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Poesia italiana

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Massimo Acciai, Simonetta Biserni, Giovanna Casapollo, Rossana D'Angelo, Alessandra Ferrari, Emanuela Ferrari, Erika Gherardotti, Cesare Lorefice, Paola Moreali

Poesia in lingua

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Marco Bazzato, Manuela Léa Orita

Recensioni

In questo numero:
- "Apologia del perduto" di Lorenzo Spurio e Massimo Acciai
- "Poetikanten", poesie dei Poetikanten
- "Il vento in si minore" di Paolo Ragni
- "Contatto" di Annalisa Margarino
- "Granelli di sabbia" di Andrea Gerosa
- "Fango e luce" di Maria Antonietta Nardone, nota di Massimo Acciai
- "Non oltrepassare la linea gialla" di Roberto Mosi
- "Aborto d'amore" di Marco Bazzato

Interviste

Intervista a Dorotea De Spirito, autrice di "Destinazione Tokio Hotel"
A cura di Massimo Acciai

Intervista a Dorotea De Spirito, autrice di "Destinazione Tokio Hotel"
 

A cura di Massimo Acciai


1. Prima di parlare dei suoi romanzi vorrei farle qualche domanda, da collega scrittore, per conoscerla meglio come persona e come autrice. Cominciamo con i suoi studi, la sua formazione culturale.  Quali sono stati i suoi modelli letterari, gli autori che ha amato di più, che hanno contribuito a formare il suo stile?
Grazie, è un piacere potermi confrontare con un collega e iniziare proprio dalla formazione e da dove ogni scrittore o aspirante tale dovrebbe partire: ovvero appunto le proprie radici e gli importantissimi modelli verso cui dobbiamo sempre umilmente guardar. Inizierei dal mio liceo: sono una orgogliosissima ex studentessa del Classico e ora sempre più a distanza di anni mi rendo conto quanto questa impegnativa ma meravigliosa esperienza sia stata a dir poco fondamentale. Se non avessi avuto il privilegio e la fortuna di potermi sporgere almeno un po' su quel mondo infinito ed eterno che è rappresentato dalla cultura, dal pensiero e dalla letteratura greca e latina non sarei la metà di quello che sono ora, pubblicazione di libri a parte. Quindi se devo segnalare dei modelli mi prendo la responsabilità di essere quasi eccesiva e dire che per me sono stati e saranno sempre un irraggiungibile modello i classici, le tragedie, i lirici greci e i poeti latini. L'uomo è nato lì, lì nasce la letteratura, la poesia, la storia, la filosofia, l'interesse per gli altri e l'introspezione, e uno scrittore è sempre tutte queste cose messe insieme. Proseguo dicendo che potrei citare alcuni autori a cui sono particolarmente affezionata ma è sempre un'operazione che trovo complessa e limitativa, ho dei nomi a cui tengo molto, dei titoli che mi hanno fatto piangere e ragionare più di altri ma anche questa selezione è riduttiva, avendo scelto di studiare lettere anche all'università e avendo avuto la fortuna di frequentare dei corsi di professori con un'idea molto precisa di cosa vuol dire insegnare letteratura, posso dire che se non tutto è stato fondamentale, almeno molto lo è stato. Ancora una volta lì sono le fonti vere, lì i modelli, basta avere la voglia, l'umiltà e l'energia di ascoltarli. Vuoi le basi del pensiero umano? La complessità di ogni sentimento possibile e arguzia intellettuale fotografata millenni fa? Leggi i classici antichi. Vuoi tutto il resto? Continua a leggere, inizia presto e non fermarti mai, come diceva il fondatore dell'accademia dei Lincei. Mi spiace essermi dilungata, non era mia intenzione, ma in questo mondo sempre più arido dal punto di vista letterario questa questione mi è a cuore ogni giorno di più. Se poi devo indicare alcuni nomi, pur nella difficoltà cercherò di farlo: Saffo, Mimnermo, Euripide, Dante, Ariosto, Hugo, James Berry, Leopardi, Pascoli, D'Annunzio, i poeti crepuscolari …

3. Quanto conta per lei l'ispirazione, quanto la tecnica? Sottopone spesso i tuoi lavori ad un lungo labor limae oppure ha maggior peso la spontaneità del momento creativo?
Entrambi gli aspetti hanno un loro peso: credo nell'ispirazioni del momento capace di suggerire un'immagine, un'idea o un intero lungo passo in cui le parole sembrano susseguirsi con estrema facilità e apparente perfezione. Ma sono anche una sostenitrice del labor limae e della correzione del proprio lavoro. La scrittura alla fine è un lavoro di cesello, di musicalità e quindi anche di correzione e miglioramento.

