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Libri a fumetti

Il caso Mad "storie fatte apposta per renderti matto"
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Il caso Mad
"storie fatte apposta per renderti matto"
 

articolo di Andrea Cantucci


Negli Stati Uniti, due sono i premi più prestigiosi riservati agli autori di fumetti, il primo, l'Eisner Award, è dedicato a Will Eisner (1), senza dubbio il più grande romanziere che il mondo del fumetto abbia mai avuto, il secondo, l'Harvey Award, è dedicato invece a Harvey Kurtzman… e qui anche molti dei più preparati appassionati di fumetti italiani si sforzeranno inutilmente nel cercare di ricordare se hanno mai letto qualcosa di suo. Fino a poco fa infatti, le storie di Kurtzman pubblicate nel nostro paese non erano molte: qualche parodia sparsa negli anni '60 (2), un raccontino di quattro pagine su una vecchia enciclopedia (3), una manciata di storie su un paio di riviste amatoriali fiorentine (4) e altrettante su una collana che proponeva fumetti di fantascienza degli anni '50 (5), erano quasi tutto ciò che il lettore italiano poteva reperire di questo grande autore. L'unica collana scritta da Kurtzman pubblicata in Italia regolarmente, a distanza di quarant'anni, era stata "Frontline Combat" (6), in un'edizione comunque di brevissima durata, in cui il nome dell'autore non era neanche citato, mentre le sue stilizzate ed espressive copertine erano ridisegnate in modo molto più scadente. "Frontline Combat", insieme a "Two-Fisted Tales", era una collana di fumetti bellici in cui Kurtzman documentava ogni dettaglio storico con la massima accuratezza e condannava la guerra senza mezzi termini, evidenziandone gli orrori anziché gli eroismi retorici. Quando però l'editore per cui lavorava, William Gaines, gli propose di produrre anche una collana umoristica, Kurtzman inventò qualcosa che gli veniva più facile, qualcosa che si era divertito a fare per anni disegnando sui banchi di scuola, qualcosa che soprattutto non richiedesse tutto quel lavoro di documentazione: una serie dedicata interamente alla parodia di tutti i generi in voga, in cui si prendevano in giro tutti i luoghi comuni che imperavano non solo nei fumetti, ma anche in ogni altra forma di fiction, dall'horror alla fantascienza e dal poliziesco al western. Nacque così, sul finire del 1952, l'albo "Tales Calculated to Drive You MAD" (ovvero, Storie fatte apposta per renderti matto), il cui titolo, insieme al sottotitolo "Humor in a Jugular Vein" (Umorismo in una vena giugulare), non lasciava molti dubbi sul tono strampalato dei contenuti. Quelli che vi furono parodiati per primi erano gli stessi generi di fumetti pubblicati dalla EC Comics di William Gaines, Kurtzman cioè prendeva in giro il suo stesso editore, la cui unica reazione fu di divertirsi un mondo.
A differenza di quanto accadde per qualcuna delle storie di fantascienza o di guerra che produsse per Gaines, purtroppo Kurtzman non ebbe evidentemente il tempo di disegnare completamente anche delle storie per Mad e si "limitò", per così dire, a scrivere tutti i testi e schizzare i bozzetti di tutte le pagine, oltre a disegnare molte delle copertine. I suoi unici disegni che apparvero saltuariamente all'interno furono quelli delle bizzarre pagine auto-conclusive della serie "Hey Look", già pubblicata in precedenza da un altro editore, in cui dei personaggi all'apparenza normali si trovavano impelagati nelle situazioni più assurde. Per visualizzare le sue idee poteva comunque contare sulla collaborazione di ottimi artisti, primi tra tutti il grottesco Jack Davis, il più raffinato Wally Wood e il versatilissimo Bill Elder. Nel realizzare i fumetti definitivi, questi ed altri disegnatori della EC dovevano attenersi strettamente alle indicazioni di Kurtzman, ma erano liberi di aggiungere tutti i dettagli che volevano. Fu così che quel gruppo di creativi folli, poi auto-definitosi scherzosamente "The Usual Gang of Idiots" (La Solita Banda di Idioti), fece a gara nell'infarcire le vignette di particolari assurdi e divertenti, fino ad intasare gli spazi lasciati liberi dai bozzetti di Kurtzman. Anche questa divenne una caratteristica tipica di Mad, una pubblicazione che, con la sua verve dirompente e letteralmente folle, rivoluzionò il modo di fare satira a fumetti.
