|
|
Narrativa
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi narrativi inediti,
purché rispettino i più elementari principi
morali e di decenza...
Un ragazzo del '25 di
Antonella Bausi, Una
lettera di Emanuela Ferrari,
Il lato sbagliato di
Grazia Filomeno
Poesia in italiano
Questa rubrica è aperta a chiunque voglia
inviare testi poetici inediti, purché rispettino
i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Alessandra
Ferrari, Emanuela
Ferrari
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a chiunque voglia
inviare testi poetici inediti, purché rispettino
i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Lucia
Dragotescu
Interviste
Articoli
|
|
Il lato sbagliato
Grazia Filomeno
CECI e FILOMENO
Il lato sbagliato è un luogo, una persona, un
evento, un momento non troppo lontano da te.
Prima o poi ti capiterà di incontrarlo, di viverlo o
di conoscerlo: in prima seconda o terza persona, non
importa.
Il lato sbagliato è il disonesto della vita.
Il lato dove è possibile riflettere, capire e
conoscere se si vuole.
Sarà possibile cambiare o rimanere inermi.
Tutto dipende dalla volontà, direbbero persone più
sagge, io invece dico che dipende dalla
predisposizione dell'animo umano, ma il mio è un
miope punto di vista.
"Hermanna"
Il bar non era affollato rispetto ai locali che lo
circondavano, oserei dire fosse quasi vuoto.
Lo stile americano era inconfondibile. Gli anni
Cinquanta si facevano spazio. E forse non era un
locale per tutti.
Tutt'intorno regnava la confusione, come quasi
sempre avviene in un giorno festivo forse religioso,
ma non lì, in quel locale aleggiava un profumo dolce
e morbido.
Blue Velvet risuonava malinconica, allietando i
sensi dei pochi clienti seduti lì in cerca di un
rifugio.
La porta si aprì incerta, facendo fare il suo
ingresso ad un donna adulta, con un dolce sorriso e
dall'aspetto molto curato nonostante le fatiche
quotidiane a cui doveva far fronte e che bene le si
leggevano sulle piccole mani che teneramente
stringevano il braccio di un'acerba ragazza, come se
avesse paura che potesse andar via. Quest'ultima
infatti aveva un fare che non poteva di certo dirsi
felice. Le rughette intorno le labbra manifestavano
sdegno, e mentre parlava le si contraevano talmente
tanti micro muscoli disgustati che quasi mi passò la
voglia di finire il mio caffè (la gente sa quanto
adori il caffè).
Si sedettero al tavolino davanti al mio, cosicché mi
risultò difficile non continuare ad essere
osservatrice passiva di quella insolita scena.
La signora aprì il portafogli prima di ordinare e
forse la delusione la indusse a optare per un caffè
dando però spazio all'ingordigia della giovane che
al contrario non si fece mancare nulla.
Non posso assicurare la mia tranquillità nella
visione di una scena cosi aberrante, ma non avrei
potuto far nulla, neanche offrire io stessa qualcosa
perché quella donna si mostrava così orgogliosa di
poter offrire quel pasto alla giovane che avrei
potuto rovinare quell'unico sfizio a lei concesso.
Decidendo a quel punto di uscire per fumare, dalla
vetrina notai quanto lentamente quella donna stava
sorseggiando il suo caffè, mentre le mani sudaticce
le si contorcevano sul ventre.
Quando rientrai la giovane avendo avidamente
divorato la metà del locale chiese il conto, senza
farsi troppi scrupoli se l'altra avesse finito o
meno, e proprio quest'ultima iniziò con l'anima
accalorata un sorta di preghiera:
- Amore mio, torna a casa, sei tutta la mia vita,
non so più come fare, ho bisogno di te, ti darò
tutto, non ti farò mancare nulla, ti prego, io e tua
sorella abbiamo bisogno di te, non abbandonarci…
Un vento gelido carico di egoismo travolse il
locale.
La mano della donna si posò dolcemente su quella
della giovane che la ritrasse furiosamente.
Sentendosi rifiutata la mano cercò rifugio dalla
parte del cuore.
- Va bene, amore mio, lo capisco, non preoccuparti…
la tua mamma capisce tutto.
Il conto arrivò e la donna come avevo previsto si
premurò di pagarlo; la giovane si volse verso la
vetrina osservando in direzione della macchina
sportiva (parecchio costosa) che sicuramente la
stava aspettando, infatti iniziò ad indossare il
soprabito. Tirò fuori i lunghi capelli corvini che
erano rimasti incastrati dalla parte interna ed uscì
senza cerimonie.
La donna che da prima era stata intenta a scavare
nel suo portafogli per la fretta di raggiungerla non
si perse più nel conto e lasciò una banconota che
direttamente tirò fuori da una busta che recava la
scritta: "Mensa scuola".
Riuscì a raggiungerla e la afferrò con tale impeto
da riuscire a portasela al petto e a stringerla
forte a sé per l'intensità di qualche secondo che
venne turbato da un impreciso ed invernale movimento
della giovane che dopo essersi liberata attraversò
la strada e salì in macchina.
La donna rimase immobile con il capo chino, non so
dirvi per quanto, ne se stesse piangendo, ma sono
sicura che qualcuno fece in modo che il fondo da cui
lei avevo attinto fosse ripristinato come per magia.
