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Narrativa
Poesia italiana
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi poetici, in una
lingua diversa dall'italiano, purché rispettino i
più elementari principi morali e di decenza...
poesie in lingua
napoletana e
pisana
La bacheca degli annunci
assurdi
Una nuova rubrica tra
l'aforistico, il poetico e l'umorismo..
Di Rossana D'Angelo
Recensioni
Non tutti i dubbi sono di
plastica di Angelo Zabaglio
Un criceto al computer di
Lenio Vallati -
recensione di Massimo Acciai
Ojstro ("Il Tafano") di
Ethel Lilian
Voynich - recensione di Vladimir OKC
La leggenda dei pesci bambini di
Francesco Bova
Atomico Dandy di Piersandro Pallavicini -
recensione di Enrico Pietrangeli
Dovere d'allegria di
Giulio Bogani -
recensione di Lorenzo Carpentiero
La catena non si spezza di
Franco Santamaria
Postnovecento di
Patrick Karlsen
Interviste
Intervista ad Andrea
Moneti (autore di "1527")
di Massimo Acciai
Convegni
I Balcani e l'Europa:
l'uomo senza confine
di Marco Bazzato
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Recensioni e presentazioni di
libri
rubrica a cura di Massimo Acciai
In questo numero:
Non tutti i dubbi sono di plastica di
Angelo Zabaglio
Un criceto al computer di Lenio Vallati
- recensione di Riccardo Lupo
Ojstro ("Il Tafano") di Ethel Lilian
Voynich - recensione di Vladimir OKC
La leggenda dei pesci bambini di
Francesco Bova
Atomico Dandy di Piersandro Pallavicini
- recensione di Enrico Pietrangeli
Dovere d'allegria di Giulio Bogani -
recensione di Lorenzo Carpentiero
La catena non si spezza di Franco
Santamaria
Postnovecento di Patrick Karlsen
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Francesco Bova, La leggenda dei pesci
bambini, Giulio Perrone Editore, 2005
L'esordio di Francesco Bova fra il giallo e il noir esistenziale
"Parole come pane per pescare gli uomini, per stanarli dalla
pancia accogliente di una caverna."
Francesco Bova
Mentre il noir detta le regole del mercato editoriale, il
romanzo d'esordio di Francesco Bova "La leggenda dei pesci
bambini" (Giulio Perrone Editore, 2005) rompe tutti gli schemi:
non saprete mai se state leggendo un giallo o un romanzo
metafisico, un noir o un bildungsroman.
Ispirato ad un fatto di cronaca realmente accaduto nel 1991
sulle colline liguri, in località Giustenice (SV), "La leggenda
dei pesci bambini" racconta la storia di Luca, cinquantenne
professore di un liceo milanese che trascorre le sue ferie a
Canun, alla ricerca di se stesso, in lotta con i suoi demoni e
con la propria vocazione artistica. La terra della sua infanzia
non porta più frutto, la puzza di odio impregna l'aria. Tutto
nasce dal terribile omicidio di Salva, un contadino del borgo,
condannato all'ergastolo per l'omicidio di un'intera famiglia a
causa di una lite per una storia di confini. Luca si interroga
su questa natura malata e cerca nella sua memoria le ragioni e
la possibile cura al corpo della collina di Canun, ripercorrendo
la sua vita sui volti delle persone, della madre, della terra.
In suo aiuto accorrono i pesci bambini.
Chi sono i pesci bambini?
"Sono i canti della mia memoria. I pesci bambini sono le anime
argentate che guizzano nell'anima più grande del mondo" (p.84).
Bova trasforma una figura della natura, i comuni cavedani, in
uno strumento di metafora. I pesci bambini sono la via di
chiarificazione, di recupero della memoria del protagonista che,
solo con la sua scomparsa, potrà sanare le ferite di una terra
ghermita dalla storia e dall'odio.
In un intricato sistema dialettico di piani narrativi che
tornano ad incontrarsi grazie a citazioni intertestuali (Amarcord,
Primo Levi, Cesare Pavese), "La leggenda dei pesci bambini"
seduce il lettore con uno stile narrativo equilibrato ed
elegante, con venature di erotismo, con lo scontro fra due
sentimenti fortemente contrapposti: la spiritualità e la paura
della spiritualità, condizioni incarnate nella figura di Luca,
comunista e uomosenzadio. In una tensione continua di ricerca,
Luca delinea la storia di un gruppo di amici, di piccoli pesci
bambini che, una volta cresciuti, hanno lasciato la propria
memoria nel fiume. Luca si fa pescatore di storie con pane e
parole: le ingravida e ne trae salvezza.
