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Erodiàs: Testori in scena
nell'interpretazione di Simone Lampis
Intervista al protagonista
1. Chi è Simone, quale è il
tuo percorso artistico formativo?
Ho 37 anni e ho mi sono diplomato all'Istituto
Tecnico come perito elettronico.
Ho poi iniziato a frequentare Filosofia, ma quando
ho cominciato a fare teatro ho deciso di
interrompere l'università.
Il teatro ho iniziato a farlo nel 1999 in quello che
allora si chiamava "Progetto di Ricerca Teatrale I
Servi di Scena", che poi avrebbe preso il nome che
ha oggi, "Teatro La Madrugada", realtà con la quale
lavoro tutt'ora: ho iniziato così il mio percorso
artistico, sotto la direzione di Raul Iaiza.
In questo gruppo teatrale ho imparato quello che ora
so di questo lavoro, dal regista, dai miei colleghi
e dai maestri che ci hanno circondato negli anni.
Con Raul ho avuto sempre un buon rapporto ed è
lavorando con lui, che nel tempo ho cominciato a
formarmi una coscienza personale del lavoro
teatrale, anche grazie alle letture che non hanno
mai smesso di accompagnarmi.
La mia formazione dunque non è stata di tipo
accademico ma è avvenuta attraverso la prassi: sono
stati appunto gli spettacoli prodotti negli anni a
tracciarne l'itinerario.
Nel gruppo si cercava di attuare l'auto-pedagogia,
riassunta nella formula "imparare dall'imparare". L'
insegnamento di Raul è per me passato soprattutto
attraverso le sue regie negli spettacoli, che hanno
sempre provocato, in me, curiosità e ossessioni;
ossessione per me è una parola chiave, ma ovviamente
da sola non basta: per fare questo lavoro occorre
avere un'occasione professionale.
2. Com'è avvenuto il lavoro di preparazione dello
spettacolo Erodiàs?
La storia è lunga.
Mi sono avvicinato a Testori per una ragione
tecnica: la straordinaria ricchezza ritmica e
melodica della sua lingua sono stati un formidabile
training vocale per affrontare un nuovo spettacolo,
nel 2007, che diversamente dagli schemi abituali del
nostro gruppo era fortemente basato sul testo.
Raul mi diede quindi i "Due Lai", nel programma di
sala di Lombardi Tiezzi: l'incontro fu folgorante.
Presi a leggere, giocare e pian piano memorizzare
interi brani, al di là, quindi, delle aspettative
iniziali.
Questo durò circa un anno.
Nel 2008 nasce dunque l'idea di poter fare uno
spettacolo. Nel 2009 ho fatto con Raul un primo
periodo di prove, due mesi circa di lavoro, una
prima esplorazione con il regista in cui si è
tratteggiata una strategia fondamentale, quella di
lavorare separatamente da una parte sulle azioni
sceniche, componendo degli "studi" con musica, e
dall'altra, in parallelo, sul testo dell'opera.
Interrotto questo primo ciclo per un anno mezzo non
si è fatto altro; io ho proceduto lavorando da solo
e approfondendo la conoscenza dell'autore leggendo
anche altri testi.
Nell'estate 2010 sono stato con Raul in Corea per un
seminario.
Gli studi hanno visto in questa fase uno sviluppo
ulteriore: il mondo delle scene mute create da me
con musiche, andavano finalmente a sposarsi con le
parole di Testori, e l'incontro fu per me
eccezionale.
In Corea è stato presentato il primo studio e si è
definita, così, anche la stessa scenografia dello
spettacolo.
Per circa un anno, poi, ho continuato a lavorare da
solo, mostrando il lavoro a Raul di tanto in tanto e
lavorando con le sue indicazioni finché non abbiamo
mostrato il lavoro ad Alain Toubas, erede di Testori,
che ci ha concesso i diritti.
L'ultima cospicua sessione di prove, in cui si è
lavorato soprattutto sulla recitazione, è storia
recente, immediatamente precedente al debutto allo
Spazio MIL di Sesto S.Giovanni.
3. Quale è stato il tuo riscontro con il pubblico
durante la produzione di Erodiàs di Testori?
Davvero non saprei, a parte le considerazioni
delle persone più vicine.
Mi piacerebbe davvero riuscire ad incontrare
realmente il pubblico ma finito lo spettacolo mi
sento sempre esausto e non riesco quindi ad
abbandonarmi completamente alla situazione mondana.
Non riesco a valutare attraverso il pubblico a
posteriori.
4. Tu dici che l'interpretazione del testo e del
pensiero sull'autore devono crescere: è un lavoro
perfettibile, quindi?
È il primo spettacolo che faccio sotto forma di
monologo. In scena ci sono io e nessun altro.
L'economia dello spettacolo è completamente diversa
quando sei solo. Il fuoco dello spettatore è solo su
di te. Questo testo poi, ha una densità poetica di
immagini, di inventiva linguistica, un continuo
fuoco di artificio: un testo in cui la parola e lo
spessore tragico del personaggio acquistano un peso
enorme. Ed io sono in fin dei conti un attore con
un'esperienza giovane in senso professionale.
Raul dice che gli spettacoli nascono come bambini
quando debuttano e poi devono crescere. Be', anche
questo è il caso.
5. Che cosa intendi quando dici che "il fuoco
dello spettatore è solo su di te"?