Lungo la strada alzai lo sguardo al cielo, la luna
cullava un bambino ed una stella le sussurrava una
dolce poesia.
Dopo uno squillo mia madre rispose.
- Ma', sai che si dice che tutte le mamme vanno in
paradiso? Sai perché?
- No, perché?
- Perché siete gli angeli della terra… e tu sei il
mio sempre!! E ti chiedo scusa per tutte le volte in
cui sono stata così disonesta da farti star male.
- Perché dici queste cose?! È successo qualcosa,
stai bene?
- Ma tranquilla, va tutto bene, solo che volevo
dirtelo.
- Va bene, allora ti ringrazio, sei la mia vita
ricorda anche tu questo: la tua mamma ci sarà
sempre.
- Sono proprio fortunata, farò la figlia a vita!
- Che ne pensi di trovare un bravo ragazzo e poi
pensare di fare anche la mamma? Io mi sento pronta
ad essere nonna, anzi per Natale vorrei proprio
questo come regalo.
- Ti avevo letto nel pensiero e sto andando in
clinica per l'inseminazione.
- Sei una causa persa.
- Mamma stai tranquilla, se l'amore mi chiamerà
risponderò, sono felice non preoccuparti, ho tanto…
- Come vuoi, sai che ci provo ogni tanto.
- Lo so altrimenti non saresti tu.
- Arrivata a casa?
- Sì, sto aprendo il portone.
- Va bene, allora buonanotte figlia mia. Fai bei
sogni e non avere mai paura.
- Buonanotte mamma, ti voglio bene.
- Anche io figlia mia, più di quello che tu possa
solo lontanamente immaginare.
"Dieciocho"
Il sole ormai era scomparso dietro la montagna,
nonostante fossero ancora le sei di pomeriggio era
buio pesto.
La studentessa, affannata dopo il suo vessante
lavoro, si prestava ad attraversare il breve tratto
di strada che la separava dalla fermata del tram
quando proprio dal quel punto che stava raggiungendo
un ragazzo la vide e ne fu folgorato amabilmente.
Notò il suo incedere risoluto e femminile, il
portamento sicuro ma non del tutto,
l'inconsapevolezza di essere bella che si
contrapponeva al suo sguardo felice. E quel sorriso
quando inciampò nei lacci gli fece pensare di non
aver mai conosciuto una simile creatura, se non in
qualche romanzo. Eppure nessuna avrebbe mai avuto i
suoi occhi, tre tonalità che rimandavano alla
bellezza della vita.
La studentessa dopo aver fatto il suo biglietto
annodò il laccio della scarpa che notoriamente era
causa delle sue fantozziane figure. Mentre rialzava
il capo notò il ragazzo e subito pensò che
sicuramente appartenessero alla stessa terra, perché
il profumo del mare lo porti sempre con te.
La nostalgia della sua terra le fece tirar fuori una
sigaretta.
Al primo tiro notò che il ragazzo frugava
ansiosamente nel suo zaino, forse cercava un
accendino, pensò la ragazza.
- Non trovi l'accendino?
- Come hai capito che sono italiano? Comunque sì,
credo di averlo lasciato in ufficio.
- Ci ho provato, tieni.
Mentre gli porgeva il suo accendino il ragazzo
impazziva di gioia al solo pensiero di aver parlato
con lei.
- Fisico, chimico o ingegnere?
- Fisico, e tu invece? Non mi dire che lavori anche
tu qui?
- No, non è il mio genere o io il suo, lavoro in una
famiglia che abita al confine, quindi la fermata più
vicina dopo il pullman è questa.
- E poi?
- Cosa?
- Raccontami di te.
- Mi sono trasferita perché ho bisogno di imparare
bene la lingua, lo faccio per me, non per lavoro né
per l'università, è solo una cosa mia! E poi in
Italia studio Lettere Moderne. Tu, invece? Qual è la
tua storia?
- Sono un Fisico che vive qui da tre immensi e
lunghi anni, che si è rotto le palle e che vorrebbe
ritornare in Italia ma non è possibile, a meno che
non voglia morire di fame e diventare un senzatetto.
- Che palle, non è possibile; questo tipo di
argomento mi urta terribilmente, non concepisco come
uno stato sia in grado di arrivare al declino in
questo modo, è ingiusto pensare poi che la nostra
terra, la terra della cultura per eccellenza si
riduca ad un'ignoranza simile.
- Cambiamo argomento, altrimenti ci verrà una
gastrite. Di dove sei?
- Di Bari, e tu?
- Milano.
- Con o senza pregiudizi?
- In che senso?
-Pochi giorni fa ho dovuto assistere ad una
conversazione dove si diceva che il Sud Italia è
mafioso e che bisogna riattiva l'economia lì
portandola ai livelli del Nord per poter porre fine
a questa, ovviamente non ho potuto tacere ma il mio
intervento si è rivelato inutile e logorante. La mia
terra è fertile, non è mafiosa.
- Certo la mafia del Sud ora diventerà la
barzelletta dell'anno, poi portare la merda del Nord
al Sud dove ancora è possibile respirare mi sembrano
argomentazioni di un logico folle.
