E' risultata simpatica la performance
finale che ha visto una coreografia vivace
esplicativa del dialettismo milanese dell'ultimo
brano di chiusura.
Glimpse
E' nel funcky il solco artistico della
giovanissima band. Ma definirli solamente funcky
risulta riduttivo. Negli spartiti leggiamo anche
le tradizioni dello sperimentalismo degli anni 70,
quello di rottura, di ricerca. Si varia, così, tra
soul, rock e punck rock. La melodia si sente
stagliarsi sulle vibrazioni di una chitarra
elettrica e di un piano aggiunte da una voce che
riesce a intervenire negli interstizi delle note
dirompenti. Remake di pezzi internazionali vengono
preposti con una padronanza e determinazione
attraverso una sintonia e sincornia degli
strumenti. Classic modern si sente in alcuni cenni
di scorrevoli pezzi musicali dando ai Glimpse una
tonalità notevole e mutevole. Il repertorio non è
nè scontato, nè meramente prosaico, ma in molte
sfaccettature allegorico, metaforico. Si potrebbe
immaginare in molti passaggi un connubbio sereno
tra musica e cinema, dove note e immagini,
fotogrammi, si intersecano vicendevolmente. Il
progressive viene ripreso in un'accezione non
stereotipata nè forzatamente di rottura, rendendo
la sperimentazione propria capacità espressiva
autonoma. Possiamo dire, dopo tutto, che i giganti
presenti nelle loro cover non sono così troppo
alti da apparire irraggiungibili, come testimonia
il rifacimento dei Nirvana.
The problem
Il loro inizio dirompe quasi plasticamente nella
sala. I The problem annunciano, così, al pubblico
un progressive rivisto, ripercorrendo le note di
una musicalità profonda, quanto intensa. Il
significante nell'ascolto delle note del gruppo,
anch'esso giovanissimo per l'età dei componenti,
diventa quasi significato. La chitarra e il basso
si alternano su ritmi occidentali postmoderni,
quindi eclettici, poliedrici, variegati. Con i The
problem usciamo decisamente dalle categorie,
spesso semplificanti, spesso soffocanti la
creatività di una proposta. L'assenza di una voce
non è una mancanza, una menomazione, ma frutto di
un accurato studio che proviene da una rilettura
dei dirompenti e autonomi anni 70. Si scoprono
allegorie in uno spartito intensamente pervasivo.
Si passa, così, dal progressive al rock, al punck
rock. Il basso e la tastiera si sintonizzano
mentre il resto dei componenti hanno già trovato
la propria sincronia. Note permeabili nel
significato incidono gli animi e surriscaldano la
platea. L'ermetismo della musica del gruppo è come
una poesia che si traduce in una musica propria,
tutta loro, ma ricca di un passato. Con ritmi
vicini ai Santana si conclude la loro performance,
seppure il progressive rimanga la firma artistica
identitaria.
Sound Scremblers
La cover è il genere che viene più volte ripetuto
nella performance del gruppo. Può essere
semplicifcato il tutto come un genere scontato,
spesso semplice, molto banale. Tutto questo non
sussiste quando la ricerca dei pezzi del passato è
la riproposizione di notevoli autori con una
rivisitazione, pronta a dare una nuova lettura
delle grandi firme della letteratura musicale
contemporanea e moderna. La voce spicca in un
sostrato di musicalità e armonia sonora che
riprende il progressive e ne da giusta
valorizzazione. I Sound Scremblers ci riportano,
tuffandoci, nella densità delle vibrazioni negli
anni 60 e 70, dove ogni passo proposto era una
rivoluzione nella cultura tradizionale. Crazy
Little, John Mayer ma anche The Who, popolarmente
detti gli Hu, i Doors, Elvis con la sua
intramontabile musica, costellano la
riproposizione stile rock e punck rock di un
giovane gruppo pieno di vitalità e di energia
artistica. Il ritmo vibra da un ottimo piano,
mentre la voce tiene testa alla strumentalità
variegata presente sul palco: ogni elemento
rispetta l'autonomia dell'altro, ma nello stesso
tempo si afferma e si pone, mai impone. La
batteria è molto presente e scandisce i tempi. C'è
molta espressività nella loro musica, tanto che
come un grido artistico scaldano la sala.
L'Officina della camomilla (in una seconda
performance)
Il loro genere si definrebbe slow-fi, in antitesi
all'High-fi. La melodia di questo gruppo variegato
è ponderata. Le parole sono centrali attorno a cui
ruota la musica. Sembrano rientrare nella
tradizione dei chansonnier francesi, ma hanno una
loro autonomia, spesso dissacrante, molto
sfrontata e cinica con il reale descritto nei loro
testi. Le parole sono essenziali, magari poche, e
lapidarie- Un nuovo genere si fa strada con loro?
