Notre Dame de Paris
Mario Gardini
NOTRE DAME DE PARIS
di Riccardo Cocciante e Luc Plamondon
Regia: Gilles Maheu
Con Federica Callori, Lorenzo Campani, Marco Manca
È tornato, ma solo per una piccola "toccata e fuga",
sui palcoscenici milanesi.
Stiamo parlando di "Notre Dame de Paris", il musical
di Riccardo Cocciante e Luc Plamondon tratto
dall'omonimo romanzo di Victor Hugo che dal 2001
spopola nei teatri di mezzo mondo.
Al Teatro degli Arcimboldi, dal 24 al 29 aprile, il
pubblico meneghino ha potuto godersi l'infelice
storia d'amore del gobbo Quasimodo per la bella
gitana Esmeralda.
Eppure, diciamocelo chiaramente: è un musical che
vale pochino, fatto da un bravo musicista che ha
scritto dei bellissimi pezzi di musica leggera ma
che di Broadway non ne mastica poi così tanto.
La trama è risaputa e semplice.
Quasimodo, mostruoso campanaro allevato dal malvagio
arcidiacono Frollo, vive nascosto nella Cattedrale
di Notre Dame. Da qui spia il mondo fuori,
innamorandosi di una bella zingara, Esmeralda, che
fa parte della Corte dei Miracoli e danza per le vie
di Parigi.
Anche Frollo è innamorato pazzamente della ragazza
che, invece, perde la testa per il capitano delle
guardie, Febo, che una sera la salva da un tentato
rapimento organizzato da Frollo.
In un incontro clandestino tra Febo (che in realtà è
un donnaiolo già fidanzato) e la gitana, interviene
Frollo che accoltella l'uomo, facendo passare
Esmeralda per assassina.
Condannata a morte per stregoneria, Esmeralda
rifiuta la proposta di Frollo di risparmiarle la
vita in cambio del suo amore.
A poco serviranno i tentativi di Quasimodo di
salvarla. La ragazza verrà impiccata, il campanaro
la vendicherà gettando dalla torre Frollo e poi
deciderà di andare a morire abbracciato al corpo
senza vita della sua amata.
Le canzoni di questa "Opera Popolare" (come amano
definirla gli autori) sono tante, forse troppe. E
non c'è, come in ogni musical che si rispetti, un
leit motiv che ritorni periodicamente.
Tolte "La temps des cathédrales", "Les sans-papier",
"Belle" e "Vivre", direi che tutti gli altri brani
passano senza lasciare alcuna traccia.
L'assenza di orchestra e le basi musicali
preregistrate non fanno che accrescere il senso di
povertà che alleggia sul tutto, dovuto anche
all'eccessiva scarnezza delle scenografie.
Gli attori sono bravi, soprattutto Quasimodo
(Lorenzo Campani) e Frollo (Marco Manca), mentre
Esmeralda (Federica Callori) si mangia le parole e
forse è ancora troppo giovane per riuscire a
trasmettere al suo personaggio il pathos necessario.
Avevo già visto "Notre Dame de Paris" dieci anni fa,
in versione francese, e già mi era piaciuto poco.
Però oggi vorrei stendere un velo pietoso sulle
traduzioni in italiano ad opera di Pasquale Panella,
paroliere sovrastimato che già ai tempi compì danni
irreparabili sulle musiche di Battisti.
In una canzone si parla della protagonista gitana
definendola "la Esmeralda".
Ma come? Io pensavo che la storia si svolgesse a
Parigi, mica a Milano dove si mette l'articolo prima
del nome proprio!
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