Francesco Bova, alla sua prima prova di romanziere, dimostra di
saper padroneggiare la materia narrativa con sapienza, riuscendo
a ritagliare per la voce dell'autore uno spazio autonomo
all'inizio di ogni capitolo. In queste note dell'autore è come
se si aprisse un dialogo privilegiato col lettore, è come se la
vita autobiografica confluisse nella finzione. Attraverso questo
romanzo sospeso fra il giallo e il noir esistenziale, Bova ci
consegna una storia colma di riflessioni, di spunti filosofici,
di azione e mistero.
Un romanzo universale che costringe a fermarsi, che invita a
riflettere.
"Vi si colgono letture fruttuose di modelli recenti e lontani,
anche molto lontani; sono allegri e tristi (ed è questa appunto,
la condizione umana), ma tutti alacri e liberi."
Primo Levi, 1979
Francesco Bova è nato a Pietra Ligure nel 1953. Vive e lavora in
provincia di Milano. Giornalista, si occupa a livello
universitario di ricerca e di formazione. Per dieci anni è stato
assessore alla cultura ed è anche stato candidato al Senato e al
Parlamento europeo.
Negli anni Settanta ha pubblicato quattro piccoli libri di
poesia: Amore di nano (1973), Il suicidio di Stato (1977), Il
leone Giustino e l'indiana Manù (1979), Narciso e Autòs (1989).
Negli anni Ottanta ha partecipato a molti meeting di poesia,
pubblici e radiofonici. In collaborazione con altri poeti, tra
cui Carlo Cassola, ha partecipato all'esperienza della rivista
di letteratura Malvagia.
"La leggenda dei pesci bambini" è il suo primo romanzo.
Francesca Bova
La leggenda dei pesci bambini
Giulio Perrone Editore
pp. 240
14,00 euro
ISBN 88-6004-022-1
Per maggiori informazioni:
Stefania Leo
+39 333 3638528
stefania@raramente.net
www.giulioperroneditore.it
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Ojstro ("Il Tafano") di Ethel Lilian
Voynich
Recensione di Vladimir OKC
Traduzione di Massimo Acciai
www.ojstro-voynich.narod.ru
Il romanzo comparve nel 1887 e già nel 1898 fu tradotto in
russo, dopo l'uscita in America e in Inghilterra, subito divenne
il libro più apprezzato della giovane avanguardia russa.
All'inizio del diciannovesimo secolo, dopo la cacciata
dell'armata napoleonica, l'Italia intera fu divisa in otto stati
separati e di fatto occupata dai soldati austriaci. Ciascuno
stato aveva i suoi confini, dogane, moneta, ecc. Personalità
progressiste in Italia compresero la necessità dell'unificazione
della nazione e si batterono per l'indipendenza nazionale, la
quale fu realizzata solo nel 1870.
Gli eventi del romanzo "Ojstro" iniziano nel 1833. Il giovane ed
ingenuo Arthur Burton, studente di filosofia a Pisa, decide di
dedicare la sua vita alla battaglia contro gli stranieri
invasori per la liberazione dell'Italia. Il motto al cui
aderisce è "per Dio e il popolo, adesso e per sempre!". Arthur
lo mette in pratica, sull'esempio di Cristo che perì per la
salvezza dell'umanità. Ma un confessore riferisce alla polizia
il segreto espresso durante la confessione. La sua amata Gemma è
convinta che Arthur sia infido e lo schiaffeggia.
Contemporaneamente egli viene a sapere che il prete Montanelli è
il suo vero padre. Sopraffatto dal tormento intollerabile,
Arthur è sul punto di affogare nel fiume, ma poi s'imbarca per
il Sudamerica.
Nel 1846, temendo la pubblica indignazione, il papa Pio IX
asseconda le richieste del popolo: prigionieri politici vengono
liberati, si attenua la censura e ma l'amnistia generale non
migliora affatto il malcontento degli abitanti.
Nello stesso tempo a Firenze arriva il ricco giornalista Felico
Rivarez, su invito dei membri della locale società "Giovane
Italia". Secondo la richiesta, egli scrive satire e pamplet
indirizzate principalmente al cardinale Montanelli. I suoi nuovi
amici, Martini, Riccardo, Galli e Gemma gli impongono lo
pseudonimo "Ojstro" (Tafano).