Per fuoco intendo "messa a fuoco", come si fa
nella fotografia: ho un'immagine più o meno ampia e
concentro la mia attenzione su un punto, lo metto a
fuoco eleggendolo come più importante in quel
momento.
Ora, in uno spettacolo con diversi attori in scena
si dà proprio questa situazione: lo spettatore
guarda qui o là, mette dunque "a fuoco" come se
fosse egli stesso una camera, questo attore
piuttosto che quest'altro, a seconda di come va
l'azione, o dove lo porta la sua curiosità, o dove
il regista, col suo montaggio riesce a condurlo.
Se un attore è solo in scena non c'è scelta, o il
pubblico ti segue o s'annoia e si distrae.
6. Come hai costruito il personaggio?
Non è un lavoro che ho eseguito a tavolino o per
lo meno in maniera "classica", laddove il "lavoro
sul personaggio" ha una connotazione ben precisa.
Ho adottato diverse strategie anche scoprendone di
nuove in itinere.
Leggo l'opera e quest'opera mi dice qualcosa. Il
testo di per sé, fornisce dati imprescindibili sulla
direzione da prendere.
Erodiàs è ovviamente colei che dice queste parole e
a me ci vuole del tempo perché ciò che dico cominci
ad avere davvero una risonanza interiore.
Vengono fuori inevitabilmente declinazioni che
derivano dal tuo modo di recitare.
Scoprire chi è il personaggio è avvenuto e avviene
per me anche provando concretamente a fare delle
cose: utilizzare degli oggetti, frequentare
praticamente gli elementi della scenografia,
maneggiare questo o quell'elemento del costume,
eccetera eccetera.
Altre importanti suggestioni, che Raul mi ha indotto
a frequentare e che hanno contribuito a spalancare
interi mondi sul femminile e sul maschile e su un
certo tipo di poesia, sono state le figure di Pina
Baush e del pittore Lucian Freud.
Ho fatto degli esempi, comunque, ciò che risulta da
questa ricerca è ovviamente la mia Erodiàs: quella
che è venuta fuori da me.
Il personaggio che parla attraverso me, ma
soprattutto compie determinate azioni, nello
spettacolo.
Possiamo parlare di un'immedesimazione completa?
Credo siano il grado di autenticità e di adesione
alle tue azioni ,più che l'immedesimazione in un
dato personaggio, a fornire le prove della tua
efficacia come attore.
7. Quanto della tua persona hai trovato nel
personaggio?
Non so che cosa realmente ci sia sotto. So che
questo è un lavoro. Mi spiego: credo che qualsiasi
lavoro possa avere a che fare con te, se lo fai con
tutta la tua persona e se vieni cambiato dalla
natura della cosa che incontri. La natura di questo
testo, nel mio caso, è fatta ad arte ha già dentro
di se delle risposte che possono guidarti. Questa
cosa io la inseguo e cerco di assecondarla nelle
nuove sfaccettature che strada facendo scopro di
lei. Uno dei miei obiettivi è cercare di andare a
fondo in quello che potrebbe essere il pensiero
dell'autore. Mi sono sempre chiesto per Erodiàs: a
Testori sarebbe piaciuto quel che faccio? Testori
era una persona a molti scomoda, spesso non
condivisa, dato che lui non rinunciava a vivere
tutta la sua passione per la vita. Lui viveva fino
in fondo tutte le cose, aderendo totalmente alla
propria natura: un'attinenza totale alla realtà e
alla vita. Consumava tutto. Lui si riconoscerebbe
nel mio lavoro? A quello che accade a me, "per
strada" appunto, quasi non faccio conto. Per questo
non so che cosa realmente ci sia sotto, o
probabilmente lo capirò fra un po' (così succede in
genere): il lavoro mi può anche cambiare ma questo
per me non diviene tematico, non mi concentro
direttamente in un'autoanalisi. Cerco invece di
cambiare per assecondare e per seguire la mia
intuizione e quel che credo di aver capito del
testo. C'è un filo da seguire che scopro e considero
in azione: il personaggio farebbe così e così
agisco.
8. Stai lavorando a qualcosa, qualche altro
spettacolo, su qualche altro autore, testo?
Lavoro, come dicevo, nel Teatro La Madrugada, un
gruppo teatrale che in questo periodo sta
attraversando una fase di mutazione. Qui insegno
teatro ai bambini delle scuole elementari e
collaboro ad alcuni progetti di "teatro nel
sociale". Mi occupo anche di scenotecnica, cose
manuali: per Erodias, ad esempio, ho realizzato la
scenografia.
Da poco collaboro con il Teatro dei Venti di Modena
per uno spettacolo sui trampoli che a breve
ricomincerà la sua tourné estiva.
Sto anche cercando di fare la regia di uno
spettacolo per ragazzi su un racconto di Sergio
Tofano.
Sto lavorando, infine, all'interno un altro progetto
di ricerca internazionale su alcuni canti del
Medioevo, guidato da Raul, lavoro che procede da
diversi anni.
Al momento non ho nuovi progetti di messa in scena.
Mi trovo anch'io ad attraversare un momento di
cambiamento, assieme e individualmente con il mio
gruppo.
So che le mie necessità teatrali si dirigono sempre
più sulla performance, essere in scena, e so che
Erodiàs ha segnato un prima e un poi nel mio
cammino...sul poi non so ancora che dire.
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