Eventi  -  Redazione  -  Numeri arretrati  -  Edizioni SDP  -  e-book  -  Indice generale  -  Letture pubbliche  -  Blog  -  Link  

  Indice   -[ Editoriale | Letteratura | Musica | Arti visive | Lingue | Tempi moderni | Redazionali ]-


Libri a fumetti

Allons, chères femmes de la patrie…
Da Barbarella a Isabella: le donne del fumetto francese
Articolo di Andrea Cantucci

Teatro

La locandiera anni Cinquanta
di Massimo Acciai Baggiani
Marjuana e vaselina
di Massimo Acciai Baggiani
Tutta colpa del detergente
di Massimo Acciai Baggiani
Audizioni
di Massimo Acciai Baggiani
Ci vuol coraggio
di Massimo Acciai Baggiani

Pirografia

Intervista a Gaia Ramalli
a cura di Massimo Acciai Baggiani

Miti mutanti 32

Tavola di Andrea Cantucci

La locandiera anni Cinquanta
 

Massimo Acciai Baggiani


 


Da quando è stata rappresentata per la prima volta, a Venezia nel 1753, l'opera più celebre di Goldoni ha goduto di una fortuna grande e ininterrotta fino ai nostri giorni, con moltissime riletture. La versione che Stefano Sabelli ha portato sul palco del Teatro di Rifredi è ambientata sul delta del Po negli anni Cinquanta dello scorso secolo: il testo goldoniano è fedele a parte alcuni adattamenti alla mutata epoca storica. Il linguaggio settecentesco crea un curioso contrasto con gli abiti novecenteschi e i successi di Sanremo in cui si esibisce un marchese di Forlimpopoli canterino tra un battibecco e l'altro col Conte di Albiafiorita. La Mirandolina intrepretata dalla bravissima Silvia Gallerano è una donna moderna, anche se parla un italiano dal sapore arcaico: indipendente, maliziosa, spregiudicata, graziosa e cosciente del suo potere sugli uomini. Riesce nel suo intento di punire il cavaliere di Ripafratta, misogino (e a ragione) anche se si rende conto, alla fine, di aver passato un po' il segno. Personaggio dunque ambiguo che non sappiamo se biasimare o ammirare, come era d'altronde nell'originale goldoniano. La cosa che colpisce di questo adattamento, oltre alla bravura degli attori, è l'elegante gioco scenografico del palco ruotante che mostra alternativamente le tre stanze della locanda, più l'esterno: una visione quasi escheriana che ci rende presenti a tratti in più luoghi contemporaneamente. Geniale, semplicemente geniale. Il monologo finale della locandiera ci mette in guardia dalle trappole amorose messe in atto dalle donne, nel Settecento come nel Novecento (e forse anche nel Duemila), mostrando come l'animo femminile non muta con le epoche storiche.


Firenze, 7 marzo 2018

Contatore visite dal 6 giugno 2011
 
Segreti di Pulcinella - © Tutti i diritti riservati