I due scoppiarono a ridere. Il cuore della
studentessa si faceva pieno. La vita riusciva ogni
giorno a sorprenderla e meravigliarla ancora e
nonostante il tutto che la circondava. Quelli erano
i momenti che più amava; semplici, vivi e pieni.
Salirono sul tram sedendosi l'uno di fronte
all'altra per poter continuare meglio la loro
conversazione. Era così facile, così semplice che
entrambi guastarono a pieno ogni singola parola
respirando l'uno il meglio dell'altra e viceversa.
Assaporarono la bontà nella forma più delicata. Il
profumo del mare aleggiò in quel vortice sereno. La
studentessa stava perfino dimenticando l'ansia per
il corso che la attendeva.
- Dove vai?
- Ad un corso, tu?
- Devo prendere la mia macchina che ieri ho
parcheggiato in un posto non autorizzato e spero di
ritrovare…
- Non potevi prenderla stamani?
- Ho dormito dalla ragazza con cui mi vedo e ho
fatto tardi stamattina.
Pronunciate quelle parole il suo volto parve
incupirsi.
La studentessa non dimostrò alcun segno di
turbamento e con lo stesso sorriso rispose:
- Spero che tu possa recuperarla senza alcun intoppo
- si alzò - la mia fermata è questa. Ti auguro ogni
bene che la vita possa offrirti e mi auguro che tu
possa rivedere il prima possibile la nostra amata
terra, è stato un piacere incontrarti.
Il ragazzo non ebbe il tempo di dir nulla che lei
era già andata via.
Rimase immobile. Rimpiangendo l'amara verità.
L'aveva persa e non sapeva neanche il suo nome,
avevano parlato per un'ora senza neanche presentarsi
e adesso lei era andata via, ma non era questo il
peggio; lei era andata via convinta che lui fosse
impegnato.
Non lo era, aveva solo voluto utilizzare termini che
fossero all'altezza della sua interlocutrice, e
anche perché gli sembrava squallido da parte di un
uomo vantarsi delle proprie conquiste in qualsiasi
modo, ma forse anche perché se ne vergognava.
La ragazza con cui si vedeva in realtà era una
ragazza con la quale faceva solo del sesso in cupi
momenti della sua vita. E la sera precedente lo era
stata, era stato nuovamente rifiutato per un posto
di lavoro nella sua patria, e lo sconforto lo aveva
indotto a cedere a quel rapporto malsano e senza
futuro.
Se solo avesse saputo, se solo…
Ma il presente suggeriva spunti differenti.
Lui a quel punto scelse quello più arduo, più lungo.
Decise di lottare.
"Muera"
Era bella come una principessa orientale. Nessuna
donna l'avrebbe mai invidiata perché la sua dolcezza
era tale da eludere qualunque sentimento negativo.
Quel giorno indossava un abito rosa che dava maggior
risalto al suo incarnato esotico. Con sé aveva solo
una piccola valigia, sarebbe rimasta poco, due
giorni. Il suo più che un saluto era un addio.
La sua amica non poteva capirlo pur sapendo, ma
questo a lei non dispiaceva perché le concedeva la
possibilità di non pensarci.
Dopo essersi incontrate in aeroporto le due si
concessero una piccola cena in un locale in
periferia, per poi passare andare a casa godersi una
serata loca.
Questa serata loca era da loro intesa come una
serata a base di alcool (un bicchiere di vino),
sigarette (tre in due), confessioni sconce (di ogni
genere) per poi finire alla pura depravazione: la
lettura di un classico con la conseguente analisi
che in verità si sarebbe potuta definire meglio come
autopsia del classico.
Quella era la serata di Cime Tempestose.
- È la perfezione…
- Vuoi forse dirmi che rinunceresti all'amore? -
disse l'amica.
- Chaty non rinuncia all'amore, lo segue totalmente
cercando di rimanere fedele a se stessa.
- Non mi sembra fedeltà sposare un altro.
- Vai oltre le apparenze, non rimanere ferma su
quella che si vede. L'amore va oltre, è uno spirito
indomabile.
- Va coltivato e non dato a chi capita giusto per
accontentarsi.
- L'amore ha mille forme…
- Non certo però quella dell'egoismo.
- Siamo tutti egoisti e concretamente vittime dei
nostri dissidi interiori.
- Ma non logorati al punto di morirne.
- Loro non muoiono infatti.
E mentre la discussione si perdeva negli infiniti
filamenti della vita e sulle congetture astratte di
due menti brillanti il telefono della principessa
scalciava senza ritegno.
Nessuna delle due se ne accorse.
Presero entrambe sonno sul divano.
L'indomani l'amica per prima si sveglio e mentre era
intenta a preparare la colazione notò la schermata
accesa del telefono, lo prese rimanendo allibita.
Poteva solo vedere le anteprime, fortunatamente, e
fu già abbastanza.
Lo posò e continuò il suo mestiere, allontanando
dalla mente ogni pensiero.
Quando fu tutto pronto svegliò la principessa che
udendo il soave aroma del caffè le disse:
- Sei la migliore amica che si possa avere.
- E tu la più bella sposa che io abbia mai visto.
