|
|
Narrativa
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi narrativi inediti,
purché rispettino i più elementari principi
morali e di decenza...
Le parole malate di
Pietro Rainero, L'ascensore
di Pietro Rainero
Poesia in italiano
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a chiunque voglia
inviare testi poetici inediti, purché rispettino
i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Lucia Dragotescu,
Manuela Leahu
Recensioni
In questo numero
segnaliamo:
- Appunti sul taccuino del tempo. I dolmen di
Liliana Ugolini
- Libri di Giovanni Tommasini
Articoli
Interviste
|
|
Gli ultimi sopravvissuti... che
non sono mai gli ultimi!
Fa piacere, ogni tanto, scoprire
qualche valido autore di fantascienza italiana. È
una cosa che fa bene al cuore. Qualche mese fa
scoprivo i bizzarri e sarcastici romanzi di Virgilio
Martini1 ed ora, per puro caso, mi capita tra le
mani un libro di Marino Cassini, autore ligure nato
nel 1931 ed ancora vivente (che
ho recentemente intervistato). Il libro in questione,
"Gli ultimi sopravvissuti", rientra nei filoni del
viaggio nel tempo e del post-apocalittico. Non è un
tema nuovo, e a ben guardare non c'è molto di
originale nell'opera: non ci sono le trovate
grottesche e fantasiose di Martini né quelle
altrettanto straordinarie di un Salgari o di un
Prosperi, tuttavia la narrazione scorre fluida e non
c'è un solo momento di noia. È insomma un romanzo
ben costruito, con tutti gli ingredienti per
attrarre un vorace lettore di SF come me: c'è
l'esperimento scientifico misterioso e
all'avanguardia, c'è l'imprevisto che catapulta i
protagonisti in un futuro in cui l'umano progresso
sembra perduto per sempre, ci sono scenari da
armageddon e le varie ipotesi per svelare l'enigma e
c'è anche il lieto fine (il che non guasta mai).
Come al solito avverto i lettori, i quali già sanno
che i miei articoli sono altamente spoilerosi, che
anche questo non fa eccezione.
Il libro, pensato per i ragazzi e pubblicato non a
caso in una collana di letture per la scuola, si
apre con una breve definizione del genere
fantascientifico a cura dello stesso Cassini;
definizione che da una parte difende la fantascienza
dalla consueta accusa di essere "letteratura
d'evasione" (e che male ci sarebbe?) e dall'altra
ribadisce il forte legame con la realtà e
l'importanza della verosimiglianza scientifica (che
non esclude però un grossolano errore nello stesso
romanzo e alcune questioni non chiare2).
La storia inizia in due luoghi diversi, separati da
migliaia di chilometri di distanza: a mille metri
sul fondo dell'oceano e in un bunker nel deserto
californiano. Siamo nel 1983 e due squadre di
scienziati e tecnici, capitanati dal calvo professor
Burnett, inventore di un avveneristico "telelaser"
per le comunicazioni in condizioni estreme, sta
testando la straordinaria invenzione per trasmettere
suoni ed immagini attraverso la terra e l'oceano.
L'esperimento riesce solo in parte: ad un certo
punto si ode un forte sibilo accompagnato da una
forte luce e tutti svengono per risvegliarsi ore
dopo senza capacitarsi di quanto è successo.
Non tardano però a scoprire che il mondo come lo
conoscevano non esiste più e che al suo posto c'è un
pianeta devastato da qualche misterioso cataclisma.
L'umanità sembra scomparsa e la vegetazione cresce
rigogliosa tra le rovine di Los Angeles. La
spiegazione, alquanto prevedibile, è che il
telelaser ha fatto fare a tutti (sia la squadra del
bunker, sia quella oceanica) un balzo in avanti di
almeno un paio di secoli. Tra rovine post moderne e
deserti il professor Burnett riabbraccia finalmente
la figlia Laurie, della squadra oceanica, ed insieme
scoprono che il mondo non è del tutto disabitato:
sono sopravvissuti infatti gruppi umani regrediti
all'età della pietra che hanno dimenticato quando
accaduto almeno un secolo prima, nel 2147, quando il
passaggio ravvicinato di una cometa aveva devastato
la Terra. La storia viene ricostruita attraverso un
diario di un astronomo, lo scopritore stesso della
cometa Jenny, ritrovato nell'osservatorio di monte
Wilson. Il diario racconta gli ultimi giorni prima
del disastro, annunciato già una decina di mesi
prima, e delle misure prese affinché la scienza e il
progresso dell'umanità non vadano perse. Scopriamo
così che esistono delle colonie umane su Marte e che
il pianeta rosso è la risposta: portarvi quante più
persone è possibile. Un gruppo scelto ovviamente:
scienziati, artisti, agronomi, tecnici e insomma
specialisti di ogni disciplina possibile e
immaginabili. In totale circa 34.000 persone, tutti
giovani e neolaureati.
