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Narrativa
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi narrativi inediti,
purché rispettino i più elementari principi
morali e di decenza...
Le parole malate di
Pietro Rainero, L'ascensore
di Pietro Rainero
Poesia in italiano
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a chiunque voglia
inviare testi poetici inediti, purché rispettino
i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Lucia Dragotescu,
Manuela Leahu
Recensioni
In questo numero
segnaliamo:
- Appunti sul taccuino del tempo. I dolmen di
Liliana Ugolini
- Libri di Giovanni Tommasini
Articoli
Interviste
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Intervista a Marino Cassini
Marino Cassini, nato a
Isolabona (Imperia) il 29 maggio 1931 e laureato nel
1956 in Lettere Moderne presso l'Università degli
Studi di Genova, ha incominciato, nel 1971, ad
occuparsi di letteratura per ragazzi e a scrivere
per loro, allorché accettava dal Comune di Genova
l'incarico di fondare e dirigere una biblioteca per
l'infanzia: la Biblioteca Internazionale per la
Gioventù "E. De Amicis". Dal 1979 al 1991 ha diretto
la rivista comunale della biblioteca "LG Argomenti".
Ha collaborato alle riviste: "Andersen"; "Folio"; "Sfoglialibro";
"Il Ragguaglio Librario"; "La Nuova Tribuna
Letteraria"; "Peter Pan"; "Ludoteca" ed altre. Il
suo impegno nella narrativa gli ha procurato diversi
riconoscimenti tra i quali i principali sono: Premio
Il Navigante, 1967; Medaglia d?oro Premio Andersen,
1969 e coppa Università Popolare sestrese Premio
Andersen, 1972; Premio Ancora d'oro; II classificato
negli anni 1967 - 1969 - 1970; finalista al Premio
Bancarellino, 1970; Premio Castello, 1972; Premio
speciale Andersen - Baia delle favole, 1987. Nel
1996 ha ottenuto il Premio Andersen per il miglior
libro del 1995 e il I Premio Nazionale Letteratura
per l'Infanzia - Sardegna. Nel 2000 è giunto 2° nel
premio "Alpi Apuane".
Scrittore per ragazzi, animatore, critico e saggista
a cura di Angelo Nobile (Biografie), Edizioni
Liguori, 2011 (pp.232), Marino Cassini ricopre un
ruolo rilevante nel panorama della letteratura per
ragazzi dell'ultimo cinquantennio. Non vi è
praticamente genere narrativo nel quale non si sia
felicemente cimentato con originalità di invenzione,
eleganza e pulitezza di stile, impegno sociale e
civile, aderenza alla verità storica, fedele
ricostruzione di quadri di civiltà, sapiente
creazione di intrecci, con spiccato gusto per
l'umorismo, la suspense e il mistero. Personalità
versatile e poliedricamente variegata, Cassini ha
dispiegato la sua inesauribile vena creativa anche
in altre direzioni: dall'animazione alla critica del
libro per ragazzi, dall'enigmistica alla filatelia.
Il presente saggio, attraverso i qualificati
contributi di studiosi e di docenti universitari
della disciplina, illumina - col soccorso di una
puntuale intervista allo scrittore e della rassegna
dei giudizi pronunciati nel tempo dalla critica - i
molti versanti dell'impegno scrittorio, animativo e
saggistico di questo storico protagonista della
letteratura giovanile del nostro Paese.
Quando, come ha iniziato a scrivere e modelli
letterari?
E' detto comune che il primo amore non si scorda mai
e per uno scrittore quello che non si scorda mai è
il primo romanzo pubblicato.
E il mio primo lavoro per giovani a finire sotto un
torchio di stampa fu un romanzo di FS : "Da un metro
a tre centimetri, (Milano Ed. L'Ariete, 1964). Il
tema trattava gli effetti di una nube atomica e la
sopravvivenza in un mondo ostile. Un racconto di un
centinaio di pagine in cui due ragazzi, fratello e
sorella, e un cane, venuti a contatto con una nube
atomica provocata da un ordigno atomico fatto
esplodere dai francesi nel Sahara, rimpiccioliscono
e vengono ridotti a tre centimetri di altezza! Si
trovano quindi costretti a vivere in un mondo nuovo,
a tu per tu con gli insetti che diventano per loro
dei mostri spaventosi e feroci. L'idea mi venne dopo
aver letto il libro Tre millimetri al giorno (The
Incredible Shrinking Man), romanzo di fantascienza
del 1956 dello scrittore statunitense Richard
Matheson, edito nel 1962 dalla Mondadori nella
Collana "Urania" (n°277), collana che fece conoscere
la FS made in USA ai lettori italiani.
