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Narrativa
Poesia italiana
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi poetici, in una
lingua diversa dall'italiano, purché rispettino i
più elementari principi morali e di decenza...
poesie in lingua
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Di Rossana D'Angelo
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Interviste
Intervista ad Andrea
Moneti (autore di "1527")
di Massimo Acciai
Convegni
I Balcani e l'Europa:
l'uomo senza confine
di Marco Bazzato
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Intervista ad Andrea Moneti
autore di "1527"
Del romanzo storico "1527" abbiamo già
parlato nello
scorso numero. Abbiamo deciso di riprendere il discorso con
l'autore, ponendogli alcune domande per conoscerlo meglio e
comprendere la genesi di questa interessante opera
contemporanea. L'intervista si è svolta tramite e-mail. Andrea
Moneti ha risposto cortesemente in data 25 novembre.
Cominciamo dai suoi studi, dalla sua formazione culturale…
[Andrea Moneti]:
Nella vita di tutti i giorni sono un ingegnere gestionale,
esperto di marketing di acquisto, logistica industriale, etc.
etc. Mi sono laureato in Ingegneria a Bologna dopo aver studiato
al Liceo Scientifico F.Redi di Arezzo, dove è sbocciata (anche
se in realtà era già presente in me) la passione per la storia e
la letteratura. Ma questo non è che il "fare" della mia vita.
"L'essere" è altra cosa, per fortuna. Credo, infatti, che la
formazione culturale sia un processo continuo. E pur essendo
toscano, appartenente, quindi, a una regione fortemente
campanilistica, mi sento un cittadino del mondo. Basta sapere
chi sei e da dove vieni.
Quando ha iniziato a scrivere?
[AM]:
Ho iniziato a scrivere in maniera seria e cosciente circa sei
anni fa. E l'ho fatto, un po' come tutti,pPiù per caso che per
reale convinzione, passando da pensieri e racconti
sconclusionati a un progetto molto complesso come il mio primo
romanzo Eretica Pravità, che ha richiesto ben tre anni di
ricerca storica
Quali sono stati i suoi modelli, gli autori che ha amato di
più, che hanno contribuito a formare il suo stile?
[AM]:
Non sono appassionato di un genere in particolare. Leggo un po'
di tutto, dalla narrativa alla saggistica. Ciò che leggo è
piuttosto frutto del momento. Sicuramente tra i miei autori
preferiti includo Forsyth (mi piace molto il suo modo di
scrivere) al quale aggiungo libri e scrittori, in ordine
puramente casuale, come "Momo" di Micheal Ende, "Il nome della
Rosa" di Umberto Eco, "Q" di Luther Blisset (oggi i Wu Ming
Fundation), "Il diavolo nel deserto" di Jim Crace (dove dimostra
una capacità descrittiva unica), "La fattoria degli animali" di
Gorge Orwell. Aggiungerei anche "La noia" di Alberto Moravia,
"Il processo" di Kafka e, già che ci siamo, anche "La peste" di
Camus e "Il mondo di Sofia" di Jostein Gaarder.
Come nasce il romanzo "1527"?
[AM]:
Nasce per poter dire la mia su un tema scottante e delicato come
la guerra, purtroppo una costante della storia. Non c'è
assolutamente nulla di nobile e di giusto nella guerra. Oggi
vedo costruire troppi muri intorno a me, vedo troppe chiusure
verso l'altro, sia a Occidente come a Oriente. Di fronte a un
messaggio semplicistico e estremo (e devo dire accattivante)
come quello di Oriana Fallaci, ho avvertito la necessità di
intervenire per parlare della guerra, quelle di ieri come quelle
di oggi. E, per evitare stereotipi ormai asfissianti come il
tema delle crociate o del terrorismo, ho trasposto la Bagdad
odierna a Roma durante il terribile sacco del 1527. Una città
occupata e divisa tra le profonde divisioni tra protestanti e
cattolici. Perfetta per parlare delle vicende di oggi, no? I due
protagonisti principali, Heinrich, capitano lanzichenecco e
luterano, e Messer Stefano, cerusico in una corte cardinalizia e
cattolico, costretti a convivere per una serie di eventi,
sapranno trovare una forma di dialogo e, in una certa misura di
rispetto. È questo il filo che lega ogni pagina del romanzo:
dialogare è possibile, è sempre possibile. Provo un profondo
disgusto e nausea tutte le volte che sento parlare di "effetti
collaterali" quando qualche cosiddetta "bomba intelligente"
colpisce innocenti. È un'espressione terribile, che trasforma
l'orrore della guerra in un videogioco.
