|
|
Libri a fumetti
Teatro
Pirografia
Miti mutanti 32
|
|
La locandiera anni Cinquanta
Da quando è stata rappresentata
per la prima volta, a Venezia nel 1753, l'opera più
celebre di Goldoni ha goduto di una fortuna grande e
ininterrotta fino ai nostri giorni, con moltissime
riletture. La versione che Stefano Sabelli ha
portato sul palco del Teatro di Rifredi è ambientata
sul delta del Po negli anni Cinquanta dello scorso
secolo: il testo goldoniano è fedele a parte alcuni
adattamenti alla mutata epoca storica. Il linguaggio
settecentesco crea un curioso contrasto con gli
abiti novecenteschi e i successi di Sanremo in cui
si esibisce un marchese di Forlimpopoli canterino
tra un battibecco e l'altro col Conte di Albiafiorita. La Mirandolina intrepretata dalla
bravissima Silvia Gallerano è una donna moderna,
anche se parla un italiano dal sapore arcaico:
indipendente, maliziosa, spregiudicata, graziosa e
cosciente del suo potere sugli uomini. Riesce nel
suo intento di punire il cavaliere di Ripafratta,
misogino (e a ragione) anche se si rende conto, alla
fine, di aver passato un po' il segno. Personaggio
dunque ambiguo che non sappiamo se biasimare o
ammirare, come era d'altronde nell'originale
goldoniano. La cosa che colpisce di questo
adattamento, oltre alla bravura degli attori, è
l'elegante gioco scenografico del palco ruotante che
mostra alternativamente le tre stanze della locanda,
più l'esterno: una visione quasi escheriana che ci
rende presenti a tratti in più luoghi
contemporaneamente. Geniale, semplicemente geniale.
Il monologo finale della locandiera ci mette in
guardia dalle trappole amorose messe in atto dalle
donne, nel Settecento come nel Novecento (e forse
anche nel Duemila), mostrando come l'animo femminile
non muta con le epoche storiche.
Firenze, 7 marzo 2018
|
|
|