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Francesco Piras:
quando la musica non trova resistenze
Si incontra sul piazzale di
Porta Genova. E', spesso, con un cappello ai suoi
piedi e suona con passione e forte dedizione una
tromba. Sembra quasi rapito e fortemente
estraniato dal contesto caotico cittadino, immerso
dall'andirivieni di concitati passeggeri che
corrono verso il metrò o a prendere il primo taxi
libero. Si sta parlando di Francesco Piras. Avrete
compreso che è un musicista di strada. Francesco
ha anche a disposizione una compilation che si
titola "Waiting for peace". A produrlo non è
soltanto Francesco ma l'autore è insieme ad altri
elementi, un quintetto, Francesco Piras Quintet,
che spesso lo affiancano nelle performance "open
space", all'aperto urbano. Il titolo della
compilation è un auspicio a cui tutti noi tendiamo
soprattutto nel pensare a quanto l'arte musicale
possa fare per costruire ponti di dialogo e di
confronto. La concezione di musica per Francesco è
esistenziale e crea il presupposto di "rendere
davvero facile la difficile scelta delle persone
che si vogliono avere al proprio fianco". Le
persone di cui parla Francesco sono quelle che
lavorano insieme a lui e con cui ha potuto
condividere uno spazio dove la musica stessa si è
fatta da sola e si è autonutrita senza trovare
resistenza alcuna "da parte di chi ne è il
fortunato nunzio". In questa condizione, precisa
Francesco, l'autore è riuscito a trovare un punto
di partenza comune e condiviso con umiltà con gli
altri per arrivare, poi, a un punto finale che ha
determinato un motivo di orgoglio collettivo.
Francesco Piras è nato a Cagliari nel 1982 e
inizia a undici anni a studiare la tromba presso
la banda musicale del suo paese per, poi,
approfondire la conoscenza del pianoforte e della
chitarra. Inizierà, così, un lungo percorso
formativo che lo vedrà dapprima impegnato con i
corsi dell'insegnante di piano, PierPaolo Cardia,
che a sua volta lo condurrà al piacere della
musica classica dandogli uno spettro completo e
plurale della produzione musicale, e, in seguito,
a iscriversi al conservatorio "P.L. da Palestrina"
di Cagliari primo passo per giungere, infine,
all'Accademia Internazionale della Musica presso i
Civici Corsi di Jazz a Milano, la cui didattica di
alto spessore e qualità, in quanto fondata da
Franco Cerri ed Enrico Intra, lo porteranno a
contatto con noti e autorevoli musicisti
contemporanei, da Soana a Vaggi, da Franco a
Jegher.
Francesco non è solo artista di strada ma può, per
il suo virtuosismo, essere considerato anche
artista da palcoscenico: caratteristica che in lui
non manca di certo, aumentando, così, un panorama
esperienziale multiforme. Infatti il giovane
musicista suona stabilmente nella Civica Jazz
Band, orchestra stabile della scuola diretta da
Enrico Intra, luogo poliedrico dalle sfaccettature
artistiche e sfumature plurali, nei Vallanzaska,
nella Contrabbanda, F.J.R. e The Couch. "Waiting
for peace" è, dunque, il suo primo lavoro. Non
possiamo che rilevare in questa sua prima opera
elementi che connaturano l'ecletticità del lavoro
e della ricerca artistica del giovane. Si innamorò
del jazz da piccolo sentendo e ascoltando in
televisione Louis Armstrong. Nelle note di
Francesco si intravedono non esercizi puristi di
un genere ben definito, ma contaminazioni che
estraggono parti rilevanti di una sperimentazione
rispettosa della tradizione ma non per questo
libera e autonoma sia strumentalmente sia nella
composizione. La poliritmia, il primo pezzo del
suo lavoro, "Waiting for peace" ne è un esempio,
connota quel tono malinconico tipico di un blues
ante litteram, fino ad arrivare a tinte espressive
di un fusion e di recenti variazioni del genere
jazzistico che pone al centro la coerenza
stilistica e la costanza musicale dello stile.
Si assaporano anche connotazioni classiche,
andamenti che rendono più armoniosa la
composizione e il progredire delle note. Da tre
anni Francesco è sceso in strada. Si può definirlo
un altro busker che porta la musica, ben
formulata, attenta alle connotazioni classiche del
jazz, eseguita con uno studio e una particolare
metodologia, in piazza, tra le persone, in quanto
"la musica deve vivere nella sua spontaneità ed
essere viva". Le sue note, così, si sentono nello
spazio, in quello spazio e in quella dimensione
aperta e libera che vede svincolare una sonorità e
una musica dalle tonalità multiple e dai ritmi
calibrati e polifonici. La variazione continuativa
della musicalità jazzistica di Francesco provvede
a rendere la tonalità forte e incisiva senza
invadere ma, bensì, proponendo una sonorità
strumentale adagiata e modulata, aerea, leggiadra
ma non effimera, leggera. Il jazz di Francesco
coinvolge e avvolge coloro che escono di fretta da
ogni angolo della dimensione dove la musica non ha
limiti e dove non trova resistenze plastiche,
fisiche e psicologiche alla sua permeabilità.
Francesco, lui stesso confessa, non tradirà mai la
piazza per scegliere definitivamente di stare sul
palco, in luoghi chiusi, magari affollati, pieni
di persone che ascoltano in quanto si trovano lì
per fare questo. Francesco ama la piazza in
quanto, come lui stesso spiega, gli permette "di
far ascoltare la musica a tutti: dai notabili ai
meno abbienti, che mi circondano di sguardi e
sorrisi". Qualcuno asseriva che un concerto o una
performance si vede prima di ascoltarlo: è vero ed
è reale dal momento in cui il messaggio che
proviene da una ricerca accurata di un musicista,
ancora giovane ma già ben definito nella sua
produzione, è quello di amare la vita come l'arte
musicale che è di per sé vitale e che può creare
ponti di contatto e di conoscenza tra persone. La
musica è come un individuo e, come tale, deve
uscire dalla propria dimensione autoreferenziale
ed egocentrica e contaminare ogni dimensione per,
poi, giungere al suo compimento universale.
Chi volesse pregustare qualche pezzo di Francesco
in senso musicale, prima di vederlo, può accedere
al suo sito ufficiale:
http://www.francescopiras.org/
"La casa", per ora, vi consiglia di focalizzarvi
su due pezzi che possono essere esemplificativi
dell'ecletticità di un giovane musicista
caratterizzato da una sintesi di sonorità e di
generi utile a dare una visione completa tipica di
un artista in continua evoluzione: "Intermezzo
d'aria" e l'ormai più volte citato "Waiting for
peace".
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