Gemma è tormentata dai dubbi, poiché nota molte somiglianze tra
il Tafano e Arthur. Prima di essere ucciso, il Tafano confessa a
Montanelli che egli è Arthur e che non è affogato. Egli ama
moltissimo sua padre ma non può perdonargli il suo errore. Egli
ama moltissimo anche Gemma, ma non può perdonarle il suo
schiaffo. Per lui non importa l'insulto in se, ma il fatto che
lei abbia dubitato della sua onestà, coraggio e fedeltà al suo
credo, perciò lui non perdona a nessuno.
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Piersandro Pallavicini, Atomico dandy,
Feltrinelli, Milano 2005
Recensione di Enrico Pietrangeli
In una Milano dabbene del 2002, sopra una moquette "giallo
uovo", "splendido e oltraggioso" prende forma Nuvolani, il
protagonista, attraverso uno stile ritmico, incisivo, che sa
coinvolgere nel suo incalzare. Un mondo, ai più, lontano ma che
Pallavicini sa rendere palpabile e verosimile, perfino
famigliare essendo lui stesso, non per ultimo, un ricercatore
scientifico. Prossimo, con le sue scoperte, a riconoscimenti per
innovazioni sensazionali, Nuvolani e la sua figura si
ricompongono, mano a mano, tra uno scorrere parallelo delle sue
vicende studentesche (1986 - 1988) ed i quotidiani sviluppi
della sua esistenza che lo porteranno all'epilogo del nobel
giungendo al 2009.
Uomo senza scrupoli, snob di sinistra pervaso dall'ossessione
per incontri a tre con la moglie, Roberta, e giovani ragazzi
neri, per poi, a sorpresa, trovare una profonda svolta umana ed
esistenziale. Sbronze pesanti da smaltire e parole forti
complicano i rapporti con la compagna che arriverà a biasimare
il marito, sebbene sua complice di letto, per la morbosa
insistenza a voler sostituire Renè con un altro negro, Julian,
più smaliziato ed avvezzo al "servizio" ...Un'anima dalle remote
radici "dandy", con la mania dei Roxy Music ed il ciuffo alla
Bryan Ferry. La colonna sonora, vasta e ben variegata, passa
dalle ambientazioni exotica e le orchestrazioni di tendenza alle
memorie degli anni ottanta con Ultravox, Style Council, Bauhaus…
glissando su qualche "album vecchissimo dei Soft Machine".
Da giovane, "Fascistello" deluso dall'ascesa di Fini, ripiegherà
sulla Lega per poi approdare, inaspettatamente, al volontariato.
Sormani, un tempo suo professore, ormai anziano e malato che
ritorna, con tutta la vicenda del suo vecchio reattore, il primo
amore Cristina ed i negri, onnipresenti, tra un tardivo primo
bacio con Stefania ed una precedente esperienza omosessuale con
Riccardo. Masturbazioni alla specchio, la paura dell'AIDS che
sale, lambisce il panico, e trova un suo inatteso sviluppo
finale. Il terrore della guerra con la Libia, Chernobyl, le
pastiglie di iodio, il referendum, Gorbaciov, la perestrojka e
telegiornali che annunciano, tra le altre, la morte di Primo
Levi, ripercorrendo la nostra storia più prossima in una
piacevole rilettura che, nel suo concludersi, non lascia
amareggiati ed apre spunti di riflessione al lettore.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Piersandro Pallavicini (Vigevano, 1962), narratore e saggista
italiano.
Approfondimento in rete: Vibrisse / Miserabili / sito c.
Nota di Enrico Pietrangeli - 2005
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Angelo Zabaglio, Non tutti i dubbi sono di
plastica, Arcipelago Edizioni, 2005
"10 euro spesi bene", commenta l'autore… non posso associarmi in
quanto ho avuto la copia gratuitamente, ma penso che almeno il
tempo speso nel leggerlo è stato speso bene. Un libro simpatico,
grondante di humor intelligente. Un libro di frammenti, poetici
e in prosa; un libro persino "multimediale", pieno di
illustrazioni che includono testi in giochi grafici che alludono
al moderno linguaggio pubblicitario, parodiandolo. Un libro
quindi da leggere e da guardare, per pensare…
(Massimo Acciai)
Potete trovare il libro qui:
Prenotabile in rete collegandosi al sito
www.arcipelagoedizioni.com
Ordini:
(spedizione in contrassegno postale senza aggravio spese
postali)
per fax: 02-36553002
per e-mail :
info@arcipelagoedizioni.com
per telefono: 02-36525177
Arcipelago Edizioni
Via Carlo D'Adda, 21
20143 Milano
Acquistabile live in Latina presso
"LE NUVOLE LIBRERIA" Via Don Morosini 125 (Galleria
Pennacchi) Latina Tel/fax 0773 486008
"PIER MARIO E CO" Via Carlo Armellini 26 Latina 0773 474804
ATTENZIONE!
