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Narrativa

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi narrativi inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
Un ragazzo del '25 di Antonella Bausi, Una lettera di Emanuela Ferrari, Il lato sbagliato di Grazia Filomeno

Poesia in italiano

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Alessandra Ferrari, Emanuela Ferrari

Poesia in lingua

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Lucia Dragotescu

Interviste

Il mondo di Rossana D'Angelo, instancabile poetessa romana
A cura di Massimo Acciai Baggiani
Chiacchierando con Michele Protopapas, scrittore e insegnante
A cura di Massimo Acciai Baggiani

Articoli

I racconti di Michele Protopapas, tra horror e fantascienza
di Massimo Acciai Baggiani
Sherlock Holmes e la fisica
di Massimo Acciai Baggiani
Guida turistica shakespeariana di Firenze
di Massimo Acciai Baggiani

Il lato sbagliato
 

Grazia Filomeno
 


 

CECI e FILOMENO

Il lato sbagliato è un luogo, una persona, un evento, un momento non troppo lontano da te.
Prima o poi ti capiterà di incontrarlo, di viverlo o di conoscerlo: in prima seconda o terza persona, non importa.
Il lato sbagliato è il disonesto della vita.
Il lato dove è possibile riflettere, capire e conoscere se si vuole.
Sarà possibile cambiare o rimanere inermi.
Tutto dipende dalla volontà, direbbero persone più sagge, io invece dico che dipende dalla predisposizione dell'animo umano, ma il mio è un miope punto di vista.

"Hermanna"

Il bar non era affollato rispetto ai locali che lo circondavano, oserei dire fosse quasi vuoto.
Lo stile americano era inconfondibile. Gli anni Cinquanta si facevano spazio. E forse non era un locale per tutti.
Tutt'intorno regnava la confusione, come quasi sempre avviene in un giorno festivo forse religioso, ma non lì, in quel locale aleggiava un profumo dolce e morbido.
Blue Velvet risuonava malinconica, allietando i sensi dei pochi clienti seduti lì in cerca di un rifugio.
La porta si aprì incerta, facendo fare il suo ingresso ad un donna adulta, con un dolce sorriso e dall'aspetto molto curato nonostante le fatiche quotidiane a cui doveva far fronte e che bene le si leggevano sulle piccole mani che teneramente stringevano il braccio di un'acerba ragazza, come se avesse paura che potesse andar via. Quest'ultima infatti aveva un fare che non poteva di certo dirsi felice. Le rughette intorno le labbra manifestavano sdegno, e mentre parlava le si contraevano talmente tanti micro muscoli disgustati che quasi mi passò la voglia di finire il mio caffè (la gente sa quanto adori il caffè).
Si sedettero al tavolino davanti al mio, cosicché mi risultò difficile non continuare ad essere osservatrice passiva di quella insolita scena.
La signora aprì il portafogli prima di ordinare e forse la delusione la indusse a optare per un caffè dando però spazio all'ingordigia della giovane che al contrario non si fece mancare nulla.
Non posso assicurare la mia tranquillità nella visione di una scena cosi aberrante, ma non avrei potuto far nulla, neanche offrire io stessa qualcosa perché quella donna si mostrava così orgogliosa di poter offrire quel pasto alla giovane che avrei potuto rovinare quell'unico sfizio a lei concesso.
Decidendo a quel punto di uscire per fumare, dalla vetrina notai quanto lentamente quella donna stava sorseggiando il suo caffè, mentre le mani sudaticce le si contorcevano sul ventre.
Quando rientrai la giovane avendo avidamente divorato la metà del locale chiese il conto, senza farsi troppi scrupoli se l'altra avesse finito o meno, e proprio quest'ultima iniziò con l'anima accalorata un sorta di preghiera:
- Amore mio, torna a casa, sei tutta la mia vita, non so più come fare, ho bisogno di te, ti darò tutto, non ti farò mancare nulla, ti prego, io e tua sorella abbiamo bisogno di te, non abbandonarci…
Un vento gelido carico di egoismo travolse il locale.
La mano della donna si posò dolcemente su quella della giovane che la ritrasse furiosamente.
Sentendosi rifiutata la mano cercò rifugio dalla parte del cuore.

