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Narrativa
Poesia italiana
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi poetici, in una
lingua diversa dall'italiano, purché rispettino i
più elementari principi morali e di decenza...
poesie in lingua
napoletana e
pisana
La bacheca degli annunci
assurdi
Una nuova rubrica tra
l'aforistico, il poetico e l'umorismo..
Di Rossana D'Angelo
Recensioni
Non tutti i dubbi sono di
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Un criceto al computer di
Lenio Vallati -
recensione di Massimo Acciai
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Voynich - recensione di Vladimir OKC
La leggenda dei pesci bambini di
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Dovere d'allegria di
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La catena non si spezza di
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Interviste
Intervista ad Andrea
Moneti (autore di "1527")
di Massimo Acciai
Convegni
I Balcani e l'Europa:
l'uomo senza confine
di Marco Bazzato
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La milleunesima notte
(un racconto su Bagdad)
Alla vigilia gli uccelli si staccano tutti
insieme dai rami più alti degli alberi, volando inquieti in
direzioni contrarie.
Nel mare il canto delle sirene si confonde col grido delle
bestie che partoriscono con sofferenza le proprie angosce.
Laggiù, in una piccola casa senza cortile né giardino, assetata
senza speranza, si vanno accumulando mucchi di panni sporchi.
Rash sembra impazzito, e continua ad abbaiare al cielo senza
capire cosa stia accadendo, sdraiandosi infine esausto di fianco
al letto, ansimante per la stanchezza.
All'improvviso aprono il fuoco.
Gli uomini gridano e le donne piangono. Tutto è confusione e
terrore.
Per un istante non si sentono più né canti, né le sirene, né
nient'altro. Arriva un frastuono assordante. I bambini si
abbracciano ai ventri esclamando ''Mamma!''
E adesso sono le donne che gridano, mentre gli uomini piangono.
La natura sembra avere smarrito il senno.
Un odore penetrante e irriconoscibile entra dalla piccola
finestra di legno.
Gli occhi scuri e a mandorla di una donna improvvisano un
racconto nel quale gli angeli si adirano e combattono, perchè
qualcuno si è comportato male.
E tutte le notti seguenti accade lo stesso. Un delirio da
milleunesima notte
Antiche visioni a forma di fungo dal più nero e fiammeggiante
dei pensieri umani si protendono verso gli inferni,.
Poi, con immane fatica, si arriva infine a vedere l'alba.
Nahyra ha appena sette anni. I suoi unici giocattoli sono una
bambola fatta di carta e stracci e il piccolo castello di sabbia
che ha costruito accanto alla porta: lo custodisce gelosamente,
perché dice che ci abita l'anima di suo padre.
Il giorno si trascorre raccogliendo i resti di ciò che manca. La
porta si apre e si chiude in continuazione, fino allo
sfinimento, ogni volta riconoscendo e riconoscendosi nel volto
disperato dei vicini.
Al calare del sole, Nahyra prende la sua bambola e comincia a
pregare insieme al resto della famiglia, mentre Rash osserva
inquieto tutto ciò che si muove intorno alla casa.
È già sera quando i presunti angeli si arrabbiano ancora. Di
nuovo le sirene.
In un istante la luce si impadronisce di tutto. I bagliori sopra
le case si fanno ogni volta più incandescenti e il rumore è
assordante.
Quegli occhi a mandorla abbracciano tutto ciò che possono.
Nahyra si stringe alla sua bambola come unico rifugio e la
parola Dio torna a risuonare dappertutto, in ogni lingua.
Rash, con la coda nascosta, cerca di coprirsi e nascondersi
sotto le gonne della sua padrona.
Il castello e la sabbia volano via nell'aria insieme alle anime
di tutti. Non ci sono più porte, non ci sono più muri, e dietro
ai muri non c'è più niente. Solo stracci e carte che emanano
fumo, afferrati da un paio di piccole mani innocenti.
Intanto in un altro luogo della città un odore penetrante ed
irriconoscibile entra dalla piccola finestra di legno. Lì vive
Ahmed che ,coi suoi cinque anni scarsi, si prepara alla notte
pregando insieme agli occhi scuri e a mandorla di sua madre.
Vicino a lui c'è la palla di gomma con la quale domattina, prima
di andare a scuola, vorrebbe potere giocare ancora una volta
insieme al suo gattino.
Ma oggi, a quanto sembra, il sorgere dell'alba è arrivato in
anticipo di qualche ora, per interrompere tutto: feroce e
violento in modo inaudito schianta la notte eterna contro la sua
casa.
[Traduzione: Patrizio Pacioni, scrittore
italiano]
- Traduzione in portoghese di
Tadany Cargnin Dos Santos,
scrittore brasiliano
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