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Libri a fumetti

LA SINDROME DEL CRONONAUTA
Cronistoria dei viaggi nel tempo a fumetti - seconda parte

Articolo di Andrea Cantucci

Cinema

The helper
di Mario Gardini
The artist
di Mario Gardini
Priscilla, la regina del deserto - il musical
di Mario Gardini
J. Edgar
di Mario Gardini
Hugo Cabret
di Mario Gardini
Paradiso amaro
di Mario Gardini
Quasi amici
di Mario Gardini
Le nevi del Kilimangiaro
di Maria Antonietta Nardone

Teatro

Intervista a Francesco Panizzo: il teatro radice di un impegno artistico
A cura di Alessandro Rizzo
Intervista al regista di Erodias di Testori: Raul Iaiza
A cura di Alessandro Rizzo

Interviste

Filippo Riniolo: l'arte della forma e della semiotica
A cura di Alessandro Rizzo

Fotografia

"Road to the North": la Lapponia attraverso lo sguardo dell'obiettivo: Intervista ad Adriano e Federico, autori della rassegna fotografica
Intervista a cura di Alessandro Rizzo

Miti mutanti 15

Strisce di Andrea Cantucci

Un artista a Coverciano 1

Strisce di Luca Mori

Erodiàs: Testori in scena nell'interpretazione di Simone Lampis
Intervista al protagonista

 

A cura di Alessandro Rizzo


1. Chi è Simone, quale è il tuo percorso artistico formativo?
Ho 37 anni e ho mi sono diplomato all'Istituto Tecnico come perito elettronico.
Ho poi iniziato a frequentare Filosofia, ma quando ho cominciato a fare teatro ho deciso di interrompere l'università.
Il teatro ho iniziato a farlo nel 1999 in quello che allora si chiamava "Progetto di Ricerca Teatrale I Servi di Scena", che poi avrebbe preso il nome che ha oggi, "Teatro La Madrugada", realtà con la quale lavoro tutt'ora: ho iniziato così il mio percorso artistico, sotto la direzione di Raul Iaiza.
In questo gruppo teatrale ho imparato quello che ora so di questo lavoro, dal regista, dai miei colleghi e dai maestri che ci hanno circondato negli anni.
Con Raul ho avuto sempre un buon rapporto ed è lavorando con lui, che nel tempo ho cominciato a formarmi una coscienza personale del lavoro teatrale, anche grazie alle letture che non hanno mai smesso di accompagnarmi.
La mia formazione dunque non è stata di tipo accademico ma è avvenuta attraverso la prassi: sono stati appunto gli spettacoli prodotti negli anni a tracciarne l'itinerario.
Nel gruppo si cercava di attuare l'auto-pedagogia, riassunta nella formula "imparare dall'imparare". L' insegnamento di Raul è per me passato soprattutto attraverso le sue regie negli spettacoli, che hanno sempre provocato, in me, curiosità e ossessioni; ossessione per me è una parola chiave, ma ovviamente da sola non basta: per fare questo lavoro occorre avere un'occasione professionale.