- Va bene, amore mio, lo capisco, non preoccuparti… la tua mamma capisce tutto.
Il conto arrivò e la donna come avevo previsto si premurò di pagarlo; la giovane si volse verso la vetrina osservando in direzione della macchina sportiva (parecchio costosa) che sicuramente la stava aspettando, infatti iniziò ad indossare il soprabito. Tirò fuori i lunghi capelli corvini che erano rimasti incastrati dalla parte interna ed uscì senza cerimonie.
La donna che da prima era stata intenta a scavare nel suo portafogli per la fretta di raggiungerla non si perse più nel conto e lasciò una banconota che direttamente tirò fuori da una busta che recava la scritta: "Mensa scuola".
Riuscì a raggiungerla e la afferrò con tale impeto da riuscire a portasela al petto e a stringerla forte a sé per l'intensità di qualche secondo che venne turbato da un impreciso ed invernale movimento della giovane che dopo essersi liberata attraversò la strada e salì in macchina.
La donna rimase immobile con il capo chino, non so dirvi per quanto, ne se stesse piangendo, ma sono sicura che qualcuno fece in modo che il fondo da cui lei avevo attinto fosse ripristinato come per magia.
Lungo la strada alzai lo sguardo al cielo, la luna cullava un bambino ed una stella le sussurrava una dolce poesia.
Dopo uno squillo mia madre rispose.
- Ma', sai che si dice che tutte le mamme vanno in paradiso? Sai perché?
- No, perché?
- Perché siete gli angeli della terra… e tu sei il mio sempre!! E ti chiedo scusa per tutte le volte in cui sono stata così disonesta da farti star male.
- Perché dici queste cose?! È successo qualcosa, stai bene?
- Ma tranquilla, va tutto bene, solo che volevo dirtelo.
- Va bene, allora ti ringrazio, sei la mia vita ricorda anche tu questo: la tua mamma ci sarà sempre.
- Sono proprio fortunata, farò la figlia a vita!
- Che ne pensi di trovare un bravo ragazzo e poi pensare di fare anche la mamma? Io mi sento pronta ad essere nonna, anzi per Natale vorrei proprio questo come regalo.
- Ti avevo letto nel pensiero e sto andando in clinica per l'inseminazione.
- Sei una causa persa.
- Mamma stai tranquilla, se l'amore mi chiamerà risponderò, sono felice non preoccuparti, ho tanto…
- Come vuoi, sai che ci provo ogni tanto.
- Lo so altrimenti non saresti tu.
- Arrivata a casa?
- Sì, sto aprendo il portone.
- Va bene, allora buonanotte figlia mia. Fai bei sogni e non avere mai paura.
- Buonanotte mamma, ti voglio bene.
- Anche io figlia mia, più di quello che tu possa solo lontanamente immaginare.

"Dieciocho"

Il sole ormai era scomparso dietro la montagna, nonostante fossero ancora le sei di pomeriggio era buio pesto.
La studentessa, affannata dopo il suo vessante lavoro, si prestava ad attraversare il breve tratto di strada che la separava dalla fermata del tram quando proprio dal quel punto che stava raggiungendo un ragazzo la vide e ne fu folgorato amabilmente.
Notò il suo incedere risoluto e femminile, il portamento sicuro ma non del tutto, l'inconsapevolezza di essere bella che si contrapponeva al suo sguardo felice. E quel sorriso quando inciampò nei lacci gli fece pensare di non aver mai conosciuto una simile creatura, se non in qualche romanzo. Eppure nessuna avrebbe mai avuto i suoi occhi, tre tonalità che rimandavano alla bellezza della vita.
La studentessa dopo aver fatto il suo biglietto annodò il laccio della scarpa che notoriamente era causa delle sue fantozziane figure. Mentre rialzava il capo notò il ragazzo e subito pensò che sicuramente appartenessero alla stessa terra, perché il profumo del mare lo porti sempre con te.
La nostalgia della sua terra le fece tirar fuori una sigaretta.
Al primo tiro notò che il ragazzo frugava ansiosamente nel suo zaino, forse cercava un accendino, pensò la ragazza.
- Non trovi l'accendino?
- Come hai capito che sono italiano? Comunque sì, credo di averlo lasciato in ufficio.
- Ci ho provato, tieni.
Mentre gli porgeva il suo accendino il ragazzo impazziva di gioia al solo pensiero di aver parlato con lei.
- Fisico, chimico o ingegnere?
- Fisico, e tu invece? Non mi dire che lavori anche tu qui?
- No, non è il mio genere o io il suo, lavoro in una famiglia che abita al confine, quindi la fermata più vicina dopo il pullman è questa.
- E poi?
- Cosa?
- Raccontami di te.
- Mi sono trasferita perché ho bisogno di imparare bene la lingua, lo faccio per me, non per lavoro né per l'università, è solo una cosa mia! E poi in Italia studio Lettere Moderne. Tu, invece? Qual è la tua storia?
- Sono un Fisico che vive qui da tre immensi e lunghi anni, che si è rotto le palle e che vorrebbe ritornare in Italia ma non è possibile, a meno che non voglia morire di fame e diventare un senzatetto.
- Che palle, non è possibile; questo tipo di argomento mi urta terribilmente, non concepisco come uno stato sia in grado di arrivare al declino in questo modo, è ingiusto pensare poi che la nostra terra, la terra della cultura per eccellenza si riduca ad un'ignoranza simile.
- Cambiamo argomento, altrimenti ci verrà una gastrite. Di dove sei?
- Di Bari, e tu?
- Milano.
- Con o senza pregiudizi?
- In che senso?
-Pochi giorni fa ho dovuto assistere ad una conversazione dove si diceva che il Sud Italia è mafioso e che bisogna riattiva l'economia lì portandola ai livelli del Nord per poter porre fine a questa, ovviamente non ho potuto tacere ma il mio intervento si è rivelato inutile e logorante. La mia terra è fertile, non è mafiosa.
- Certo la mafia del Sud ora diventerà la barzelletta dell'anno, poi portare la merda del Nord al Sud dove ancora è possibile respirare mi sembrano argomentazioni di un logico folle.
I due scoppiarono a ridere. Il cuore della studentessa si faceva pieno. La vita riusciva ogni giorno a sorprenderla e meravigliarla ancora e nonostante il tutto che la circondava. Quelli erano i momenti che più amava; semplici, vivi e pieni.
Salirono sul tram sedendosi l'uno di fronte all'altra per poter continuare meglio la loro conversazione. Era così facile, così semplice che entrambi guastarono a pieno ogni singola parola respirando l'uno il meglio dell'altra e viceversa. Assaporarono la bontà nella forma più delicata. Il profumo del mare aleggiò in quel vortice sereno. La studentessa stava perfino dimenticando l'ansia per il corso che la attendeva.
- Dove vai?
- Ad un corso, tu?
- Devo prendere la mia macchina che ieri ho parcheggiato in un posto non autorizzato e spero di ritrovare…
- Non potevi prenderla stamani?
- Ho dormito dalla ragazza con cui mi vedo e ho fatto tardi stamattina.
Pronunciate quelle parole il suo volto parve incupirsi.
La studentessa non dimostrò alcun segno di turbamento e con lo stesso sorriso rispose:
- Spero che tu possa recuperarla senza alcun intoppo - si alzò - la mia fermata è questa. Ti auguro ogni bene che la vita possa offrirti e mi auguro che tu possa rivedere il prima possibile la nostra amata terra, è stato un piacere incontrarti.
Il ragazzo non ebbe il tempo di dir nulla che lei era già andata via.
Rimase immobile. Rimpiangendo l'amara verità.
L'aveva persa e non sapeva neanche il suo nome, avevano parlato per un'ora senza neanche presentarsi e adesso lei era andata via, ma non era questo il peggio; lei era andata via convinta che lui fosse impegnato.
Non lo era, aveva solo voluto utilizzare termini che fossero all'altezza della sua interlocutrice, e anche perché gli sembrava squallido da parte di un uomo vantarsi delle proprie conquiste in qualsiasi modo, ma forse anche perché se ne vergognava.
La ragazza con cui si vedeva in realtà era una ragazza con la quale faceva solo del sesso in cupi momenti della sua vita. E la sera precedente lo era stata, era stato nuovamente rifiutato per un posto di lavoro nella sua patria, e lo sconforto lo aveva indotto a cedere a quel rapporto malsano e senza futuro.
Se solo avesse saputo, se solo…
Ma il presente suggeriva spunti differenti.
Lui a quel punto scelse quello più arduo, più lungo. Decise di lottare.

