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Narrativa

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Interviste

Il mondo di Rossana D'Angelo, instancabile poetessa romana
A cura di Massimo Acciai Baggiani
Chiacchierando con Michele Protopapas, scrittore e insegnante
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Chiacchierando con Michele Protopapas, scrittore e insegnante
 

A cura di Massimo Acciai Baggiani
 


 

Michele Protopapas (Palermo, 1980) vive a Prato ed è autore di tre raccolte di racconti: I racconti del Behcet (2013), Incidenti di consapevolezza e Seventeen (2017). Ho intervistato Michele tramite mail il 4 aprile 2018.
 
Partiamo dalle tue origini. Il tuo cognome non italiano ci parla di terre lontane…

Sì, il mio cognome è greco, così come la mia seconda nazionalità. Mio padre è greco e mia madre siciliana, ma come puoi vedere non ho messo radici in nessuna delle mie terre d'origini e mi sento, a tutti gli effetti, un cittadino toscano.

Mi puoi parlare dei tuoi studi, la tua formazione culturale?

Sono un ingegnere aerospaziale, con un master in risparmi energetici, ma dopo questa formazione di base, quando già avevo iniziato a scrivere e insegnare Matematica, mi sono specializzato in Filosofia della Matematica, Filosofia della Scienza e Teoria dei Giochi. In seguito ho iniziato a seguire diversi corsi di Scrittura e Narratologia.

Quale peso ha il retroterra culturale nella creazione letteraria?

Ovviamente parecchio. Ognuno scrive in base al proprio paradigma interno, ovvero basandosi su come interpreta la realtà che vede, ed è ovvio che dopo che per tanti anni sono stato addestrato a vedere la realtà in un certo modo (secondo le regole della Fisica) è ovvio che anche nei miei racconti ripropongo questa visione. La mia, però, non è solo fantascienza. Gli studi sulla Filosofia della Scienza mi hanno portato a capire come siano fragili le basi su cui si fondano le nostre teorie scientifiche e come possano essere fallaci. È giocando su quelle crepe che baso le mie storie.

Quando e come hai iniziato a scrivere?

Ho iniziato a scrivere in un brutto periodo della mia vita, quando, durante l'ultima parte del mio percorso universitario mi si è scatenata una malattia che mi ha portato a rallentare gli studi e mi ha procurato un malessere fisico opprimente e continuo. Una situazione durata anni, anche grazie al sistema sanitario italiano che ci ha messo del suo. Questo malessere non mi lasciava neanche la notte e mi procurava incubi grotteschi. Ho pensato che fosse un peccato lasciarli svanire e ho iniziato a scriverli, ovviamente rielaborandoli.

Quali sono stati i tuoi modelli poetici, gli autori che hai amato di più, che hanno contribuito a formare il tuo stile?

I classici della letteratura angloamericana: E. A. Poe, A. Huxley, H. P. Lovecraft, G. Orwell, , R. A. Heinlein, R. Bradbury per la fantascienza e l'horror; W. Golding, C. S. Lewis e L. Pirandello per ciò che riguarda l'analisi sociale e filosofica.

Quanto conta per te l'ispirazione, quanto la tecnica? Sottoponi spesso i tuoi lavori ad un lungo labor limae oppure ha maggior peso la spontaneità del momento creativo?

L'ispirazione è importante, ma la tecnica è fondamentale. Una trama ispirata, ma scritta male genera un pessimo racconto, meglio un racconto ben scritto ma con una trama debole. Approfondendo meglio l'argomento, a mio avviso le due cose non sono separate: se la trama non si sviluppa con un intreccio coinvolgente, in un crescendo di tensione, che conduca a un climax inaspettato ma coerente, il tutto con un linguaggio che favorisca l'immersione nella storia, si perde il piacere della lettura. È qualcosa su cui insisto molto nei corsi di scrittura che tengo. Quindi, ovviamente i miei racconti sono regolarmente posti a revisione, anche dopo che li considero conclusi e ogni anno ne produco una nuova versione, spero sempre migliore.