Questo non si può sapere, ma è certo che la loro è
una forte autonomia elaborativa. I testi sono come
poesie, sonetti di un vivere quotidiano in un
continuo paradosso, spesso irriverente, in una
rottura col passato. Le voci, una maschile e una
femminile, si amalgamo mentre lo xilofono si
staglia. Non sono certo scontati e destrutturano
il reale. Coro, voce, canto si alternano
semplicemente raccontando storie disfunzionali,
accompagnandosi di un ritmo tutto proprio.
L'orso
L'inizio della performance risulta essere quello
di una tradizione folck, quasi country. La
profondità poetica e la padronanza della chitarra
sono elementi che si aggiungono all'uso di una
voce indignata. Acne è un loro pezzo che parla di
adolescenza in un destino quasi predestinato. La
chitarra scandisce il tempo, ritmandolo. E', il
loro, un folck italiano? La tradizione storica
lascia spazio a una loro imposizione artistica.
Gli elementi sono solo chitarre, ma la voce
governa bene l'incedere di questi due elementi. Si
leggono storie di giovani traditi nelle loro
aspettative. La melodia diventa naturalmente
malinconica, leggendo le disperazioni e le
debolezze umane. Il procedere lento della musica è
esemplificativo della tristezza dei testi. Molte
sono le voci, quasi fosse un coro greco. I finali
dei pezzi quasi si ripetono nel refrain in quanto
lasciano finali aperti, dando speranza. Attese e
aspettative nel pezzo "Parlami" come nella vera
tradizione folck, con una dose di ecletticità e
tonalità multietniche. Interessante il pezzo "La
Provincia ci uccise" sembra ascoltare i grandi
della musica italiana popolare.
Videodreams
Suonano per chi ascolta, l'esordio e la
presentazione del gruppo al pubblico diventa quasi
perentorio. Cambiano geografie musicali in modo
repentino con uan capacità di cambiare le melodie
adattandole. Il loro è un soul che proviene dal
lontano blues. E' anche pop se si ascolta una
fisarmonia da piano, ma è anche folck se si
ascoltano le parole e i testi vibrare con la
mestizia e la tristezza, nostalgie di un lontano
west, terra promessa, irraggiungibile. La loro è
una produzione autorale. Ci si acorge del fatto
che la sera del concerto mancasse un elemento:
erano in due ma la loro pervasività musicale non
mancava. La gradualità di una tastiera elettronica
ci riporta alle radici della musica pop post
moderna, melodica quanto prosaica. Sono in due
elementi ma sembrano ssere molteplici, quasi in
una polifonia senza soluzione. Il finale a
interruzione brusca, non attesa, non annunciata è
uno stile che avvince e convince, artisticamente
rafinato, passando da una sonorità pervasiva a un
silenzio totale. Sembrano inserirsi nella scia dei
Cold Play, o dei Rem, oppure dei Kings of
Convenience. Ma i Videodreams non hanno bisogno di
categorie.
Sogno Chimico
Sono diversi per genere e musica dai precedenti
gruppi. Sono indie pop ma il loro nome ci
incuriosisce. Forse si chiamano così perchè la
loro musica ci appassiona, quasi come un'estasi.
Le loro note sono funzionali a questo obiettivo.
Pop, New Wave si leggono nelle loro note un post
punk inglese che procede dal goth rock al funk. La
loro musica pervasiva, senza margine di errore ha
dato una buona notte e un arrivederci vivo e
vivace. la loro indipendenza vede un accurato
studio dell'etimologia della musica, delle
musiche, dei generi che in un mix riprendono in
modo magistrale, certo non artigianale. La
batteria prorompe nella sala con la batteria che
tiene sulla destra del palco, mentre si incuneano
le voci, sono due, accompagnate e sorrette dalle
vibrazioni di ruggenti chitarre Leggo molto punck
rock in alcuni passaggi: le loro sono modulazioni
dei suoni che cambinao, variano, Il pezzo "La
donna narcotica" è pura satira con molta
musicalità postmoderna. La musica elettronicaci
riporta alla produzione anni 80 inglese. In alcuni
passaggi si sente riprendere parti del genere
metallico. il tutto termina con delle cover, a
testimoniare il loro lavoro di ricerca artistica.