Generalmente, quando mi siedo al tavolino per dar
vita ad una storia di FS, imito quei pittori che,
prima di mettersi davanti ad un cavalletto per dar
forma ai loro disegni, visitano il Louvre, gli
Uffizi, il Prado per avere dei modelli artistici. Io
cerco i miei modelli letterari attraverso le
"abbondanti" letture di autori noti tra i quali
ricordo i romanzi di "anticipazione" di J. Verne,
quelli di fantascienza di Herbert George Wells, il
ciclo marziano di Burroughs, cui seguirono letture
di altri autori come Clarke, C.Simak, I.Asimov,
R.Bradbury, F.Leiber, J. Vance, P.Boulle, J.Bruner,
P.Anderson, R.Heinlen (autore di juveniles)…
E a questi si affiancano anche molti autori italiani
che tra fine Ottocento e i primi decenni del
Novecento non disdegnarono di scrivere opere di FS:
primi fra tutti Emilio Salgari col suo racconto Le
meraviglie del 2000, apparso nel 1907, e Yambo
(Enrico Novelli) che scrisse romanzi a soggetto "meraviglioso-scientifico":
La colonia Lunare, Atlantide. I figli dell'abisso,
Gli esploratori dell'infinito, L'atomo. Storia di un
mondo invisibile) e, buon ultimo, il
fantastico-umoristico L'uovo di pterodattilo, che si
conclude a Montecitorio davanti a Mussolini e ai
deputati che vedono Piri-Piri, uno pterodattilo,
volar via per ritornare nel suo mondo perduto.
Finale simile a quello del libro Un mondo perduto di
Conan Doyle.
A questi due scrittori italiani seguirono le letture
di : Luigi Motta, autore di I Flagellatori
dell'Oceano (1901), Il raggio naufragatore (1903), I
misteri del mare indiano (1904), Il gigante
dell'infinito (1906), L'onda turbinosa (1908), Gli
esploratori degli abissi (1909), La principessa
delle rose (1911), Il Tunnel sottomarino (1912), Il
vascello aereo (1913), I tesori del Maelstròm
(1919), L'isola di ferro (1919), Il sommergibile
fiammeggiante (1924), L'ombra dei mari (1926), La
battaglia dei ciclopi (1927), e Quando si fermò la
Terra (1951); Francesco Pestellini con il suo Mille
metri sotto il Sahara, edito da Bemporad (1938); G.
Ferri con La fine del secolo XX (1906); Alberto Orsi
con L'areostato nero (1918); Guglielmo Stocco con L'aereonave
fantasma (1910) e La Colonia infernale (1921); Renzo
Chiosso con I navigatori del cielo (1925) e La città
sottomarina (1945); Gastone Simoni che nel 1932
pubblicò con l'Editore Sonzogno L'isola del Faro
Rosso, in cui si narra di un naufragio avvenuto
nell'anno duemila, L'ultimo degli Atlantidi (1928),
La casa del cielo (1929), L'isola sommersa, L'idolo
d'acciaio, La barriera invisibile (1929), La città
del Sole (1929); Nino Salvaneschi La rivolta del
2023 (1920) e Szrénide (1921; Calogero Ciancimino,
che collaborò con Luigi Motta alla stesura di molti
romanzi, La nave senza nome (1932), seguita da Il
prosciugamento del Mediterraneo (1932), Come si
fermò la Terra (1933), Le bare di granito(1935).
E, per finire, nella scrittura di racconti brevi non
posso dimenticare l'influenza che ebbero la coppia
Fruttero e Lucentini quando scrissi Oltre i confini
della realtà tra misteri e fantasmi, Ed. E ELLE,
1996 (I premio nazionale Letteratura per l'infanzia
- Sardegna, 1996; Premio Andersen 1996 per il
miglior libro per ragazzi oltre i dieci anni), in
seguito ripubblicato da Arnoldo Mondadori Scuola,
Elemond, 1997, (con testo aggiornato con l'aggiunta
di due nuovi racconti).
