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Narrativa
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi narrativi inediti,
purché rispettino i più elementari principi
morali e di decenza...
Un ragazzo del '25 di
Antonella Bausi, Una
lettera di Emanuela Ferrari,
Il lato sbagliato di
Grazia Filomeno
Poesia in italiano
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Ferrari, Emanuela
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Poesia in lingua
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poesie di Lucia
Dragotescu
Interviste
Articoli
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Chiacchierando con Michele
Protopapas, scrittore e insegnante
Michele Protopapas (Palermo,
1980) vive a Prato ed è autore di tre raccolte di
racconti: I racconti del
Behcet (2013), Incidenti di
consapevolezza e Seventeen (2017). Ho
intervistato Michele tramite mail il 4 aprile 2018.
Partiamo dalle tue origini. Il tuo cognome non
italiano ci parla di terre lontane…
Sì, il mio cognome è greco, così come la mia seconda
nazionalità. Mio padre è greco e mia madre
siciliana, ma come puoi vedere non ho messo radici
in nessuna delle mie terre d'origini e mi sento, a
tutti gli effetti, un cittadino toscano.
Mi puoi parlare dei tuoi studi, la tua formazione
culturale?
Sono un ingegnere aerospaziale, con un master in
risparmi energetici, ma dopo questa formazione di
base, quando già avevo iniziato a scrivere e
insegnare Matematica, mi sono specializzato in
Filosofia della Matematica, Filosofia della Scienza
e Teoria dei Giochi. In seguito ho iniziato a
seguire diversi corsi di Scrittura e Narratologia.
Quale peso ha il retroterra culturale nella
creazione letteraria?
Ovviamente parecchio. Ognuno scrive in base al
proprio paradigma interno, ovvero basandosi su come
interpreta la realtà che vede, ed è ovvio che dopo
che per tanti anni sono stato addestrato a vedere la
realtà in un certo modo (secondo le regole della
Fisica) è ovvio che anche nei miei racconti
ripropongo questa visione. La mia, però, non è solo
fantascienza. Gli studi sulla Filosofia della
Scienza mi hanno portato a capire come siano fragili
le basi su cui si fondano le nostre teorie
scientifiche e come possano essere fallaci. È
giocando su quelle crepe che baso le mie storie.
Quando e come hai iniziato a scrivere?
Ho iniziato a scrivere in un brutto periodo della
mia vita, quando, durante l'ultima parte del mio
percorso universitario mi si è scatenata una
malattia che mi ha portato a rallentare gli studi e
mi ha procurato un malessere fisico opprimente e
continuo. Una situazione durata anni, anche grazie
al sistema sanitario italiano che ci ha messo del
suo. Questo malessere non mi lasciava neanche la
notte e mi procurava incubi grotteschi. Ho pensato
che fosse un peccato lasciarli svanire e ho iniziato
a scriverli, ovviamente rielaborandoli.
Quali sono stati i tuoi modelli poetici, gli
autori che hai amato di più, che hanno contribuito a
formare il tuo stile?
I classici della letteratura angloamericana: E. A.
Poe, A. Huxley, H. P. Lovecraft, G. Orwell, , R. A.
Heinlein, R. Bradbury per la fantascienza e
l'horror; W. Golding, C. S. Lewis e L. Pirandello
per ciò che riguarda l'analisi sociale e filosofica.
Quanto conta per te l'ispirazione, quanto la
tecnica? Sottoponi spesso i tuoi lavori ad un lungo
labor limae oppure ha maggior peso la spontaneità
del momento creativo?
L'ispirazione è importante, ma la tecnica è
fondamentale. Una trama ispirata, ma scritta male
genera un pessimo racconto, meglio un racconto ben
scritto ma con una trama debole. Approfondendo
meglio l'argomento, a mio avviso le due cose non
sono separate: se la trama non si sviluppa con un
intreccio coinvolgente, in un crescendo di tensione,
che conduca a un climax inaspettato ma coerente, il
tutto con un linguaggio che favorisca l'immersione
nella storia, si perde il piacere della lettura. È
qualcosa su cui insisto molto nei corsi di scrittura
che tengo. Quindi, ovviamente i miei racconti sono
regolarmente posti a revisione, anche dopo che li
considero conclusi e ogni anno ne produco una nuova
versione, spero sempre migliore.
