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"Sono avido nei confronti della vita; e sono
avido come artista. Sono avido di quanto spero possa
darmi il caso molto più che di qualsiasi cosa io
possa calcolare con la logica." Francis Bacon.
Francis
Bacon, artista tormentato e maledetto, riconosciuto
come uno degli ultimi grandi maestri della seconda
metà del Novecento, è stato straordinario interprete
delle inquietudini che hanno attraversato il secolo.
Nonostante la sua fama, una mostra a lui dedicata
mancava in Italia dal 1993, e finalmente Palazzo
Reale offre un'ampia personale costituita da un
centinaio di opere provenienti dai più importanti
musei e collezioni del mondo, in gran parte ancora
inedite nel nostro Paese. Bacon, nato in una
facoltosa famiglia, venne ben presto allontanato e
diseredato a causa della sua omosessualità. Si
trasferì a Londra, e poi soggiornò a Berlino e
Parigi. L'incontro con l'arte di Picasso e del
cinema più all'avanguardia, soprattutto quello di
Bunuel, lo influenzarono profondamente. Questo
fecondo clima artistico fu fondamentale nello
sviluppo del suo linguaggio pittorico, fondato
sull'assunto che si possono scuotere i sensi,
confonderli e turbarli, senza venir meno al
concettualismo dell'opera. Bacon sottolinea di
continuo che, oltre alla realtà esterna, esiste una
realtà inconscia, una soggettività che conferisce
maggiore verità ed intensità all'arte, e che questa
si può interpretare e tradurre attraverso
il
figurativo, senza lasciarsi sedurre dall'astrattismo
in quanto inconcepibile attaccamento alla forma fine
a se stessa. Per questo studia accuratamente, da
autodidatta, i grandi del passato, da Rembrandt a
Velàzquez, da Cézanne a Van Gogh, approfondendo le
tecniche cubiste e insieme sviluppando un forte
interesse per le forme antropomorfe. Attinge a piene
mani dal suo vissuto alla ricerca delle sensazioni
più cupe per rielaborarle e farsi interprete del
malessere della modernità. Le sue immagini, spesso
scioccanti, riescono a scuotere l'osservatore e a
metterlo a contatto con le sue parti più oscure,
senza concessioni. Bacon utilizza ogni mezzo per
sviluppare la propria creatività, mescola le fonti
sfruttando l'eterogeneità che caratterizza il XX
secolo. Ricorre così a materiali tratti dalla
fotografia, dai giornali, dai manuali di medicina e
di cinema, sperimentando ogni sorta di
contaminazione. Il suo atelier, qui riprodotto
fotograficamente, era un assemblaggio caotico di
ogni tipo di supporto utile, e nel suo repertorio
apparentemente casuale faceva convivere maestri
antichi e moderni mettendoli sullo stesso piano. Il
colloquio aperto e continuo con le grandi opere del
passato va di pari passo con l'attenta analisi
condotta in ambito letterario, dedicata alla
tragedia classica, a Samuel Beckett, al modernismo
di Elliot o alla visionarietà di Blake.
Bacon
si avventurò nel tentativo ambizioso di " estrarre
dalla struttura umana e dalla forme organiche
immagini che ne rappresentassero i sentimenti più
profondi, pur senza illustrarne in una forma
narrativa lo svolgersi." Il tempo in progressione,
l'elemento essenziale della narrazione di un evento,
è sempre negato dall'artista, che affermò: " Voglio
fortemente fare ciò di cui parlava Valèry: dare la
sensazione senza la noia della sua trasmissione."
Il percorso, completo e composito, si apre con dei
dipinti degli anni Trenta, quando ancora era alla
ricerca di un suo linguaggio personale e
caratteristico, via via attraverso opere che
rivelano l'attrazione sempre più forte per la
deformazione e l'ambiguità, sino agli ultimi
imponenti trittici dedicati prevalentemente al
compagno John Edwards. Il ciclo di studi " Teste"
preludono nella loro drammaticità intensa e
spettacolare ad uno dei temi più incisivi
dell'artista, quello sui papi. Egli considerava "
Ritratto di papa Innocenzo X" di Velàzquez il più
grande capolavoro di tutti i tempi, e verso quest'opera
sviluppò un'attrazione morbosa tornando
ossessivamente sullo stesso soggetto per almeno una
decina d'anni creando alcune magnifiche opere di
intensa drammaticità. Il percorso si chiude con i
grandi trittici degli anni settanta nei quali Bacon
porta all'esasperazione l'attenzione rivolta al
soggetto come a voler indagare e penetrare i meandri
oscuri e misteriosi dell'animo umano.
Milano, Palazzo Reale, sino al 29-06-08
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