4. Cosa pensa dei concorsi letterari?
Sono favorevole a della buone iniziative capaci di diffondere la passione per la scrittura, la lettura e anche offrire a giovani ed esordienti interessanti opportunità. Andrebbero maggiormente pubblicizzati, anche nelle scuole … siamo un paese in cui tantissimi ragazzi amano scrivere eppure spesso non ricevono le indicazioni giuste e neanche sanno di queste importanti possibilità, è un vero peccato. Io stessa ho iniziato anche da lì: a dodici anni con un racconto vinsi un concorso letterario delle mie zone, è tutt'ora uno dei ricordi più belli che conservo, forse la primissima volta in cui realizzavo che le mie parole potessero davvero piacere a qualcuno di esterno alla cerchia dei miei affetti o dei miei amati maestri e professori, una sensazione strana: alienante e terribilmente emozionante.

5. Quale peso ha il retroterra culturale nella creazione letteraria?
Come dicevo prima credo che sia fondamentale e alla fine è anche giusto che sia così: non ci si improvvisa grandi chef solo con la passione o la naturale predisposizione, bisogna anche studiare e imparare dai maestri. Lo stesso vale per lo sport, la musica e ogni attività artistica; per la scrittura non dovrebbe essere diversamente e prima di tutto bisognerebbe compiere le scelte giustee anche a livello di studio e preparazione avere il desiderio e l'energia di abbassare la testa e lavorare tanto sulla scia dei più grandi.

6. Le parole chiave dell'èra attuale, battezzata "èra digitale" sono: multimedialità, mass media, integrazione, virtualità. Cosa hanno cambiato le nuove tecnologie digitali nella creazione artistica, se hanno cambiato qualcosa?
Le nuove tecnologie e la rete, in particolare, hanno cambiato e stanno cambiando ogni aspetto o quasi della nostra esistenza e anche delle nostre percezioni. Nel settore artistico, culturale e nella creazione è inevitabile che ci sono stati e saranno degli echi, banalmente ora ogni scrittore o artista, ma anche un qualsiasi professionista, ha a disposizione costantemente un mondo di informazioni, stimoli e possibilità per fare ricerca e arricchire la propria fase creativa o conoscitiva e questo difficilmente si riesce ad ignorare. Può essere un bene come un limite per il semplice discorso della dispersione dell'attenzione e nel caso della scrittura per la concorrenza quasi spietata che altri tipi di storie, multimediali, video ecc, hanno sui tradizionali libri. Ma se parliamo appunto di possibilità conoscitive più ampie e veloci o di crossmedialità per i prodotti culturali e anche per la scrittura, potrebbe essere uno stimolo.

7. Manterrà il proprio ruolo il testo cartaceo di fronte al dilagare di internet e degli ipertesti?
Questa è la domanda cui si sta cercando di rispondere almeno dal 2010 e tutt'ora nessuno ha una certezza a riguardo. O meglio sembra che il mondo si stia dividendo tra chi afferma con sicurezza che presto non si stamperanno più i quotidiani e fissa anche una data ben precisa, e chi con altrettanta passione asserisce che la carta non morirà mai. Nella mia personale esperienza non amo gli ebook, specialmente in caso di studio li trovo scomodissimi e deleteri: in molti studiosi hanno dimostrato come la nostra mente immagazzini molto peggio le informazioni da uno schermo rispetto alla carta stampata. Vedremo, per quanto mi riguarda non ho mai dimenticato le parole di Fabio del Giudice in occasione di una discussione proprio tra ebook e cartaceo ormai nel lontano 2010: il libro è l'oggetto più perfetto che sia mai stato creato.

8. Quando e come ha iniziato a scrivere?
Non è una risposta semplicissima … per essere precisi ho iniziato a scrivere …prima di saper scrivere, prima di essere materialmente in grado di farlo. Avevo meno di sei anni ma scarabocchiavo finte righe che componevano un ipotetico testo, disegnavo tutto il giorno e non avendo le capacità di comporre in inchiostro le parole le dettavo a mia mamma, alla macchina da scrivere. Poi quando ho imparato le prime parole e frasi nei miei album da disegno hanno iniziato a comparire moltissimi e tremolanti C'era una volta, seguiti dalle poche parole che riuscivo a completare prima che la mano inesperta cedesse per la fatica. Forse da lì non mi sono mai davvero fermata ma nel mentre ho iniziato a leggere e le due cose si sono sempre corroborate a vicenda.