- Non pensiamoci va, mi avrà rotto il telefono a
furia di chiamarmi e mandarmi messaggi.
- Ma allora perché lo sposi?
- Devo farlo.
- Perché?
- L'amore non è mai una ragione sufficiente per
sposarsi.
A quel punto entrambe cambiarono argomento, finita
la colazione la principessa prese il telefono e
mandò un solo messaggio. Rimase composta e inerme
alla vista di quelle accuse che le erano state
mosse, ma ormai ci era abituata, lui era così, non
sarebbe cambiato.
E per quanto menefreghista poteva sembrare il suo
atteggiamento, era il semplice desiderio di saggiare
la vita a modo suo un'ultima volta.
Il giorno dopo prese e l'aereo e ripartì.
L'amica pensò che non fosse vero amore, ma non disse
nulla perché ne sapeva ben poco a riguardo.
"Le brave ragazze"
C'è una piccola cittadina al Sud, un Sud qualunque,
una cittadina qualunque, dove ancora si possono
trovare rari esemplari di ragazze in età da marito,
abbastanza meritevoli, anzi forse più meritevoli di
chiunque altro.
Questi rari esemplari tentano di sopravvivere in
paesi con un certo tipo di clima, da profana quale
sono io lo definirei: chiuso, gretto, antico,
volgare, stupido e potrei andare ancora avanti.
In questi posti è ancora possibile trovare casi
umani che le assecondino; esse infatti divulgano
finte verginità, attuando una rigida, ma flessibile,
condotta di astensione dai piaceri terreni, pardon
dal sesso, fino al lieto evento del funesto giorno
in cui un uomo si arrischia a fare un passo dal
quale in ogni caso si ritroverà solo con un paio di
mutande.
Chiaro è che questa condotta puritana rimane tale
solo a parole, solo per indurre in tentazione un
certo tipo di uomini.
Questi esemplari professano una fede comune
all'occidente, una fede tipica del Sud in cui esse
si insidiano. Sono brave e doverose, pregano bene e
sono attente nel rispettare tutti i tempi del
rosario, i loro abiti così casti farebbero arrossire
mia nonna, ma anacronisticamente esse vivono nei
nostri tumultuosi anni, attente però che quando
escono dal luogo sacro sarebbero capaci degli atti
più brutali.
L'uomo su cui pongono la loro attenzione non ha il
presunto potere decisionale dovuto da legislazione,
può solo arrendersi alla sciagura che di lì a poco
tempo gli capiterà.
Una volta ho avuto la disavventura di conoscerne
una.
Bruttissima esperienza.
Contro le loro finte verità nulla può la ragione.
- Credo sia impossibile stare con un uomo dieci anni
e non far nulla!
- Io ci sono riuscita benissimo.
- Evidentemente non eravate attratti l'uno
dall'altra.
- Certo che lo eravamo, ma non ci siamo fatti
indurre in tentazione.
- Allora forse non sapete che anche la masturbazione
è una forma di sesso.
- Ma cosa dici? - scandalizzata per la mia poca
delicatezza - certe parole non si dicono, e comunque
quando dico che non abbiamo fatto nulla è nulla!
Peccato che la verità fosse un'altra, ma non mi
andava di insinuarmi in discorsi tediosi e dei quali
poco mi importava.
Quando però ne fu vittima un mio sventurato amico,
se così si può definire, fu la fine anche per me.
Lui era un ragazzo buono, dai modi affabili e dotato
di una gentilezza di altri tempi. Era un sognatore
inespresso.
Ed io, forse con la solita presunzione femminile,
volevo aiutarlo. Nulla di più.
Purtroppo su di lui si era posato lo sguardo di una
appartenente a quella specie di cui prima parlavo,
dunque era necessario per potersi insinuare meglio,
allontanarmi. E questo lo fece mettendo in giro ogni
tipo di diceria e cattiveria possibile sul mio
conto. Ovviamente in un posto con un clima del
genere tali parole furono accettate come verità
assolute e innegabili.
Allontanata, marchiata un po' come "l'Esclusa",
rimasi in disparte, non mi importava tanto per me
quanto per il mio amico. Chi conosceva la verità non
poteva far nulla, solo aspettare.
Passarono due estati.
Lui fu indotto ad un triste e fragoroso matrimonio
che si concluse con un precoce divorzio e un ottimo
assegno di mantenimento.
La fortuna volle che non ci furono bambini a pagare
le conseguenze di quella sciagurata.
Le scuse mi arrivarono, e le accettai di buon grado,
nella vita è più facile sbagliare che far sempre
bene.
Il bisogno di essere amati poi, è accecante. E
spesso gli uomini in questo sono più deboli.
"La Signora"
Durante il corso della mia vita ho sempre perseguito
ideali di giustizia e lealtà, questo mi aveva
portato lungo la strada ad affrontare diverse
battaglie, perse o vinte non mi importava, purché io
mi fossi battuta con tutte le mie forze.
Figlia per così dire di "nessuno" ho sempre faticato
il doppio per poter eccellere in tutto. Già a
ventidue anni erano diverse le proposte di lavoro
che mi venivano fatte.
