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Libri a fumetti
Teatro
Miti mutanti 31
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Il principio di Archimede
"Ogni corpo immerso parzialmente
o completamente in un fluido (liquido o gas) riceve
una spinta verticale dal basso verso l'alto, uguale
per intensità al peso del volume del fluido
spostato": così recita il principio di Archimede,
formulato ventitré secoli fa dal celebre filosofo
greco. L'omonimo titolo della piece teatrale del
catalano Josep Maria Miró parrebbe contraddire la
morale che se ne potrebbe trarre; le infatti
conseguenze sono del tutto sproporzionate rispetto
al fatto di partenza: un giovane istruttore di
nuoto, Jordi, bacia un suo allievo - il piccolo Alex
- per fargli superare la sua paura dell'acqua.
Quanto era innocente quel bacio che, secondo quanto
riferito da una compagna di corso al padre, sarebbe
stato sulle labbra? Dobbiamo credere alla versione
di Jordi che afferma di averlo dato sulla guancia,
come già successo altre volte?
Con la pedofilia non si scherza di questi tempi: lo
scopre per primo lo stesso Jordi - di cui noi
stessi, il pubblico, dubitiamo - e lo scoprono Anna
(la direttrice della piscina, che ha perduto suo
figlio sedicenne in tragiche circostanze) e il
collega Hector. Attraverso Facebook si scatena la
psicosi fino ad arrivare alla violenza finale, in un
crescendo perfetto dal punto di vista della
sceneggiatura.
L'azione, che vede sulla scena solo quattro
personaggi, si svolge tutta in uno spogliatoio, con
continui salti temporali che sviluppano a poco a
poco la vicenda che si ingigantisce sempre di più.
Bravissimi gli attori (Giulio Maria Corso, Monica
Bauco, Riccardo Naldini e Samuele Picchi) diretti
dal geniale Angelo Savelli (autore anche della
traduzione) anche se qualche scena di nudo maschile
poteva a mio parere essere risparmiata al pubblico.
Un'opera insomma molto particolare, forte, diretta
come un pugno nello stomaco, che tratta una tematica
delicata e attuale, giocandola sull'ambiguità e
sull'analisi della paura.
Firenze, 18 febbraio 2018
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