Quanto conta per lei l'ispirazione, quanto la
tecnica?
E' per me difficile definire coerentemente la
creatività e l'ispirazione . Non credo sia l'
"estasi greca" cioè l'essere trasportato al di fuori
della mente, a contatto con i pensieri di Dio. Il
filosofo John Locke, la descrive come un'eco mentale
di idee che si richiama alla vicenda che si vuol
narrare; i romantici la ritengono causata dal genio,
una specie di "dio interno";
Per Carl Gustav Jung l'artista è l'unico che dentro
di sé porta ancora le tracce di una memoria razziale
non acquisita con l'esperienza ma derivante dal
patrimonio genetico, ed è colui che sente con
maggiore forza, e quindi è in grado di esprimerlo,
il conflitto tra l'"anima" primitiva e l'ego
civilizzato. Nella moderna psicologia l'ispirazione
è generalmente vista come un processo interamente
interiore che riesce a portare alla luce quanto è
nascosto.
Jean Gattegno in un suo saggio scrive"… l'errore di
tutti gli storici della fantascienza è di
dimenticare che non può esservi fantascienza
(nemmeno se battezzata 'anticipazione scientifica')
finché non vi sia scienza e scienza applicata… La
fantascienza nasce con la scienza".
Nel genere fantascientifico grande importanza ha la
scienza e la tecnica e, pertanto, ho sempre fatto
attenzione nel tener presente la differenza che
esiste, ad esempio, tra due scrittori importanti
definiti i due padri della fantascienza: Verne e
George Herbert Wells.
Esistono, infatti, ampie e significative differenze
non certo dovute all'intervallo di tempo che corre
tra le prime pubblicazioni dei due scrittori: Verne
iniziò a pubblicare nel 1863; Wells nel 1894 a oltre
trent'anni di distanza. Le differenze sono altre e
non per nulla si parla per il primo di
"anticipazione scientifica", e quindi,
opportunamente classificate come "viaggi
straordinari", sono oggi semplici avventure che
nulla più hanno di straordinario. Basti pensare a
Cinque settimane in pallone, Il giro del mondo in
ottanta giorni, Ventimila leghe sotto i mari, Dalla
Terra alla Luna, Intorno alla Luna. I viaggi di
Verne non sono più relegati nella sfera del
fantastico perché sono stati realmente compiuti e
anche le "invenzioni" verniane sono state
effettivamente inventate: vedi il sottomarino
elettrico (superato oggi da quello atomico), il
cinema, la televisione ecc., per cui poche delle sue
opere continuano ad appartenere al mondo puramente
fantastico come Viaggio al centro della Terra.
La differenza che intercorre fra meraviglioso e
straordinario consiste nel fatto che il meraviglioso
(vedi Wells) si basa sulla costruzione di mondi, di
universi, di leggi del tutto diverse da quelli
reali; lo straordinario (vedi Verne) si limita,
invece, ad alterare le leggi della natura quel tanto
o poco che sia possibile, ma sempre in ossequio alla
scienza anche se spinta alle estreme conseguenze e
poi nel fare in modo che la natura riporti il tutto
alla normalità. Col meraviglioso si inventano mondi
che non esistono; con lo straordinario si opera su
ciò che esiste e che può dare una garanzia
scientifica.
Per Verne, quindi: "sono le conseguenze scientifiche
dell'astronomo Black a permettere ai superstiti di
rallentare la fusione del ghiacciaio; sono le
proprietà della retina umana a consentire che sia
registrata e scoperta la vera identità degli
assassini del Capitano Gibson; sono le proprietà
dell'acqua dolce a salvare in extremis i naufraghi
del Chancellor; è la condensazione delle lacrime di
Michele Strogoff a impedirgli di perdere la vista;
sono gli effetti della rotazione terrestre a far
vincere la scommessa a Phileas Fogg". (Franco
Ferrini)
Verne si ferma a quello che Franco Ferrini definisce
il primo stadio della fantascienza, quello cioè che
"si giustifica in base ai soli risultati e che
anticipa unicamente sulle applicazioni". )
Wells appartiene, invece, al secondo stadio, quello
che "anticipa, almeno in parte, sui risultati
stessi". )
Verne è fiducioso nella scienza e nell'uomo; Wells
no perché con lui comincia a delinearsi la crisi e
il caos cui la scienza può portare. Verne considera
la fantascienza o per essere più precisi i suoi
"viaggi straordinari" come il segno caratteristico e
positivo della sua epoca; Wells la considera come
qualcosa di puramente letterario perciò l'uno arriva
solo a pensare i viaggi sulla Luna mentre l'altro si
cimenta con i viaggi nella quarta dimensione per
raggiungere l'infinito. Se anche Verne spezza una
lancia per il puro fantastico nel descrivere
qualcosa di impossibile a verificarsi come
l'incontro con animali preistorici da parte degli
esploratori che si dirigono al centro della Terra,
si tratta pur sempre di animali che sono esistiti e
che popolarono la Terra nel passato, quindi la
descrizione esula dal campo della pura fantasia.