Accettai quella più lontana dal mio paese d'origine,
non ce la facevo più. Lasciai tutto e tutti mentre
senza voltarmi mi allontanavo; le lacrime generali
non suscitarono nulla in me.
Vissi anni lieti e di giovane spensieratezza. Poi
come di solito accade incontrai un uomo, lo sposai
ed ebbi dei figli. Tutto sembrava assolutamente
perfetto: lavoro, amore e fortuna c'erano, non avrei
potuto desiderare di meglio. Peccato che il "per
sempre" a questo mondo non esiste.
Infatti quando ormai i segni dell'età iniziarono a
gravare sul mio aspetto, fui felicemente abbandonata
da mio marito e costretta a occuparmi dei miei
figli.
Dopo ore di lavoro quanta fatica mi costava dar loro
le attenzioni che reclamavano, quasi come fosse un
mio dovere, come se mantenerli già non fosse
sufficiente.
Avevo bisogno di una soluzione.
Un progetto di quelli fatti per gli studenti destò
il mio interesse, così in meno di un mese mi fu
mandata una studentessa che in cambio di vitto,
alloggio e una minima paga si sarebbe occupata di
tutto, a lei ovviamente fui costretta ad addolcire
la pillola altrimenti mai l'avrei avuta con me.
La sua camera era tanto bassa da provocare scoliosi,
ma minimizzai dicendo: "Io sono alta 1,80 e ci sto
benissimo", non potevo di certo cedere la camera dei
giochi per un estranea.
"Puoi mangiare tutto ciò che vuoi" ma ovviamente
iniziai subito a riprenderla e ad impedirle di
mangiare quasi tutto, solo durante i pasti con noi
la rendevo libera di eccedere.
Le dissi che i trasporti sarebbe stati a mio carico,
ma non mi caricai mai di quella spesa.
Nonostante la sua età era così piccola, ingenua e
cosi fottutamente buona e felice da farmi quasi
vomitare ogni qual volta si presentava alla mia
vista con quel sorriso.
No, non era questo il mondo in cui avrebbe potuto
sognare.
Ed io avrei dovuto farglielo capire ad ogni costo.
Lo facevo per lei, mica per me.
Così le resi la vita un piccolo inferno.
Ai miei figli non era necessario chiedere
collaborazione, erano già abbastanza imbruttiti con
lei. Potevo ascoltarli mentre la insultavano in
qualunque modo, denigrando ogni suo gesto, radendo
al suolo la sua autostima. Ma io non facevo nulla,
rimanevo inerme, poveri i miei cuccioli; erano già
stati abbandonanti dal padre, non avrei potuto
ulteriormente incidere su di loro con inutili
rimproveri.
Durante le sue uscite, la sua camera diventò la
camera dei giochi dei miei figli senza che lei ne
fosse al corrente.
Fui felice quando notai che iniziava ad avere le
occhiaie, iniziò anche a deperire ma questo non era
buono, avrei potuto essere accusata di brutte cose.
Pensai bene di aggiungere un po' di grassi e
carboidrati in più alla cena che era l'unica mia
incombenza.
La sera quando saliva nella sua piccola tana la
sentivo…
Parlava con so chi e mi chiamava: "La signora".
La cosa mi infastidiva terribilmente, come se io
fossi poi così vecchia. Quanta poca educazione,
quanto poco riguardo hanno le nuove generazioni.
All'inizio durante queste chiamate non si lamentava
mai, dopo iniziò a lagnarsi. Povera cretina, che
credeva?!
La vita devi sudarla. Devi combattere.
Iniziò ad evitarmi. Povera sciocca, trovavo sempre
un modo per tediarla, nonostante lei saltasse le
cene con finti impegni.
Nonostante tutto andò via al termine prestabilito.
Quegli occhi così intensi mi guardarono e dissero:
- La vita è meravigliosa, la mia continuerà ad
esserlo!
Quella ragazza mi maledisse, ne sono certa, perché
da dopo mi capitarono mille sciagure che non vorrei
neanche elencare per paura che si ripresentino. Fui
anche abbandonata e derubata dai miei figli.
La lezione mi è chiara ora: mai più estranei in casa
mia, potrebbero indurmi a morte certa.
L'acienne
C'è una vecchia storia che ogni Donna anziana
conosce e racconta in segreto solo alle proprie
nipoti per fare in modo che nel futuro qualcosa
possa cambiare, ma la storia come sappiamo tende a
ripetersi, quindi si spera solo che alla fine tutto
possa risolversi per il meglio.
C'era una volta una giovane ragazza che sognava di
diventare Donna, ma la strada era lunga, così lei
cercò di affrontarla nonostante i rischi e i
pericoli che avrebbe incontrato. L'amore l'aveva
delusa ma non abbandonata. Aveva le ossa fragili
eppure così forti da poter reagire.
Visse un periodo di una felicità mai sperimentata.
Dopo questo periodo decise di partire lontano.
Lontano per capire, per fuggire e per fare i conti
con se stessa.
Durante questo viaggio incontrò l'amore.
L'amore che però non va detto, quello che non si
ammette neanche a se stessi, quello puro e sincero,
a cui si rinuncia.
Lei ci rinunciò in partenza, tante erano le ragioni
ma quella più vera era che non credeva di meritarlo,
di non esserne all'altezza.