Cosa pensi dei concorsi letterari?

Mi piacciono i concorsi letterari. È un modo per valutare il proprio lavoro, tramite il giudizio di una giuria che nella maggior parte dei casi è composta da gente competente. Il fatto che spesso ci siano vincoli di battute costringe a un importante lavoro di sintesi che alla fine premia chi riesce meglio a esprimersi in pochi paragrafi. Personalmente preferisco quelli a pagamento perché la quota d'iscrizione fa già una prima selezione e la giuria deve decidere tra meno racconti e può scegliere meglio. Le più grandi soddisfazioni letterarie mi sono giunte proprio dai concorsi letterari.

Le parole chiave dell'èra attuale, battezzata "èra digitale" sono: multimedialità, mass media, integrazione, virtualità. Cosa hanno cambiato le nuove tecnologie digitali nella creazione artistica, se hanno cambiato qualcosa?

Hanno cambiato molto, da un lato aiutano lo scrittore (in caso di dubbi ci sono molti dizionari online, mentre per ottenere alcune nozioni c'è wikipedia), dall'altro hanno penalizzato la lettura perché fornisce informazioni più lentamente rispetto a un video su youtube. Insisto spesso nei miei corsi anche su questo tema: bisogna adattare la scrittura al momento ed evitare di dilungarsi in descrizioni pesanti alla Manzoni, non è più il tempo, bisogna essere incisivi. Anche cercando di adattarmi a questo periodo storico scrivo racconti e soprattutto racconti brevi.

Manterrà il proprio ruolo il testo cartaceo di fronte al dilagare di internet e degli ipertesti?

Per chi ha studiato sui cartacei come me sì. Non so se in un futuro le generazioni che studieranno da libri scolastici su tablet vorranno il cartaceo. Probabilmente no, ma dopotutto il mondo si evolve ed è inutile opporsi mantenendo posizioni obsolete.

Partiamo dal tuo primo libro di racconti, I racconti del Behcet. Com'è nata l'idea? Che dire del lavoro di ricerca che sta dietro il romanzo? Quanto tempo ha richiesto la stesura?

Come dice il titolo è una raccolta dei racconti nata raccogliendo gli incubi che mi venivano procurata dalla "malattia di Behcet". La stesura è durata parecchi anni: i racconti sono nati dal 2005 al 2010, poi sono stati rielaborati dopo che ho iniziato a frequentare i corsi di scrittura e infine pubblicati nel 2013. Il racconto sul quale ho lavorato di più è stato "La generatrice di mostri", nel quale ho inserito molte nozioni sulla storia della scienza e sullo sviluppo delle teorie scientifiche durante il '900, ed è stato un lavoro davvero impegnativo.

Parliamo di viaggio nel tempo. In La strana storia di Luis Chaperon c'è un viaggio nel futuro, che tu immagini molto migliore rispetto al presente. Se tu disponessi di una macchina del tempo quale epoca vorresti visitare? La useresti anche sapendo che sarebbe un viaggio di sola andata?

In realtà nella nuova versione del racconto sotto la patina di perfezione della società si potranno intravedere le crepe che probabilmente porteranno quella civiltà al collasso, l'ottimismo nei confronti del futuro è un po' svanito in me, anche se credo che il progresso tecnologico ha sempre mediamente migliorato le condizioni di vita. Con la macchina del tempo andrei di sicuro nel futuro, con biglietto di sola andata. Se ci pensiamo un po', tutti noi nella nostra vita viaggiamo verso il futuro con un biglietto di sola andata.

Veniamo al tuo lavoro edito più recente: Seventeen, una raccolta di racconti a tema sociale in cui la religione - che appare come pretesto per mostrare la meschinità e la corruzione dilagante in Italia - non ci fa proprio una bella figura. Quali sono le tue idee in materia di religione?

