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Poesia italiana
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a chiunque voglia
inviare testi poetici inediti, purché rispettino
i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Marco Bazzato,
Manuela Léa Orita
Recensioni
In questo numero:
- "Apologia del perduto" di Lorenzo Spurio e
Massimo Acciai
- "Poetikanten", poesie dei Poetikanten
- "Il vento in si minore" di Paolo Ragni
- "Contatto" di Annalisa Margarino
- "Granelli di sabbia" di Andrea Gerosa
- "Fango e luce" di Maria Antonietta Nardone,
nota di Massimo Acciai
- "Non oltrepassare la linea gialla" di
Roberto Mosi
- "Aborto d'amore" di Marco Bazzato
Interviste
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Intervista a Dorotea De Spirito,
autrice di "Destinazione Tokio Hotel"
1. Prima di parlare dei suoi romanzi vorrei farle
qualche domanda, da collega scrittore, per
conoscerla meglio come persona e come autrice.
Cominciamo con i suoi studi, la sua formazione
culturale. Quali sono stati i suoi modelli
letterari, gli autori che ha amato di più, che hanno
contribuito a formare il suo stile?
Grazie, è un piacere potermi confrontare con un
collega e iniziare proprio dalla formazione e da
dove ogni scrittore o aspirante tale dovrebbe
partire: ovvero appunto le proprie radici e gli
importantissimi modelli verso cui dobbiamo sempre
umilmente guardar. Inizierei dal mio liceo: sono una
orgogliosissima ex studentessa del Classico e ora
sempre più a distanza di anni mi rendo conto quanto
questa impegnativa ma meravigliosa esperienza sia
stata a dir poco fondamentale. Se non avessi avuto
il privilegio e la fortuna di potermi sporgere
almeno un po' su quel mondo infinito ed eterno che è
rappresentato dalla cultura, dal pensiero e dalla
letteratura greca e latina non sarei la metà di
quello che sono ora, pubblicazione di libri a parte.
Quindi se devo segnalare dei modelli mi prendo la
responsabilità di essere quasi eccesiva e dire che
per me sono stati e saranno sempre un
irraggiungibile modello i classici, le tragedie, i
lirici greci e i poeti latini. L'uomo è nato lì, lì
nasce la letteratura, la poesia, la storia, la
filosofia, l'interesse per gli altri e
l'introspezione, e uno scrittore è sempre tutte
queste cose messe insieme. Proseguo dicendo che
potrei citare alcuni autori a cui sono
particolarmente affezionata ma è sempre
un'operazione che trovo complessa e limitativa, ho
dei nomi a cui tengo molto, dei titoli che mi hanno
fatto piangere e ragionare più di altri ma anche
questa selezione è riduttiva, avendo scelto di
studiare lettere anche all'università e avendo avuto
la fortuna di frequentare dei corsi di professori
con un'idea molto precisa di cosa vuol dire
insegnare letteratura, posso dire che se non tutto è
stato fondamentale, almeno molto lo è stato. Ancora
una volta lì sono le fonti vere, lì i modelli, basta
avere la voglia, l'umiltà e l'energia di ascoltarli.
Vuoi le basi del pensiero umano? La complessità di
ogni sentimento possibile e arguzia intellettuale
fotografata millenni fa? Leggi i classici antichi.
Vuoi tutto il resto? Continua a leggere, inizia
presto e non fermarti mai, come diceva il fondatore
dell'accademia dei Lincei. Mi spiace essermi
dilungata, non era mia intenzione, ma in questo
mondo sempre più arido dal punto di vista letterario
questa questione mi è a cuore ogni giorno di più. Se
poi devo indicare alcuni nomi, pur nella difficoltà
cercherò di farlo: Saffo, Mimnermo, Euripide, Dante,
Ariosto, Hugo, James Berry, Leopardi, Pascoli,
D'Annunzio, i poeti crepuscolari …
3. Quanto conta per lei l'ispirazione, quanto la
tecnica? Sottopone spesso i tuoi lavori ad un lungo
labor limae oppure ha maggior peso la spontaneità
del momento creativo?
Entrambi gli aspetti hanno un loro peso: credo
nell'ispirazioni del momento capace di suggerire
un'immagine, un'idea o un intero lungo passo in cui
le parole sembrano susseguirsi con estrema facilità
e apparente perfezione. Ma sono anche una
sostenitrice del labor limae e della correzione del
proprio lavoro. La scrittura alla fine è un lavoro
di cesello, di musicalità e quindi anche di
correzione e miglioramento.