Welles come Verne viaggia verso la Luna, ma mentre
il francese per il gran balzo si avvale di leggi
balistiche, Wells usa mezzi puramente immaginari e
fa innalzare la sua navicella mediante la cavorite,
un inesistente metallo antigravità. Sulla Luna poi
l'inglese non esita a far incontrare i suoi
viaggiatori con i seleniti, esseri simili a
formiche.
L'incontro dell'uomo con esseri di altri mondi (tema
non trattato da Verne) o meglio la conquista della
Terra da parte di esseri venuti dallo spazio e ben
più potenti dell'uomo si accentua maggiormente nel
volume The War of the Worlds (La guerra dei mondi)
apparso a puntate nel 1897. La trama offre
all'autore spunti sensazionali quali l'arrivo delle
astronavi marziane, la distruzione di Londra, la
spaventosa descrizione dell'aspetto degli esseri
venuti da Marte, forse i primi BEM della
fantascienza. Offre pure a Wells la possibilità di
criticare la politica espansionistica inglese e i
metodi usati verso certe popolazioni indifese
dell'Africa e dell'Asia. I terrestri, infatti, messi
alla mercé dei più potenti invasori spaziali, sono
descritti alla stregua di popoli inferiori
conquistati con la forza.
Anche l'altra opera The Time Machine (La macchina
del tempo, 1895), al di là delle suggestioni che
crea con le immagini di un viaggio nella quarta
dimensione, affronta un aspetto sociale che Wells
vede e analizza in modo negativo. Si tratta della
crisi dell'uomo, della distruzione della borghesia e
del suo asservimento completo ad un proletariato
padrone delle macchine, ma costretto ad una vita
sotterranea e al cannibalismo per poter
sopravvivere. Il Viaggiatore del Tempo sfugge la
società in cui vive, ma non per questo trova nel
futuro una società migliore; i figli dei proletari,
i detentori del potere, sono decaduti allo stato
bestiale mentre gli Eloi, la classe un tempo
egemone, sfruttatrice e capitalista, è diventata un
gregge amorfo e senza iniziative, un gregge pasciuto
e custodito dai Morlocks a fini alimentari.
Wells non ha alcuna fiducia nell'uomo. Nella Guerra
dei mondi non è l'uomo a debellare i marziani, ma è
la natura a trovare in se stessa le difese
necessarie; non l'uomo con tutta la sua massa
cerebrale a vincere, ma l'essere vivente più
piccolo, un microrganismo riesce ad avere ragione
dei mostri venuti dallo spazio. E che l'uomo non
vinca a causa del suo innato egoismo viene
dimostrato in altre due opere: The invisibile Man
(L'uomo invisibile, 1897), in cui la scoperta
scientifica non viene divulgata dal protagonista ma
sfruttata per suo uso e consumo, e The Island of Dr.
Moreau (L'isola del dr. Moreau, 1896), un romanzo
cupo e tenebroso, dominato dalla figura di uno
scienziato che vorrebbe costruire l'uomo partendo
dalla bestia e finisce miseramente.
"Wells, - osserva acutamente C. Pagetti - attraverso
una situazione fantascientifica, una mitologia del
futuro,.. ha interpretato la crisi della sua epoca,
i contrasti che stavano minando anche spiritualmente
una società incapace di rinnovarsi dall'alto in
basso. Nello stesso tempo Wells mostra la vocazione
apocalittica della fantascienza che si afferma come
letteratura soprattutto nei momenti di crisi e come
espressione della crisi.