"Muera"

Era bella come una principessa orientale. Nessuna donna l'avrebbe mai invidiata perché la sua dolcezza era tale da eludere qualunque sentimento negativo.
Quel giorno indossava un abito rosa che dava maggior risalto al suo incarnato esotico. Con sé aveva solo una piccola valigia, sarebbe rimasta poco, due giorni. Il suo più che un saluto era un addio.
La sua amica non poteva capirlo pur sapendo, ma questo a lei non dispiaceva perché le concedeva la possibilità di non pensarci.
Dopo essersi incontrate in aeroporto le due si concessero una piccola cena in un locale in periferia, per poi passare andare a casa godersi una serata loca.
Questa serata loca era da loro intesa come una serata a base di alcool (un bicchiere di vino), sigarette (tre in due), confessioni sconce (di ogni genere) per poi finire alla pura depravazione: la lettura di un classico con la conseguente analisi che in verità si sarebbe potuta definire meglio come autopsia del classico.
Quella era la serata di Cime Tempestose.
- È la perfezione…
- Vuoi forse dirmi che rinunceresti all'amore? - disse l'amica.
- Chaty non rinuncia all'amore, lo segue totalmente cercando di rimanere fedele a se stessa.
- Non mi sembra fedeltà sposare un altro.
- Vai oltre le apparenze, non rimanere ferma su quella che si vede. L'amore va oltre, è uno spirito indomabile.
- Va coltivato e non dato a chi capita giusto per accontentarsi.
- L'amore ha mille forme…
- Non certo però quella dell'egoismo.
- Siamo tutti egoisti e concretamente vittime dei nostri dissidi interiori.
- Ma non logorati al punto di morirne.
- Loro non muoiono infatti.
E mentre la discussione si perdeva negli infiniti filamenti della vita e sulle congetture astratte di due menti brillanti il telefono della principessa scalciava senza ritegno.
Nessuna delle due se ne accorse.
Presero entrambe sonno sul divano.
L'indomani l'amica per prima si sveglio e mentre era intenta a preparare la colazione notò la schermata accesa del telefono, lo prese rimanendo allibita.
Poteva solo vedere le anteprime, fortunatamente, e fu già abbastanza.
Lo posò e continuò il suo mestiere, allontanando dalla mente ogni pensiero.
Quando fu tutto pronto svegliò la principessa che udendo il soave aroma del caffè le disse:
- Sei la migliore amica che si possa avere.
- E tu la più bella sposa che io abbia mai visto.
- Non pensiamoci va, mi avrà rotto il telefono a furia di chiamarmi e mandarmi messaggi.
- Ma allora perché lo sposi?
- Devo farlo.
- Perché?
- L'amore non è mai una ragione sufficiente per sposarsi.
A quel punto entrambe cambiarono argomento, finita la colazione la principessa prese il telefono e mandò un solo messaggio. Rimase composta e inerme alla vista di quelle accuse che le erano state mosse, ma ormai ci era abituata, lui era così, non sarebbe cambiato.
E per quanto menefreghista poteva sembrare il suo atteggiamento, era il semplice desiderio di saggiare la vita a modo suo un'ultima volta.
Il giorno dopo prese e l'aereo e ripartì.
L'amica pensò che non fosse vero amore, ma non disse nulla perché ne sapeva ben poco a riguardo.