Se i primi tre numeri ebbero un'accoglienza un po' tiepida, il successo arrivò e cominciò a crescere dal numero quattro, in cui Kurtzman e Wood pubblicarono "Superduperman" (Superstupidman), un'esilarante parodia, in cui l'Uomo d'Acciaio era trasformato in un imbranato completo, che procurò a direttore ed editore qualche grattacapo per le immediate proteste della casa editrice di Superman. In compenso, avevano scoperto il filone giusto da percorrere per rendere il successo inarrestabile: le parodie dei personaggi dei fumetti. A "Superstupidman" seguirono "Bat Boy & Rubin", "Flesh Garden", "Manduck il Mago" (rispettivamente parodie di Batman, Flash Gordon, Mandrake) e molti altri personaggi le cui versioni originali erano tutte famosissime negli U.S.A., ma spesso relativamente poco note, quando non addirittura sconosciute, per il pubblico italiano e questo è indubbiamente uno dei motivi per cui nessun editore osò proporre regolarmente queste storie nel nostro paese (un altro era la difficoltà di tradurre molti giochi di parole, o battute che si riferivano al contesto statunitense). Altri episodi, che parodiavano personaggi letterari conosciuti in tutto il mondo sarebbero potuti risultare godibilissimi anche da noi, ad esempio "Melvin delle Scimmie" (invece di Tarzan), "Shermlock Shomes" (invece di Sherlock Holmes) o "Frank N. Stein" (invece di Frankenstein), e lo stesso vale per le parodie di film famosi come "Ping Pong" (invece di King Kong), "Hah! Noon!" (Mezzogiorno di Fifa) o "Wild ½" (Il Mezzo Selvaggio). Diverso il discorso per le parodie di certi serial radiofonici e televisivi, famosissimi negli Stati Uniti ma non altrettanto all'estero, come "Shadow" (L'Ombra), "Lone Stranger" (Lo Straniero Solitario) o "Dragged Net" (La Retata). Non sarebbero state gustabili appieno da un pubblico non statunitense neanche le parodie delle poesie di Thayer, Allan Poe, D'Arcy e Longfellow. A parte "il Corvo" di Poe, si riferivano ad opere che pochi conoscono al di fuori degli U.S.A., mentre i ragazzi americani sono probabilmente obbligati a studiarsele a scuola. Comunque l'idea di accompagnare i versi originali a illustrazioni esagerate ed eccessive, che prendevano fin troppo alla lettera metafore e licenze poetiche, fu un'altra delle geniali trovate di Kurtzman.
Intanto lo spirito del gioco folle ad oltranza si estese anche alle copertine, che dopo dieci numeri smisero di illustrare uno degli episodi presenti all'interno e cominciarono a cambiare continuamente grafica, anche ispirandosi a quella di riviste e giornali. Sul numero 11 una mostruosa "bellezza" disegnata da Basil Wolverton ammiccava sorridente da una copertina simile a quelle di "Life"; sul numero 13 un disegno di Kurtzman occupava solo un angolino della copertina, rivendicando il titolo di testata più piccola del mondo; sul numero 14 la copertina mostrava una Gioconda il cui sorriso non era più enigmatico, poiché aveva tra le mani un numero di Mad; sul numero 17 la copertina era capovolta rispetto al contenuto; sul numero 18 la copertina poteva essere disegnata dai lettori unendo dei puntini, mentre su quella del numero 23 c'era scritto soltanto "THINK" (PENSA). Tanto fuori che all'interno dei fascicoli, attraverso nonsense come questi, si metteva in ridicolo l'abituale modo americano di vedere le cose. Merita poi una menzione a parte Bill Elder, che disegnò una copertina in stile cubista sul numero 22, dedicato interamente alle sue reinterpretazioni del mondo dell'arte. Elder era capace di imitare perfettamente lo stile di qualunque disegnatore o artista, il ché rendeva ancora più efficaci le sue parodie: benché le caratteristiche dei personaggi fossero esagerate all'eccesso, sembravano realizzate dagli autori originali. Da parte sua, Jack Davis disegnò invece una versione comica di "Alice nel Paese delle Meraviglie" con lo stesso identico stile delle originali illustrazioni ottocentesche di John Tenniel.
Tutto sembrò procedere bene fino al 1955. Quell'anno la creazione di un codice di auto-censura nell'editoria a fumetti americana decretò la chiusura di tutte le testate horror e di suspense su cui si reggeva la casa editrice di Gaines; sarebbe anzi lecito il sospetto che la campagna censoria sia stata almeno in parte alimentata dagli altri editori, che non riuscivano a reggere la concorrenza dei suoi albi. Sia come sia, ciò lo portò a concentrarsi sulla sua unica collana di successo rimasta, ovviamente Mad, trasformandola a partire dal numero 24 in una vera e propria rivista a fumetti di grande formato in bianco e nero, la prima nel suo genere. In questo modo però la forte personalità di Kurtzman entrò ben presto in contrasto con quella del suo editore, che di fatto gli stava togliendo un po' della libertà e dell'indipendenza creativa di cui aveva goduto fino a quel momento; dopo appena altri quattro numeri, ciò portò l'autore ad andarsene insieme ai fidi Bill Elder e Jack Davis.