Ma Wells, oltre a interpretare crisi e contrasti e
una visione negativa della società del suo tempo, si
afferma come il 'costruttore' di quello schema che
rimarrà fisso in molti racconti di fantascienza e
che si esemplifica in quattro punti essenziali: a)
presenza di un fatto insolito e fantastico.; b)
apparente incapacità della scienza a rimediare; c)
fortunata trovata scientifica o parascientifica
capace di risolvere in extremis la situazione; d)
finale positivo (quest'ultimo non sempre presente
nelle opere dello scrittore inglese).
Quale peso ha il retroterra culturale nella
creazione letteraria?
La risposta è breve. Senza un solido retroterra
culturale e una solida conoscenza
tecnico-scientifica in molti campi diventa difficile
costruire valide impalcature su cui lavorare con
buoni risultati.
Le parole chiave dell'èra attuale, battezzata
"èra digitale" sono: multimedialità, mass media,
integrazione, virtualità. Cosa hanno cambiato le
nuove tecnologie digitali nella creazione artistica,
se hanno cambiato qualcosa?
Se si mette a confronto la prima FS, quella presente
nei primi Romanzi di Urania, con le produzioni
recenti esiste un profondo solco. Nei romanzi di
Urania l'avventura prevaleva sulla parte tecnico
scientifica. Oggi mi sembra che le due voci si siano
invertite.
Se paragono la lettura dei miei vent'anni con quella
di oggi noto subito un "godimento" minore rispetto
al passato, forse dovuto all'eccessiva prevalenza di
dati scientifici. Per me la lettura di un testo deve
suscitare piacere.
Nel suo romanzo del 1984 "Gli ultimi
sopravvissuti" immaginava un futuro senza libri:
prevedeva che intorno alla metà di questo secolo
tutto passerà al digitale. È ancora convinto di
questa previsione? Manterrà il proprio ruolo il
testo cartaceo di fronte al dilagare di internet e
degli ipertesti?
Nel 1971 diedi vita a Genova alla "Biblioteca
Internazionale per la Gioventù "Edmondo de Amicis "
del Comune di Genova , della quale fui direttore per
qualche decennio. Il tema di un futuro senza libri,
di una situazione alla Farehneit, era spesso
argomento di discussione con intere classi di
ragazzi. Ricordo che non di rado proponevo ai
giovani visitatori la lettura di brani di una
novella di Verne La giornata d'un giornalista
americano nell'anno 2889 in cui tutto era governato
dalla tecnica. Fu in una di quelle occasioni che
pensai ad un lungo racconto in cui il libro era il
tema principale. Non si trattava di un racconto
fantascientifico, ma semplicemente fantastico. Aveva
per titolo "I libri sbiaditi" (Ed. Bibliografica,
1993)
L'argomento ruotava sulle osservazioni di alcuni
lettori che comunicano al bibliotecario la presenza
tra gli scaffali di libri quasi completamente
sbiaditi e, quindi, illeggibili. Il bibliotecario si
preoccupa e cerca la causa del guaio, pensando di
interpellare anche l'Istituto di patologia del
libro. Ma inutilmente. La moglie, per caso, scopre
che un libro che il marito aveva portato a casa
perché venisse esaminato, ha riacquistato e
inspiegabilmente la nitidezza delle pagine e del
disegno. Perché? Un piccolo giallo in biblioteca la
cui soluzione è legata alla non lettura e al
disinteresse verso i libri.
La soluzione era semplice: se un libro non viene mai
letto, non viene mai "manipolato, sfogliato,
visitato, segnato anche con una orecchietta (che
orrore per me bibliotecario!!), il suo contenuto e
le immagini sbiadiscono lentamente, fino a sparire.
A dar vita ai libri è il lettore . Quindi spetta a
noi continuare a leggere per far sì che il libro
continui ad esistere. Ma sembra che oggi i libri non
si sfoglino più, orecchiette non se ne possono fare:
si "picchietta", si accarezzano con i polpastrelli
le lettere sui tabloid… e si perde il profumo del
libro. Sì, un tempo feci la profezia della scomparsa
del libro sostituito da uno schermo.