FX5
Un esordio molto hard quello dei FX5 al loro primo
debutto in serata come gruppo completo. La grinta
musicale dei giovanissimi musicisti affascina e
tiene la sala. La voce è molto intensa e riesce a
calibrarsi amalgamandosi con gli strumenti in un
hard rock che riporta alla memoria nella
rivisitazione dell'esecuzione di celeberrimi testi
i grandi cantanti degli anni 70 e 80. Un remake
dei "gold time" dell'epoca molto british style
delle pagine mondiali del rock ripercuotono i
ritmi ruggenti delle tre chitarre elettriche del
gruppo. I cinque elementi firmati FX5 riprendono
la tradizione musicale che ha segnato la storia
moderna pervadendo la sala con le loro note
dirompenti. L'eclettismo degli stili si fondono in
un repertorio di cover che non rimangono semplici
riproposizioni del passato ma vengono rivisti
canzoni e musiche con tonalità che possiamo dire
essere instradate su uno sperimentalismo, seppure
i cinque componenti siano freschissimi.
LE MEDUSE
Il mostro tentacolare di un gruppo tutto in rosa,
già dal sottoscritto ascoltato, rende
allegoricamente il significato della piacevole
aggressività musicale delle Meduse. Sono ormai
conosciute nei circuiti alternativi e non delude
mai la loro liricità e sperimentazione. Possiamo
dire che le Meduse non ci stupiranno mai, dato che
aggiungono ogni volta testi nuovi con stili
innovativi e ricercati. Le indiegirls rispecchiano
perfettamente lo stile delle loro proposte
musicali. Sono di rottura nei testi ma riescono
sempre a mantenere attenzione a una continua
innovazione all'insegna del punck-rock. Gli
strumenti si amalgano bene e rispondono
all'esigenza "ambiziosa" di dirompere in una
sincronia tra note e voce. E' chiaro che la voce è
alquanto migliorata e ha saputo nella serata dare
espressività a un messaggio di rottura e di
autonomia. Non scadono mai nella semplice prosa,
ma riescono sempre a garantire tramite il suono
dei messaggi metaforici.
R.O.A.D.
Scrivono testi propri con uno stile punk rock. I
R.O.A.D. non sono solo un gruppo musicale. Per
ascoltarli occorre alzarsi in quanto il ritmo
entra nelle vene. I contenuti delle canzoni sono
di denuncia, di rottura, di critica verso la
nostra contemporaneità fatta di contraddizioni e
alienazioni, come quelle dell'uomo moderno oppure
quelle del ragazzo costretto a fare il pizzaiolo
perché per lui, come epr molti altri, c'è una sola
scelta predefinita. Il tempo e il ritmo del
gruppo, tra chitarre elettriche, basso, batteria e
una coinvolgente voce, incedono cercando di
realizzare, ed è qui la loro sperimentalità
eclettica, una convergenza tra stili anglo
americani, ska, punk-rock, in alcuni pezzi si
legge un'eredità dei mitici Pink Floyd, e hard
rock, con testi spesso italiani dal contenuto di
protesta, espressi con sagacia, ironia. Esiste
moltas prosa e lo stile porta i R.O.A.D. a
comunicare messaggi non filtrati, ma semplici, non
semplificati, e diretti con schiettezza. Un nuovo
testo nella performance della serata ha portato i
R.O.A.D. a navigare in uno stile non ancora
affrontato: il funcky. E come dire anche in questo
ambito non hanno deluso, anzi hanno surriscaldato
il clima.
ELEFUNKY
Gli Elefunky, come dice lo stesso nome, sono
puramente funcky? Sono jazz? Sono lounge? Definire
gli Elefunky risulta alquanto difficile, riduttivo
e imbarazzante. Non hanno uno stile preciso ed è
questo ciò che rende la loro prassi esecutiva
unica in quanto anticipata da un inizio calmo e
armonico per, poi, proseguire con una carica e una
determinazione nello svolgimento di ogni pezzo. Si
aggiungerebbe che i generi che toccano il gruppo
sia abbastanza anomalo per giovani musicisti,
ripercorrendo testi in cover dello swing più
affermato. Questo elemento, però, non rende le
loro performance scarse di autorevolezza artistica
e di capacità sperimentale. Gli Elelfunky riescono
a tenere testa ai giganti della letteratura
musicale di genere, dando una qualità classica a
un repertorio ricco e denso. Un po' di blues non
manca in un gruppo che esegue ogni motivo con una
forte amalgama di strumenti, ma mantenendo
l'autonomia di ciascun componente nelle sue
funzioni, dando, così, sviluppo plurale e una
visione poliedrica della loro musica. La musica
pur essendo alcune delle cover rimane loro in
quanto loro la propongono con una capacità
diversa. Si percepisce nella realizzazione
musicale un unicum costante ritmato, venendo mai
meno l'incedere del suono e del suo incalzare. Si
legge molta liricità in testi che devono essere
interpretati approfondendo note e strumentazioni.
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