Kurtzman e soci si dedicarono quindi ad altri esperimenti fumettistici ancora più arditi per qualità grafica, producendo una dopo l'altra le effimere riviste Trump, Humbug e Help! Nel 1962, a dieci anni di distanza dalla nascita di Mad, l'affiatato gruppo di Kurtzman, a cui si unirono anche altri artisti come Al Jaffee, Russ Heath e Frank Frazetta, raccolse poi un altro meritato successo creando per la rivista Playboy la serie di Little Annie Fannie. Le avventure di questa procace, ingenua e disinibita "coniglietta" parodiavano allegramente la realtà e la cultura dell'epoca; per di più ogni vignetta era accuratamente dipinta ad acquerello e stampata in quadricromia con una qualità grafica mai vista prima in un fumetto. Intanto la nuova rivista Mad, passata sotto la direzione di Al Feldstein, proseguì sulla falsariga tracciata da Kurtzman, con fumetti ed articoli un po' meno originali e un po' più ripetitivi, che forse proprio per questo le guadagnarono ancora più seguito presso il grande pubblico. Molte testate tentarono di imitarne lo stile, a partire da Panic (7), edita dallo stesso Gaines col sottotitolo "Humor in a Varicose Vein" (Umorismo in una vena varicosa), a cui seguirono Sick, Cracked e Crazy, pubblicate da altri editori, senza però che nessuna riuscisse a raggiungere lo stesso successo.
Nonostante la mancanza di una regolare pubblicazione italiana, il "caso Mad" varcò l'oceano incidendo anche sullo stile di molti fumettisti nostrani. Roberto Raviola, in arte Magnus, disegnando Alan Ford fece concorrenza agli autori di Mad quanto ad esagerazione grottesca e meticolosità dei dettagli, per non parlare del sarcasmo che lo sceneggiatore Luciano Secchi, in arte Max Bunker, ha riversato in quella serie, soprattutto nei racconti narrati dal Numero Uno, delle parodie "storiche" che sembrano uscite pari pari dalle pagine di Mad. Alfredo Castelli, Mario Gomboli e Carlo Peroni, in arte Perogatt, tentarono poi di realizzare una vera e propria imitazione di Mad con la rivista Tilt, che chiuse dopo soli due numeri, ma di cui Castelli riutilizzò il titolo per una rubrica del "Corriere dei Ragazzi", disegnata da Daniele Fagarazzi e Bonvi. Proprio Franco Bonvicini, in arte Bonvi, è stato forse l'autore italiano che più si è ispirato a Mad: vari episodi dei suoi personaggi prendevano in giro libri o film famosi, la sua parodia di Nick Carter è diventata più nota dell'originale (8) e in un episodio del suo Cattivik (9), introducendo una propria parodia di Superman, arrivò a ricopiare letteralmente una sequenza da Superduperman. Anche l'allievo di Bonvi, Guido Silvestri, in arte Silver, disegnò qualcosa in stile Mad, in particolare una delirante versione a fumetti della poesia Breùs di Giovanni Pascoli (10), impostata esattamente come le parodie poetiche di Kurtzman. Ma gli echi di Mad, e soprattutto della serie "Hey Look", si potrebbero intravedere anche in alcune delle storie più umoristiche di Andrea Pazienza, mentre è puro Mad ai livelli più demenziali l'intera serie del Rat-Man di Leo Ortolani, che tanto successo ha riscosso negli ultimi anni. Il fatto è che, anche se le storie originali non erano molto reperibili in Italia, qualcosa del loro spirito arrivò comunque, anche attraverso alcune delle loro tante imitazioni. Ad esempio, gli autori della Marvel Comics si sono spesso divertiti a creare da soli le parodie dei loro supereroi, in uno stile completamente derivato da quello di Mad, e molte di queste apparvero anche in Italia sugli albi degli stessi personaggi parodiati (11). Di un paio dei collaboratori della rivista Mad, Don Martin e Sergio Aragones, furono poi pubblicate in Italia varie storie, anche se di altra provenienza (12). Inoltre molto di Mad si ritrovava in certi film comici, come quelli diretti da Mel Brooks, "Frankenstein Junior" in testa. Il "caso" si era esteso al di fuori delle pagine a fumetti.
Alla fine, un paio di sporadiche edizioni italiane di Mad, contenenti materiale recente, furono pubblicate per breve tempo nel 1985 dalle Edizioni Elfo e nel 1991 dalle Edizioni B.S.D., ma fino ad oggi solo un pugno delle storie originali di Kurtzman erano state tradotte in italiano. Ora l'editrice Planeta De Agostini colma questa lacuna raccogliendo i primi 12 dei 23 albi di Kurtzman nel volume 1 della serie Classici Mad, che riproduce fedelmente contenuti, grafica ed editoriali di una ristampa americana di una decina d'anni fa, anche se purtroppo ad un formato ridotto. Nonostante l'ottima qualità di stampa, ciò rende difficoltoso apprezzare i particolari comici più minuziosi, ma non ci si può lamentare troppo, visto che possiamo finalmente leggere dei fumetti che gli appassionati italiani hanno atteso inutilmente per decenni: quasi cinquanta storie di Kurtzman pubblicate in un colpo solo. Ci sono voluti più di cinquant'anni perché qualcuno si decidesse a tradurle, speriamo che non ce ne vogliano altrettanti per vedere il secondo volume...