"Le brave ragazze"
C'è una piccola cittadina al Sud, un Sud qualunque, una cittadina qualunque, dove ancora si possono trovare rari esemplari di ragazze in età da marito, abbastanza meritevoli, anzi forse più meritevoli di chiunque altro.
Questi rari esemplari tentano di sopravvivere in paesi con un certo tipo di clima, da profana quale sono io lo definirei: chiuso, gretto, antico, volgare, stupido e potrei andare ancora avanti.
In questi posti è ancora possibile trovare casi umani che le assecondino; esse infatti divulgano finte verginità, attuando una rigida, ma flessibile, condotta di astensione dai piaceri terreni, pardon dal sesso, fino al lieto evento del funesto giorno in cui un uomo si arrischia a fare un passo dal quale in ogni caso si ritroverà solo con un paio di mutande.
Chiaro è che questa condotta puritana rimane tale solo a parole, solo per indurre in tentazione un certo tipo di uomini.
Questi esemplari professano una fede comune all'occidente, una fede tipica del Sud in cui esse si insidiano. Sono brave e doverose, pregano bene e sono attente nel rispettare tutti i tempi del rosario, i loro abiti così casti farebbero arrossire mia nonna, ma anacronisticamente esse vivono nei nostri tumultuosi anni, attente però che quando escono dal luogo sacro sarebbero capaci degli atti più brutali.
L'uomo su cui pongono la loro attenzione non ha il presunto potere decisionale dovuto da legislazione, può solo arrendersi alla sciagura che di lì a poco tempo gli capiterà.

Una volta ho avuto la disavventura di conoscerne una.
Bruttissima esperienza.
Contro le loro finte verità nulla può la ragione.
- Credo sia impossibile stare con un uomo dieci anni e non far nulla!
- Io ci sono riuscita benissimo.
- Evidentemente non eravate attratti l'uno dall'altra.
- Certo che lo eravamo, ma non ci siamo fatti indurre in tentazione.
- Allora forse non sapete che anche la masturbazione è una forma di sesso.
- Ma cosa dici? - scandalizzata per la mia poca delicatezza - certe parole non si dicono, e comunque quando dico che non abbiamo fatto nulla è nulla!
Peccato che la verità fosse un'altra, ma non mi andava di insinuarmi in discorsi tediosi e dei quali poco mi importava.
Quando però ne fu vittima un mio sventurato amico, se così si può definire, fu la fine anche per me.
Lui era un ragazzo buono, dai modi affabili e dotato di una gentilezza di altri tempi. Era un sognatore inespresso.
Ed io, forse con la solita presunzione femminile, volevo aiutarlo. Nulla di più.
Purtroppo su di lui si era posato lo sguardo di una appartenente a quella specie di cui prima parlavo, dunque era necessario per potersi insinuare meglio, allontanarmi. E questo lo fece mettendo in giro ogni tipo di diceria e cattiveria possibile sul mio conto. Ovviamente in un posto con un clima del genere tali parole furono accettate come verità assolute e innegabili.
Allontanata, marchiata un po' come "l'Esclusa", rimasi in disparte, non mi importava tanto per me quanto per il mio amico. Chi conosceva la verità non poteva far nulla, solo aspettare.
Passarono due estati.
Lui fu indotto ad un triste e fragoroso matrimonio che si concluse con un precoce divorzio e un ottimo assegno di mantenimento.
La fortuna volle che non ci furono bambini a pagare le conseguenze di quella sciagurata.
Le scuse mi arrivarono, e le accettai di buon grado, nella vita è più facile sbagliare che far sempre bene.
Il bisogno di essere amati poi, è accecante. E spesso gli uomini in questo sono più deboli.