Se acquisterete il libro durante uno dei reading
dell'autore avrete uno sconto di 2 euro, se siete carine/i anche
3 euro!
www.angelozabaglio.it
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Giulio Bogani, Dovere d'allegria,
Edizioni Gazebo, 2005
Recensione a cura di Lorenzo Carpentiero
Leggere "Dovere d'allegria" in Autunno è come osservare le
foglie che cadono, con una serenità che porta dentro sé i colori
saturi della stagione calda.
Già dalla copertina ci si aspetta un cammino flemmatico
attraverso versi di grande lirismo e intrisi di interessanti
spunti meditativi; infatti il giovane autore Giulio Bogani, che
è anche fotografo, ci propone la foto di un rubinetto con due
timide gocce che cadono.
I temi forti del libro sono tristezza, sorriso, ideali,
giustizia sociale e amore che, come precisa lo stesso autore in
una sentita e autobiografica premessa, sono per lui inscindibili
e attori ideali di un "irrinunciabile sogno".
La vita è vista quindi nel senso più alto: un universo
immaginifico in cui non si persegua una inutile e insulsa corsa
verso l'accumulo di beni e la conquista di un qualsivoglia
potere; al contrario si lascia spazio a una sorta di viaggio
onirico, in cui ogni evento è vissuto in un liquido amniotico di
profonda riflessività. Questa dimensione nasce anche dalla
consapevolezza della difficoltà di realizzare l'irrinunciabile
sogno, tuttavia non mancano gli elementi di invito all'azione,
per uscire dalle situazioni di ingiustizia e tristezza. Citando
le parole di Bogani, viviamo in bilico tra "ansia e risata" e
siamo protagonisti di un "eroismo banale", dettato dal carattere
abitudinario della quotidianità, ma non per questo meno
necessario.
La vita è anche un lungo spettacolo, che ci vede, sempre in
piedi, su un palco ideale e impalpabile. Nella finzione
proiettiamo immagini di noi stessi che forse nemmeno esistono e
ciò rende il nostro viaggio più eccitante e sorprendente. A
volte però il gioco si deve interrompere, per lasciare spazio
alla realtà: "Affermiamo, diciamo pure/ciò che non siamo/ma per
un tempo che duri poco/perché poco vale".
Giulio Bogani ci regala dunque un'opera intensa e sentita,
riversandovi le scoperte dei suoi ventidue anni, attraverso una
solida disciplina stilistica, che rende ogni testo semplice e
misurato.
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Lenio Vallati, Un criceto al computer,
Ibiskos, 2004
Recensione di Riccardo Lupo
Ho incontrato l'autore di questo delizioso libretto durante una
manifestazione estiva a Castello, all'estrema periferia di
Firenze, ed ho avuto l'occasione di scambiarci due parole. Una
scrittura fresca, scorrevole, "da leggersi in una giornata";
questa l'idea di scrittura di Lenio Vallati. Con questo agile
strumento di indagine sulla realtà parla ai suoi lettori di
argomenti quotidiani, raccontando storie per bambini, ma non
solo…
Non è un tema semplice quello affrontato dall'autore nel suo
racconto "Un criceto al computer" (racconto che dà il titolo
alla raccolta, composta da altri due racconti, "Una storia
semplice" e "Manuel e Pampa"); un tema anzi spinosissimo -
quello della pedofilia su Internet - eppure trattato con la
leggerezza e la fantasia di un ottimo scrittore per l'infanzia
che, attraverso la fiabesca invenzione di un criceto
dall'intelligenza umana, in grado di usare un computer, punta il
dito sui molti mali del mondo. Naturalmente si tratta di una
fiaba - una fiaba "moderna" - ma che male c'è a sognare?