2. Com'è avvenuto il lavoro di preparazione dello spettacolo Erodiàs?
La storia è lunga.
Mi sono avvicinato a Testori per una ragione tecnica: la straordinaria ricchezza ritmica e melodica della sua lingua sono stati un formidabile training vocale per affrontare un nuovo spettacolo, nel 2007, che diversamente dagli schemi abituali del nostro gruppo era fortemente basato sul testo.
Raul mi diede quindi i "Due Lai", nel programma di sala di Lombardi Tiezzi: l'incontro fu folgorante. Presi a leggere, giocare e pian piano memorizzare interi brani, al di là, quindi, delle aspettative iniziali.
Questo durò circa un anno.
Nel 2008 nasce dunque l'idea di poter fare uno spettacolo. Nel 2009 ho fatto con Raul un primo periodo di prove, due mesi circa di lavoro, una prima esplorazione con il regista in cui si è tratteggiata una strategia fondamentale, quella di lavorare separatamente da una parte sulle azioni sceniche, componendo degli "studi" con musica, e dall'altra, in parallelo, sul testo dell'opera.
Interrotto questo primo ciclo per un anno mezzo non si è fatto altro; io ho proceduto lavorando da solo e approfondendo la conoscenza dell'autore leggendo anche altri testi.
Nell'estate 2010 sono stato con Raul in Corea per un seminario.
Gli studi hanno visto in questa fase uno sviluppo ulteriore: il mondo delle scene mute create da me con musiche, andavano finalmente a sposarsi con le parole di Testori, e l'incontro fu per me eccezionale.
In Corea è stato presentato il primo studio e si è definita, così, anche la stessa scenografia dello spettacolo.
Per circa un anno, poi, ho continuato a lavorare da solo, mostrando il lavoro a Raul di tanto in tanto e lavorando con le sue indicazioni finché non abbiamo mostrato il lavoro ad Alain Toubas, erede di Testori, che ci ha concesso i diritti.
L'ultima cospicua sessione di prove, in cui si è lavorato soprattutto sulla recitazione, è storia recente, immediatamente precedente al debutto allo Spazio MIL di Sesto S.Giovanni.

3. Quale è stato il tuo riscontro con il pubblico durante la produzione di Erodiàs di Testori?
Davvero non saprei, a parte le considerazioni delle persone più vicine.
Mi piacerebbe davvero riuscire ad incontrare realmente il pubblico ma finito lo spettacolo mi sento sempre esausto e non riesco quindi ad abbandonarmi completamente alla situazione mondana. Non riesco a valutare attraverso il pubblico a posteriori.

4. Tu dici che l'interpretazione del testo e del pensiero sull'autore devono crescere: è un lavoro perfettibile, quindi?
È il primo spettacolo che faccio sotto forma di monologo. In scena ci sono io e nessun altro. L'economia dello spettacolo è completamente diversa quando sei solo. Il fuoco dello spettatore è solo su di te. Questo testo poi, ha una densità poetica di immagini, di inventiva linguistica, un continuo fuoco di artificio: un testo in cui la parola e lo spessore tragico del personaggio acquistano un peso enorme. Ed io sono in fin dei conti un attore con un'esperienza giovane in senso professionale.
Raul dice che gli spettacoli nascono come bambini quando debuttano e poi devono crescere. Be', anche questo è il caso.

5. Che cosa intendi quando dici che "il fuoco dello spettatore è solo su di te"?
Per fuoco intendo "messa a fuoco", come si fa nella fotografia: ho un'immagine più o meno ampia e concentro la mia attenzione su un punto, lo metto a fuoco eleggendolo come più importante in quel momento.
Ora, in uno spettacolo con diversi attori in scena si dà proprio questa situazione: lo spettatore guarda qui o là, mette dunque "a fuoco" come se fosse egli stesso una camera, questo attore piuttosto che quest'altro, a seconda di come va l'azione, o dove lo porta la sua curiosità, o dove il regista, col suo montaggio riesce a condurlo.
Se un attore è solo in scena non c'è scelta, o il pubblico ti segue o s'annoia e si distrae.