Ma allora non avevo ancora scoperto che l'anagramma
di BIBLIOTECARIO è BEATO COI LIBRI. Per cui oggi
sostengo che i due sistemi di lettura: libro,
tabloid (o altra trovata tecnologica) possono
coesistere. Come oggi esistono coloro che hanno la
passione del collezionismo di una infinità di
oggetti, cartoline, immagini, figurine ecc.,
esisteranno sempre i collezionisti di libri.
Tale affermazione mi deriva dal fatto che oggi mi
sono interamente dedicato alla raccolta di
francobolli e ho notato che le Poste fanno sempre
più ricorso ad obliterazioni meccaniche per lettere,
cartoline, pacchi ecc. evitando l'uso di
francobolli.
La conseguenza logica dovrebbe essere una emissione
di valori postali sempre più in calo. E, invece no;
è sempre più in aumento con ottime emissioni,
maggior cura delle immagini. In parole semplici la
produzione di francobolli si rivolge sempre più ad
un numero di fans, di collezionisti appassionati.
Così, penso, avverrà per i libri.
Riguardo a "Gli ultimi
sopravvissuti": com'è nata
l'idea? Che dire del lavoro di ricerca che sta
dietro il romanzo? Quanto tempo ha richiesto la
stesura?
Vi è un altro mio romanzo post apocalittico che si
può affiancare agli Ultimi sopravvissuti: è
"L'ultima arca", (Milano, Ed. Le Stelle, 1982).
Tratta del rapporto tra uomo e natura.;
dell'alterazione dell'equilibro naturale; del futuro
dell'umanità.
Argomento: Mars 10, una navicella spaziale, atterra
dopo aver compiuto una esplorazione su Marte, il
pianeta rosso con i suoi innumerevoli e misteriosi
canali. Finalmente l'umanità potrà conoscere i
segreti del pianeta. Ma il con rientro della
navicella inizia anche una catastrofe che muterà il
nostro equilibrio ecologico. Scoppia una epidemia
dovuta ad un virus portato da Marte, che si annida
in tutti gli animali (dall'ameba all'elefante) i
quali che risultano essere portatri sani, ma che
viene trasmesso agli uomini con esito mortale.
L'unica soluzione: l'estinzione totale della catena
zoologica. Quindi ad un ridimensionamento dell'uomo,
da sempre legato per sostentamento e per affetto
verso molte specie animali. Un dilemma: sopprimere
ogni forma animale e vivere o viceversa?
Per la prima volta nel mio lavoro di scrittore mi
sono sentito in difficoltà sul finale della storia.
Ricordo di aver sottoposto il problema ad un gruppo
di lettori della biblioteca per avere il loro
parere: distruggere tutti gli animali portatori di
un virus letale per l'uomo o salvarli
dall'estinzione? Non sono intervenuto nella
discussione. Come un giudice ho atteso la fatidica
frase che risuona nel tribunali: "la giurià ha
raggiunto una soluzione?"
Sì, la raggiunsero: gli animali furono condannati
all'estinzione.
Ho seguito il parere dei ragazzi…
…ma ho aggiunto un capitolo finale "Ritorno alle
origini" . Un capitolo di speranza. Nel mio vaso di
Pandora era rimasta solo la speranza.
Ha mai pensato ad una trasposizione
cinematografica dei suoi romanzi? In caso
affermativo, quali attori e attrici vedrebbe bene
nei vari ruoli principali?
No. Solo quando ho visto il film Tesoro, mi si sono
ristretti i ragazzi (Honey, I Shrunk the Kids)
(1989), diretto dal regista Joe Johnston), mi sono
ricordato del mio primo romanzo per giovani.
In seguito ho pure assistito al tema classico della
miniaturizzazione di cose e persone (La bambola del
diavolo, Il dottor Cyclops, Radiazioni BX:
Distruzione uomo, Viaggio allucinante soltanto per
citarne alcuni entrati nella storia del cinema
fantastico.
Parliamo di fantascienza, genere letterario che
adoro e in cui mi sono cimentato spesso anch'io come
autore e come saggista. Genere spesso ingiustamente
trascurato dalla critica ufficiale, eppure dotato di
straordinarie potenzialità. Lei ne dà una sua
definizione nella prefazione a "Gli ultimi
sopravvissuti": può riassumerla qui per i nostri
lettori?