Il 21 aprile 2147 il problema della
sovrappopolazione terrestre viene di colpo risolto
in maniera drastica. La cometa, di dimensioni
eccezionali, sfiora la Terra e provoca tsunami e
terremoti apocalittici, inoltre i gas tossici
sprigionati dalla coda della cometa inquinano
l'atmosfera. Le città vengono distrutte, i villaggi
abbandonati, i pochi sopravvissuti tornano alla
barbarie3. Qui entra in scena un'altra invenzione
niente affatto originale: il teletrasporto o
"Effetto B", dove B sta per Burnett: si tratta
infatti di un'applicazione del telelaser inventato
dal professore, misteriosamente scomparso un paio di
secoli prima. È grazie al telelaser che è stato
possibile l'esodo verso Marte: i coloni marziani
infatti non hanno astronavi e sono quindi
impossibilitati a tornare sulla Terra finché non
vengono ristabiliti i collegamenti del teletrasporto,
cosa a cui provvedono Burnett e compagnia.
Ristabiliti i contatti i marziani, il quali non
vedevano l'ora di tornare sul nostro pianeta,
daranno vita, insieme ai terrestri sopravvissuti, ad
una nuova èra che si suppone tecnologica e pacifica
perché, come profetizzava lo scopritore della cometa
nel suo diario, "In fondo non credo che Dio voglia
che l'umanità soccomba, altrimenti, perché avrebbe
creato l'uomo?" 4. Con questo scivolone nel
misticismo si chiude la storia.
Alcune considerazioni finali sui tanti argomenti
toccati da Cassini nel suo romanzo. Il tema
catastrofico globale ricorre in molta fantascienza,
su di esso insiste molto anche Virgilio Martini
nelle sue opere (ma la sua visione è molto più
pessimista di quella di Cassini) e ci sarebbe molto
da dire. Anche sulla minaccia della cometa esiste un
vasto filone che parte dalle paure ancestrali
dell'antichità - quando le comete erano messaggere
di sventura - alla surreale "Conversazione di Eiros
e Charmion" 5 di Edgar Allan Poe e al romanzo di
H.G.Wells "Nei giorni della cometa" (1906) - dove
l'evento tanto temuto della collisione si rivela
paradossalmente benefico per l'umanità - ai moderni
film catastrofici: la minaccia dal cielo pende sulle
nostre teste come una spada di Damocle fin dai tempi
più remoti.
In realtà gli ultimi sopravvissuti, o addirittura
l'ultimo uomo sulla Terra, in realtà si scopre che
non sono mai gli ultimi o l'ultimo. Gli autori di
fantascienza pare che abbiano un timore
superstizioso a descrivere l'estinzione
dell'umanità, ma d'altra parte a chi farebbe piacere
leggere una cosa del genere? L'umanità deve
sopravvivere, sennò è troppo triste; altrimenti il
lettore si deprime6.
L'aspetto della comunicazione presente nel romanzo
ha stimolato il mio interesse - dopo tutto la
comunicazione nella fantascienza è stato l'argomento
della mia tesi di laurea7. Cassini immagina che in
questo secolo cessino tutte le pubblicazioni
cartacee e che l'intero scibile umano sia
disponibile su dispositivi elettronici che in
qualche modo prefigurano i moderni e-book reader,
nonché Internet rappresentato qui da schermi
interattivi appesi alle pareti degli appartamenti
del futuro. L'unico che ancora affida la parola
scritta alla carta è proprio l'astronomo della
cometa nel suo diario, quale inizia così:
"Io non so se qualcuno leggerà queste mie note; ne
dubito assai per due ragioni: la prima, la più
semplice, è che nessuno al giorno d'oggi scrive più
e quindi nessuno si darebbe la pena di leggere i
miei ghirigori quando ci sono i bibliovisori assai
più comodi e chiari… e quel che più conta parlanti.