4. Cosa pensa dei concorsi letterari?
Sono favorevole a della buone iniziative capaci
di diffondere la passione per la scrittura, la
lettura e anche offrire a giovani ed esordienti
interessanti opportunità. Andrebbero maggiormente
pubblicizzati, anche nelle scuole … siamo un paese
in cui tantissimi ragazzi amano scrivere eppure
spesso non ricevono le indicazioni giuste e neanche
sanno di queste importanti possibilità, è un vero
peccato. Io stessa ho iniziato anche da lì: a dodici
anni con un racconto vinsi un concorso letterario
delle mie zone, è tutt'ora uno dei ricordi più belli
che conservo, forse la primissima volta in cui
realizzavo che le mie parole potessero davvero
piacere a qualcuno di esterno alla cerchia dei miei
affetti o dei miei amati maestri e professori, una
sensazione strana: alienante e terribilmente
emozionante.
5. Quale peso ha il retroterra culturale nella
creazione letteraria?
Come dicevo prima credo che sia fondamentale e
alla fine è anche giusto che sia così: non ci si
improvvisa grandi chef solo con la passione o la
naturale predisposizione, bisogna anche studiare e
imparare dai maestri. Lo stesso vale per lo sport,
la musica e ogni attività artistica; per la
scrittura non dovrebbe essere diversamente e prima
di tutto bisognerebbe compiere le scelte giustee
anche a livello di studio e preparazione avere il
desiderio e l'energia di abbassare la testa e
lavorare tanto sulla scia dei più grandi.
6. Le parole chiave dell'èra attuale, battezzata
"èra digitale" sono: multimedialità, mass media,
integrazione, virtualità. Cosa hanno cambiato le
nuove tecnologie digitali nella creazione artistica,
se hanno cambiato qualcosa?
Le nuove tecnologie e la rete, in particolare,
hanno cambiato e stanno cambiando ogni aspetto o
quasi della nostra esistenza e anche delle nostre
percezioni. Nel settore artistico, culturale e nella
creazione è inevitabile che ci sono stati e saranno
degli echi, banalmente ora ogni scrittore o artista,
ma anche un qualsiasi professionista, ha a
disposizione costantemente un mondo di informazioni,
stimoli e possibilità per fare ricerca e arricchire
la propria fase creativa o conoscitiva e questo
difficilmente si riesce ad ignorare. Può essere un
bene come un limite per il semplice discorso della
dispersione dell'attenzione e nel caso della
scrittura per la concorrenza quasi spietata che
altri tipi di storie, multimediali, video ecc, hanno
sui tradizionali libri. Ma se parliamo appunto di
possibilità conoscitive più ampie e veloci o di
crossmedialità per i prodotti culturali e anche per
la scrittura, potrebbe essere uno stimolo.
7. Manterrà il proprio ruolo il testo cartaceo di
fronte al dilagare di internet e degli ipertesti?
Questa è la domanda cui si sta cercando di
rispondere almeno dal 2010 e tutt'ora nessuno ha una
certezza a riguardo. O meglio sembra che il mondo si
stia dividendo tra chi afferma con sicurezza che
presto non si stamperanno più i quotidiani e fissa
anche una data ben precisa, e chi con altrettanta
passione asserisce che la carta non morirà mai.
Nella mia personale esperienza non amo gli ebook,
specialmente in caso di studio li trovo scomodissimi
e deleteri: in molti studiosi hanno dimostrato come
la nostra mente immagazzini molto peggio le
informazioni da uno schermo rispetto alla carta
stampata. Vedremo, per quanto mi riguarda non ho mai
dimenticato le parole di Fabio del Giudice in
occasione di una discussione proprio tra ebook e
cartaceo ormai nel lontano 2010: il libro è
l'oggetto più perfetto che sia mai stato creato.
8. Quando e come ha iniziato a scrivere?
Non è una risposta semplicissima … per essere
precisi ho iniziato a scrivere …prima di saper
scrivere, prima di essere materialmente in grado di
farlo. Avevo meno di sei anni ma scarabocchiavo
finte righe che componevano un ipotetico testo,
disegnavo tutto il giorno e non avendo le capacità
di comporre in inchiostro le parole le dettavo a mia
mamma, alla macchina da scrivere. Poi quando ho
imparato le prime parole e frasi nei miei album da
disegno hanno iniziato a comparire moltissimi e
tremolanti C'era una volta, seguiti dalle poche
parole che riuscivo a completare prima che la mano
inesperta cedesse per la fatica. Forse da lì non mi
sono mai davvero fermata ma nel mentre ho iniziato a
leggere e le due cose si sono sempre corroborate a
vicenda.
9. Veniamo al suo primo romanzo, pubblicato da
Mondadori quando lei aveva appena sedici anni.
L'opera, "Destinazione Tokio Hotel", nasce
evidentemente dalla passione per la musica della
band tedesca di grande successo negli ultimi anni;
ma in particolare come nasce l'idea alla base del
romanzo?
Esatto, all'epoca la passione per la loro musica
mi aveva praticamente travolto ma amando appunto
anche la lettura sentivo come il desiderio che
esistesse qualcosa, una storia capace di parlare di
loro, o meglio ancora: di quello che loro sono in
grado di fare e rappresentare per delle giovani fan.