Fuggì allora.
Non con il cuore leggero.
Ma nutriva ancora la speranza che la vita potesse un
giorno conciliarsi con la felicità di cui in passato
aveva goduto.
I mesi lontano da casa trascorsero come trascorre la
tempesta per il capitano di un vascello smunto.
I pensieri galleggiavano e si ancoravano sempre
nella stessa direzione.
Il coraggio di vivere, di sognare e di fare
vacillava alle volte come la pioggia incerta di
primavera ma non si perdeva mai.
Era più forte di quanto potesse mai immaginare. E
nella sua tempesta iniziò pian piano a costruire una
nave.
All'amore però non aveva ancora dato il triste
addio.
Una chiamata cambiò la sua sorte.
Sua nonna aveva un udito conveniente, nel senso che
utilizzava un apparecchio acustico spento per
ascoltare solo ciò che le importava, tralasciando le
cose superflue e occupandosi del necessario; in
questo modo sapeva sempre più di quello che la
nipote diceva. La lontananza non aveva cambiato le
cose, le aveva intensificate.
Le nonne sono super-mamme, come ben si sa.
Il telefono squillo.
- Paola come stai?
- Bene nonna, e tu?
- Io sto bene, ma dalla voce ti sento strana.
- No, nonna, sto bene.
- Sei raffreddata?
- No, per niente.
- Hai pianto?
- Perché dovrei?
- Alle donne capita certe volte, è normale.
- Anche agli uomini, nonna.
- Sì certo, ma io mi riferivo alle donne innamorate.
- Nonna, ma se non sto con nessuno!
- Per essere innamorati non serve essere fidanzati,
e ti voglio ricordare la mia data di nascita,
qualcosa in più la so.
- Non lo metto in dubbio, nonna.
- Allora, visto che continui a non smentirmi, ho
ragione io.
- Forse, non lo so nonna. Non voglio pensarci perché
è impossibile. Sono solo stupide fantasie e cose
inutili.
- L'età rimbambisce più te che me!
- Nonna, ma sono cose da dire?
- Nipote, sono cose da pensare? Senti alla nonna.
Il tuo carissimo nonno, ovviamente lui non l'ha mai
saputo, mi ha fatto piangere più di quanto credessi
fosse possibile.
Erano altri tempi all'epoca, capisci bene che la
libertà di adesso noi la sognavamo; io però non
potevo lamentarmi perché mio padre era uno dei pochi
che all'epoca aveva idee libere e aperte, aveva
cresciuto i suoi figli indistintamente senza
differenze di genere e offrendo loro eguali
possibilità. Gli sguardi della gente giudicano
sempre troppo e così noi figlie femmine ci
affacciammo ad una realtà molto scomoda all'epoca.
Un giorno passeggiando sola con una delle mie
sorelle fui catturata dalla magia di uno sguardo.
Dentro di me era tutto una rivoluzione di pace e
gioia di ogni senso.
Era un ragazzo che abitava nel mio quartiere, che
avevo sempre visto ma che evitavo di guardare.
Nel quartiere poi noi eravamo "le sorelle strane".
All'epoca una donna che pensava a far carriera
piuttosto che a prendere marito e sfornare figli era
una cosa terribile.
Quindi puoi ben capire che avevo rinunciato all'idea
di amare perché nessun uomo mi avrebbe mai
accettato.
Quello sguardo però mi illuse.
Ce ne furono altri, seguiti da sorrisi e da occhiate
furtive.
Alla sera mi ci crogiolavo, ma la mattina ritornava
la realtà.
Quando iniziò il freddo alle ossa una notizia ruppe
ogni speranza celata.
Lui si era fidanzato con un'altra donna.
Quella notte mia sorella asciugò ogni mia lacrima
tenendomi stretta e senza fare alcuna domanda,
perché fu l'unica volta in cui non diedi nessuna
spiegazione, e mai la diedi. Il bello delle sorelle
è anche questo.
Mi ero solo illusa.
Il tempo con il suo passo lento ridestò in me la
rassegnazione e la consapevolezza di non meritare
l'amore, il suo amore. E continuai a camminare
inseguendo i miei sogni.
Ma ricordati, nella vita tutto torna: nel bene, nel
male e nell'amore.
E infatti mentre compravo un libro nella vecchia
libreria del centro dove ora c'è la banca tuo nonno
entrò.
Entrò diretto. Senza esitazioni. Venne da me. Mi
prese la mano e da allora anche oggi che non è con
noi continua a tenermela stretta.
- Nonna, ma l'altra?
- Tuo nonno mi chiese scusa, avrebbe voluto
spiegarmi, ma io non ne avevo bisogno. In questa
vita le strade sono molteplici ma la via principale
è sempre e solo una, non volevo essere egoista non
volendo sapere, semplicemente mi fidavo e mi fido
dell'amore che ci lega.
- E non hai mai avuto paura che ti stesse prendendo
in giro, che fossi solo una ruota?
- Un uomo che sa dove trovarti è un uomo che sa
amarti. Altrimenti non si prenderebbe la briga di
venire da te.
- Nonna ma il mio caso è diverso, poi lui non verrà
mai e poi una non fa altro che parlar male di me.
