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Narrativa
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi in prosa inediti,
purché rispettino i più elementari principi
morali e di decenza...
Dinosauro universitario di Giuseppe
Costantino Budetta,
Una rivelazione di cuore di Francesco
Panizzo, Piedi
di Antonella Pedicelli,
Amore interrotto
di Daniela Tuscano
Poesia italiana
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a chiunque voglia
inviare testi poetici inediti, in lingua diversa
dall'italiano, purché rispettino i più
elementari principi morali e di decenza...
poesie di Massimo Acciai,
Antonio Carollo,
Lucia Dragotescu,
Manuela Leahu,
Paolo Filippi
Recensioni
In questo numero:
- "Intelligence: nuove minacce e terrorismo"
di Antonella Colonna Vilasi
- "Felici come mosche in un Paese di stitici"
di Igor Righetti
- "L'azzurro non è una parola" di Tiziana
Soressi
- "Prugni" di Barbara Pumhösel
- "Florentia" di Roberto Mosi
- "Ofelia e la luna di paglia" di Antonio
Messina
- "Oblivion" di Luigi Fontanella, Recensione
Roberto Mosi
- "Arcobaleno" di Banana Yoshimoto, recensione
di Simonetta De Bartolo
- "L'uomo che andava a teatro - storia
fantastica di uno spettatore" di Roberto
Scarpa, recensione di Ilaria Mainardi
- "Sul filo di lama" di Marcellino Lombardi
- "Ancora il vento piange Mary" di Danilo
Arona, recensione di Eduardo Vitolo
- "Per Elisa" di Mangani Azzurra, recensione
di Eduardo Vitolo
- "La croce sulle Labbra" e "Santanta", di
Danilo Arona e Edoardo Rosati, recensione di
Eduardo Vitolo
Interviste
Incontri nel giardino
autunnale
Articolo
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L'Asia della contestazione
Figlio dell'India del secolo
scorso, paese dalle mille contraddizioni, dove
religioni, colori e sapori si mescolano fino a
formare un puzzle di rara bellezza, Salman Rushdie
fa parlare di sé da oltre trent'anni.
Figlio di ricchi musulmani, nasce a Mumbay (allora
Bombay) nel 1947; ancora adolescente si trasferisce
a Londra dove compie gli studi, radicandosi
pienamente nell'ambiente culturale britannico.
L'esordio narrativo risale al 1975, con un romanzo
di genere fantastico intitolato Grimus. Questo primo
lavoro fu tuttavia ignorato dalla critica e
attualmente viene riconosciuto come suo primo vero
capolavoro un romanzo pubblicato nel 1981, I figli
della mezzanotte. Inizia il filone politico-sociale
nel 1983 con Vergogna, grande affresco del Pakistan,
in cui vengono trattate le vicende storiche
contemporanee in chiave sostanzialmente mitologica.
Nel 1987 si cimenta con la letteratura di viaggio
con un reportage sul Nicaragua, Il sorriso del
Giaguaro.
La sua opera più discussa (e quella che
indubbiamente l'ha fatto conoscere a livello
internazionale sia alla critica che al grande
pubblico) è del 1989, I versi satanici. Più che un
caso letterario, quest'opera è diventata una
discussa querelle politica, che ha fatto il giro del
mondo. Fu immediatamente attaccato dai
fondamentalisti islamici che vi trovarono dei
riferimenti offensivi al Corano e alla loro
religione; contro Rushdie fu emessa una sentenza di
morte (fatwa) direttamente dall'ayatollah Komeini,
leader iraniano.
Rushdie fu costretto a fuggire, spesso
clandestinamente, per fuggire il suo destino di
morte. Iniziarono per lui anni difficili, di esilio
e di paura, per fortuna terminati nel 1998 con la
sospensione della sentenza del tribunale islamico.
Nonostante tutto aveva continuato a scrivere. Nel
1990 pubblicò un libro per ragazzi, Harun e il mare
delle storie, alcuni saggi di letteratura confluiti
nel volume Patrie immaginarie (1991), racconti vari
Est, Ovest (1994) sul conflitto culturale tra
oriente e occidente, e una storia dell'India
contemporanea L'ultimo sospiro del moro (1995).
Ripresa del mito classico greco si trova in La terra
sotto i suoi piedi (1999). Ambientato a New York è
Furia (2001), e Shalimar e il clown (2005).
L'ultimo, The enchantress of Florence è del 2008.
Ci sembra così strano che uno scrittore possa essere
condannato a morte per quello che scrive? Rimaniamo
allibiti davanti all'intolleranza, al pregiudizio,
alla violenza della condanna islamica? Certo. Ma è
una cosa che non deve riportarci con la mente ad un
lontano Medioevo di paura, né all'islam arretrato e
integralista (definizioni pretestuose e spesso fuori
luogo). Pensiamo al nostro connazionale Roberto
Saviano, una delle penne d'eccellenza degli ultimi
anni, un uomo che ha deciso di esporsi, conoscendo
già le conseguenze delle sue scelte. Saviano ha
scritto un romanzo, Gomorra, denuncia sulla
situazione di Napoli in cui la Camorra, la malavita
organizzata, gestisce il potere, l'economia e molte,
troppe vite. Compresa la sua. All'indomani della
pubblicazione del libro, Saviano ha dovuto iniziare
una vita da clandestino involontario, rinunciando a
vivere nella sua città, Napoli appunto, costretto a
muoversi sotto scorta, come fosse un pentito, un
collaboratore. Chissà cosa. I grandi capi delle mala
hanno giurato morte a Saviano. Condannato per avere
parlato troppo, per aver messo nero su bianco grandi
verità, per aver fatto nomi di luoghi e persone
implicati nel giro sporco dell'illecito. Roberto
Saviano è un ragazzo di trent'anni, un giovane
scrittore la cui vita è cambiata radicalmente.
Proprio come successe a Rushdie. Condannati per un
libro. Sembrano lontani i tempi della Santa
Inquisizione, dei roghi, della caccia alle streghe.
Eppure eccoci qua, ad assistere a questi episodi,
spesso incapaci di stupircene, perché sembrano parte
di un romanzo, una meta storia aberrante scritta di
fretta sui muri delle nostre coscienze.
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