"La Signora"

Durante il corso della mia vita ho sempre perseguito ideali di giustizia e lealtà, questo mi aveva portato lungo la strada ad affrontare diverse battaglie, perse o vinte non mi importava, purché io mi fossi battuta con tutte le mie forze.
Figlia per così dire di "nessuno" ho sempre faticato il doppio per poter eccellere in tutto. Già a ventidue anni erano diverse le proposte di lavoro che mi venivano fatte.
Accettai quella più lontana dal mio paese d'origine, non ce la facevo più. Lasciai tutto e tutti mentre senza voltarmi mi allontanavo; le lacrime generali non suscitarono nulla in me.
Vissi anni lieti e di giovane spensieratezza. Poi come di solito accade incontrai un uomo, lo sposai ed ebbi dei figli. Tutto sembrava assolutamente perfetto: lavoro, amore e fortuna c'erano, non avrei potuto desiderare di meglio. Peccato che il "per sempre" a questo mondo non esiste.
Infatti quando ormai i segni dell'età iniziarono a gravare sul mio aspetto, fui felicemente abbandonata da mio marito e costretta a occuparmi dei miei figli.
Dopo ore di lavoro quanta fatica mi costava dar loro le attenzioni che reclamavano, quasi come fosse un mio dovere, come se mantenerli già non fosse sufficiente.
Avevo bisogno di una soluzione.
Un progetto di quelli fatti per gli studenti destò il mio interesse, così in meno di un mese mi fu mandata una studentessa che in cambio di vitto, alloggio e una minima paga si sarebbe occupata di tutto, a lei ovviamente fui costretta ad addolcire la pillola altrimenti mai l'avrei avuta con me.
La sua camera era tanto bassa da provocare scoliosi, ma minimizzai dicendo: "Io sono alta 1,80 e ci sto benissimo", non potevo di certo cedere la camera dei giochi per un estranea.
"Puoi mangiare tutto ciò che vuoi" ma ovviamente iniziai subito a riprenderla e ad impedirle di mangiare quasi tutto, solo durante i pasti con noi la rendevo libera di eccedere.
Le dissi che i trasporti sarebbe stati a mio carico, ma non mi caricai mai di quella spesa.
Nonostante la sua età era così piccola, ingenua e cosi fottutamente buona e felice da farmi quasi vomitare ogni qual volta si presentava alla mia vista con quel sorriso.
No, non era questo il mondo in cui avrebbe potuto sognare.
Ed io avrei dovuto farglielo capire ad ogni costo. Lo facevo per lei, mica per me.
Così le resi la vita un piccolo inferno.
Ai miei figli non era necessario chiedere collaborazione, erano già abbastanza imbruttiti con lei. Potevo ascoltarli mentre la insultavano in qualunque modo, denigrando ogni suo gesto, radendo al suolo la sua autostima. Ma io non facevo nulla, rimanevo inerme, poveri i miei cuccioli; erano già stati abbandonanti dal padre, non avrei potuto ulteriormente incidere su di loro con inutili rimproveri.
Durante le sue uscite, la sua camera diventò la camera dei giochi dei miei figli senza che lei ne fosse al corrente.
Fui felice quando notai che iniziava ad avere le occhiaie, iniziò anche a deperire ma questo non era buono, avrei potuto essere accusata di brutte cose. Pensai bene di aggiungere un po' di grassi e carboidrati in più alla cena che era l'unica mia incombenza.
La sera quando saliva nella sua piccola tana la sentivo…
Parlava con so chi e mi chiamava: "La signora".
La cosa mi infastidiva terribilmente, come se io fossi poi così vecchia. Quanta poca educazione, quanto poco riguardo hanno le nuove generazioni.
All'inizio durante queste chiamate non si lamentava mai, dopo iniziò a lagnarsi. Povera cretina, che credeva?!
La vita devi sudarla. Devi combattere.
Iniziò ad evitarmi. Povera sciocca, trovavo sempre un modo per tediarla, nonostante lei saltasse le cene con finti impegni.
Nonostante tutto andò via al termine prestabilito.
Quegli occhi così intensi mi guardarono e dissero:
- La vita è meravigliosa, la mia continuerà ad esserlo!

Quella ragazza mi maledisse, ne sono certa, perché da dopo mi capitarono mille sciagure che non vorrei neanche elencare per paura che si ripresentino. Fui anche abbandonata e derubata dai miei figli.
La lezione mi è chiara ora: mai più estranei in casa mia, potrebbero indurmi a morte certa.

