Eventi  -  Redazione  -  Numeri arretrati  -  Edizioni SDP  -  Indice generale  -  Letture pubbliche  -  Blog  -  Link  

  Indice   -[ Editoriale | Letteratura | Musica | Arti visive | Lingue | Tempi moderni | Redazionali ]-


Libri a fumetti

Il caso Mad "storie fatte apposta per renderti matto"
Recensione di Andrea Cantucci

Cinema

Anna Magnani avrebbe compiuto cent'anni!
di Gilbert Paraschiva
La Medea di Pasolini
di Sonia Cincinelli
Recensioni
di Massimo Acciai e Sonia Cincinelli

Interviste

Pirografia, quando il fuoco diventa arte: Intervista a Nunziante Langellotto
a cura di Massimo Acciai

Mostre

Francis Bacon
di Maddalena Lonati

Memorie preziose

Liberty & Co.
di Maddalena Lonati

Fumetti in corso 7 - 8 - 9

Strisce di Andrea Cantucci

Francis Bacon
 

Articolo di Maddalena Lonati


"Sono avido nei confronti della vita; e sono avido come artista. Sono avido di quanto spero possa darmi il caso molto più che di qualsiasi cosa io possa calcolare con la logica." Francis Bacon.

Francis Bacon, artista tormentato e maledetto, riconosciuto come uno degli ultimi grandi maestri della seconda metà del Novecento, è stato straordinario interprete delle inquietudini che hanno attraversato il secolo. Nonostante la sua fama, una mostra a lui dedicata mancava in Italia dal 1993, e finalmente Palazzo Reale offre un'ampia personale costituita da un centinaio di opere provenienti dai più importanti musei e collezioni del mondo, in gran parte ancora inedite nel nostro Paese. Bacon, nato in una facoltosa famiglia, venne ben presto allontanato e diseredato a causa della sua omosessualità. Si trasferì a Londra, e poi soggiornò a Berlino e Parigi. L'incontro con l'arte di Picasso e del cinema più all'avanguardia, soprattutto quello di Bunuel, lo influenzarono profondamente. Questo fecondo clima artistico fu fondamentale nello sviluppo del suo linguaggio pittorico, fondato sull'assunto che si possono scuotere i sensi, confonderli e turbarli, senza venir meno al concettualismo dell'opera. Bacon sottolinea di continuo che, oltre alla realtà esterna, esiste una realtà inconscia, una soggettività che conferisce maggiore verità ed intensità all'arte, e che questa si può interpretare e tradurre attraverso il figurativo, senza lasciarsi sedurre dall'astrattismo in quanto inconcepibile attaccamento alla forma fine a se stessa. Per questo studia accuratamente, da autodidatta, i grandi del passato, da Rembrandt a Velàzquez, da Cézanne a Van Gogh, approfondendo le tecniche cubiste e insieme sviluppando un forte interesse per le forme antropomorfe. Attinge a piene mani dal suo vissuto alla ricerca delle sensazioni più cupe per rielaborarle e farsi interprete del malessere della modernità. Le sue immagini, spesso scioccanti, riescono a scuotere l'osservatore e a metterlo a contatto con le sue parti più oscure, senza concessioni. Bacon utilizza ogni mezzo per sviluppare la propria creatività, mescola le fonti sfruttando l'eterogeneità che caratterizza il XX secolo. Ricorre così a materiali tratti dalla fotografia, dai giornali, dai manuali di medicina e di cinema, sperimentando ogni sorta di contaminazione. Il suo atelier, qui riprodotto fotograficamente, era un assemblaggio caotico di ogni tipo di supporto utile, e nel suo repertorio apparentemente casuale faceva convivere maestri antichi e moderni mettendoli sullo stesso piano. Il colloquio aperto e continuo con le grandi opere del passato va di pari passo con l'attenta analisi condotta in ambito letterario, dedicata alla tragedia classica, a Samuel Beckett, al modernismo di Elliot o alla visionarietà di Blake.
Bacon si avventurò nel tentativo ambizioso di " estrarre dalla struttura umana e dalla forme organiche immagini che ne rappresentassero i sentimenti più profondi, pur senza illustrarne in una forma narrativa lo svolgersi." Il tempo in progressione, l'elemento essenziale della narrazione di un evento, è sempre negato dall'artista, che affermò: " Voglio fortemente fare ciò di cui parlava Valèry: dare la sensazione senza la noia della sua trasmissione."
Il percorso, completo e composito, si apre con dei dipinti degli anni Trenta, quando ancora era alla ricerca di un suo linguaggio personale e caratteristico, via via attraverso opere che rivelano l'attrazione sempre più forte per la deformazione e l'ambiguità, sino agli ultimi imponenti trittici dedicati prevalentemente al compagno John Edwards. Il ciclo di studi " Teste" preludono nella loro drammaticità intensa e spettacolare ad uno dei temi più incisivi dell'artista, quello sui papi. Egli considerava " Ritratto di papa Innocenzo X" di Velàzquez il più grande capolavoro di tutti i tempi, e verso quest'opera sviluppò un'attrazione morbosa tornando ossessivamente sullo stesso soggetto per almeno una decina d'anni creando alcune magnifiche opere di intensa drammaticità. Il percorso si chiude con i grandi trittici degli anni settanta nei quali Bacon porta all'esasperazione l'attenzione rivolta al soggetto come a voler indagare e penetrare i meandri oscuri e misteriosi dell'animo umano.

Milano, Palazzo Reale, sino al 29-06-08

ì
Segreti di Pulcinella - © Tutti i diritti riservati