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Franco Santamaria, Se la catena non si
spezza, Bastogi Editrice Italiana srl
Via Zara 47 - 71100 Foggia
Tel. 0881.725070 - E-mail:
bastogi@tiscali.it
http://www.bastogi.it/index_1.html
"Ti legherò a questa catena nell'angolo del salotto, qui, e
sarai il mio affezionato cane da guardia." (p. 44)
FRANCO SANTAMARIA
SE LA CATENA
NON SI SPEZZA
Prefazione di Letizia Lanza
Postfazione di Pasquale Matrone
F.to 14x21, pp. 106, Euro 8,00
(Ed. 11/2005) Cod. ISBN 88-8185-818-5
… Scarno il dettato, ispirato ai canoni del colloquiale - ossia
del linguaggio dialettale parlato, reso più vivido
dall'insistita ripetizione di idee e di espressioni; rapida la
narrazione, talora scandita da tempi verbali in successione
martellante. Senza leziosità o lenocinii retorici, senza
ammiccamenti vani - al contrario, con brutale efficacia - la
parola narrativa di Santamaria si disnoda consapevolmente
realistica, benché non di rado invenata di squarci surreali o
comunque fortemente allusivi...
(dalla "Prefazione" di Letizia Lanza)
… I racconti di Franco Santamaria sono fatti di pietre poggiate
l'una sull'altra con impietosa e consapevole determinazione, non
per edificare case eleganti e dalla architettura sofisticata
bensì solamente aridi e sinistri muri a secco ricoperti di tetti
di lamiera e di sterpaglie, pronti a ospitare dannati dalla
schiena piegata da ingiustizie secolari e da una rassegnazione
priva di confini che ne dichiara e ne consacra la resa
definitiva a una sorta di irreversibile ferinità…
(dalla "Postfazione" di Pasquale Matrone)
FRANCO SANTAMARIA è nato a Tursi, cittadina della provincia di
Matera. La natura difficile della sua terra, non diversa
comunque dal resto del Meridione, e il conseguente irrisolto
stato di disagio e di sofferenza hanno avuto gran peso sulla
formazione intellettuale e politica di Santamaria.
Laureato in Lettere Classiche, ha coperto, per gran parte della
sua attività scolastica, fino al collocamento in pensione nel
1998, la cattedra di Letteratura Italiana e Storia presso
l'Istituto Professionale di Stato di Afragola (Napoli).
Da pensionato, ha potuto dedicarsi con maggiore tranquillità e
costanza alle attività creative di poesia, narrativa e pittura.
Ha pubblicato: Primo lievito (poesie - Gastaldi, Milano 1964),
Storie di echi (poesie - Ferraro, Napoli 1997), Echi ad incastro
(poesie - Joker, Novi Ligure 2004), opera quest'ultima che sta
conseguendo grande successo di critica e numerosi premi, e
infine Se la catena non si spezza (racconti - Bastogi, Foggia
2005). In Internet ha pubblicato da alcuni anni Parola e
Immagine (opera sperimentale di poesia-pittura) e L'Immagine
(catalogo dei dipinti).
È presente in numerose riviste e antologie letterarie, e in un
centinaio di siti web e gallerie d'arte.
In qualità di pittore, ha esordito da autodidatta nei primi anni
Ottanta, esponendo con successo in Italia (Napoli, Modena,
Taranto, Roma, Firenze, Brescia) e in Svizzera (Losanna, Yverdon,
Corcelettes, Paudex). Ha rappresentato (per la pittura) l'Italia
alla Quarta Biennale Internazionale dell'Arte Contemporanea di
Firenze - 2003.
Il dono di un libro è il più gentile pensiero per chi si ama e
si stima!!
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Patrick Karlsen, Postnovecento,
Edizioni Del Catalogo, 2005
Post Novecento. Una constatazione. In tempi complessi - c'è chi
dice detestabili - Patrick Karlsen si guarda attorno e si guarda
dentro. Ne scaturisce un pulviscolo di poesia e di prosa. Parole
che brillano di urgenza, le sue. Eppure, temperate da un ritmo
disteso che rinuncia allo strepito e alla fretta dannata.
Spaccati politici, dissezioni provate, tranci triestini. Siamo
calati in un panorama di pezzi e assistiamo a uno spaesamento
che diventa fertile perché non sta mai con le mani in mano. Se
il malessere è davvero esteso e brulica, Karlsen non lo estende
oltre. Lo fissa con spilli di parole, arretra di un passo e quel
brulicare diventa uno studio d'entomologo, anzi: d'antropologo
polemista. Liriche in diacronia che prendono il qui e ora solo
come un fulcro su cui basculare. Tra pubblico e privato, tra il
caos di ieri e di oggi. Senza trattino, senza distacco, un tutt'uno
di parole che non farfugliano mai. Postnovecento.
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