In realtà non è la religione a fare una cattiva figura, ma come gli uomini la interpretano per giustificare a se stessi e agli altri le proprie azioni più meschine. Per esempio il ladro del primo racconto che ringrazia il santo di turno per aver finalmente appreso l'arte di rubare non è un'accusa al santo, ma al ladro. Inoltre, come scrivevi, il libro non ha intenti morali o religiosi e il fatto che i racconti si ispirino ai dieci comandamenti e ai peccati capitali è solo un pretesto per fare un'accusa sociale. Guardando il notiziario mi rendo però sempre più conto che le storie reali sono molto più grottesche di quelle inventate in Seventeen. Personalmente sono credente, anche se non molto legato alla ritualità.

Qual è la visione che hai della donna? E dell'uomo?

Direi che non ho una buona opinione della razza umana, senza differenze di genere. Uomini e donne sono dominati dai più meschini istinti e l'unico modo per potersi elevare dallo status di animale (e neanche tra i migliori) è quello di dominare questi istinti tramite l'obbedienza, anche coatta, a ferree regole morali e sociali. Poco importa che tutti gli uomini capiscano queste regole, l'importante è che le rispettino: se gli uomini sono lasciati liberi di scegliere, lo faranno solo in base ai loro miseri egoismi. Ritornando alla domanda di prima, come può non piacermi la religione dato che impone regole atte a domare la pessima natura umana per un miglioramento dell'individuo che al contempo conduce, almeno in teoria, a un benessere comune? Certo che sono a favore della religione.
Sono queste le tematiche di Seventeen, e direi che riprendo ciò che ha già espresso Golding ne "Il signore delle mosche", con la differenza che il suo esperimento mentale coinvolgeva bambini in un'isola sperduta, lontani dalle regole imposte dagli adulti. Nel mio esperimento mentale vi sono adulti nel loro ambiente, che però è troppo spesso corrotto e privo di regole e tutti i personaggi sono liberi di fare le proprie scelte, tutelati dalla libertà esistente nella società moderna. Le trame delle storie sono (a mio avviso) il logico sviluppo di queste premesse.

Hai mai pensato a una trasposizione cinematografica dei tuoi racconti? In caso affermativo, quali attori e attrici vedrebbe bene nei vari ruoli principali?

Beh, vedrei bene i miei racconti in trasposizioni simili a "Ai confini della realtà" o al più recente "Black mirror". Come attore principale mi piacerebbe Nicolas Cage.

Di cosa ti occupi attualmente? Progetti per il futuro?

Per quanto riguarda la scrittura sto lavorando alla stesura di un libro di racconti fantastici rielaborando quelli vecchi. Ringrazio la casa editrice Antipodes di Palermo per la collaborazione e l'assistenza avuta sino a oggi, ma anche a causa del mio trasferimento in Toscana, penso sia il momento di provare altre strade per i miei racconti. Del resto ho pronto un libro con storie di malati non diagnosticati e aspetto l'ok della Onlus con la quale ho collaborato per andare in pubblicazione.
A livello lavorativo, nonostante possegga una laurea in ingegneria con 110 e lode, e abbia inviato innumerevoli curriculum in tutta Italia non ho mai avuto risposte valide (spesso perché troppo qualificato, dicevano) e a parte qualche esperienza in diverse scuole private ho sempre lavorato come libero professionista. Attualmente insegno Matematica e Fisica presso scuole private ed enti di formazione, mi occupo di corsi di formazione per il personale delle aziende, faccio progetti di risparmio energetico per alberghi e sto aprendo un'azienda di servizi. Per il futuro so che dovrò continuare a impegnarmi come adesso per migliorarmi sia professionalmente, come ingegnere, che come scrittore. So che non avrò regali da nessuno e dovrò sempre dimostrare di essere migliore dei miei concorrenti per riuscire nel mio lavoro, ma a questo sono abituato.

 
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