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Provocazioni
La verginella è simile
alla rosa…
e il vergine a cosa è simile?
di Riccardo Lupo
Narrativa
Poesia italiana
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta
a chiunque voglia inviare testi poetici,
in una lingua diversa dall'italiano, purché rispettino
i più elementari principi morali e di decenza...
poesie in lingua fiorentina, napoletana, esperanto, volapük
Recensioni
“Tre cavalli” di Erri
De Luca
di
Monia B. Balsamello
“Uno sguardo fino al mare J.R.R. Tolkien: le parole dell’epica contemporanea” a cura di P. Baroni, C. Isoldi, E. Rialti, M. Zupo...
di Massimo Acciai
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Dunque partì
e fu come tornare
verso l'azzurro,
paterno e micidiale,
dove la luce
piangeva giù dal cielo
fino a cadere
nel buio che t'assale.
Uomo che scelse
d'amare solo il mare
come una donna
e più che fosse madre,
via dalla terra
che ferma non comprese
i segni cupi
sul volto del suo andare.
Figlio di cime,
fedele a quel sartiame,
grato alle vele,
al vento e al temporale,
alle serate sul ponte
ad aspettare
guardando il sole,
arreso allo splendore.
Parole d'acqua
fluirono di notte
in veglia lunga
ed ansia di virare,
vollero spiagge
di carta come approdo
per dire al mondo
il nome delle rotte.
Cercava un faro
tra onde di barriera,
una salvezza
che lo rendesse ancora
figlio di costa,
amante di frontiera,
in sosta solo
quel tanto che bastava.
E vide reti
donne, gozzi e strade
porti di mare,
gabbiani e cartoline,
morsi di sale
sui muri delle case
di chi abitava
una terra di confine.
Così vagava
per mète circolari,
marosi infranti
e chiglie assassinate,
candore d'ali
in alto a sbeffeggiare,
solcando sogni
e latitudini d'altrove.
Visse d'azzurri,
creature argentee e spruzzi,
un universo di rapidi colori
fin troppo grande
da urlare e da capire.
Forse era questo
(e lo sapeva bene)
il senso vero
d'un uomo in mezzo al mare. |
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