Cosa pensi dei concorsi letterari?
Mi piacciono i concorsi letterari. È un modo per
valutare il proprio lavoro, tramite il giudizio di
una giuria che nella maggior parte dei casi è
composta da gente competente. Il fatto che spesso ci
siano vincoli di battute costringe a un importante
lavoro di sintesi che alla fine premia chi riesce
meglio a esprimersi in pochi paragrafi.
Personalmente preferisco quelli a pagamento perché
la quota d'iscrizione fa già una prima selezione e
la giuria deve decidere tra meno racconti e può
scegliere meglio. Le più grandi soddisfazioni
letterarie mi sono giunte proprio dai concorsi
letterari.
Le parole chiave dell'èra attuale, battezzata
"èra digitale" sono: multimedialità, mass media,
integrazione, virtualità. Cosa hanno cambiato le
nuove tecnologie digitali nella creazione artistica,
se hanno cambiato qualcosa?
Hanno cambiato molto, da un lato aiutano lo
scrittore (in caso di dubbi ci sono molti dizionari
online, mentre per ottenere alcune nozioni c'è
wikipedia), dall'altro hanno penalizzato la lettura
perché fornisce informazioni più lentamente rispetto
a un video su youtube. Insisto spesso nei miei corsi
anche su questo tema: bisogna adattare la scrittura
al momento ed evitare di dilungarsi in descrizioni
pesanti alla Manzoni, non è più il tempo, bisogna
essere incisivi. Anche cercando di adattarmi a
questo periodo storico scrivo racconti e soprattutto
racconti brevi.
Manterrà il proprio ruolo il testo cartaceo di
fronte al dilagare di internet e degli ipertesti?
Per chi ha studiato sui cartacei come me sì. Non so
se in un futuro le generazioni che studieranno da
libri scolastici su tablet vorranno il cartaceo.
Probabilmente no, ma dopotutto il mondo si evolve ed
è inutile opporsi mantenendo posizioni obsolete.
Partiamo dal tuo primo libro di racconti,
I racconti del Behcet.
Com'è nata l'idea? Che dire del lavoro di ricerca
che sta dietro il romanzo? Quanto tempo ha richiesto
la stesura?
Come dice il titolo è una raccolta dei racconti nata
raccogliendo gli incubi che mi venivano procurata
dalla "malattia di Behcet". La stesura è durata
parecchi anni: i racconti sono nati dal 2005 al
2010, poi sono stati rielaborati dopo che ho
iniziato a frequentare i corsi di scrittura e infine
pubblicati nel 2013. Il racconto sul quale ho
lavorato di più è stato "La generatrice di mostri",
nel quale ho inserito molte nozioni sulla storia
della scienza e sullo sviluppo delle teorie
scientifiche durante il '900, ed è stato un lavoro
davvero impegnativo.
Parliamo di viaggio nel tempo. In La strana
storia di Luis Chaperon c'è un viaggio nel futuro,
che tu immagini molto migliore rispetto al presente.
Se tu disponessi di una macchina del tempo quale
epoca vorresti visitare? La useresti anche sapendo
che sarebbe un viaggio di sola andata?
In realtà nella nuova versione del racconto sotto la
patina di perfezione della società si potranno
intravedere le crepe che probabilmente porteranno
quella civiltà al collasso, l'ottimismo nei
confronti del futuro è un po' svanito in me, anche
se credo che il progresso tecnologico ha sempre
mediamente migliorato le condizioni di vita. Con la
macchina del tempo andrei di sicuro nel futuro, con
biglietto di sola andata. Se ci pensiamo un po',
tutti noi nella nostra vita viaggiamo verso il
futuro con un biglietto di sola andata.
Veniamo al tuo lavoro edito più recente:
Seventeen, una raccolta di racconti a tema sociale
in cui la religione - che appare come pretesto per
mostrare la meschinità e la corruzione dilagante in
Italia - non ci fa proprio una bella figura. Quali
sono le tue idee in materia di religione?