L'acienne

C'è una vecchia storia che ogni Donna anziana conosce e racconta in segreto solo alle proprie nipoti per fare in modo che nel futuro qualcosa possa cambiare, ma la storia come sappiamo tende a ripetersi, quindi si spera solo che alla fine tutto possa risolversi per il meglio.
C'era una volta una giovane ragazza che sognava di diventare Donna, ma la strada era lunga, così lei cercò di affrontarla nonostante i rischi e i pericoli che avrebbe incontrato. L'amore l'aveva delusa ma non abbandonata. Aveva le ossa fragili eppure così forti da poter reagire.
Visse un periodo di una felicità mai sperimentata. Dopo questo periodo decise di partire lontano.
Lontano per capire, per fuggire e per fare i conti con se stessa.
Durante questo viaggio incontrò l'amore.
L'amore che però non va detto, quello che non si ammette neanche a se stessi, quello puro e sincero, a cui si rinuncia.
Lei ci rinunciò in partenza, tante erano le ragioni ma quella più vera era che non credeva di meritarlo, di non esserne all'altezza.
Fuggì allora.
Non con il cuore leggero.
Ma nutriva ancora la speranza che la vita potesse un giorno conciliarsi con la felicità di cui in passato aveva goduto.
I mesi lontano da casa trascorsero come trascorre la tempesta per il capitano di un vascello smunto.
I pensieri galleggiavano e si ancoravano sempre nella stessa direzione.
Il coraggio di vivere, di sognare e di fare vacillava alle volte come la pioggia incerta di primavera ma non si perdeva mai.
Era più forte di quanto potesse mai immaginare. E nella sua tempesta iniziò pian piano a costruire una nave.
All'amore però non aveva ancora dato il triste addio.
Una chiamata cambiò la sua sorte.
Sua nonna aveva un udito conveniente, nel senso che utilizzava un apparecchio acustico spento per ascoltare solo ciò che le importava, tralasciando le cose superflue e occupandosi del necessario; in questo modo sapeva sempre più di quello che la nipote diceva. La lontananza non aveva cambiato le cose, le aveva intensificate.
Le nonne sono super-mamme, come ben si sa.
Il telefono squillo.
- Paola come stai?
- Bene nonna, e tu?
- Io sto bene, ma dalla voce ti sento strana.
- No, nonna, sto bene.
- Sei raffreddata?
- No, per niente.
- Hai pianto?
- Perché dovrei?
- Alle donne capita certe volte, è normale.
- Anche agli uomini, nonna.
- Sì certo, ma io mi riferivo alle donne innamorate.
- Nonna, ma se non sto con nessuno!
- Per essere innamorati non serve essere fidanzati, e ti voglio ricordare la mia data di nascita, qualcosa in più la so.
- Non lo metto in dubbio, nonna.
- Allora, visto che continui a non smentirmi, ho ragione io.
- Forse, non lo so nonna. Non voglio pensarci perché è impossibile. Sono solo stupide fantasie e cose inutili.
- L'età rimbambisce più te che me!
- Nonna, ma sono cose da dire?
- Nipote, sono cose da pensare? Senti alla nonna.
Il tuo carissimo nonno, ovviamente lui non l'ha mai saputo, mi ha fatto piangere più di quanto credessi fosse possibile.
Erano altri tempi all'epoca, capisci bene che la libertà di adesso noi la sognavamo; io però non potevo lamentarmi perché mio padre era uno dei pochi che all'epoca aveva idee libere e aperte, aveva cresciuto i suoi figli indistintamente senza differenze di genere e offrendo loro eguali possibilità. Gli sguardi della gente giudicano sempre troppo e così noi figlie femmine ci affacciammo ad una realtà molto scomoda all'epoca.
Un giorno passeggiando sola con una delle mie sorelle fui catturata dalla magia di uno sguardo.
Dentro di me era tutto una rivoluzione di pace e gioia di ogni senso.
Era un ragazzo che abitava nel mio quartiere, che avevo sempre visto ma che evitavo di guardare.
Nel quartiere poi noi eravamo "le sorelle strane".
All'epoca una donna che pensava a far carriera piuttosto che a prendere marito e sfornare figli era una cosa terribile.
Quindi puoi ben capire che avevo rinunciato all'idea di amare perché nessun uomo mi avrebbe mai accettato.
Quello sguardo però mi illuse.
Ce ne furono altri, seguiti da sorrisi e da occhiate furtive.
Alla sera mi ci crogiolavo, ma la mattina ritornava la realtà.
Quando iniziò il freddo alle ossa una notizia ruppe ogni speranza celata.
Lui si era fidanzato con un'altra donna.
Quella notte mia sorella asciugò ogni mia lacrima tenendomi stretta e senza fare alcuna domanda, perché fu l'unica volta in cui non diedi nessuna spiegazione, e mai la diedi. Il bello delle sorelle è anche questo.
Mi ero solo illusa.
Il tempo con il suo passo lento ridestò in me la rassegnazione e la consapevolezza di non meritare l'amore, il suo amore. E continuai a camminare inseguendo i miei sogni.
Ma ricordati, nella vita tutto torna: nel bene, nel male e nell'amore.
E infatti mentre compravo un libro nella vecchia libreria del centro dove ora c'è la banca tuo nonno entrò.
Entrò diretto. Senza esitazioni. Venne da me. Mi prese la mano e da allora anche oggi che non è con noi continua a tenermela stretta.
- Nonna, ma l'altra?
- Tuo nonno mi chiese scusa, avrebbe voluto spiegarmi, ma io non ne avevo bisogno. In questa vita le strade sono molteplici ma la via principale è sempre e solo una, non volevo essere egoista non volendo sapere, semplicemente mi fidavo e mi fido dell'amore che ci lega.
- E non hai mai avuto paura che ti stesse prendendo in giro, che fossi solo una ruota?
- Un uomo che sa dove trovarti è un uomo che sa amarti. Altrimenti non si prenderebbe la briga di venire da te.
- Nonna ma il mio caso è diverso, poi lui non verrà mai e poi una non fa altro che parlar male di me.
- Ma secondo te il nomignolo "sorelle strane" da dove viene? Da una … Piccola mia io e te siamo così uguali… siamo forti, siamo buone anche se mai crediamo sia così e ci mettiamo il cuore in tutto. Ce ne capitano di tutti colori ma noi con i lividi sulla pelle continuiamo a sorridere alla vita.
Sorridi e lascia stare le malelingue, ci saranno sempre. Tu sei più forte. Fregatene. Non cedere!
E fidati del tuo amore.
- …ma ho tanta paura certe volte, di tutto e mi sembra che il mondo mi crolli addosso.
- La paura è normale, ma non lasciarti trascinare da lei. Sei mia nipote!
- Nonna vorrei abbracciarti. Mi sento sola.
- Non lo sarai mai, tieni duro quando finirai e tornerai le mie braccia saranno pronte ad accoglierti. Prima di allora non tornare.
- Nonna…
- Ti voglio bene e fidati del tuo amore. E ricordati che anche il nonno è con te, è su una stella la più luminosa,ricordi com'era sceglie sempre il meglio … E lui voleva una prospettiva migliore per stare accanto ai suoi nipoti.
Qualche mese dopo quella giovane ragazza venne presa per mano.