- Ma secondo te il nomignolo "sorelle strane" da
dove viene? Da una … Piccola mia io e te siamo così
uguali… siamo forti, siamo buone anche se mai
crediamo sia così e ci mettiamo il cuore in tutto.
Ce ne capitano di tutti colori ma noi con i lividi
sulla pelle continuiamo a sorridere alla vita.
Sorridi e lascia stare le malelingue, ci saranno
sempre. Tu sei più forte. Fregatene. Non cedere!
E fidati del tuo amore.
- …ma ho tanta paura certe volte, di tutto e mi
sembra che il mondo mi crolli addosso.
- La paura è normale, ma non lasciarti trascinare da
lei. Sei mia nipote!
- Nonna vorrei abbracciarti. Mi sento sola.
- Non lo sarai mai, tieni duro quando finirai e
tornerai le mie braccia saranno pronte ad
accoglierti. Prima di allora non tornare.
- Nonna…
- Ti voglio bene e fidati del tuo amore. E ricordati
che anche il nonno è con te, è su una stella la più
luminosa,ricordi com'era sceglie sempre il meglio …
E lui voleva una prospettiva migliore per stare
accanto ai suoi nipoti.
Qualche mese dopo quella giovane ragazza venne presa
per mano.
No chieres
Dalla finestra, mentre il fumo di una sigaretta
appena accesa usciva, si consumava una tenera scena.
Due ragazzi parlavano, uno su un muretto, l'altro lo
ascoltava seduto un po' più giù, di fronte, con le
gambe incrociate. Non si riuscì da quella finestra
ad udire di cosa stessero parlando ma poco importava
perché la tenerezza di quella scena rendeva più di
mille parole.
Mentre ridevano gli anni passavano.
Era chiaro che per amare basta anche solo saper
ascoltare, ma che per essere amati è necessario un
cuore sincero.
Contemporaneamente dalla villa vetrata di fianco al
piano superiore una tenda rossa svolazzava lasciando
intravedere una musica gentile e carica d'amore.
Si poteva ascoltare una chitarra appassionata e
tenere mani che ne accarezzavano le vibranti corde
quasi in silenzio.
Quanta delicatezza per una melodia così decisa.
Di quale amore stesse parlando nessuno avrebbe
potuto dirlo.
I ragazzi si alzarono. Erano ormai uomini, si
avviarono dentro la villa mano nella mano.
Forse fu in quell'istante che da quella finestra era
stata compresa una lezione fondamentale.
Il coraggio è l'amore a dartelo.
Non c'era bisogno di chiedersi di quale amore la
melodia parlasse, l'amore è amore.
Non ha confini, non ha limiti, non è possibile
capirlo, non lo si può placare, è forte, sferzante,
ed è il motore della vita.
Allora perché doverlo giudicare? Ostacolare o
reprimere?
Passiamo la vita a cercare di incontrarlo e perché
mai dovremmo spendere quel tempo prezioso a
giudicare quello altrui?
No non serve, perché quell'incanto è più forte di
ogni prospettiva.
Dalla finestra l'ultimo tiro era un soffio di
speranza.
La speranza di poter udire quella melodia ancora una
volta nella sua vita.
L'amore ispira e genera amore sempre e comunque.
Non ostacolatelo perché non vi appartiene!
EN TRAM
La nuvola che nascondeva la luna era nera!
La fermata troppo affollata rendeva afosa quell'aria
troppo fredda, gli impegni di ciascuno non avrebbero
potuto comprendere la fobia di quella folla
rumorosa, essenzialmente costituita da migranti.
E non intendo quelli di cui si parla spesso negli
ultimi anni, bensì di quelli di cui non si parla
perché lo si considera normale.
Mai sarà normale migrare per poter sopravvivere.
Li in mezzo ce n'erano due in particolare di
migranti, che avevano comuni origini, solo un occhio
pratico avrebbe potuto riconoscerle.
Il primo, alto, con le rughe insofferenti, aveva
solo ventisette anni, cercava nel suo zaino da
esploratore le liquirizie che aveva preso a
masticare per dare il triste addio a tabacco.
Aveva il mare lì dentro, lo si capiva, ma il suo
sguardo era troppo offuscato dai tristi e soffici
ricordi della sua terra; questo spesso provocava in
lui fitte terribili allo stomaco e attacchi d'ansia.
Ricordò, mentre continuava la sua ostile ricerca che
avrebbe dovuto recuperare la sua auto, lasciata per
pura ribellione in un posto non riservato a lui,
questo gli fece portare la mano sulla fronte
abbronzata che poi lentamente scivolò sui capelli
ricci scompigliandoli in modo molto virile.
Quanto caos nella testa.
Non riusciva a concentrarsi più su nulla. La sua
unica ambizione era di poter rientrare in patria il
prima possibile. Serrò i pugni.
Quei colori lo assalivano selvaggiamente,
trascinandolo in un vortice di colori e profumi che
diventano la causa dei sui stati d'ansia.
La pelle gli si infiammava mentre le vene pulsavano.
Nulla contava più che tornare.
Il cuore lentamente indurito aveva bisogno della
giusta medicina.