9. Veniamo al suo primo romanzo, pubblicato da Mondadori quando lei aveva appena sedici anni. L'opera, "Destinazione Tokio Hotel", nasce evidentemente dalla passione per la musica della band tedesca di grande successo negli ultimi anni; ma in particolare come nasce l'idea alla base del romanzo?
Esatto, all'epoca la passione per la loro musica mi aveva praticamente travolto ma amando appunto anche la lettura sentivo come il desiderio che esistesse qualcosa, una storia capace di parlare di loro, o meglio ancora: di quello che loro sono in grado di fare e rappresentare per delle giovani fan. Non esisteva nulla del genere e una sera quasi senza rendermene conto ho preso un blocco e ho scritto le prime frasi di quello che poi sarebbe diventato il mio primo libro. A ripensarci ora è stato davvero impressionante il modo in cui tutte le frasi scivolassero dalla mente ai fogli con questa apparente semplicità, come se fossero già pronte ad aspettare, non mi è mai più capitata una cosa così evidente nelle stesure successive.

10. Quanto tempo ha richiesto la stesura?
È un libro breve ed era la primissima volta che mi cimentavo in una storia che superasse le dimensioni di un racconto, ci misi un mese circa. E tutto fu scritto a mano su blocchi di carta inizialmente, la parte divertente e faticosa fu ricopiare il tutto al computer le notti successive!

11. C'è qualcosa di autobiografico nella storia, al di là dell'amore per la musica dei Tokio Hotel?
Naturalmente, in realtà se si guarda alla storia ci si rende facilmente conto che la band e la loro musica sono certamente presenti ma mai in prima persona o come personaggi veri e propri, sono come degli aiutanti, un filo che accompagna la narrazione della vita della protagonista e quella delle persone intorno a lei fino alla fine, quando giustamente ricompaiono. Ma si potrebbe fare una sostituzione: via i Tokio Hotel, dentro un'altra band, o una serie di libri, uno scrittore. La loro funzione sarebbe sempre la medesima: quella di dare alla protagonista entusiasmo, gioia e coraggio, il coraggio che a quattordici, quindici o sedici anni cerchi disperatamente per iniziare a capire come sta andando la tua vita, quali scelte puoi iniziare a fare per te stessa e in che modo far sentire la tua voce e capire chi sei e cosa puoi diventare. A rileggere dopo quasi un anno, a mente fredda, la storia mi sono resa pienamente conto di quanto sia un romanzo di formazione, la band è sempre lì ma il vero ruolo era già nascosto nella definizione che se ne da' nelle primissime righe: angeli custodi.

12. Ha mai pensato ad una trasposizione cinematografica del romanzo? In caso affermativo, quali attori e attrici vedrebbe bene nel ruolo di Nadia e degli altri personaggi?
Naturalmente sarebbe bellissimo, alcuni anni fa una casa di produzione di Berlino opzionò i diritti, magari prima o poi questa incredibile possibilità potrebbe concretizzarsi, sarebbe magnifico. Per quanto riguarda la sfida di dare dei volti ai personaggi direi che la sfida sarebbe giocata nella loro giovane età, anni fa rispondevo sempre Dakota Fanning, per Nadia, mi sa che oggi sarebbe più opportuno suggerire la sua sorellina Elle.

13. Ci può parlare dei suoi libri successivi?
Dopo Destinazione Th sono usciti Angel, Dream e Devilish, tutti per Mondadori a partire dal 2009. Angel e Devilish sono legati dalla medesima storia e personaggi, sono uno la continuazione dell'altro e anche in questo caso ero abbastanza giovane ai tempi della prima stesura; penso potrebbero essere definiti Urban Fantasy anche se personalmente non amo molto generi o etichette, l'ispirazione per la loro storia ha avuto una genesi abbastanza particolare e un po' legata alla musica anche in questo caso: in quel periodo era molto fissata con la canzone Wish You Were Here dei Pink Floyd ed in particolar modo con l'attacco che recita "So you think you can tell Heaven from Hell", inoltre era anche il mio penultimo anno al liceo classico ed eravamo alle prese con la traduzione del Simposio di Platone, l'opera che parla anche della concezione del sentimento amoroso, una mattina la professoressa stava traducendo un passo in cui viene rappresentato l'amore come un demone, anzi un daimon via di mezzo tra il divino e l'umano, un essere figlio di povertà e bisogno. L'insieme di questi imput ha generato la storia di Vittoria, un angelo nato senza ali e Guglielmo, un giovane demone.
Dream invece ha qualcosa di più realistico ma anche qui una certa dose di meraviglioso compare, la base della storia fu una notizia che in quel periodo girava moltissimo: un ragazzo inglese stava disperatamente cercando una ragazza che non conosceva, che giurava di amare e che aveva conosciuto … in un sogno.

14. Progetti per il futuro?
Sono all'ultimo anno dell'università, lo scorso anno mi sono laureata alla triennale e certamente esami, impegni universitari e scrittura della tesi hanno un po' sacrificato il tempo della scrittura, sono quindi molto felice di aver terminato una nuova stesura, spero avrete modo di leggerla presto. Intanto vi ringrazio per questa bella chiacchierata!

 
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