No chieres

Dalla finestra, mentre il fumo di una sigaretta appena accesa usciva, si consumava una tenera scena.
Due ragazzi parlavano, uno su un muretto, l'altro lo ascoltava seduto un po' più giù, di fronte, con le gambe incrociate. Non si riuscì da quella finestra ad udire di cosa stessero parlando ma poco importava perché la tenerezza di quella scena rendeva più di mille parole.
Mentre ridevano gli anni passavano.
Era chiaro che per amare basta anche solo saper ascoltare, ma che per essere amati è necessario un cuore sincero.
Contemporaneamente dalla villa vetrata di fianco al piano superiore una tenda rossa svolazzava lasciando intravedere una musica gentile e carica d'amore.
Si poteva ascoltare una chitarra appassionata e tenere mani che ne accarezzavano le vibranti corde quasi in silenzio.
Quanta delicatezza per una melodia così decisa.
Di quale amore stesse parlando nessuno avrebbe potuto dirlo.
I ragazzi si alzarono. Erano ormai uomini, si avviarono dentro la villa mano nella mano.
Forse fu in quell'istante che da quella finestra era stata compresa una lezione fondamentale.
Il coraggio è l'amore a dartelo.
Non c'era bisogno di chiedersi di quale amore la melodia parlasse, l'amore è amore.
Non ha confini, non ha limiti, non è possibile capirlo, non lo si può placare, è forte, sferzante, ed è il motore della vita.
Allora perché doverlo giudicare? Ostacolare o reprimere?
Passiamo la vita a cercare di incontrarlo e perché mai dovremmo spendere quel tempo prezioso a giudicare quello altrui?
No non serve, perché quell'incanto è più forte di ogni prospettiva.
Dalla finestra l'ultimo tiro era un soffio di speranza.
La speranza di poter udire quella melodia ancora una volta nella sua vita.
L'amore ispira e genera amore sempre e comunque.
Non ostacolatelo perché non vi appartiene!

EN TRAM

La nuvola che nascondeva la luna era nera!
La fermata troppo affollata rendeva afosa quell'aria troppo fredda, gli impegni di ciascuno non avrebbero potuto comprendere la fobia di quella folla rumorosa, essenzialmente costituita da migranti.
E non intendo quelli di cui si parla spesso negli ultimi anni, bensì di quelli di cui non si parla perché lo si considera normale.
Mai sarà normale migrare per poter sopravvivere.
Li in mezzo ce n'erano due in particolare di migranti, che avevano comuni origini, solo un occhio pratico avrebbe potuto riconoscerle.
Il primo, alto, con le rughe insofferenti, aveva solo ventisette anni, cercava nel suo zaino da esploratore le liquirizie che aveva preso a masticare per dare il triste addio a tabacco.
Aveva il mare lì dentro, lo si capiva, ma il suo sguardo era troppo offuscato dai tristi e soffici ricordi della sua terra; questo spesso provocava in lui fitte terribili allo stomaco e attacchi d'ansia.
Ricordò, mentre continuava la sua ostile ricerca che avrebbe dovuto recuperare la sua auto, lasciata per pura ribellione in un posto non riservato a lui, questo gli fece portare la mano sulla fronte abbronzata che poi lentamente scivolò sui capelli ricci scompigliandoli in modo molto virile.
Quanto caos nella testa.
Non riusciva a concentrarsi più su nulla. La sua unica ambizione era di poter rientrare in patria il prima possibile. Serrò i pugni.
Quei colori lo assalivano selvaggiamente, trascinandolo in un vortice di colori e profumi che diventano la causa dei sui stati d'ansia.
La pelle gli si infiammava mentre le vene pulsavano. Nulla contava più che tornare.
Il cuore lentamente indurito aveva bisogno della giusta medicina.
L'odore dei sorrisi per la strada, le lunghe passeggiate all'alba, i pomeriggi caldi d'inverno e le serate estive ricche d'amore dovevano tornare e non potevano rimanere solo ricordi!