In un breve saggio presente nel mio sito internet
(www.marinocassini.it) alla voce fantascienza
concludevo : "La fantascienza, per essere veramente
tale, deve supporre come realizzata una ipotesi che
i dati della scienza attuale ritengono realizzabile
e, quindi, possibile".
Attenersi, però, strettamente a questa regola
porrebbe evidenti limiti al genere e restringerebbe
alquanto la fantasia dello scrittore,; anzi,
l'elemento scientifico soffocherebbe il fantastico.
Ecco perché nel genere rientrano anche elementi
eterogenei che passano dall'avventura nel tempo,
nello spazio solare, extrasolare, galattico, ad
avventure nel macrocosmo e nel microcosmo o a
previsioni di future particolari condizioni
storiche, sociali, politiche, ecologiche,
biologiche, religiose.
Assai spesso, in verità l'elemento scientifico o
tecnologico serve solo come spunto iniziale, come
mezzo per inserire l'uomo in un mondo diverso dal
nostro, in una situazione fuori della realtà. Sono
questi i romanzi "con molta fantasia e "con poca
scienza", i quali, per lo più, vengono indirizzati
ad un pubblico giovanile con grave detrimento al
genere il quale automaticamente passa dal filone
fantascientifico a quello avventuroso fantastico;
ruolo che, ad esempio, ebbero alcune opere apparse
prima dello sviluppo del tecnicismo quale si
annuncia nella seconda metà del secolo
diciannovesimo.
La fantascienza è un genere poco praticato in
Italia, nella narrativa e ancora meno nel cinema:
perché secondo lei nel nostro paese si scrive poco
di fantascienza e si fanno pochi film ambientati nel
futuro o su altri mondi?
Nel 1965 si discusse a lungo in Italia sul problema
delle due culture, un problema che da secoli vede i
letterati e gli umanisti distinti dagli scienziati e
ricercatori con un taglio così netto da non poter
ammettere rapporti o scambi. Si rimprovera agli uni
l'eccessivo tecnicismo, il chiudersi entro
l'ermetica torre della specializzazione; agli altri
viene lanciata l'accusa di essersi fermati a idee
del passato, ormai obsolete e superate.
Pochi, allora, avvertirono l'esistenza di un genere
letterario che poteva fungere da tramite tra le due
culture, che poteva gettare un ponte tra letterati e
tecnici, tra scienziati e filosofi, tra fantasia e
tecnica.
La fantascienza non distingue tra varie culture;
apre tra esse un dialogo indispensabile, conscia del
fatto che l'eccessiva specializzazione rischia di
tener gli uni lontani dagli altri, ognuno col suo
linguaggio ermetico, incomprensibile al vicino.
Purtroppo la matrice culturale umanistica fa parte
del nostro DNA. Forse è questa un'àncora che prima o
poi dovremo riuscire a salpare.
Di cosa si occupa attualmente? Progetti per il
futuro?
Oggi mi occupo solamente di filatelia, un hobby nato
durante la mia adolescenza, rimasto addormentato
durante gli anni di lavoro e ritornato in vita con
la pensione. Oggi non scrivo più. Con la scomparsa
della mia compagna di vita se n'è andata anche la
fantasia. Ma da ex bibliotecario, oggi mi è rimasta
solo la curiosità della ricerca , una ricerca
certosina, maniacale legata ad alcuni generi
presenti in filatelia.
Per avere una visione del mio lavoro di ricerca,
rimando al mio sito internet, (www.marinocassini,it)
alla alla voce "Marino e i francobolli". Buona parte
di esso è occupata dai seguenti temi: NARPOEDRA (NARratori-POEti-DRAmmaturghi);
COMICSFILATELIA; FRANCOBOLLI STRAVAGANTI (
francobolli animati, da seminare, con crittogrammi,
di stoffa, di sughero, stereoscopici , in braille,
con diamanti incorporati ecc., rotondi, a losanga, a
forma di animale, stelle, ecc ), FIABE LEGGENDE E
MITI, EROS E PSICHE (o il nudo artistico in
filatelia [inserito per ora solo in parte])
Oggi sto facendo ricerche su quello che io chiamo
"L'ultimo canto del cigno" e cioè la ricerca su La
MUSICA NEI FRANCOBOLLI. E cosa vi può essere di più
bello se non terminare il lavoro con la musica?
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