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Intervista ad Andrea
Moneti (autore di "1527")
di Massimo Acciai
Convegni
I Balcani e l'Europa:
l'uomo senza confine
di Marco Bazzato
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III MEETING INTERNAZIONALE
DEGLI SCRITTORI BALCANICI
Balcani e l'Europa: l'uomo senza confine
Ventunesimo secolo: l'inizio dell'avvenir?
Gentile Vice Ministro della Cultura Sig.ra
Nadezda Zacharieva, signore e signori, desiderio ringraziare
l'associazione Nazionale degli Scrittori Bulgari, tutti i
membri, il presidente Nicolai Petev, il signor Mumun Tachir, i
cittadini e l'amministrazione di Kargiali che con dedizione
hanno permesso l'organizzazione di questo evento.
Sono onorato d'essere stato chiamato in questo consesso, come
uomo e come scrittore mi sento legato a questa parte d'Europa
che mi ha accettato e mi ha permesso di sentirmi anche figlio di
questa cultura millenaria.
Spesso mi viene chiesto cosa rappresentano i Balcani per il
resto d'Europa?
È una domanda a cui è difficile rispondere in virtù di come
arbitrariamente questa regione viene descritta dai media
occidentali. Ma non è mia intenzione ripetere gli assiomi
stereotipati andando ad unirmi a quanti preferiscono osservare
la realtà con l'occhio critico delle manchevolezze e delle
problematiche.
Senza nasconderci dietro a sofismi e distinguo, preferisco
invece portare all'attenzione a quanti mi chiedono, delle
risorse intellettuali, culturali e ambientali che ho potuto
conoscere ed apprezzare nel corso del tempo.
Sono molteplici gli approcci che si possono utilizzare per
provare a descrivere la situazione dei Balcani, in special modo
della Bulgaria all'alba di questo ventunesimo secolo.
Credo che si possa definire la Bulgaria odierna come un grande
laboratorio multi culturale. Un progetto non studiato a
tavolino, ma formatosi nel corso degli anni, che quotidianamente
vive di espressioni diversificate di idee culture, religioni, e
nonostante le difficoltà, il Paese tende la mano, aprendosi
l'una alle altre, con spirito di reciprocità e non invadenza.
Sento però, e per questo nessuno dei presenti me ne voglia, che
ci sono ancora molti passi da compiere affinché la cultura
dell'integrazione diventi un patrimonio comune non solo dei
Balcani, ma di tutte le nazioni.
A volte mi chiedo cos'è la storia?
Può sembrare retorica, ma ho cercato nel corso del tempo una
serie di risposte, certo non esaustive, ma di convergenze che
permettessero di vedere la Storia come un monito indicativo,
privo però delle pregiudiziali, affinché le divisioni antiche ,
ferite e battaglie siano ricordate non con spirito
nazionalistico o di rivalsa, ma per sentirle come un combattersi
inutile, privo di risposte etiche, svilenti per l'uomo innanzi
alle sfide che la quotidianità porta ad affrontare.
Sono molte le manchevolezze che si potrebbe a tutt'oggi imputare
a questa regione, ma allo stato attuale non posso esimermi dal
lodare pubblicamente la volontà di coabitazione delle diverse ?tnie
che nonostante le inevitabili frizioni cercano modi nuovi per
adattarsi reciprocamente.
In modo particolare lo spirito di non ingerenza, la distinzione
tra potere politico e religioso che anima la regione, fà si che
nel rispetto delle singole identità, nessuno si possa sentire
cittadino di serie b, o discriminato per il credo che professa.
Ma la libertà dell'uomo si eleva, continuando a migliorare i
rapporti tra popolo ed Istituzioni, perché siano messe in primo
piano le necessità delle fasce meno abbienti, onde ridurre i
divari sempre più marcati tra ricchezza e povertà.
Ogni nazione e regione è libera quando si adopera per un equa
distribuzione della ricchezze nazionali ed internazionali, e la
politica in tutte le sedi si faccia in primis fautrice di pace
sociale con forme di sostegno, incentivando sviluppo economico,
culturale ed etico della società, indipendentemente dalla
provenienza d'appartenenza, riducendo così il pericolo del
ritorno di fiamma del Nazionalismo che potrebbe divenire nel
corso del tempo un problema di difficile controllo, generatore
di rigurgiti d'intolleranza, segnale di malessere che devono
essere curati direttamente alle radici.
Trovo necessario il bisogno del senso d'appartenenza nazionale,
purché questo non diventi motivo di sfogo o porti ad idee
orgogliosamente isolazioniste od espansioniste, che se la storia
passata ha diviso; ma che cercano in quanto non responsabili
degli atti dei propri avi, l'avvicinamento e integrazione.
La Bulgaria e la Turchia bussano alle porte dell'Unione Europea,
ognuna con i propri tempi e le proprie necessità.
L'Europa futura non deve avere differenti velocità economiche e
sociali, vedendo o idealizzando il lato lindo di una sola parte,
però l'Est e i Balcani devono esprimere e portare la propria
visione culturale, facendo rigermogliare le radici che la storia
del secolo scorsi ha arbitrariamente reciso e diviso, creando
quel corollario reciproco di luoghi comuni di difficile
espiazione.
È in questa città di confine, dove a pochi chilometri da noi si
aprono le porte all'Asia e al Medio Oriente, che i ruoli della
Bulgaria e della Turchia sono anelli di congiunzione obbligati
nel cammino di collaborazione dove oggi, complice anche l'aiuto
dei figli delle due culture, che virtuosi delle loro diversità
complementari sanno spingersi affinché l'uomo sia fautore di un
Europa e di un Universalismo dotato di forza sanante, a dispetto
degli errori passati.
Sovente si parla dei Balcani come un luogo dove le tensioni
s'infiammano, o vengono infiammate per scopi politici di
difficile comprensione.
Questo nasce dal fatto, che si usa in modo improprio la
definizione di Paese dell'Est, mentre osservando attentamente,
troviamo che questa regione centrale dell'Europa è da sempre
humus vivo che diffonde i suoi semi di civiltà.
Per questo è necessario rafforzare in tutte le sedi, facendo
conoscere i passi quotidianamente intrapresi dalle varie
comunità affinché siano un patrimonio da valorizzare ed
esportare verso coloro che convogliano gli sforzi per il
miglioramento della società dei valori comuni, rispettosi delle
singole identità, affinché l'Europa stessa possa trarre esempio
per vedere finalmente realizzato il sogno dell'Uomo senza
Confini.
Grazie per l'attenzione.
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