(…) Potrei anche usare il FOVIR, il
fono-video-registratore (ve n'è uno in ogni stanza)
e affidare tutto al centro elettronico, sarebbe
certo più agevole e più pratico, ma penso che se
qualcuno capiterà per caso a Monte Wilson non
riuscirà a far funzionare le macchine perché saranno
distrutte oppure perché mancherà l'energia per farla
funzionare. Meglio quindi scrivere, sebbene il
sistema sia antiquato perché dal 2055 l'umanità
abbandonò la stampa, gli uomini rinunciarono alla
scrittura per affidare i loro ricordi, le loro
scoperte e le loro idee alle macchine. Mio padre
alle macchine credeva poco e lo ringrazio per avermi
costretto ad imparare a scrivere." 8
Infatti i libri non si spengono, non hanno bisogno
di energia elettrica: le tecnologie antiche, quelle
più semplici, sono anche le più resistenti e quelle
che hanno una probabilità maggiore di sopravvivere
ad una catastrofe globale o semplicemente al Tempo.
Ricordiamo che il libro è uscito nel 1984, ben prima
della cosiddetta "èra digitale". La scomparsa del
libro non è neanch'esso un'idea nuova, ne aveva già
parlato anche Isaac Asimov in un suo racconto degli
anni '509, ma qui viene confermato il triste destino
del libro che secondo me non troverà riscontro nella
realtà: il libro, con la sua fisicità, le pagine da
sfogliare e - perché no - da annusare, non
tramonterà mai. Ai posteri l'ardua sentenza.
Firenze, 20 luglio 2016
Note
1. Acciai M., "Uno sguardo (personale e spoileroso)
alla fantascienza di Virgilio Martini", edito in due
parti su Appeal Power, il 3 e il 10 luglio 2016:
https://appealpower.com/2016/07/03/uno-sguardo-personale-e-spoileroso-alla-fantascienza-di-virgilio-martini-12-by-di-massimo-acciai-baggiani/
e https://appealpower.com/2016/07/10/uno-sguardo-personale-e-spoileroso-alla-fantascienza-di-virgilio-martini-22-by-massimo-acciai-baggiani/.
2. Ad esempio a pag. 146 il pianeta Venere viene
definito "troppo piovoso" per essere colonizzato. Se
il romanzo fosse uscito una ventina d'anni prima
sarebbe stato verosimile dal punto di vista
scientifico, ma non lo è più dopo l'atterraggio
della sonda sovietica Venera 7 nel 1970.
3. Inoltre non si comprende come mai in oltre due
secoli la lingua inglese sia rimasta identica
nonostante l'imbarbarimento dei sopravvissuti.
4. Pag. 156.
5. Pubblicato ne "I racconti del grottesco e
dell'arabesco" (1840).
6. Solo in un caso, di cui sono a conoscenza,
l'ultimo uomo è davvero l'ultimo: ciò avviene nel
monumentale e sconcertante romanzo di Mary Shelley
"L'utimo uomo" (1826). Ma forse è giusto così: che
resta in fondo da dire all'ultimo uomo davanti alla
cancellazione di tutta la storia dell'umanità?
Niente. Il romanzo della Shelley lascia davvero
l'amaro in bocca. Anche in "Io sono leggenda" (1954)
di Richard Matheson c'è l'ultimo uomo che alla fine
muore: ma l'umanità si è in realtà trasformata in
una stirpe di vampiri e la storia umana comunque non
è andata persa.
7. Tesi risalente al 2001 e recentemente pubblicata
con Ermes Edizioni Scientifiche, vedi Bibliografia.
8. Pag. 135. Nel romanzo viene citato anche Ray
Bradbury e gli "uomini-libro" di "Fahrenheit 451"
(1951), a pag. 133.
9. "Chissà come si divertivano" in Asimov I., Tutti
i racconti, Milano, Mondadori, 1995.
Bibliografia
- Acciai M., La comunicazione nella fantascienza,
Ariccia, Ermes, 2016
- Asimov I., Tutti i racconti, Milano, Mondadori,
1994
- Cassini M., Gli ultimi sopravvissuti, Milano,
Edizioni Le Stelle, 1984
- Martini V., La Terra senza il Sole. Il mondo senza
donne, Chieti, Marino Solfanelli Editore, 1988
- Martini V., Il mondo senza donne, Lido di Jesolo,
Edizioni Tritone, 1969
- Martini V., L'allegra terza guerra mondiale,
Firenze, Edizioni Equatore, 1977
- Matheson R., Io sono leggenda, Milano, Mondadori,
1996
- Poe E.A., I racconti del grottesco, Milano,
Mondadori, 2013
- Shelley M., L'ultimo uomo, Firenze, Giunti, 1997
- Wells H.G., Nei giorni della cometa, Milano,
Mursia, 1997
|
|
|