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Narrativa

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi narrativi inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
Mezzanotte sul Nilo di Simonetta Biserni, Il giorno era innocente e fresco il vento di Maria Lenti, Il peso della spesa di Ivan Pozzoni, Il quinto dei quattro ponti di Pietro Rainero

Poesia italiana

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Massimo Acciai e Matteo Nicodemo, Giovanna Casapollo, Rossana D'Angelo, Alessandra Ferrari, Erika Gherardotti, Roberto Mosi, Ivan Pozzoni, Flavio Scaloni

Recensioni

In questo numero:
- "A seconda di come volgo lo sguardo" di Massimo Acciai e Matteo Nicodemo
- "La nevicata e altri racconti" di Massimo Acciai, postfazione di Valentina Meloni
- "Apologia del perduto" di Massimo Acciai e Lorenzo Spurio
- "Poetikanten", poesie dei Poetikanten
- "Il giocoliere di parole" di Alberto Diamanti
- "La ballata delle sette pietre", di Antonio Messina
- "La vita, gli amori e l'omicidio di Giulio Falchi", di Mick Corso
- "Aurora" di Stefano Pasini

Interviste

Intervista a Stefania Piu
A cura di Massimo Acciai
Intervista a Stefano Pasini
A cura di Massimo Acciai


Mi sciolgo i capelli,
loro si scompigliano,
tentano di mostrare
la loro bellezza

e per un istante innescano,
una leggera brezza.

Tu vi passi la tua mano,
li accarezzi,
piano, piano.

Con le dita
ne palpi la trama,
senti la loro vita,
grama.

Per un attimo il tuo indice
e il tuo medio
si bloccano,
frenati da un nodo
non ripartono.

Non ti sembravano
così intricati.

Tu cerchi di scioglierlo,
lo snoccioli nella tua mano,
facendo attenzione
a non farmi trasalir,
alcun magone.

La sfida è vinta,
non perdi altro tempo
e mi afferri alla cinta.

Io ti blocco,
mi giro e ti dico:
"Salvami,
ho una vita intricata".
Cerco calore
in un tuo abbraccio.

Le tue grandi mani
mi racchiudono il volto,
mi guardi negli occhi,
sembri stravolto.

"Non basta sciogliere un nodo,
ce ne saranno altri,
sta a noi trovar un approdo".

Il tuo infranto sospiro,
è il solo suon che odo.
Poi con gli occhi bassi mi dici:
"Ci provo".
Le tue mani afferrano la mia cinta,
di nuovo.

Mi divincolo,
i miei occhi ora trovano l'evitato magone,
corro via, inseguendo la ragione.

Tu osservi i miei capelli
mescolarsi all'aria,
ti chiedi dove hai sbagliato,
non credevi fosse un gioco,
così intricato.

 

Verso me
 

Erika Gherardotti


Lasciva accascio
il mio corpo sul letto,
chiudo le palpebre:

delle immagini
si dipanano nella mia mente,
le lascio seguire,
la loro corrente.

Pian piano rimembo
il mio Superio puerile,
quegli sbalzi d'umore,
quel continuo divenire

In petto pulsavan tante passioni,
svariate le tinte,
mille le missioni,
poi il mio Io si fece censore.

Mise a tacer i miei accenti d'umore,
crescendo, la mia aura si fece più cupa,
cambiai i miei usi, i miei costumi,
in nome di una donna,
più sottaciuta.

Per lungo tempo
soffocai il lamento,
di una vita portata,
contro il mio vento.

Poi un giorno qualcosa
fortuitamente s'infranse.
cominciarono così,
nuove danze.

Ora cammino lungo i corridoi
che collegan familiari stanze,
ogni tanto apro una porta,
senza indugio vi guardo,
poco m'importa,
di preveder a quale fin mi porta.

Vado così sperimentando il mondo,
cercando di capir cosa poter far amando,
amando si, ma più me stessa.

Sto facendo ritorno,
mi guardo intorno,
credo di conoscer la strada verso cui cammino,
me ne ero allontanata anni fa,
ma ora vi son vicino.

 
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