Al contrario il compatriota era un tipo grassoccio, uno di quei tipi dal sorriso facile, trent'anni circa.
Portava con se, con un orgoglio non indifferente una ventiquattro ore in pelle nera, che se solo avesse potuto si sarebbe liberata da quella mano così sudaticcia e arrogante.
Aspettava con il naso all'in su il tram, era un uomo senza vizi, tutto d'un pezzo. In vita sua non aveva provato neanche ad accenderla una sigaretta perché disdegnava amaramente la gente viziosa. O forse quella del suo paese.
Il tram arrivò perfettamente in orario.
Lui prese posto accanto al finestrino.
Guardando fuori, pensò alla lezione di ballo, come aveva fatto a farsi incastrare in quell'assurdità non era ancora chiaro, ma ormai avendo versato la quota non aveva alternative.
Dentro non era felice, era vuoto.
Anni prima aveva preso la più forte tra le decisioni che un qualsiasi uomo possa mai prendere.
Aveva deciso di partire rinnegando tutto il suo passato, la sua terra, la sua gente, il suo mare, Tutto!
Aveva tolto quella scarpa ormai troppo stretta.
Non la sentiva sua, non ne sentiva alcuna appartenenza, non avvertiva nessun legame particolare.
Come se la prima parte della sua vita fosse capitata lì per puro caso. O meglio per pura ingiustizia di qualcuno.
Continuando a guardare fuori dal finestrino, non notò nulla, era tutto calmo, pacato, e niente fluttuava.
Non gli importava nulla. Non voleva lottare. Non poteva bastare.
Era inutile.
L'albero lo si addrizza quando è piccolo.
La gente non voleva cambiare, la mentalità per quanto accogliente fosse doveva aprirsi, e il sistema… teoricamente il migliore, nella pratica solo un miracolo di qualunque entità avrebbe potuto risolverlo.
Inutile!
Niente sarebbe cambiato… si moriva solo a provarci.
Il freddo della resa, lo sguardo dell'ingiustizia e il peso della vita quotidiana.
Entrambi gli uomini appartenevano alla stessa terra, Nord e Sud era l'ultimo dei problemi.
Due sguardi così differenti vedevano nella medesima direzione.
Due migranti per obbligo!
Nessuno aveva dimenticato le cose che l'altro ricordava.
Entrambi conoscevano bene il costo che lo stato imponeva per uno spettacolo così meraviglioso.
Entrambi soffrivano.
Entrambi non reagivano.
Era la triste sorte di uno stato che faceva l'amore con la storia, che un tempo cullava la filosofia di antichi popoli e che immergeva l'anima nel mare.
Miraggio dei cuori latini.
Iperbole del suo cittadino sognatore.

Nel lato sbagliato ci sono finita per puro caso.
Ci sono finita per paura. Perché scappavo. Perché la vita alle volte è ingiusta e fa male.
Ci sono finita volontariamente. Non me ne pento.
Non posso pentirmi di aver compreso che devo imparare.
Non posso pentirmi di aver dato a me stessa un'opportunità.
Sono scappata perché ero troppo innamorata e avevo paura.
Sono scappata perché era finita una parte di vita legata ad un progetto meraviglioso e non potevo accettarlo.
Solo un anno non poteva bastarmi.
Ed io volevo continuare ad aiutare, ma non sapevo bene come!
Sono scappata perché avevo paura che i miei sogni non avessero il giusto spazio nella vita reale.
Sono scappata perché alle volte quando hai paura credi sia l'unica soluzione.
Scappi ma non ti allontani mai da nulla. Non puoi allontanarti da te stessa.
Se vuoi qualcosa devi lottare, lottare ogni giorno trasformando i lividi in punti di forza, fregandotene della gente scettica che ti giudica e vorrebbe che tu ti fermassi. Devi continuare!
I sacrifici serviranno a farti apprezzare il valore di ogni gesto e le lacrime a guardarti nello specchio.
Il mondo è un posto bellissimo ma bisogna accettare le sfide che la vita ci propone.
Ritornerò!
Ritornerò perché mia madre dovrà ancora arrabbiarsi per il disordine che ho lasciato sia in auto che in camera.
Ritornerò per le lacrime di mio padre che mi disse "resta".
Ritornerò per una sorella ed un fratello a cui rivolgo ogni mio gesto e pensiero.
Ritornerò per i baci della nonna.
Ritornerò per uno zio che c'è stato sempre.
Ritornerò per le risate con le mie cugine.
Ritornerò perché ho lasciato il mio amore.
Ritornerò per quegli amici che ingoiavano in solitudine lacrime amare pur di donarmi un sorriso.
Ritornerò perché i miei sogni hanno bisogno di terra fertile, e non c'è posto migliore che la terra di mio nonno.
Ritornerò perché posso lottare e non solo per me!
Ritornerò perché è questo quello che voglio!
Ritornerò perché sarò finalmente dal Lato giusto.

 
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