Titolo: Classici Mad vol. 1 (di 2)
Testi: Harvey Kurtzman
Disegni: "La Solita Banda di Idioti"
Editore: Planeta De Agostini
Formato: 376 pag. a colori
Rilegatura: brossura
Prezzo: 19,95 €


Note:

1) su Will Eisner vedi l'articolo alla pagina
 www.segretidipulcinella.it/sdp12/08.htm 

2) nel 1965, sul volume di Roberto Giammanco "Il Sortilegio a Fumetti" furono pubblicate in formato ridotto quattro parodie di fumetti americani scritte da Kurtzman e disegnate da Wally Wood; tra il 1967 e il '68, in appendice a "Gordon" dei Fratelli Spada Editori, ne uscirono altre due: "Il Principe Violent" e "Manduck il Mago", quest'ultimo ristampato su "I Quaderni del Fumetto" n° 11 del 1974

3) nel 1970 una storia di Little Annie Fannie fu pubblicata sull'"Enciclopedia dei Fumetti" della Sansoni

4) negli anni '80 due riviste a cura di Alberto Becattini, "Funnies" n° 1 e "Exploit Comics" n° 43, furono dedicate rispettivamente a Mad e alla EC Comics, pubblicando in tutto cinque storie di Kurtzman

5) la testata "Fantascienza Horror" delle edizioni B.S.D., di cui uscirono solo sette numeri nel 1991, pubblicò in italiano storie della serie "Weird Science", di cui una mezza dozzina ad opera di Kurtzman; lo stesso materiale è oggi pubblicato integralmente nei volumi dell'editrice 001

6) anche l'edizione italiana di "Frontline Combat", delle Edizioni B.S.D., iniziò e si concluse nel 1991

7) in effetti la testata "Panic" era stata preparata da William Gaines e Al Feldstein prima ancora che uscisse Mad n°1, solo che inizialmente era stata accantonata pensando che non avrebbe venduto

8) il Nick Carter originale era il protagonista di una sterminata serie di romanzi polizieschi americani, creata dallo scrittore John Russell Coryell nel 1884 e continuata da un'intera scuderia di autori, fino ad essere pubblicata anche a ritmo settimanale, avendo successo anche fuori degli U.S.A. e in Italia

9) l'episodio "Cattivik e il Super-Eroe" fu pubblicato dalle Edizioni Alpe su "Tiramolla" n° 4 del 1971 e ristampato rimontato in formato album sul n°4 della collana "1000 fumetti" nel 1976

10) "Breùs" di Giovanni Pascoli, con i disegni di Silver, uscì su un supplemento della rivista "Eureka" nel 1979 e fu ristampato su "Il Mensile di Lupo Alberto" n°5 del 1984, entrambi dell'Editoriale Corno

11) negli anni '70, l'Editoriale Corno pubblicò sui numeri 100 de "L'Uomo Ragno", "Devil", "I Fantastici Quattro" e "Thor" le rispettive parodie tratte dall'albo "Not Brand Echh" e intitolate in italiano "Baby Ragno", "Divel", "I Fanatici Quattro" e "Roth", sul 50 di "Capitan America" uscì la parodia "Charlie America" e su vari numeri di "Hulk e i Difensori" quelle con l'"Invendibile Bulk"; altre parodie Marvel, tratte dall'albo "What the…?!", uscirono nei primi anni '90 su "StarMagazine" della Star Comics

12) molte storie di Don Martin furono pubblicate negli anni '70 sulla rivista "Eureka" dell'Editoriale Corno e quelle di "Capitan Klutz" e "Fester Bestertester" furono ristampate nella collana "Eureka Pocket"; "Groo il Vagabondo" di Sergio Aragones uscì invece nel 1985 sulla rivista "Alien" della Labor Comics


sulla rivista Mad in italiano:

Quattro risate con Mad, articolo di Carlo della Corte su Eureka n°23, Editoriale Corno 1969

Vari articoli scritti o tradotti da Alberto Becattini su Funnies n° 1, Glittering Images Edizioni 1983

"Mad" o della Satira senza rete, testo di A. Becattini su Exploit Comics n°43, Editrice GAF 1988

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