In realtà non è la religione a fare una cattiva
figura, ma come gli uomini la interpretano per
giustificare a se stessi e agli altri le proprie
azioni più meschine. Per esempio il ladro del primo
racconto che ringrazia il santo di turno per aver
finalmente appreso l'arte di rubare non è un'accusa
al santo, ma al ladro. Inoltre, come scrivevi, il
libro non ha intenti morali o religiosi e il fatto
che i racconti si ispirino ai dieci comandamenti e
ai peccati capitali è solo un pretesto per fare
un'accusa sociale. Guardando il notiziario mi rendo
però sempre più conto che le storie reali sono molto
più grottesche di quelle inventate in Seventeen.
Personalmente sono credente, anche se non molto
legato alla ritualità.
Qual è la visione che hai della donna? E
dell'uomo?
Direi che non ho una buona opinione della razza
umana, senza differenze di genere. Uomini e donne
sono dominati dai più meschini istinti e l'unico
modo per potersi elevare dallo status di animale (e
neanche tra i migliori) è quello di dominare questi
istinti tramite l'obbedienza, anche coatta, a ferree
regole morali e sociali. Poco importa che tutti gli
uomini capiscano queste regole, l'importante è che
le rispettino: se gli uomini sono lasciati liberi di
scegliere, lo faranno solo in base ai loro miseri
egoismi. Ritornando alla domanda di prima, come può
non piacermi la religione dato che impone regole
atte a domare la pessima natura umana per un
miglioramento dell'individuo che al contempo
conduce, almeno in teoria, a un benessere comune?
Certo che sono a favore della religione.
Sono queste le tematiche di Seventeen, e direi che
riprendo ciò che ha già espresso Golding ne "Il
signore delle mosche", con la differenza che il suo
esperimento mentale coinvolgeva bambini in un'isola
sperduta, lontani dalle regole imposte dagli adulti.
Nel mio esperimento mentale vi sono adulti nel loro
ambiente, che però è troppo spesso corrotto e privo
di regole e tutti i personaggi sono liberi di fare
le proprie scelte, tutelati dalla libertà esistente
nella società moderna. Le trame delle storie sono (a
mio avviso) il logico sviluppo di queste premesse.
Hai mai pensato a una trasposizione
cinematografica dei tuoi racconti? In caso
affermativo, quali attori e attrici vedrebbe bene
nei vari ruoli principali?
Beh, vedrei bene i miei racconti in trasposizioni
simili a "Ai confini della realtà" o al più recente
"Black mirror". Come attore principale mi piacerebbe
Nicolas Cage.
Di cosa ti occupi attualmente? Progetti per il
futuro?
Per quanto riguarda la scrittura sto lavorando alla
stesura di un libro di racconti fantastici
rielaborando quelli vecchi. Ringrazio la casa
editrice Antipodes di Palermo per la collaborazione
e l'assistenza avuta sino a oggi, ma anche a causa
del mio trasferimento in Toscana, penso sia il
momento di provare altre strade per i miei racconti.
Del resto ho pronto un libro con storie di malati
non diagnosticati e aspetto l'ok della Onlus con la
quale ho collaborato per andare in pubblicazione.
A livello lavorativo, nonostante possegga una laurea
in ingegneria con 110 e lode, e abbia inviato
innumerevoli curriculum in tutta Italia non ho mai
avuto risposte valide (spesso perché troppo
qualificato, dicevano) e a parte qualche esperienza
in diverse scuole private ho sempre lavorato come
libero professionista. Attualmente insegno
Matematica e Fisica presso scuole private ed enti di
formazione, mi occupo di corsi di formazione per il
personale delle aziende, faccio progetti di
risparmio energetico per alberghi e sto aprendo
un'azienda di servizi. Per il futuro so che dovrò
continuare a impegnarmi come adesso per migliorarmi
sia professionalmente, come ingegnere, che come
scrittore. So che non avrò regali da nessuno e dovrò
sempre dimostrare di essere migliore dei miei
concorrenti per riuscire nel mio lavoro, ma a questo
sono abituato.
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