Appare evidente il grande lavoro di ricerca storica che
sorregge la narrazione...
[AM]:
Sì, "1527", pur essendo stato scritto sotto la forma del giallo,
rimane comunque un romanzo storico. Ed è ovvio che se si vuole
parlare di fatti storici l'ultima cosa che si può fare è
scrivere delle inesattezze. Per questo "1527" ha richiesto
almeno un anno e mezzo di ricerche.
Quanto tempo ha richiesto l'ultimazione del romanzo?
[AM]:
Aggiungerei un altro anno di stesura narrativa.
Il tema dei conflitti religioni è quanto mai attuale, ma qual
è in poche parole la sua visione sulla molteplicità di fedi che
esistevano nel passato ed esistono oggigiorno?
[AM]:
Vede, la Storia è tutto ciò che rimane, ma non necessariamente
ciò che è stato. È sempre stata scritta dai vincitori. Dei
perdenti nulla, o poco più, rimane e, quel poco che sappiamo di
loro, a stento affiora attraverso le pieghe del tempo. Il tema
delle eresie è affascinante perché quando si parla di eresie, in
primo luogo, si parla di "scelte. Pochi sono coscienti del fatto
che, al di là del significato negativo che il termine ha assunto
nel linguaggio corrente, - linguaggio imposto da un'istituzione
egemone, la Chiesa - il termine "eresia" deriva dal greco
hàiresis, termine che, nel suo significato originale,
significava, appunto, "scelta". Ogni ideologia o religione,
intesa come istituzione, ogni verità e pensiero che assume il
valore assoluto di un dogma, porta con sé i germi dell'eresia.
Da qui la Riforma di Lutero. Da qui gli Anabattisti di cui parla
il romanzo.
"1527" ha ottenuto molto importanti riconoscimenti. Cosa
pensa dei concorsi letterari?
[AM]:
Anche Eretica pravità ha ottenuto vari riconoscimenti letterari,
almeno una dozzina. È indubbio e banale sottolineare la gioia
immensa che ho provato ogni volta che è accaduto e accade con
"1527". Ma la cosa forse ancora più bella è aver potuto
conoscere, in questi frangenti, persone stimolanti e impegnate
nella cultura. Ci sono comunque premi e premi. Quelli
autoreferenziali, dove si fa sfrutta l'evento per dare sfoggio
della propria cultura e posizione sociale. A questi vanno
aggiunti quelli già decisi e stabiliti tra le varie case
editrici (soprattutto quelli più famosi e importanti), a cui è
perfettamente inutile partecipare. Poi, per fortuna, ancora
esistono premi dove la competizione (spero che mi passi il
termine) è sana e vera. E alla fine vince il migliore (almeno
quello che la giuria ha giudicato il migliore).
Progetti per il prossimo futuro?
[AM]:
Ho già terminato un altro romanzo, un thriller ambientato ai
giorni nostri, scritto per parlare di alcuni problemi sociali
che sono sotto gli occhi di tutti. Poi ho già il materiale
pronto per un nuovo romanzo storico, ambientato nella Comune di
Parigi del 1871. E in testa ho almeno altre due storie da
raccontare. Ma ancora in fase più che embrionale. So solo che
ormai non posso più fare a meno di scrivere perché è un viaggio,
è un dentro di sé.
Grazie, Andrea per aver soddisfatto le nostre curiosità!
[AM].
Grazie a voi. E in bocca al lupo! E non dimenticate di andare a
vedere ogni tanto il mio sito personale
www.andreamoneti.it
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