6. Come hai costruito il personaggio?
Non è un lavoro che ho eseguito a tavolino o per lo meno in maniera "classica", laddove il "lavoro sul personaggio" ha una connotazione ben precisa.
Ho adottato diverse strategie anche scoprendone di nuove in itinere.
Leggo l'opera e quest'opera mi dice qualcosa. Il testo di per sé, fornisce dati imprescindibili sulla direzione da prendere.
Erodiàs è ovviamente colei che dice queste parole e a me ci vuole del tempo perché ciò che dico cominci ad avere davvero una risonanza interiore.
Vengono fuori inevitabilmente declinazioni che derivano dal tuo modo di recitare.
Scoprire chi è il personaggio è avvenuto e avviene per me anche provando concretamente a fare delle cose: utilizzare degli oggetti, frequentare praticamente gli elementi della scenografia, maneggiare questo o quell'elemento del costume, eccetera eccetera.
Altre importanti suggestioni, che Raul mi ha indotto a frequentare e che hanno contribuito a spalancare interi mondi sul femminile e sul maschile e su un certo tipo di poesia, sono state le figure di Pina Baush e del pittore Lucian Freud.
Ho fatto degli esempi, comunque, ciò che risulta da questa ricerca è ovviamente la mia Erodiàs: quella che è venuta fuori da me.
Il personaggio che parla attraverso me, ma soprattutto compie determinate azioni, nello spettacolo.
Possiamo parlare di un'immedesimazione completa? Credo siano il grado di autenticità e di adesione alle tue azioni ,più che l'immedesimazione in un dato personaggio, a fornire le prove della tua efficacia come attore.

7. Quanto della tua persona hai trovato nel personaggio?
Non so che cosa realmente ci sia sotto. So che questo è un lavoro. Mi spiego: credo che qualsiasi lavoro possa avere a che fare con te, se lo fai con tutta la tua persona e se vieni cambiato dalla natura della cosa che incontri. La natura di questo testo, nel mio caso, è fatta ad arte ha già dentro di se delle risposte che possono guidarti. Questa cosa io la inseguo e cerco di assecondarla nelle nuove sfaccettature che strada facendo scopro di lei. Uno dei miei obiettivi è cercare di andare a fondo in quello che potrebbe essere il pensiero dell'autore. Mi sono sempre chiesto per Erodiàs: a Testori sarebbe piaciuto quel che faccio? Testori era una persona a molti scomoda, spesso non condivisa, dato che lui non rinunciava a vivere tutta la sua passione per la vita. Lui viveva fino in fondo tutte le cose, aderendo totalmente alla propria natura: un'attinenza totale alla realtà e alla vita. Consumava tutto. Lui si riconoscerebbe nel mio lavoro? A quello che accade a me, "per strada" appunto, quasi non faccio conto. Per questo non so che cosa realmente ci sia sotto, o probabilmente lo capirò fra un po' (così succede in genere): il lavoro mi può anche cambiare ma questo per me non diviene tematico, non mi concentro direttamente in un'autoanalisi. Cerco invece di cambiare per assecondare e per seguire la mia intuizione e quel che credo di aver capito del testo. C'è un filo da seguire che scopro e considero in azione: il personaggio farebbe così e così agisco.

8. Stai lavorando a qualcosa, qualche altro spettacolo, su qualche altro autore, testo?
Lavoro, come dicevo, nel Teatro La Madrugada, un gruppo teatrale che in questo periodo sta attraversando una fase di mutazione. Qui insegno teatro ai bambini delle scuole elementari e collaboro ad alcuni progetti di "teatro nel sociale". Mi occupo anche di scenotecnica, cose manuali: per Erodias, ad esempio, ho realizzato la scenografia.
Da poco collaboro con il Teatro dei Venti di Modena per uno spettacolo sui trampoli che a breve ricomincerà la sua tourné estiva.
Sto anche cercando di fare la regia di uno spettacolo per ragazzi su un racconto di Sergio Tofano.
Sto lavorando, infine, all'interno un altro progetto di ricerca internazionale su alcuni canti del Medioevo, guidato da Raul, lavoro che procede da diversi anni.
Al momento non ho nuovi progetti di messa in scena. Mi trovo anch'io ad attraversare un momento di cambiamento, assieme e individualmente con il mio gruppo.
So che le mie necessità teatrali si dirigono sempre più sulla performance, essere in scena, e so che Erodiàs ha segnato un prima e un poi nel mio cammino...sul poi non so ancora che dire.

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