L'odore dei sorrisi per la strada, le lunghe
passeggiate all'alba, i pomeriggi caldi d'inverno e
le serate estive ricche d'amore dovevano tornare e
non potevano rimanere solo ricordi!
Al contrario il compatriota era un tipo grassoccio,
uno di quei tipi dal sorriso facile, trent'anni
circa.
Portava con se, con un orgoglio non indifferente una
ventiquattro ore in pelle nera, che se solo avesse
potuto si sarebbe liberata da quella mano così
sudaticcia e arrogante.
Aspettava con il naso all'in su il tram, era un uomo
senza vizi, tutto d'un pezzo. In vita sua non aveva
provato neanche ad accenderla una sigaretta perché
disdegnava amaramente la gente viziosa. O forse
quella del suo paese.
Il tram arrivò perfettamente in orario.
Lui prese posto accanto al finestrino.
Guardando fuori, pensò alla lezione di ballo, come
aveva fatto a farsi incastrare in quell'assurdità
non era ancora chiaro, ma ormai avendo versato la
quota non aveva alternative.
Dentro non era felice, era vuoto.
Anni prima aveva preso la più forte tra le decisioni
che un qualsiasi uomo possa mai prendere.
Aveva deciso di partire rinnegando tutto il suo
passato, la sua terra, la sua gente, il suo mare,
Tutto!
Aveva tolto quella scarpa ormai troppo stretta.
Non la sentiva sua, non ne sentiva alcuna
appartenenza, non avvertiva nessun legame
particolare.
Come se la prima parte della sua vita fosse capitata
lì per puro caso. O meglio per pura ingiustizia di
qualcuno.
Continuando a guardare fuori dal finestrino, non
notò nulla, era tutto calmo, pacato, e niente
fluttuava.
Non gli importava nulla. Non voleva lottare. Non
poteva bastare.
Era inutile.
L'albero lo si addrizza quando è piccolo.
La gente non voleva cambiare, la mentalità per
quanto accogliente fosse doveva aprirsi, e il
sistema… teoricamente il migliore, nella pratica
solo un miracolo di qualunque entità avrebbe potuto
risolverlo.
Inutile!
Niente sarebbe cambiato… si moriva solo a provarci.
Il freddo della resa, lo sguardo dell'ingiustizia e
il peso della vita quotidiana.
Entrambi gli uomini appartenevano alla stessa terra,
Nord e Sud era l'ultimo dei problemi.
Due sguardi così differenti vedevano nella medesima
direzione.
Due migranti per obbligo!
Nessuno aveva dimenticato le cose che l'altro
ricordava.
Entrambi conoscevano bene il costo che lo stato
imponeva per uno spettacolo così meraviglioso.
Entrambi soffrivano.
Entrambi non reagivano.
Era la triste sorte di uno stato che faceva l'amore
con la storia, che un tempo cullava la filosofia di
antichi popoli e che immergeva l'anima nel mare.
Miraggio dei cuori latini.
Iperbole del suo cittadino sognatore.
Nel lato sbagliato ci sono finita per puro caso.
Ci sono finita per paura. Perché scappavo. Perché la
vita alle volte è ingiusta e fa male.
Ci sono finita volontariamente. Non me ne pento.
Non posso pentirmi di aver compreso che devo
imparare.
Non posso pentirmi di aver dato a me stessa
un'opportunità.
Sono scappata perché ero troppo innamorata e avevo
paura.
Sono scappata perché era finita una parte di vita
legata ad un progetto meraviglioso e non potevo
accettarlo.
Solo un anno non poteva bastarmi.
Ed io volevo continuare ad aiutare, ma non sapevo
bene come!
Sono scappata perché avevo paura che i miei sogni
non avessero il giusto spazio nella vita reale.
Sono scappata perché alle volte quando hai paura
credi sia l'unica soluzione.
Scappi ma non ti allontani mai da nulla. Non puoi
allontanarti da te stessa.
Se vuoi qualcosa devi lottare, lottare ogni giorno
trasformando i lividi in punti di forza,
fregandotene della gente scettica che ti giudica e
vorrebbe che tu ti fermassi. Devi continuare!
I sacrifici serviranno a farti apprezzare il valore
di ogni gesto e le lacrime a guardarti nello
specchio.
Il mondo è un posto bellissimo ma bisogna accettare
le sfide che la vita ci propone.
Ritornerò!
Ritornerò perché mia madre dovrà ancora arrabbiarsi
per il disordine che ho lasciato sia in auto che in
camera.
Ritornerò per le lacrime di mio padre che mi disse
"resta".
Ritornerò per una sorella ed un fratello a cui
rivolgo ogni mio gesto e pensiero.
Ritornerò per i baci della nonna.
Ritornerò per uno zio che c'è stato sempre.
Ritornerò per le risate con le mie cugine.
Ritornerò perché ho lasciato il mio amore.
Ritornerò per quegli amici che ingoiavano in
solitudine lacrime amare pur di donarmi un sorriso.
Ritornerò perché i miei sogni hanno bisogno di terra
fertile, e non c'è posto migliore che la terra di
mio nonno.
Ritornerò perché posso lottare e non solo per me!
Ritornerò perché è questo quello che voglio!
Ritornerò perché sarò finalmente dal Lato giusto.
|
|
|