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Francesco Piras: quando la musica non trova resistenze
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Francesco Piras: quando la musica non trova resistenze
 

Alessandro Rizzo


Si incontra sul piazzale di Porta Genova. E', spesso, con un cappello ai suoi piedi e suona con passione e forte dedizione una tromba. Sembra quasi rapito e fortemente estraniato dal contesto caotico cittadino, immerso dall'andirivieni di concitati passeggeri che corrono verso il metrò o a prendere il primo taxi libero. Si sta parlando di Francesco Piras. Avrete compreso che è un musicista di strada. Francesco ha anche a disposizione una compilation che si titola "Waiting for peace". A produrlo non è soltanto Francesco ma l'autore è insieme ad altri elementi, un quintetto, Francesco Piras Quintet, che spesso lo affiancano nelle performance "open space", all'aperto urbano. Il titolo della compilation è un auspicio a cui tutti noi tendiamo soprattutto nel pensare a quanto l'arte musicale possa fare per costruire ponti di dialogo e di confronto. La concezione di musica per Francesco è esistenziale e crea il presupposto di "rendere davvero facile la difficile scelta delle persone che si vogliono avere al proprio fianco". Le persone di cui parla Francesco sono quelle che lavorano insieme a lui e con cui ha potuto condividere uno spazio dove la musica stessa si è fatta da sola e si è autonutrita senza trovare resistenza alcuna "da parte di chi ne è il fortunato nunzio". In questa condizione, precisa Francesco, l'autore è riuscito a trovare un punto di partenza comune e condiviso con umiltà con gli altri per arrivare, poi, a un punto finale che ha determinato un motivo di orgoglio collettivo.
Francesco Piras è nato a Cagliari nel 1982 e inizia a undici anni a studiare la tromba presso la banda musicale del suo paese per, poi, approfondire la conoscenza del pianoforte e della chitarra. Inizierà, così, un lungo percorso formativo che lo vedrà dapprima impegnato con i corsi dell'insegnante di piano, PierPaolo Cardia, che a sua volta lo condurrà al piacere della musica classica dandogli uno spettro completo e plurale della produzione musicale, e, in seguito, a iscriversi al conservatorio "P.L. da Palestrina" di Cagliari primo passo per giungere, infine, all'Accademia Internazionale della Musica presso i Civici Corsi di Jazz a Milano, la cui didattica di alto spessore e qualità, in quanto fondata da Franco Cerri ed Enrico Intra, lo porteranno a contatto con noti e autorevoli musicisti contemporanei, da Soana a Vaggi, da Franco a Jegher.
Francesco non è solo artista di strada ma può, per il suo virtuosismo, essere considerato anche artista da palcoscenico: caratteristica che in lui non manca di certo, aumentando, così, un panorama esperienziale multiforme. Infatti il giovane musicista suona stabilmente nella Civica Jazz Band, orchestra stabile della scuola diretta da Enrico Intra, luogo poliedrico dalle sfaccettature artistiche e sfumature plurali, nei Vallanzaska, nella Contrabbanda, F.J.R. e The Couch. "Waiting for peace" è, dunque, il suo primo lavoro. Non possiamo che rilevare in questa sua prima opera elementi che connaturano l'ecletticità del lavoro e della ricerca artistica del giovane. Si innamorò del jazz da piccolo sentendo e ascoltando in televisione Louis Armstrong. Nelle note di Francesco si intravedono non esercizi puristi di un genere ben definito, ma contaminazioni che estraggono parti rilevanti di una sperimentazione rispettosa della tradizione ma non per questo libera e autonoma sia strumentalmente sia nella composizione. La poliritmia, il primo pezzo del suo lavoro, "Waiting for peace" ne è un esempio, connota quel tono malinconico tipico di un blues ante litteram, fino ad arrivare a tinte espressive di un fusion e di recenti variazioni del genere jazzistico che pone al centro la coerenza stilistica e la costanza musicale dello stile.
Si assaporano anche connotazioni classiche, andamenti che rendono più armoniosa la composizione e il progredire delle note. Da tre anni Francesco è sceso in strada. Si può definirlo un altro busker che porta la musica, ben formulata, attenta alle connotazioni classiche del jazz, eseguita con uno studio e una particolare metodologia, in piazza, tra le persone, in quanto "la musica deve vivere nella sua spontaneità ed essere viva". Le sue note, così, si sentono nello spazio, in quello spazio e in quella dimensione aperta e libera che vede svincolare una sonorità e una musica dalle tonalità multiple e dai ritmi calibrati e polifonici. La variazione continuativa della musicalità jazzistica di Francesco provvede a rendere la tonalità forte e incisiva senza invadere ma, bensì, proponendo una sonorità strumentale adagiata e modulata, aerea, leggiadra ma non effimera, leggera. Il jazz di Francesco coinvolge e avvolge coloro che escono di fretta da ogni angolo della dimensione dove la musica non ha limiti e dove non trova resistenze plastiche, fisiche e psicologiche alla sua permeabilità. Francesco, lui stesso confessa, non tradirà mai la piazza per scegliere definitivamente di stare sul palco, in luoghi chiusi, magari affollati, pieni di persone che ascoltano in quanto si trovano lì per fare questo. Francesco ama la piazza in quanto, come lui stesso spiega, gli permette "di far ascoltare la musica a tutti: dai notabili ai meno abbienti, che mi circondano di sguardi e sorrisi". Qualcuno asseriva che un concerto o una performance si vede prima di ascoltarlo: è vero ed è reale dal momento in cui il messaggio che proviene da una ricerca accurata di un musicista, ancora giovane ma già ben definito nella sua produzione, è quello di amare la vita come l'arte musicale che è di per sé vitale e che può creare ponti di contatto e di conoscenza tra persone. La musica è come un individuo e, come tale, deve uscire dalla propria dimensione autoreferenziale ed egocentrica e contaminare ogni dimensione per, poi, giungere al suo compimento universale.
Chi volesse pregustare qualche pezzo di Francesco in senso musicale, prima di vederlo, può accedere al suo sito ufficiale: http://www.francescopiras.org/
"La casa", per ora, vi consiglia di focalizzarvi su due pezzi che possono essere esemplificativi dell'ecletticità di un giovane musicista caratterizzato da una sintesi di sonorità e di generi utile a dare una visione completa tipica di un artista in continua evoluzione: "Intermezzo d'aria" e l'ormai più volte citato "Waiting for peace".

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