Non esisteva nulla del genere e una sera quasi senza
rendermene conto ho preso un blocco e ho scritto le
prime frasi di quello che poi sarebbe diventato il
mio primo libro. A ripensarci ora è stato davvero
impressionante il modo in cui tutte le frasi
scivolassero dalla mente ai fogli con questa
apparente semplicità, come se fossero già pronte ad
aspettare, non mi è mai più capitata una cosa così
evidente nelle stesure successive.
10. Quanto tempo ha richiesto la stesura?
È un libro breve ed era la primissima volta che
mi cimentavo in una storia che superasse le
dimensioni di un racconto, ci misi un mese circa. E
tutto fu scritto a mano su blocchi di carta
inizialmente, la parte divertente e faticosa fu
ricopiare il tutto al computer le notti successive!
11. C'è qualcosa di autobiografico nella storia,
al di là dell'amore per la musica dei Tokio Hotel?
Naturalmente, in realtà se si guarda alla storia
ci si rende facilmente conto che la band e la loro
musica sono certamente presenti ma mai in prima
persona o come personaggi veri e propri, sono come
degli aiutanti, un filo che accompagna la narrazione
della vita della protagonista e quella delle persone
intorno a lei fino alla fine, quando giustamente
ricompaiono. Ma si potrebbe fare una sostituzione:
via i Tokio Hotel, dentro un'altra band, o una serie
di libri, uno scrittore. La loro funzione sarebbe
sempre la medesima: quella di dare alla protagonista
entusiasmo, gioia e coraggio, il coraggio che a
quattordici, quindici o sedici anni cerchi
disperatamente per iniziare a capire come sta
andando la tua vita, quali scelte puoi iniziare a
fare per te stessa e in che modo far sentire la tua
voce e capire chi sei e cosa puoi diventare. A
rileggere dopo quasi un anno, a mente fredda, la
storia mi sono resa pienamente conto di quanto sia
un romanzo di formazione, la band è sempre lì ma il
vero ruolo era già nascosto nella definizione che se
ne da' nelle primissime righe: angeli custodi.
12. Ha mai pensato ad una trasposizione
cinematografica del romanzo? In caso affermativo,
quali attori e attrici vedrebbe bene nel ruolo di
Nadia e degli altri personaggi?
Naturalmente sarebbe bellissimo, alcuni anni fa
una casa di produzione di Berlino opzionò i diritti,
magari prima o poi questa incredibile possibilità
potrebbe concretizzarsi, sarebbe magnifico. Per
quanto riguarda la sfida di dare dei volti ai
personaggi direi che la sfida sarebbe giocata nella
loro giovane età, anni fa rispondevo sempre Dakota
Fanning, per Nadia, mi sa che oggi sarebbe più
opportuno suggerire la sua sorellina Elle.
13. Ci può parlare dei suoi libri successivi?
Dopo Destinazione Th sono usciti Angel, Dream e
Devilish, tutti per Mondadori a partire dal 2009.
Angel e Devilish sono legati dalla medesima storia e
personaggi, sono uno la continuazione dell'altro e
anche in questo caso ero abbastanza giovane ai tempi
della prima stesura; penso potrebbero essere
definiti Urban Fantasy anche se personalmente non
amo molto generi o etichette, l'ispirazione per la
loro storia ha avuto una genesi abbastanza
particolare e un po' legata alla musica anche in
questo caso: in quel periodo era molto fissata con
la canzone Wish You Were Here dei Pink Floyd ed in
particolar modo con l'attacco che recita "So you
think you can tell Heaven from Hell", inoltre era
anche il mio penultimo anno al liceo classico ed
eravamo alle prese con la traduzione del Simposio di
Platone, l'opera che parla anche della concezione
del sentimento amoroso, una mattina la professoressa
stava traducendo un passo in cui viene rappresentato
l'amore come un demone, anzi un daimon via di mezzo
tra il divino e l'umano, un essere figlio di povertà
e bisogno. L'insieme di questi imput ha generato la
storia di Vittoria, un angelo nato senza ali e
Guglielmo, un giovane demone.
Dream invece ha qualcosa di più realistico ma anche
qui una certa dose di meraviglioso compare, la base
della storia fu una notizia che in quel periodo
girava moltissimo: un ragazzo inglese stava
disperatamente cercando una ragazza che non
conosceva, che giurava di amare e che aveva
conosciuto … in un sogno.
14. Progetti per il futuro?
Sono all'ultimo anno dell'università, lo scorso
anno mi sono laureata alla triennale e certamente
esami, impegni universitari e scrittura della tesi
hanno un po' sacrificato il tempo della scrittura,
sono quindi molto felice di aver terminato una nuova
stesura, spero avrete modo di leggerla presto.
Intanto vi ringrazio per questa bella chiacchierata!
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